A quelle parole il giovane dai capelli cianotici si fece cadere la
bomboletta di mano.
"Rokudo Mukuro, ti dichiaro in arresto!" disse Hibari Kyoya provvedendo
a bloccargli le mani dietro la schiena facendo scattare le manette con
un suono metallico.
Il piano per catturarlo era stato studiato per mesi, dodici per la
precisione, ma aveva portato i suoi frutti.
"Suppongo sia finalmente tuo, Hibari Kyoya" sussurrò Mukuro
spingendo il sedere all'indietro per aderire maggiormente al corpo del
poliziotto.
Il capitano lo sbattè contro il muro con una smorfia di
fastidio, la faccia fece collisione con il murales in formazione.
L'opera aveva come protagonista la scritta "Revolution" con una
particolare attenzione per la parola "Evolution". Il disegno vedeva lo
stesso capitano in una tutina aderente arcobaleno la cui parte di sopra
andava a formare la parola "love" scritta al contrario in "Revolution".
"Ti piace violento, capitano?" soffiò Mukuro sentendosi
sempre più eccitato al pensiero del dolore appena
provato.
"Ti infliggerò una punizione esemplare che ti
farà passare la voglia di infrangere la legge"
sentenziò Kyoya trascinandolo in macchina.
"Oh sì, puniscimi Daddy. Sono stato un bambino molto
cattivo..." gemette Mukuro spalancando le gambe finendo con la schiena
contro i sedili posteriori.
Hibari arrossì, tentennò prima di estrarre un
tonfa e avvicinarglielo alla faccia.
"È con questo che vuoi punirmi?" domandò Mukuro
leccandosi le labbra famelico.
"È proprio un bel bastone! Anche quello che hai tra le gambe
è così lungo?"
In quel momento un segnale apparve sul ricevitore della volante.
"Sawada, sono impegnato. Ho appena preso Rokudo..." disse Hibari
attivando il vivavoce.
"Oh ma davvero? Quindi sembra che sarò io a dominare"
commentò Mukuro divertito.
Tsunayoshi dall'altro lato della cornetta arrossì
intensamente.
"Capitano...?"
"Sawada fai il tuo dovere, non sono io quello che è andato a
letto con un carcerato e ringrazia che non ti abbia espulso dal corpo
di polizia."
"C-Chiamavo... solo per sapere se servivano rinforzi"
mormorò Tsunayoshi imbarazzato, si chiese se fosse possibile
che il pavimento si aprisse e una voragine lo inghiottisse.
"Ho mai avuto bisogno di aiuto? Occupati di Gokudera piuttosto e non
come l'ultima volta."
Hibari chiuse ogni comunicazione e inflisse un colpo di tonfa allo
stomaco di Rokudo.
"Quello che hai tra le gambe è molto più
grosso..." commentò il giovane trovandosi la faccia vicina
al rigonfiamento nei pantaloni del poliziotto. Hibari davvero non si
era accorto della posizione in cui si era messo per rispondere a quella
chiamata.
"Povero Hibari Kyoya, nessuno si prende cura di te, vero?"
Mukuro con sguardo ferino cercò i suoi occhi e ne lesse le
intenzioni chiaramente.
"Rokudo, hai commesso dei reati gravi come danneggiameno di
proprietà pubblica, contraffazione, appropriazione indebita,
pirateria e ora ci aggiungo anche corruzione di pubblico ufficiale."
"Sono colpevole, capitano. Riconosco tutti i miei crimini tranne
l'ultimo. Non è un tentativo di corruzione, tu hai corrotto
il mio cuore, ti sei infilato tra i miei desideri, con questa divisa
che ti fa un culo da prendere a morsi e questi occhi di ghiaccio che ti
fanno gelare."
Kyoya rimase interdetto, schiuse le labbra in un piccolo sussulto e
ricordò uno dei primi murales per cui aveva deciso di
arrestare quel writer.
"Ufficiale Hibari hai davvero un bel culo" era così che
recitava la scritta sul muro.
Da subito l'aveva presa come una mera provocazione, come un insulto al
corpo di polizia.
"Ci ho messo quasi un anno per prenderti e ora non mi farò
infinocchiare dalle tue arti oratorie. Non mi sfuggirai"
ribatté.
"Oh ma io non voglio sfuggirti, master. Sono così eccitato
al pensiero che hai cercato di prendermi per un anno intero, sapevo che
quegli sguardi che mi lanciavi durante ogni inseguimento dovevano
significare qualcosa. Il mio corpo è pronto, capitano."
Hibari arrossì intensamente e distolse lo sguardo.
"Tu vuoi fare proprio una brutta fine..." mormorò sentendo
la bocca di Rokudo pericolosamente vicina all'erezione che non avrebbe
mai ammesso di avere.
"Sai oltre ad avere delle ottime arti oratorie sono molto bravo anche
con quelle orali" disse il criminale sfiorando con le labbra il cavallo
dei pantaloni dell'ufficiale.
"Rokudo, marcirai in una cella per il resto dei tuoi giorni..."
mormorò Hibari lasciando cadere i tonfa sui sedili della
macchina.
Nessuno pagherà la cauzione di un orfano, ma non posso
lamentarmi se vivere in carcere significa vederti ogni giorno
pensò Mukuro.
"D'accordo, ufficiale Hibari. Mi punisca, dimostrerò di
sapermi comportare..." esalò con un tono innocente costruito.
Gli cinse il bacino con le gambe, lo attirò a sé
con i muscoli delle stesse.
Le loro labbra collisero, Rokudo aggiunse la lingua.
L'ufficiale Hibari si scoprì incapace di opporre resistenza.
Dopotutto non aveva il diritto di rimproverare Sawada, ma questo non lo
avrebbe mai detto.
|