Il
dolore dilania il mio corpo e mi costringe a restare disteso su
questo suolo pietroso..
Presto,
la mia vita finirà.
Non
ho scampo.
Quell’artiglio
di Radam ha squarciato il mio corpo e il sangue sgorga impetuoso
dalle mie ferite.
Eppure,
riesco a sentire i boati della battaglia.
Esplosioni
si sommano a grida, ora di dolore, ora di vittoria.
Cosa
succede? Balzac, cosa ti è accaduto?
Cosa
ne è stato del fermion? Chi ha preso quel prezioso metallo?
Non
deve finire nelle mani degli alieni, che, da anni, tengono sotto
scacco la Terra.
Non
capisco. E questa incertezza mi tormenta più della sofferenza
fisica.
Non
voglio che tu muoia, amico mio.
Il
fermion non deve finire nelle mani di quegli esseri crudeli.
Se
questo accadesse, per la Terra sarebbe la fine.
E
i nostri sogni non si potrebbero concretizzare.
Il
nostro lavoro sarebbe inutile.
Ad
un tratto, uno scalpiccio di passi giunge alle mie orecchie.
Chi
si sta avvicinando?
Sento
delle braccia cingere il mio corpo e sollevarlo.
–
Marlo!
Marlo! – urla una voce a me nota.
E’
la tua voce, Balzac.
Riesco
ancora a riconoscere il tuo tono, amico mio, e a percepire le note di
lavanda del tuo profumo, mescolate all'odore della combustione e
dell'olio.
Sospiro.
Questo mi consente di respirare meglio e di parlare.
Alzo
la testa e fisso i miei occhi nei tuoi.
Forse
tu potrai dirmi cosa ne è stato del carico da me difeso.
La
mia operazione è servita a qualcosa?
Ti
prego, amico mio, non lasciarmi con questo orribile dubbio.
–
Cosa
ne è stato del fermion? – chiedo.
–
Non
preoccuparti! E’ salvo! – rispondi.
Sorrido.
L’ansia svanisce dal mio cuore e lascia il posto ad una dolente
serenità.
Gli
alieni non avranno quel prezioso minerale.
Il
mio pensiero si sposta su di te. Non angosciarti, Balzac.
I
nostri progetti possono essere realizzati.
Io
so, amico mio, che tu ci riuscirai.
Potrai
godere di quella vita che, per tanti anni, abbiamo sognato.
Vedo
le lacrime nei tuoi occhi cerulei e il mio cuore è stretto
dall'angoscia. Non voglio vederti piangere, amico mio.
Tante,
troppe volte hai conosciuto la fame, la sete e la solitudine.
Come
me, sei un figlio della strada e ricordi bene il dolore di quei
lontani giorni d'infanzia.
Non
pensare a quelle giornate crudeli, che sembravano non finire mai.
Ne
sono sicuro, conoscerai la ricchezza e la fama.
Pensa
ai piaceri che ti attendono.
Ti
conosco bene e so che nulla ti fermerà.
Sei
troppo testardo per cedere, qualsiasi sia la difficoltà, amico
mio.
Sollevo
la mano verso di te. Il mio corpo urla di dolore, ma voglio sentirti,
prima di morire.
Ho
bisogno di un ultimo contatto con te.
Sei
stato la mia isola, in questi lunghi anni.
Tanti
ricordi, pieni di dolore e di gioia, mi legano a te, negli anni
dell'infanzia.
–
Tu
giungerai al comando... – dico.
Tu
comprendi il mio desiderio e la tua mano si stringe attorno alla mia.
Malgrado
i guanti da te indossati, posso sentire il calore della tua pelle.
Le
tue dita sono capaci di un tocco tanto fermo, seppur delicato, ma non
esitano a colpire o sparare con letale precisione.
–
Tu
puoi avere la mia fetta di potere e di fama... – proseguo, la
voce sempre più debole.
Cerco
di sorriderti e di trasmetterti un messaggio positivo, ma il mio
tentativo è patetico.
Desidero
che tu smetta di piangere, ma non ci riesco.
Le
lacrime sgorgano dai tuoi splendidi occhi cerulei e bagnano le tue
guance, d'un innaturale pallore.
Sento
il tremito del tuo corpo, che pure stringe il mio.
Non
riesci a vedere questo evento da un altro punto di vista, amico mio?
Mi
si stringe il cuore a vederti così disperato.
–
Io
arriverò alla vetta a qualsiasi costo! Non importa a che
prezzo! Non importa a che prezzo! – prometti.
E
la stretta attorno alla mia mano, ormai quasi priva di sensibilità,
aumenta.
Manterrai
la tua promessa, amico mio.
Nella
tua voce, pur dilaniata dal dolore, è manifesta la tua volontà
decisa.
Finalmente,
posso morire col cuore libero da rimpianti.
E
le forze, ad un tratto, mi abbandonano.
Ormai,
il mio tempo è scaduto.
Addio,
Balzac.
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