ForLisa
★ Fanfiction creata per una challenge (Prompt : 'First Meetings')
Always Loving You
Obanai ricordava quel giorno come se fosse successo ieri.
Era il suo primo giorno all'università e dire che odiava la sua intera classe era dire poco.
Insomma, era circondato dai classici ragazzini viziati che già
parlavano della fatica del corso, di quanto si sarebbero ammazzati di
lavoro e di quanto desideravano già tornarsene a casa per uscire
con i loro amici.
Il corvino, che era un ragazzo rigoroso e che metteva l'importanza
degli studi sopra ogni cosa, si chiedeva che diavolo erano venuti a
fare all'università se partivano così svogliati e
sembravano solo interessati a poltrire.
La sua vita non era mai stata facile, in quanto prigioniero di una
famiglia anche fin troppo iperprotettiva, e aveva dovuto fare molti
sacrifici per riuscire a vivere per i fatti propri - con l'unica
compagnia di Kaburamaru, il suo serpente domestico - come studiare da
matti per ottenere una borsa di studi mentre faceva qualsiasi lavoro
part-time per racimolare più soldi possibili.
Inutile dire che, non solo questo stile di vita l'aveva portato a non
avere tempo per se stesso, ma gli aveva impedito di avere una qualsiasi
amicizia con qualcuno.
... Non che comunque gli importasse.
"Scusami, posso sedermi qui?"
A distrarlo dai suoi pensieri, il viso sorridente di una persona che
ora gli stava molto al cuore ma che, al tempo, l'aveva lasciato molto
perplesso.
Era una ragazza dai lunghi capelli rosa con le punte verdi racchiuse in
due grosse trecce, con una camicetta bianca con un enorme scollatura a
cuore all'altezza del seno e una gonna pericolosamente corta.
A tatto, sembrava come il 99% di quei ragazzi in classe ovvero completamente svogliata.
"Quindi? Posso?" chiese ancora la ragazza, inclinando il capo timidamente, in attesa di risposta da parte dell'altro.
"...Come ti pare." rispose Obanai, dopo un sospiro "E' un paese libero."
Alla risposta affermativa, la ragazza allargò il sorriso e si
sedette, sistemando alcuni libri sul piccolo banchetto, canticchiando
sottovoce.
A quella vista, ne rimase quasi sorpreso: sembrava avere tutto il materiale utile e sembrava entusiasta di iniziare a studiare.
Forse non era esattamente come sembrava.
"Waah, c'è più gente di quanto mi aspettassi."
continuò a parlare la ragazza, posando nuovamente lo sguardo su
di lui "Ah, a proposito, non mi sono presentata: sono Mitsuri Kanroji.
E tu sei...?"
"... Obanai Iguro."
"Oh! Molto piacere. Spero che diventeremo presto amici!"
Dopo l'ennesimo sorriso che gli rivolse, presto la sua perplessità si trasformò presto in un profondo disagio.
Sinceramente parlando, quella ragazza sembrava parecchio strana.
Insomma, perchè sedersi vicino a lui, che sembrava l'apoteosi
dell'introversione? E detto sinceramente, loro due, seduti di fianco
all'altro, facevano parecchio ridere.
Lui, così tenebroso e chiuso, con quella mascherina che gli
copriva metà del viso - utilizzata per nascondere un enorme
cicatrice dell'infanzia - gli occhi eterocromatici - così
bizzarri e lontani dall'essere normali - e completamente vestito di
nero, era vicino a lei, che sembrava fatta di pura luce.
Era strano definire una persona appena conosciuta 'luce' - oltre che
parecchio imbarazzante - ma non aveva altro modo per spiegarsi: erano
letteralmente luce e ombra.
"? C'è qualche problema?"
Solo a quelle parole, il corvino si rese conto che la stava fissando da parecchio, senza dire una parola.
Si ritrovò ad arrossire per un breve istante, chiedendosi quanto strano apparisse ai suoi occhi.
"Mi stavo chiedendo," mormorò, ricomponendosi quasi subito "come
mai, fra tutti i posti liberi, hai deciso di sederti qui."
A ripensarci ora, quella domanda poteva essere fraintesa e non vista di
buon occhio ma la ragazza non si scompose più di tanto, senza
perdere per un istante il suo sorriso.
"Può sembrarti strano ma, "gli rispose, arrossendo imbarazzata
"ma mi sento abbastanza persa e, posando lo sguardo su di te, ho
pensato che fossimo abbastanza simili. Non so, i tuoi occhi mi
sembravano sconfortati e ho pensato che avremo potuto sostenerci a
vicenda! A proposito, hai davvero degli occhi bellissimi."
Il ragazzo la guardò sconvolto a quelle parole che sembravano
sincere : nessuno mai si era complimentato per i suoi occhi.
Ma non era la cosa che lo aveva sconvolto di più.
Quello che gli aveva detto era tutto vero.
Nonostante non si pentisse per le sue scelte, nonostante non si fosse
mai voltato indietro, era vero che, in qualche modo, si sentisse in
colpa per la sua famiglia, famiglia che aveva lasciato indietro, in
balia di se stessa.
Si sentiva perso e spaventato ed era sinceramente sorpreso che
qualcuno, che aveva conosciuto letteralmente da qualche minuto, lo
avesse subito inquadrato così bene.
"... Grazie." borbottò, ora anche lui in preda ad un certo imbarazzo.
"Uh-uh, figurati, penso davvero quello che ho detto sugli occhi." disse
lei, nella più totale innocenza "E poi, se non ci sosteniamo fra
noi colleghi di psicologia, chi lo farà?"
Improvvisamente, quella magia creata fra loro sparì nel momento
in cui Mitsuri aprì bocca, come un fortissimo tornado.
"Hai detto... Psicologia?" disse Obanai, cercando di capire se fosse uno scherzo o meno.
"? Sì, psicologia. Qual è il problema?" ribattè l'altra, confusa da quella reazione.
"Non c'è problema." mormorò l'altro, a disagio, non
sapendo davvero come dirglielo "... Se non fosse che qui siamo ad
economia."
Calò il gelo fra loro e nessuno parve aprire bocca o muovere nessun muscolo in generale.
A sbloccare quella situazione, l'arrivo del professore di calcolo avanzato, che si presentò all'intera classe.
A quel punto, comprendendo in che situazione si trovasse, la ragazza
dai capelli lunghi si alzò, correndo via dalla classe, urlando
un 'ho sbagliato classe, scusate', causando il riso generale dell'aula.
Il ragazzo non potè far altro che guardarla allontanarsi, con la consapevolezza che non l'avrebbe rivista mai più.
In fondo doveva andare così, in cuor suo, sapeva benissimo di
non meritarsi qualcuno dal cuore puro come quello di Mitsuri.
Era giusto così, lei si sarebbe fatta sicuramente dei buoni
amici e lui avrebbe continuato il suo percorso solitario, ognuno per la
propria strada.
...Almeno così pensava, finchè non se la ritrovò di fronte all'aula chiedendogli di pranzare assieme.
Era così assurda ed imprevedibile ed era anche fin troppo per lui.
Eppure lei gli è stata accanto non solo in quella occasione ma per molti, moltissimi anni.
Così Obanai, mentre guardava per l'ultima volta l'anello prima
di metterselo in tasca, sperò in un 'sì' cha avrebbe
comportato il passare altri numerosissimi anni insieme alla persona che
amava.
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