Note importanti
Ciao! Intanto grazie per essere qui. Vi lascio al volo la lista degli
elementi canonici di Harry Potter che ho dovuto modificare al fine
della trama. In questa fanfiction, Voldemort non è presente,
dunque Malocchio Moody, che insegna Difesa contro le Arti Oscure,
è davvero l'auror originale, e non Barty Crouch Junior
mascherato grazie alla Pozione Polisucco. Per partecipare al torneo
Tremaghi non ho inserito il limite d'età dei diciassette
anni, ma ho dovuto generalizzare e rendere il torneo accessibile a
tutti coloro dal quinto anno in su. In questo modo, ho potuto mantenere
invariata la differenza di età fra i protagonisti di Haikyuu
(esempio: Hinata, quinto anno; Daichi, settimo anno, due anni di
differenza come nel manga). Infine, questa storia è basata
sul libro, non sul film. Bene, grazie e buona lettura!
I capitolo
Il Calice di Fuoco e i Tre Campioni
Hogwarts, casa dolce casa. Hinata non riusciva a smettere di sorridere,
mentre addentava vorace un cosciotto di pollo intinto nella mostarda.
La Sala Grande era luminosa proprio come la ricordava, con il soffitto
stellato che brillava su di loro e Nick-quasi-senza-testa che
s'accingeva affabile a parlare con i nuovi Grifondoro, traumatizzandoli
per sempre. L'entusiasmo degli studenti in procinto di iniziare un
nuovo anno era palpabile, pizzicava sulla pelle come le Api Frizzole
quando si sciolgono sulla lingua. I quattro lunghi tavoli abbondavano
di pietanze prelibate: salsicce, puré di patate, pasticci di
manzo, cipolla e pasta frolla, verdure arrostite... Hinata
afferrò due porzioni di Yorkshire pudding, porgendone una a
Yamaguchi, che sedeva accanto a lui.
«Quanto credete che manchi al discorso di Silente?»
domandò Kageyama, sorseggiando avidamente un bicchiere di
latte.
«Beh, di solito è sempre dopo il dolce,
no?» rispose Yachi, gettando un'occhiata al tavolo degli
insegnanti. Silente sorrideva benevolo, le iridi azzurre e brillanti
nascoste dalla montatura a mezzaluna. Hinata sospirò
estasiato, pensando al proprio letto a baldacchino morbido e soffice
che lo attendeva nella Sala Comune dei Grifondoro e alla propria Nimbus
2000, con cui avrebbe presto sorvolato il campo da Quidditch. Neanche
lo sguardo ostile che Piton rivolse loro riuscì a incrinare
il suo entusiasmo, e non appena l'ultima fetta di squisita torta alla
melassa svanì, il Preside si alzò lasciando la
lunga veste azzurra ondeggiare soavemente
«Benvenuti ai nuovi studenti, e bentornati ai
vecchi!» iniziò con voce forte e chiara, che
riecheggiò fra le pareti. «Dunque, come sempre
vorrei ricordare che l'accesso alla Foresta Proibita è
interdetta, per l'appunto, a tutti quanti voi, esattamente come lo
è il villaggio di Hogsmade a coloro che non sono ancora al
terzo anno.
«È altresì mio doloroso dovere
informarvi che quest'anno la Coppa di Quidditch non avrà
luogo...»
«COSA?»
urlò Hinata sconvolto, mai stato tanto infervorato in vita
sua. Kageyama pareva avesse ingurgitato uova di Doxy, perché
divenne verde in viso, e aprì la bocca come un pesce in una
boccia senza riuscire emettere un suono. Persino l'espressione
perennemente beffarda di Tsukishima fu cancellata da un lampo
improvviso di stupore e rabbia. Non furono i soli, comunque. L'intera
Sala Grande fu attraversata da bisbigli infuriati, come un ronzio di
calabroni che diveniva sempre più intenso, pericoloso.
«Questo perché» continuò
Silente affabile, pur assumendo un tono autoritario «la
scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è stata
selezionata per ospitare un evento assai emozionante, che
porterà via tempo ed energie all'intero corpo docenti.
È con grandissimo piacere che v'informo che quest'anno si
terrà il Torneo Tremaghi!»
Il mondo esplose. Hinata s'accigliò e inclinò la
testa spaesato, confuso e arrabbiato, colto alla sprovvista dalle
esclamazioni allibite di tutti gli studenti che gli perforarono le
orecchie. Persino Daichi perse la propria compostezza, balzando
praticamente giù dalla panca.
«Che sta succedendo? Cos'è il Torneo
Tremaghi?» domandò, mentre il peso di essere
Babbano per nascita si insinuò nuovamente nella sua anima,
come un verme in una mela marcia. Hinata detestava non capire, gli
sembrava come se stesse rimanendo indietro. Fu il professor Silente a
dissipare ogni suo dubbio, visto che gli altri erano troppo scioccati
dalla notizia per prestare attenzione ai suoi interrogativi.
«Forse alcuni di voi non sanno di cosa si tratti, dunque ve
lo spiego. Il Torneo Tremaghi è una competizione fra le tre
maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang.
Un giudice imparziale selezionerà un campione che
rappresenterà la propria scuola, e che gareggerà
contro gli altri due in tre imprese magiche. Il Torneo Tremaghi si
teneva ogni cinque anni, finché il tributo dei morti divenne
così elevato da obbligarne la sospensione a tempo
indeterminato.»
Tributo dei morti?
«Tuttavia, grazie alla collaborazione con il Ministero della
Magia, e dopo aver aumentato le misure di sicurezza, gli Uffici per la
Cooperazione Internazionale Magica e per i Giochi e gli Sport Magici
hanno convenuto che i tempi fossero maturi per un nuovo tentativo.
È stato comunque deciso di porre un limite d'età:
potranno proporsi come eventuali campioni esclusivamente gli studenti
dal quinto anno in su, poiché le prove saranno pericolose ed
è altamente improbabile che studenti ai primi anni di
istruzione posseggano le conoscenze necessarie per sperare di
superarle.
«I presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno a fine
ottobre con la loro squadra di campioni, e resteranno nostri ospiti per
la maggior parte dell'anno scolastico. Mi aspetto che tutti voi
tratterete i vostri nuovi compagni con la massima gentilezza e che
sosterrete sinceramente il campione di Hogwarts non appena
verrà designato. E ora filate a letto, dovete riposarvi per
le lezioni di domani! Hop
hop!»
Le panche si spostarono con un gran fracasso, e Hinata seguì
i propri compagni verso la torre dei Grifondoro.
«Che figo, voglio assolutamente provare a
partecipare!» esclamò Tanaka, e Nishinoya
annuì con entusiasmo a quell'affermazione. «E poi
dedicherei la mia vittoria a Kiyoko-san!»
«Io non potrei mai» rispose Ennoshita scuotendo la
testa, con il distintivo di 'prefetto' che gli brillava sul petto,
seguito dai ragazzi del primo anno.
Hinata, per la verità, non era troppo entusiasta. Era
curioso di vedere le prove e di conoscere gli studenti stranieri,
tuttavia la cancellazione della coppa di Quidditch gli era sembrato un
prezzo decisamente troppo alto da pagare. Con un sospiro depresso,
pensò alla propria Nimbus custodita nel ripostiglio delle
scope, e dove probabilmente sarebbe rimasta per tutto l'anno.
«Fatti coraggio, Hinata-kun!» sussurrò
Yachi, sfiorandogli la spalla. «Vedrai che sarà
divertente!»
«E poi puoi sempre provare a partecipare!» aggiunse
Yamaguchi, portandosi un dito sul mento, pensieroso.
«Non saprei!» rispose Hinata, poi voltò
la nuca per fissare Kageyama. «Tu ci proveresti?»
Kageyama scrollò le spalle, e Yachi sussurrò 'Guazzabuglio!' alla
Signora Grassa, che scivolò di lato per permettere agli
studenti di entrare. Esausto, scosso per i repentini cambiamenti,
Hinata si fiondò nel proprio letto a baldacchino e chiuse
gli occhi, sprofondando in un sonno profondo.
La fine di ottobre giunse relativamente presto. Senza il Quidditch,
Hinata era più depresso del solito, ma le lezioni del quinto
anno si rivelarono parecchio complicate. In prossimità
dell'estate avrebbero dovuto sostenere i G.U.F.O. (Giudizio Unico per
Fattucchieri Ordinari), e gli insegnanti cominciarono a vessarli sin
dai primi gioni. La Mc Granitt assegnò loro saggi da
scrivere di almeno trenta centimetri di pergamena due volte alla
settimana, per non parlare del professor Piton, che sembrava avesse
sviluppato un odio ancor più radicato nei confronti di
Hinata e Kageyama, trasformando le ore di Pozioni nei sotterranei in un
vero e proprio inferno. La terza settimana, Hinata si
infuriò al punto da non riuscire a dosare correttamente le
gocce di sangue di drago, tanto gli tremavano le mani dalla rabbia, e
il suo calderone esplose all'improvviso schizzando una sbobba bollente
e maleodorante. Non appena giunse in infermeria, Madama Chips gli
spalmò un unguento fresco, profumato di rosa, che
cancellò immediatamente le chiazze delle bruciature e
lenì il dolore. Anche Vitious, nonostante Hinata lo adorasse
come insegnante, aveva intrapreso un programma piuttosto ferrato e che
lasciava poco spazio al riposo. Con Erbologia, dovendo stare nelle
serre che contenevano piante pericolose, almeno poteva sfogarsi e
parlare liberamente con i propri compagni, tuttavia dovette abituarsi
ad andare a dormire con le braccia graffiate dai geranei zannuti. La
materia preferita di Hinata rimaneva comunque Difesa contro le Arti
Oscure. Il nuovo insegnante, Alastor 'Malocchio' Moody, era un ex-auror
che sapeva decisamente il fatto suo. Hinata lo ammirava molto per le
sue capacità e per il suo passato trascorso a combattere
maghi oscuri, tuttavia i suoi metodi di insegnamento apparivano
piuttosto discutibili, a tratti persino brutali, quasi spaventosi.
Yachi dovette trattenersi per evitare di scoppiare in lacrime solamente
alla terza lezione, e Hinata il pomeriggio la trascinò a
trovare Hagrid nella speranza che lui e Thor riuscissero a
farla stare appena un pochino meglio.
Fra compiti, crisi e occasionali litigate con Kageyama, finalmente
giunse il trenta ottobre. Quella sera, le lezioni sarebbero terminate
con un'ora di anticipo, permettendo agli studenti di accogliere
l'arrivo dei nuovi ospiti al castello.
Per fortuna, l'ultima lezione era Pozioni. Piton non avrebbe avuto il
tempo di avvelenarli tutti, e con questa piacevole aspettativa Hinata
si infilò in bocca l'ultimo pezzo di bacon della prima
colazione, e attese con impazienza e trepidazione l'arrivo del buio.
Alle sette in punto, l'intera scuola si era radunata nel grande parco
che circondava il castello, in un punto poco distante dal Lago Nero. La
capanna di Hagrid spuntava timidamente in lontananza, mentre il Platano
Picchiatore se ne stava quieto e immobile, attendendo che qualche
sventurato canarino si poggiasse sui suoi rami oramai quasi del tutto
spogli, a causa dell'arrivo imminente dell'inverno. Il cielo era
coperto di nuvole cariche di pioggia.
«Sono in ritardo!» borbottò Tanaka
impaziente, e Yachi si strinse la sciarpa leggera non appena una
sferzata di vento gelido soffiò su di loro.
«Guardate in alto!» esclamò Bokuto
alzando le braccia, un tassorosso del settimo anno a cui Hinata era
particolarmente affezionato.
«Oh, è la scuola di Beauxbatons!» disse
Silente, ridacchiando.
In cielo, qualcosa di grosso - di estremamente grosso - continuava ad
avvicinarsi. Hinata impiegò qualche istante per comprendere
di cosa si trattasse: era una carrozza, un'enorme carrozza trainata da
dei cavalli alati altrettanto giganteschi. Con le labbra socchiuse
dalla meraviglia, Hinata la osservò atterrare con
un'inaspettata delicatezza sul prato erboso. I cavalli, dal manto
lucido e dorato, nitrirono soddisfatti, contenti di aver finalmente
terminato il viaggio. Una porta fatta di quello che pareva prezioso
legno laccato d'azzurro s'aprì, e Hinata osservò
stupefatto gli studenti di Beauxbatons scendere con eleganza, le vesti
di seta color indaco e celeste pastello che tremavano e ondeggiavano
assecondando ogni movimento del corpo. L'ultimo fu un ragazzo alto, di
una bellezza così fatale che Hinata credette di prendere
fuoco sul posto. I capelli castani ricadevano soffici e ondulati
intorno al viso, gli occhi erano di una tonalità nocciola,
calda. Le labbra perfette erano incurvate in un sorriso gentile, dolce
come miele, ma qualcosa nel suo viso, nel suo sguardo, trasudava
pericolo. Hinata fece istintivamente un passo indietro, mentre il
chiacchiericcio delle ragazze alle sue spalle divenne più
vivido ed eccitato.
L'ultima a scendere fu una donna grande almeno quanto Hagrid, dalla
carnagione olivastra e una spiccata grazia nei movimenti.
«Silonte!»
esclamò, con un forte accento francese, avvicinandosi al
Preside.
«Mia cara Madame Maxime!» rispose l'altro,
inchinandosi e baciandole la mano. Gli studenti di Beauxbatons si
guardarono intorno preoccupati, e anche un po' schifati, come se
Hogwarts non fosse affatto di loro gradimento.
«Volete entrare nel castello per riscaldarvi, nel
frattempo?» propose Silente, affabile. «O
preferisci aspettare Karkaroff?»
«Oui, merci! I chevalli
però sono tanto stanchi...»
«Non preoccuparti» la interruppe Silente.
«Il nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche
è perfettamente in grado di occuparsene.»
«Très
bien! Potrebbe dire lui però che bevono
solamonte whisky di malto?»
«Provvederemo!» rispose il Preside, e Gazza
accompagnò Madame Maxime e i suoi alunni verso l'ingresso
principale.
Hinata gettò un'occhiata a Kageyama, che ricambiò
con lo stesso scetticismo dipinto sul volto. Neanche lui aveva avuto
una buona impressione degli studenti di Beauxbatons. «Oh,
ecco Durmstrang!» esclamò Silente, indicando il
Lago Nero.
La superficie d'acqua ribollì, finché non si
formò un vortice al centro, dal quale sbucò
quella che pareva essere la punta d'un albero maestro. Dopo qualche
istante, affiorò una nave intera che scivolò
lentamente verso le sponde del lago, su cui infine ormeggiò.
Possedeva un aspetto scheletrico, quasi spettrale, come se fosse stata
vittima di parecchi naufragi, e delle luci flebili e giallastre
illuminavano il ponte. Una passerella collegò la nave alla
riva, e un uomo alto tanto quanto Silente, con un pizzetto piccolo e
ricurvo che non nascondeva del tutto il mento debole, si
avvicinò.
«Silente!» esclamò con un sorriso
untuoso, maligno, quasi crudele. C'era qualcosa di vile che dardeggiava
nei suoi occhi, e a Hinata non piacque affatto.
«Benvenuto, Karkaroff» rispose Silente,
stringendogli la mano.
«I miei studenti» disse il preside di Durmstrang.
Soltanto allora Hinata spostò lo sguardo sulla dozzina di
alunni alle sue spalle, e rimase a bocca aperta. Erano tutti piuttosto
alti, indossavano una pelliccia ingombrante, ispida, ma possedevano un
aspetto forte, una presenza intensa, trascinandosi dietro l'idea
d'invincibilità. Fissavano Hogwarts colpiti e meravigliati,
a differenza di quelli di Beauxbatons.
«Che fighi!» esclamò allora Hinata ad
alta voce, senza riuscire a trattenersi. Tsukishima gli
mollò uno schiaffo dietro la nuca, soffiando un 'idiota!' a denti
stretti, mentre la professoressa Mc Granitt si schiarì la
gola severamente.
«Beh, ora che ci siamo tutti, possiamo dirigerci verso il
Castello!» suggerì Silente, e dunque risalirono la
collina. Raggiunsero la delegazione di Beauxbatons nella Sala
d'Ingresso, e infine entrarono nella Sala Grande. Gli studenti di
Beauxbatons, dopo un principio di smarrimento, scelsero di prendere
posto al tavolo dei Serpeverde. Quelli di Durmstrang, per l'immensa
gioia di Hinata, si sedettero invece a quello dei Grifondoro. Due
gemelli pressoché identici, tranne che per il colore dei
capelli, si piazzarono proprio di fronte a lui, sfilandosi le pesanti
pellicce vermiglie. Il primo osservò impressionato il
soffitto stellato, mentre l'altro si limitò a rigirarsi fra
le dita le coppe d'oro, incuriosito.
«Buona sera, signore e signori, fantasmi e - soprattutto -
ospiti» disse Silente, non appena tutti ebbero preso posto,
in attesa di iniziare a cenare. «È un grande
piacere per me darvi il benvenuto qui a Hogwarts, spero che la vostra
permanenza durante questo anno sarà di vostro gradimento.
«Il Torneo verrà ufficialmente inaugurato alla
fine del banchetto. Dunque invito tutti a mangiare, a bere, e a
ripristinare le energie per il lungo viaggio che avete
affrontato!»
I piatti, come sempre, si riempirono da soli. I due gemelli esclamarono
all'unisono 'wooow!',
così come altri studenti di Durmstrang. Hinata
notò che le pietanze erano parecchio più ricche
del solito: c'erano diverse ricette che non aveva mai visto prima.
«Quello cos'è?» domandò,
indicando un grosso piatto da portata con una specie di stufato di
crostacei dentro.
«Bouillabaisse»
rispose Yachi, prendendone un po'. «È francese.
È molto buona.»
Kageyama e Hinata si gettarono un'occhiata perplessa, prima di
avventarsi voraci sulle salsicce.
«Scusa» disse all'improvviso uno dei gemelli,
quello dai capelli più scuri, e a Hinata, per l'emozione,
andò di traverso un pezzo di carne. Il fratello biondo
scoppiò in una risata di scherno.
«Piantala, 'Tsumu» lo rimproverò il
primo, mollandogli un pugno sulla spalla mentre Yachi continuava a
dargli pacche sulla schiena per tentare di liberargli le vie
respiratorie.
«Puoi passarmi quello?» continuò il
primo gemello, con un accento piuttosto marcato. Hinata, un po' offeso
ma comunque entusiasta, gli passò affabile il pasticcio di
carne e rognone che stava indicando.
«Grazie» rispose, ficcandosene in bocca una
forchettata. Hinata continuò a osservarlo pieno di
aspettativa.
«'Samu» soffiò il gemello biondo, quello
antipatico, afferrando un sanguinaccio. «Questo ragazzino del
primo anno ti sta fissando.»
«Sono del quinto anno!» rispose subito Hinata,
infervorandosi.
«Quinto?!
Stai scherzando? Cos'è, ti hanno affatturato con
l'incantesimo Reducio quando eri bambin...»
«Scusalo» lo interruppe l'altro gemello,
affibbiandogli un secondo pugno, molto più forte del primo.
«Io sono Osamu. E questo idiota
è mio fratello, Atsumu, nonché il più
grande errore dei miei genitori.»
Hinata strinse con piacere la mano di Osamu, e per educazione prese
anche quella di Atsumu, ma si riservò il diritto di
rifilargli un'occhiataccia ostile.
Presto conobbe gli altri membri di Durmstrang. Suna lo inquietava, Aran
era dotato di un'infinita pazienza, e Kita pareva fosse l'unico in
grado di controllare i due gemelli, che erano terrorizzati da lui,
nonostante a Hinata sembrasse una persona che stillava gentilezza da
tutti i pori. Daichi e Sugawara, poco distanti, si unirono alla
conversazione, finché la prima portata sparì per
lasciare spazio ai dolci.
Quando i piatti furono ripuliti, Silente si alzò di nuovo.
Bisbigli eccitati si diffusero per la Sala.
«Il Torneo Tremaghi sta per iniziare! Mastro Gazza, il
forziere, per favore!»
Gazza trascinò un grosso baule tempestato di pietre preziose
proprio davanti al Preside. Silente, con un sorriso divertito,
sfoderò la bacchetta e picchiettò tre volte sul
coperchio, che si schiuse. Ci infilò poi dentro la mano ed
estrasse una coppa di legno rozzamente intagliata, del tutto comune, se
non fosse stata colma fino all'orlo di lingue di fuoco blu e bianche
che danzavano fervide.
«Il giudice imparziale che selezionerà i campioni:
il Calice di Fuoco! Tutti coloro che desiderano proporsi scriveranno il
proprio nome e quello della scuola a cui appartengono a chiare lettere
su un foglio di pergamena, che dovranno poi gettare nel Calice entro
ventiquattro ore a partire da adesso. Domani sera, durante il banchetto
di Halloween, il Calice di Fuoco risputerà fuori i nomi dei
prescelti. Ho tracciato una linea dell'età per assicurarmi
che nessuno al di sotto del quinto anno riesca ad avvicinarsi.
«Vi prego di agire con la massima consapevolezza. Una volta
che sarete scelti come campioni, non sarà accettabile il
ritiro. Inserire il vostro nome nel Calice di Fuoco costituisce un
contratto magico vincolante, per cui sarete obbligati a partecipare
fino alla fine. Il Calice sarà posto nella Sala d'Ingresso,
in modo tale che sia raggiungibile da chiunque. E ora, credo sia giunto
il momento di andare a dormire!»
Le panche si spostarono con il solito fracasso. Prima di seguire i
propri compagni verso il dormitorio, Hinata intercettò lo
sguardo di Osamu.
«Voi dove dormite?» domandò inclinando
la nuca, perplesso.
«Sulla nave» risposero Osamu e Atsumu, all'unisono.
Poi si osservarono in cagnesco, e Hinata sorrise.
Li osservò mettersi in fila dietro gli altri studenti di
Durmstrang, per poi seguire Karkaroff fuori dalle mura. Anche Madame
Maxime scortò i propri alunni nel parco, probabilmente in
direzione della casa-carrozza.
Nel percorso verso la Sala Comune, Hinata fu libero di ponderare la
possibilità di proporsi come campione, essendo al quinto
anno. Non ci teneva affatto a fare la figura dell'idiota, tuttavia
l'idea delle prove e la voglia di vincere lo allettavano enormemente.
Hinata adorava le sfide, soprattutto quelle difficili. Gli facevano
venire fame.
«No» lo anticipò Tsukishima, passandogli
accanto. «Non pensarci nemmeno, metteresti in imbarazzo tutti
i grifondoro.»
«Però con gli incantesimi sono bravo!»
ribatté Hinata, punto sul vivo.
«Solo in quelli di Difesa contro le Arti Oscure. In tutto il
resto sei una schiappa, e in più non hai cervello.»
«Tsukki!»
lo riprese Yamaguchi, per difendere l'amico. «Non
è vero che sei una schiappa, Hinata, ma gli studenti di
Durmstrang sembrano preparati! E anche quelli di Beauxbatons fanno
paura...»
«E poi porteresti sulle spalle il peso di rappresentare
l'intera scuola!» esclamò Yachi, saltando giusto
in tempo il terzo gradino della scala, quello invisibile su cui
Kageyama inciampava sempre. «Io non riuscirei mai a reggere
una simile responsabilità!»
Hinata annuì, in parte d'accordo, e in parte decisamente
tentato dall'avventura.
«Luci fatate!» disse, non appena si trovarono di
fronte al quadro della Signora Grassa, che scivolò di lato
per lasciarli passare. Yachi augurò loro la buonanotte,
prima di seguire le compagne nel dormitorio femminile. Hinata si
infilò nel proprio letto a baldacchino con un sospiro,
affondando la faccia nel cuscino.
«Kageyama?» bisbigliò dopo qualche
istante, poiché il sonno non accennava a farsi vedere.
Nessuna risposta.
«Kageyama?» riprovò, alzando la voce.
«Dormi?»
«Adesso non più» borbottò
l'altro, voltandosi a guardarlo.
«Tu vuoi partecipare?»
«Non lo so» rispose, infastidito.
«Forse» aggiunse infine, con un bisbiglio.
Hinata chiuse gli occhi, immaginandosi la faccia che avrebbe
fatto se avesse vinto le prove, diventando campione della scuola.
Quindi sorrise, e s'addormentò.
Solitamente il sabato gli studenti si alzavano tardi, preferendo
rimanere a sonnecchiare nei propri letti caldi. Quel giorno, tuttavia,
Hinata e i suoi compagni non furono i soli a scendere per fare
colazione presto. Non appena arrivarono nella Sala d'Ingresso, videro
gli studenti di Durmstrang disposti in una fila ordinata dietro il
Calice, seguiti da quelli di Beauxbatons. Tutti infilarono un foglietto
di pergamena fra le fiamme bluastre, compresi ovviamente i due gemelli.
«Oh, Shouyou-kun!» lo salutò Atsumu,
mentre un ghigno s'allargava sul suo viso. Osamu sbuffò.
Shouyou-kun?
«Buon giorno!» rispose cordialmente Hinata, mentre
si avvicinarono verso di lui.
«Hai intenzione di partecipare?» domandò
quindi Osamu, osservando incuriosito il foglietto che stringeva fra le
dita.
Hinata annuì, sentendosi un po' a disagio - era tutta colpa
della statura! - e Atsumu scoppiò a ridere.
«Non sembri molto pericoloso» soffiò,
irrisorio. «E neanche bravo. Spero che il Calice non ti
scelga, altrimenti diventerebbe tutto troppo facile. E anche
noioso.»
Hinata, punto sul vivo, percependo la rabbia rizzarsi come il pelo di
un gatto, aprì la bocca per controbattere, ma Kita fu
più veloce e gli affibbiò uno scappellotto
proprio dietro la nuca.
«Ignoralo» si scusò, esalando un sospiro
esausto. «Fa così con tutti.»
«La verità è che gli piaci»
aggiunse Osamu, arricciando le labbra divertito. «Ieri ha
detto che ti trovava carino.»
Hinata si sentì avvampare, e Atsumu boccheggiò
come un pesce fuor d'acqua.
«N-non è vero!» biascicò, a
disagio. «Non l'ho mai detto, e poi è troppo basso
per i miei gusti! 'Samu, io
ti ammazzo.»
Hinata, adesso decisamente stizzito, si voltò e raggiunse il
Calice. Kageyama era già in fila, e questo lo
motivò ulteriormente. Tsukishima gettò loro uno
sguardo di puro ribrezzo, ma non disse nulla, sapeva che sarebbe stato
del tutto futile. Anche Daichi, Tanaka e Nishinoya gettarono il proprio
nome fra le fiamme.
Non appena giunse il suo turno, rifletté nuovamente sul
fatto che gli sarebbe stato proibito ritirarsi dalla competizione. Se
fosse stato scelto, avrebbe avuto il dovere di partecipare davanti
all'intera scuola, fino alla fine. Tuttavia Hinata oramai aveva
imparato a domare il panico, quattro anni di partite di Quidditch
l'avevano temprato come l'acciaio, e inoltre non gli era mai piaciuto
lasciare le cose a metà. Sollevando lo sguardo,
notò Atsumu fermo a osservarlo. Quest'ultimo sorrise, e poi
mosse le labbra.
«Paura,
Shouyou-kun?»
«Ti piacerebbe»
pensò Hinata, prima di lasciar scivolare il pezzo di
pergamena dalle proprie dita, dritto nel Calice.
Era fatta.
Raggiunse Kageyama e Yachi, che lo aspettavano all'entrata della Sala
Grande, per poi sedersi al tavolo dei Grifondoro a ingozzarsi di uova
fritte e bacon, con un presentimento agitato nello stomaco che non
accennava a svanire.
Quel pomeriggio, lui e Kageyama si recarono da Hagrid, che
preparò per pranzo una specie di zuppa piuttosto saporita.
Quando Kageyama tuttavia tirò fuori dalla propria ciotola un
lungo artiglio ricurvo, improvvisamente Hinata si sentì
sazio e si limitò a sorseggiare del tè.
Parlarono del Torneo. Hagrid aveva l'aria di saperla lunga, ma con un
grosso sorriso si limitò a scuotere la testa e a rimanere in
silenzio non appena lo pregarono di rivelar loro qualche indizio sulle
prove. Quando divenne buio, uscirono dalla capanna di legno e si
diressero insieme al Castello, agitati per l'estrazione dei Campioni
che si sarebbe tenuta dopo il banchetto di Halloween. Mentre risalivano
la collina, gli studenti di Beauxbatons uscirono dalla propria
gigantesca carrozza e si accodarono. Hagrid iniziò subito a
parlottare eccitato con Madame Maxime, e nonostante
l'oscurità, Hinata riuscì a distinguere
perfettamente il rossore che gli chiazzava le guance. Si
scambiò uno sguardo divertito con Kageyama, sforzandosi di
non ridacchiare. Lo studente di Beauxbatons, quello che si era stampato
nitido nella sua memoria per la sua strabiliante bellezza,
passò loro accanto e ammiccò indisponente, e per
un istante Hinata si sentì galleggiare, mentre il cuore gli
batteva forte nel petto.
«Deve essere imparentato con una Veela, altrimenti non si
spiega!» borbottò Kageyama scocciato, non appena
l'altro fu abbastanza lontano.
«Una Veela? Cos'è?»
«Una specie di creatura magica. Tipo una sirena, capito? Sono
molto... belle. Ti incantano. Alla finale della coppa del mondo di
Quidditch di quest'anno ipnotizzarono l'arbitro, e poi iniziarono a
lanciare palle di fuoco sui tifosi avversari.»
«Oh» rispose Hinata, un po' atterrito.
«Figo.»
Entrarono nella Sala Grande e salutarono Hagrid, che si diresse verso
il tavolo degli insegnanti. Il Calice di fuoco, dalla Sala d'Ingresso,
era stato posto proprio di fronte a Silente, in modo tale da risultare
visibile a tutti. Hinata prese posto fra Yachi e Yamaguchi, notando con
piacere che gli studenti di Durmstrang si erano seduti dall'altra
estremità del tavolo. Almeno per quella sera, Hinata non
avrebbe dovuto sopportare le continue frecciatine di Atsumu, sebbene
apprezzasse parecchio la compagnia di Kita, Osamu e Aran.
Nessuno si gustò il banchetto e le prelibatissime pietanze.
Gli studenti erano troppo agitati a causa dell'estrazione, e difatti
continuavano a rivolgere occhiate impazienti al Calice e al Preside,
allugando i colli come tartarughe. Quando finalmente la seconda portata
di dolci venne spazzata via, Silente si alzò e il
chiacchiericcio s'interruppe immediatamente. Questa tensione soffocante
e bollente, Hinata non l'aveva mai percepita, neanche durante la
partita di Quidditch fra Grifondoro e Serpeverde.
«È giunto il momento!»
esclamò Silente, sfregandosi le mani. «I campioni
che verrano scelti sono pregati di passare davanti al tavolo degli
insegnanti e di entrare nella stanza qui accanto, dove riceveranno le
prime istruzioni.»
Poi, con un ampio ed elegante gesto della bacchetta, abbassò
l'intensità delle candele che scintillavano luminose dalle
zucche di Halloween. Nella semi-oscurità, le fiamme del
Calice tremolavano ipnotiche.
«Ci siamo!» sussurrò Yachi, mordendosi
le labbra. A Hinata iniziarono a sudare le mani, il cuore pulsava
rapidissimo nelle orecchie. Con un crepitio e parecchie scintille, il
primo foglietto, bruciacchiato un po' agli angoli, schizzò
fuori dalla coppa, e Silente lo afferrò al volo.
«Il campione di Beauxbatons» annunciò,
con voce forte e chiara. «È Oikawa
Tooru!»
Sotto un diluvio di applausi, Oikawa - lo studente bellissimo! -
s'alzò dal tavolo dei Serpeverde, strinse la mano a tutti e
tre i Presidi - Madame Maxime gli accarezzò affettuosamente
i capelli - ed entrò nella stanza.
«Me lo sentivo» sbuffò Kageyama, e
Hinata annuì.
Le fiamme del Calice si gonfiarono di nuovo, e tutti trattennero il
respiro mentre il secondo foglietto dardeggiò in aria.
«Il campione di Durmstrang» lesse Silente,
sistemandosi la montatura sul naso adunco. «È Miya
Atsumu!»
«Oh no!» sbottò Hinata, sovrastato
però dagli applausi degli studenti di Durmstrang. Kita gli
diede una pacca sulla spalla, Aran, orgoglioso, gridò 'bravo!' e Atsumu si
alzò con un'espressione arrogante dipinta sul viso. Forse fu
soltanto una sua sensazione, ma fu certo che per un istante
intercettò il proprio sguardo. Karkaroff gli strinse la mano
con entusiasmo, e così fecero anche Silente e Madame Maxime.
Scivolò nella stanza, e a quel punto l'agitazione divenne
così palpabile da risultare dolorosa, pesante come piombo.
Era il momento del campione di Hogwarts.
Di nuovo, il Calice stillò scintille e il terzo foglietto
schizzò per aria.
«Il campione di Hogwarts è...»
Tum-tum, tum-tum,
tum-tum...
«Hinata Shouyou!»
Hinata necessitò di qualche momento per recepire il
messaggio. Se Yachi non l'avesse spinto con la mano, probabilmente
sarebbe rimasto pietrificato al tavolo, senza comprendere cosa fosse
successo. Un diluvio di applausi esplose intorno a lui, ma Hinata
neanche lo udì.
«Hinata, avanti, muoviti!» sbottò
Kageyama, con un baluginio di preoccupazione che fece capolino nelle
iridi.
Come se si trattasse d'un sogno, s'alzò inciampando
nell'orlo della veste e si diresse verso il tavolo degli insegnanti. Le
gambe parevano fossero diventate un prolungamento del tutto estraneo
del corpo, e sperò solo che non gli cedessero davanti
all'intera scuola. Il tragitto per arrivare gli parve eterno. Come un
automa, strinse la mano a Karkaroff, Madame Maxime e a Silente, Hagrid
annuì per incoraggiarlo, ed entrò anche lui nella
stanza.
«È uno scherzo» sbottò
Atsumu, non appena lo vide.
Hinata era talmente agitato che neanche si premurò di
rispondere. Le viscere si contorcevano atrocemente, e il sapore della
bile gli inondò il palato.
«Va tutto bene? Devi vomitare?» domandò
Oikawa, e Hinata non capì se fosse sinceramente preoccupato
o se lo stesse sbeffeggiando. Probabilmente la seconda.
Prima che potesse rispondere, Silente, Karkaroff e Madame Maxime
entrarono nella stanza, seguiti da altri due uomini che erano seduti al
banchetto, ma dei quali Hinata non conosceva il nome.
«Barty Crouch e Ludo Bagman» li presentò
il Preside, sorridente. «Si sono occupati della
pianificazione del torneo, e faranno parte della giuria.»
Il primo aveva occhiaie piuttosto profonde, e pareva esausto, come se
non dormisse da settimane. Ludo Bagman, al contrario, pareva molto
più gioviale ed entusiasta.
«La prima prova» cominciò a spiegare
Crouch, avvicinandosi «avrà luogo il 24 novembre,
davanti agli studenti e alla commissione giudicatrice. Non vi diremo di
cosa si tratti, perché l'audacia e lo spirito d'iniziativa
di fronte all'ignoto sonno caratteristiche molto importanti per un
mago.
«Ai campioni non sarà permesso accettare o
chiedere aiuti di nessun genere, e sarete muniti esclusivamente di
bacchetta magica. Riceverete istruzioni inerenti alla seconda prova al
termine della prima. Considerata la natura estremamente impegnativa del
Torneo e del tempo che esso richiede, i Campioni sono esentati dagli
esami di fine anno.»
Hinata, a quella frase, parve un po' riprendersi. Almeno una buona
notizia.
«Beh, credo sia tutto...»
Silente annuì, sereno, poi si rivolse ai campioni.
«Il mio consiglio è quello di andare a riposarvi,
anche se immagino che i vostri compagni vi stiano aspettando per
festeggiare!»
Oikawa seguì Madame Maxime fuori dalla porta, piuttosto
compiaciuto. Atsumu lo guardò e schiuse le labbra, come se
volesse dirgli qualcosa, ma poi si voltò e scomparve con
Karkaroff. Hinata, ancora confuso e sconvolto, augurò la
buona notte al professor Silente e si diresse verso la Sala Comune.
Non riusciva a crederci. Quante probabilità c'erano che
venisse davvero
scelto lui? D'improvviso, si rese conto di aver sottovalutato il peso
psicologico che avrebbe dovuto tollerare. L'ansia di non riuscire a
rimanere al passo con gli altri due campioni s'accingeva già
a divorarlo. E se avesse fatto una figuraccia? Se Hogwarts avesse perso
miseramente a causa sua? Hinata ora s'era fatto carico della
reputazione della scuola, più ovviamente di tutte le
aspettative e le speranze che gli studenti, che i suoi compagni,
nutrivano nei suoi confronti.
Il tragitto per arrivare alla Torre dei Grifondoro gli parve infinito.
Quando finalmente bisbigliò la parola d'ordine alla Signora
Grassa, che si spostò di lato per lasciarlo passare, fu
accolto da un boato assordante di giubilo.
«Grande, Hinata!» esclamò Nishinoya,
balzandogli praticamente addosso, seguito da Tanaka.
I due avevano rubato burrobirre, patatine e noccioline dalle cucine
della scuola. Hinata non era affatto in vena di festeggiare, troppo
preso dall'ansia che pareva fosse intenzionata a polverizzargli le
ossa, ma a nessuno importò. Un ragazzo del quarto anno gli
avvolse uno stendardo di Grifondoro, con un leone disegnato rosso e
oro, intorno alle spalle, e Hinata si sforzò di risultare
quanto più fiducioso possibile. Solamente dopo parecchie
ore, non appena gli studenti si ritirarono a dormire esausti, Hinata
sprofondò nella morbida poltrona vermiglia di fronte al
caminetto, circondato da Sugawara, Yamaguchi, Kageyama, Yachi,
Tsukishima e Daichi.
«Io te l'avevo detto» disse Tsukishima esalando un
sospiro esasperato, pulendosi le lenti degli occhiali con un lembo
della divisa.
Hinata grugnì, incapace di formulare una frase di senso
compiuto. Sugawara gli accarezzò la nuca, incoraggiante.
«Ti sei un po' lasciato trascinare da Kageyama e da... dagli
studenti stranieri» osservò Daichi, e Hinata seppe
che con 'studenti stranieri' intendeva dire 'Atsumu Miya'.
«Non è colpa mia se è un
idiota» ribatté Kageyama, strizzando gli occhi.
«Tu sei idiota tanto quanto lui» disse Tsukishima.
«Non è che se avessero estratto te sarebbe stato
meglio...»
«Però non sei da solo»
esclamò Yachi, soffice. «Noi ti aiuteremo. In
qualche modo ce la farai sicuramente, ne sono sicura!»
Yamaguchi annuì, e Hinata si sentì rincuorato.
Sentirli al suo fianco, mentre tentavano di incoraggiarlo, per lui ebbe
più valore di qualunque altra cosa.
Note d'autrice
Sono un clown. È la terza Hogwarts!AU che scrivo ma
cioè io non ce la posso fare. Le amo. Che devo fare??
L'altra è attualmente in fase di revisione perché
l'ho riletta e mi fa schifissimo, ma non vi preoccupate (della serie:
ma chi t'ha detto niente) aggiornerò presto anche quella!
Comunque, tornando a noi. Questa storia s'è scritta da sola.
È quasi completa, e mi impegnerò a postare un
nuovo capitolo ogni 7-10 giorni. Ovviamente mi limiterò a
trattare solo l'anno relativo al Torneo Tremaghi, e siccome la mia
fantasia è zero mi atterrò moltissimo al libro
originale. Comunque, spero vi sia piaciuta, e vi ringrazio per essere
arrivati sin qui!
Un abbraccio forte, alla prossima! **
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