ForAlice2222
★ Fanfiction creata per una challenge (Prompt : 'Slice Of Life')
Our Children
Da quando vivevano assieme, Crowley si sentiva strano, sentendo che qualcosa nell'aria era cambiato.
Insomma, dopo la faccenda dell'Armageddon, avevano concordato entrambi
che era meglio così: quale modo migliore di vedere che stava
combinando l'altro, se non viverci assieme?
Pure i loro capi erano d'accordo visto che 'entrambi erano fuori dal
comune' - sì, non avevano capito lo scherzetto che gli avevano
tirato e dubitava che lo avrebbero mai capito.
Quindi quale fosse il problema, neanche il demone riusciva a capirlo.
Sapeva solo che ogni volta che vedeva il suo angelo preferito era
felice, che vederlo sorridere gli faceva un effetto strano alle budella
del suo corpo umano e che era nervoso quando l'altro mancava per troppo
tempo da casa.
Era pura follia e non aveva la più pallida idea di perchè dovesse provare qualcosa del genere.
Insomma, Aziraphale era il suo migliore amico, non una sua proprietà.
Quando si sentiva particolarmente confuso da quelle strane sensazioni,
Crowley trascorreva il tempo nella sua enorme serra, strigliando senza
pietà le sue adorate piante, da cui pretendeva solo il meglio.
Quel giorno non fu diverso dagli altri.
"Oh tu, sei davvero una delusione, dolcezza." esclamò in tono
ricolmo di pura delusione, posando lo sguardo su una delle sue piante
preferite, che aveva deciso quel giorno di farsi crescere una manciata
di foglie secche "Mi hai dato soddisfazioni per anni. E ora che
fai? Mi tradisci così? Se pensi che la mia punizione sia meno
severa perchè sei tu, sappi che-"
"Stai punendo le tue piantine, Crowley caro?"
Istintivamente, si irrigidì sentendo quella dolce voce alle sue
spalle, così si voltò, notando l'angelo con due piattini
di non sapeva bene quale dolce, che si stava accomodando sul tavolino
lì vicino.
"Non chiamarle 'le mie piantine', le fai sentire inferiori."
borbottò il rosso, per poi sbuffare "Comunque, sì.
C'è qualche problema?"
"Assolutamente no, caro." cinguettò semplicemente, affondando
una forchettina sul dolce morbido che poi prese sulle sue labbra.
Per qualche oscuro motivo, ora Crowley sarebbe voluto diventare quel dolce.
"... C'è un motivo particolare perchè sei qui o...?"
"Volevo solo mangiare un dolce con te." disse semplicemente, indicandogli l'altro piattino "Ti va?"
Ovviamente, la cosa non gli dispiaceva ma espresse la sua gioia con un
sonoro sbuffo, per poi sedersi di fronte a lui, osservando il piatto.
"Più passano i secoli e più mi chiedo che ci trovi di affascinante nel cibo umano. Neanche ti serve per vivere."
"Perchè mio caro," esordì con fare serio, alzando la
forchettina in alto "gli esseri umano hanno rivoluzionato in vari modi
la loro arte culinaria e sarebbe davvero uno spreco, da parte nostra, non
apprezzare gli sforzi fatti. Senza contare che sono eccezionali."
Proclamato ciò, affondò con eleganza l'utensile da cucina nel dolce, mangiando con gusto l'ultimo boccone.
A quel punto, il rosso avvicinò il suo piatto verso l'altro, senza averne toccato neanche un pezzettino.
"Sei sicuro? Non vuoi assaggiarne neanche una fettina?"
"Penso che il cibo umano non faccia per me. Oh beh, sicuramente non
morirò di fame." esclamò sarcasticamente il demone,
facendo spallucce "Lo cedo a te, visto che non vuoi 'sprecare gli
sforzi degli umani.'"
Aziraphale non se lo fece ripete due volte e, con un sorriso, si mise a
mangiare nuovamente e il demone dovette far uso di tutto il suo
autocontrollo, per non sorridere di riflesso.
Inutile dire che passarono l'intero pomeriggio a chiacchierare delle
cose più disparate, fra un dolcetto e una battuta sarcastica
dietro l'altra.
"Sai Crowley, devo confessarti una cosa." disse l'angelo, mentre stava
per andare via "In realtà c'era un altro motivo per cui sono
venuto a trovarti qui.
A quel punto, il rosso alzò un sopracciglio.
"Ovvero?"
"Beeeeeeh." mormorò Aziraphale, roteando gli occhi "Non voglio
farmi gli affari tuoi ma a volte penso che tu sia troppo severa con le
tue piantin- piante."
"Scusami?"
"Oh caro, non ti arrabbiare." esclamò, dandogli un buffetto
sulla guancia "E che sono i nostri bambini... ovvio che mi importi
della loro educazione, in qualche modo."
A quel punto, al demone gli seccò la gola.
"I nostri...?"
"Oh, lascia stare, sono solo i miei soliti pensieri sciocchi." disse
ancora, con una risatina "Ora devo proprio andare, ho un impegno
inderogabile. Buona serata, Crowley."
E fu così che l'angelo se ne andò dalla stanza, dopo aver lanciato una bomba.
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