ATTENZIONE: questa
storia tratta tematiche molto delicate, come specificato negli avvertimenti e
nelle note all’esterno del racconto. Ho cercato di essere il più delicata
possibile nel trattarle e non voglio assolutamente offendere o sconvolgere chi
legge. Se siete particolarmente sensibili a temi di violenza domestica e
incesto, vi sconsiglio di leggerla, anche se non sono ovviamente entrata in
dettagli, anche perché lungi da me voler violare il regolamento di EFP o
calcare la mano su certi argomenti. Se pensate che io abbia esagerato, vi prego
di farmelo notare. Grazie a chi deciderà di leggere e anche a chi non lo farà,
non sentitevi assolutamente obbligati a farlo, anche se magari siete miei
lettori affezionati e seguite ogni mia mossa. Tranquilli, davvero.
L’affetto fa tanto male
Il dolore è ancor
più dolore se tace.
[Giovanni Pascoli]
Guardo fuori dalla finestra e vedo arrivare la macchina
della Polizia.
Non è la prima volta che ne vedo una, però non capisco perché
si ferma di fronte a casa nostra. Jason non c’è, mamma è in ospedale a
lavorare. Papà è in cucina, sta dormendo di fronte al televisore acceso.
Ho paura perché so che i poliziotti possono dire tante
bugie.
Come quando una poliziotta gentile era venuta nella mia
vecchia scuola e aveva spiegato a noi bambini la differenza tra violenza e
affetto.
Non aveva ragione, quella poliziotta non conosce me e mio
fratello.
Quando suonano il campanello, non mi spavento. So che
stavano per farlo.
Però rimango immobile, i miei genitori mi hanno insegnato a
non aprire mai la porta a degli sconosciuti. E quei poliziotti io proprio non
li conosco.
Papà si dirige verso l’ingresso e borbotta tra sé,
sicuramente è arrabbiato con chi lo ha svegliato.
Lo seguo in punta di piedi, sono curiosa di sapere cosa
vogliono quegli uomini in divisa blu. Spero che non facciano del male a papà o
che non mi portino via. Io non ho fatto niente di sbagliato.
Mi viene da piangere, ma non è il momento di farlo: devo
ascoltare.
«Signor Creeper, suo figlio Jason è in casa?» li sento
chiedere.
Vogliono arrestare il mio fratellino? Non possono, non deve
succedere, lui mi mancherebbe troppo, e poi non ha fatto niente di male. Lui mi
vuole bene e vuole bene ai nostri genitori.
«Non c’è. Che volete da lui?» chiede papà, non è gentile con
loro.
«Abbiamo avuto una segnalazione anonima. Pensiamo che suo
figlio possa essere stato abusato sessualmente in passato. Stiamo indagando e
vorremmo parlargli.»
Non capisco esattamente cosa dicono, ma non mi interessa.
Non ce l’hanno con Jason, questo è chiaro. Forse qualcuno gli ha fatto del male
e loro vogliono aiutarlo.
Tiro un sospiro di sollievo e mi allontano, tornando in
salotto dove ho lasciato i miei giochi preferiti. Guardo la mia bambola Polly e
suo fratello Andy.
Li prendo tra le mani e li faccio avvicinare. Si abbracciano
come facciamo io e Jason, perché si vogliono bene come noi.
Staremo sempre insieme e ci dimostreremo tanto affetto.
Sento sempre tanto caldo quando sono con Jason, anche quando
mi fa un po’ male.
Qualcuno mi sta guardando.
Alzo di scatto la testa: un poliziotto è sulla porta del
salotto e mi osserva attentamente.
Gli sorrido in silenzio, non so cosa ci fa qui. Perché non
se ne va? Sta cercando Jason, non me. È Jason che ha bisogno di aiuto.
Torno a giocare con le mie bambole. Le faccio accarezzare
come Jason fa con me e come a volte mi chiede di fare con lui.
Mi sento sola da quando Beth non è più mia amica, ma Jason
dice che non va bene per me. Dice che io ho bisogno soltanto di lui, e lui ha
bisogno solo di me.
Anche se lui ha altri amici con cui giocare, ha ragione: in
fondo Beth non può capirmi. Suo fratello non le vuole bene come Jason vuole
bene a me.
Quando guardo nuovamente verso la porta, il poliziotto è
sparito.
Finalmente mi ha lasciato in pace.
«Jason?»
Mio fratello si sdraia accanto a me e mi stringe forte. «Che
c’è?»
È sempre così protettivo con me, non vuole che qualcuno mi
si avvicini. È molto geloso anche di mamma e papà, non mi lascia mai da sola
con loro.
Mi vuole tutta per sé perché dice che sono una bambina
speciale.
Io mi sento speciale quando faccio quello che mi chiede,
quello che lo fa stare bene.
Lo abbraccio e sento di nuovo quel caldo strano ma
rassicurante, quello che solo un fratello può dare a una sorella.
«Oggi sono venuti dei poliziotti e hanno chiesto di te. Io
non voglio che ti portino via, non voglio che ti facciano del male!»
Lui ride, ma non sembra contento. «Nessuno mi allontanerà
mai da te» sussurra.
Poi lascia scivolare le mani sulla mia schiena e io capisco
che stiamo per fare il suo gioco preferito.
«Ho paura…» gli dico.
Sento Jason ansimare un po’, forse è triste e sta cercando
di non piangere.
«Gioca con me, Faith. Nessuno ci farà del male.»
«Giochiamo» affermo. «Ma tu non piangere.»
«Non piango. Io non piango mai, che ti viene in mente, eh?»
Adesso è arrabbiato, mi tiene più forte contro di sé.
«Scusami, fratellino…»
Lui sembra calmarsi un po’ e mi accarezza i capelli. «Scusami
tu, non sono arrabbiato. E se adesso la principessa e il principe diventassero
re e regina?»
«Io sono la regina e tu il re?»
«Sì» mormora.
«E come facciamo a diventarlo?» chiedo.
«Adesso te lo faccio vedere. Ma tu stai ferma, va bene?»
Gli occhi mi si appannano mentre mi sdraio a pancia in su,
seguendo i movimenti di Jason. «Farà male?»
«Diventare regina fa un po’ male, ma non tanto. Chiudi gli
occhi e stai tranquilla.»
Ripenso ai poliziotti e alle parole difficili che hanno
detto quando parlavano di Jason.
Abusato sessualmente.
Mi sento così strana, c’è qualcosa che non va, ma mi fido di
lui.
Mio fratello mi vuole bene, sa cosa è meglio per me.
Stringo i denti e piango in silenzio. So che presto finirà,
e che sarà bello quando potrò nuovamente abbracciarlo e farmi coccolare.
«Jason?»
«Che vuoi ancora?» ansima.
Mi sento stordita e triste. «Mi vuoi bene?»
«Certo… certo…»
Sollevo le palpebre e per un attimo vedo un sorriso cattivo
sulle sue labbra, e i suoi occhi sono così scuri e strani, così…
«Non guardarmi!» mi ordina furioso.
Sto davvero male, ma so che devo resistere ancora.
Anche se mi sento bruciare dappertutto, anche se Jason si muove
in maniera strana contro il mio corpo.
«Non avevi mai fatto così, Jason…» piagnucolo.
«Vuoi essere la mia regina?» ringhia.
Annuisco, ma non smetto di piangere.
«Allora zitta!»
Jason sa sempre cosa è meglio per me.
Abusato sessualmente.
Perché queste parole mi tornano in mente proprio adesso?
E perché le dimostrazioni di affetto di Jason fanno così tanto
male?
* * *
Ciao a tutti, ed eccoci con una nuova storiella nella serie Black Hole.
La situazione per la piccola Faith è drammatica, ancora non
si rende conto che suo fratello Jason sta perpetrando una violenza sessuale e psicologica
su di lei. È talmente accecata dalle sue parole e dal bene che gli vuole, che
accetta tutto come solo una povera bambina innocente potrebbe fare.
Spero veramente di aver trattato la tematica con la maggior
delicatezza possibile, senza esagerare e/o turbarvi troppo.
Trattare questi temi non è semplice, ma c’è anche bisogno
che se ne parli, sperando di farlo nel modo giusto.
So che forse è davvero crudele come Kidfic, però è anche
vero che i bambini a volte subiscono delle cose orribili e che li segnano per
sempre. Per Faith sarà così, ahimè…
Ho in mente tante storie su di lei e sui personaggi a lei
legati, spero comunque di essere riuscita a dare un quadro generale della sua
infanzia anche con questa piccola storia!
Se invece siete curiosi di saperne di più su Jason, la
storia Il Reverendo
approfondisce proprio il suo personaggio e le cose terribile che anche a lui
sono capitate.
Fatemi sapere, se vi va, cosa pensate di questo mio
racconto, mi aiuterebbe molto avere delle recensioni e/o critiche, purché siano
costruttive e mi aiutino a migliorare sempre di più ^^
Alla prossima e grazie anche solo di aver letto ♥
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