Tre prove, più una

di Dama delle Comete
(/viewuser.php?uid=255060)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Note

Ok, premetto subito che non scrivo mezza parola da quanto, tre anni? E non pubblico da almeno sei. 
Qualche mese fa, in onore della nostalgia, ho rispolverato alcune vecchie fanfiction che non ho mai avuto il coraggio di postare, e con mia sorpresa mi è dispiaciuto un sacco non averle finite, perché non lo ricordo nemmeno io cosa doveva succedere! Insomma, mi è venuta voglia di riprendere una vecchia idea, migliorarla, modificarla, e scriverla.
Ecco perché ho scelto un fandom morto e sepolto (credo): era il mio interesse principale quando ho smesso di scrivere. Inizialmente non avevo un piano, né l'intenzione di pubblicarla, ma ho pensato che, se riuscirà a divertire anche solo una persona quanto ha divertito me a scriverla, ne vale la pena. 
In questa fic i Big Four sono all'ultimo anno, se non fosse chiaro, così da evitare il problema del limite d'età. Spero che piaccia e che i personaggi non risultino troppo OOC, in quel caso chiedo venia. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Parte 1: Il drago ti ha mangiato la lingua?

 

 

 

 

 

 

La stretta porta del negozio sbatté chiusa con forza, facendo suonare il campanello all'ingresso, mentre i clienti si spostavano al passaggio della ragazza. 

Merida superò svelta un gruppetto di vecchie streghe e si infilò in un passaggio che tagliava la strada principale. Schivò un paio di venditori ambulanti dall'aria sospetta, calpestò per sbaglio il mantello di qualcuno e frenò in scivolata davanti al Ghirigoro. 

La bottega era zeppa di genitori e ragazzini in cerca di libri scolastici, di cui Merida riusciva a vedere le sagome, schiacciate come sardine all'interno, attraverso le finestre appannate. Da qualche parte lì in mezzo doveva esserci la persona che aspettava. 

Stava per decidersi ad affrontare la ressa, quando Rapunzel sbucò dalla porta tutta rossa in faccia. 

"Avevano quasi finito le copie del settimo volume del Manuale degli Incantesimi!" boccheggiò trionfante, sventolando un grosso libro sotto il naso di Merida, che la trascinò in strada per mano. 

"Hai visto Jack?" chiese. Rapunzel scosse la testa, rimettendo il tomo nella borsa strapiena. 

"Forse si è dimenticato dell'appuntamento" ipotizzò. 

"Macché, si sarà fermato davanti alle vetrine dei manici di scopa e avrà perso la cognizione del tempo" sbuffò Merida, e si diressero alla gelateria poco distante. "Hai preso tutto?" 

"Sì, mi mancavano solo i libri" rispose Rapunzel, intanto che si sedevano a un tavolino all'aperto. Appoggiò la borsa a terra, sistemandola in mezzo ai piedi. 

Merida si buttò sgraziatamente sulla sedia. "Io ho fatto acquisti ieri, così oggi possiamo fare quello che ci pare. Come ti è andata quest'estate?" 

"Bene, nonostante la montagna di compiti per le vacanze" disse l'altra. 

Jack spuntò da dietro l'angolo nel momento in cui arrivarono i loro gelati, anche lui carico di roba. Prese una sedia dal tavolo accanto e si sistemò con le ragazze. 

"Dov'eri finito? Sei rimasto impalato per un'ora da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch?" domandò Merida, attaccando la sua coppetta. 

"Solo per un pochino" ammise Jack studiando la carta dei gelati. "Mi sono ricordato all'ultimo minuto dell'abito da cerimonia, e ho fatto tardi per comprarlo." 

"Chissà per cosa servirà" disse Rapunzel. Mancò la bocca, impegnata a fantasticare, e si sporcò tutta di gelato. "Ops…" 

Merida le passò un tovagliolo. "Qualunque cosa sia non sarà buona, se bisognerà mettersi in tiro. Il mio vestito lo ha scelto mia madre, ed è tutto merletti. Agghiacciante." 

"A proposito, non dovevi venire a Diagon Alley con la tua famiglia?" ricordò Jack, guardandosi intorno. 

"Sì, ma sono scappata. Ho corrotto i miei fratelli per distrarre la mamma e me la sono data a gambe, altrimenti sarei ancora da Madame Malkin a guardare cappelli" disse Merida, e rabbrividì al pensiero. Sua madre poteva metterci delle ore intere per comprare gli abiti. 

"Allora faremo meglio a muoverci, prima che venga a cercarti" esclamò Jack. 

Finirono in fretta i gelati, pagarono il conto e si avviarono per l'affollata strada principale, osservando la nuova merce nelle vetrine. 

"Abbiamo ancora due giorni, prima che cominci la scuola" affermò Merida prendendo i due a braccetto. "Divertiamoci, finché possiamo!" 




Il viaggio in treno, il primo di settembre, fu piuttosto tranquillo, per gli standard dell'Espresso di Hogwarts. 

Merida riuscì a evitare di inciampare, scendendo dalla carrozza stregata, e varcò l'ingresso del castello con i suoi compagni. La Sala Grande risplendeva sotto la luce delle candele, grandiosa come al solito, addobbata con i colori delle quattro Case. 

Merida e Jack salutarono Rapunzel, che andò a sedersi con gli altri Tassorosso, e raggiunsero il tavolo di Grifondoro. 

Salutarono gli altri ragazzi e guardarono la fila di giovani maghi e streghe entrare dalle porte guidati dall'insegnante di Trasfigurazione, il professor Bunnymund. I ragazzini fissarono spaventati il soffitto, il tavolo dei professori e il vecchio e consunto Cappello Parlante, che era stato appoggiato al solito sgabello. 

Dopo lo Smistamento, terminato il banchetto, il Preside si alzò in piedi, e la Sala si zittì. 

"Benvenuti e bentornati a Hogwarts, ragazzi" disse gioviale, facendo muovere la barba bianchissima. "Cominciamo subito da annuncio più importante: niente Coppa di Quidditch, questo anno!" 

Merida vide con la coda dell’occhio Jack, che giocava nella squadra di Grifondoro da quando aveva tredici anni, trattenere il fiato molto rumorosamente, pronto a indignarsi, ma il professor Nord riprese il discorso prima che le proteste cominciassero. 

"So che mi perdonerete, perché è mio grande piacere informare voi che Hogwarts ospiterà grande competizione internazionale, Torneo Tremaghi!" 

Gli studenti rimasero quasi tutti a bocca aperta, qualcuno perplesso. Merida non ne aveva mai sentito parlare. 

"Torneo Tremaghi è gara tra scuole di magia europee nata secoli fa, con obiettivo di rafforzare amicizia e cooperazione con maghi stranieri" spiegò Nord, allegro. "È stata abolita dopo ennesimo decesso cento anni fa, ma Ministero della Magia ha deciso di fare nuovo tentativo. Quindi, da ottobre accoglieremo direttori e alcuni studenti di Accademia di Beauxbatons e Istituto di Durmstrang!" 

Adesso Merida si spiegava il motivo per cui sua madre era stata così indaffarata durante l'estate, al lavoro, e della segretezza. 

"Nostri ospiti rimarranno fino a giugno, perciò trattiamo loro bene, mi raccomando; questa competizione sarà ottima occasione per stringere amicizie durature e fare esperienze interculturali. Ultima cosa, è stato imposto limite minimo di età a diciassette anni, per evitare che concorrenti impreparati si feriscano durante prove, ma anche chi non ha entrambi genitori maghi potrà iscriversi, a contrario di edizioni passate. Bene, questo è quanto. Tutti a dormire, ora!" concluse Nord. Allargò le braccia, sempre sorridente, e attese che gli studenti si alzassero con un gran frastuono di sedie. 

Merida avrebbe voluto commentare la notizia con Rapunzel, ma lei doveva accompagnare quelli del primo anno al dormitorio, e non poteva fermarsi a parlare. Allora diede un pizzicotto a Jack, che si riscosse da un sogno a occhi aperti, e presero una scorciatoia per la sala comune, troppo stanchi per chiacchierare. 

Merida era impaziente di incontrare gli allievi stranieri, e desiderosa che ottobre si sbrigasse ad arrivare. 








“Diamo nostro benvenuto a studenti di Durmstrang!”

La Sala Grande si riempì di un rumore di passi e un folto gruppo di giovani maghi e streghe fece il suo ingresso. A guidarli c’era un uomo molto alto e robusto, vestito di pellicce; la barba rossa, le braccia muscolose e le cicatrici facevano paura, ma i suoi occhi erano limpidi e sinceri. Sorrideva sotto i folti baffi.

I ragazzi erano vestiti allo stesso modo e quasi tutti stavano col naso all’insù per osservare con meraviglia il soffitto incantato. Un paio si prese a gomitate e indicò apertamente il Preside di Hogwarts senza preoccuparsi di apparire maleducati. Dopo lo stupore iniziale, gli studenti delle due scuole si studiarono a vicenda con curiosità.

“Non avevo mai visto degli studenti stranieri, me li aspettavo… diversi.”

Jack si voltò verso Merida. “E come dovrebbero essere? Pensavi che sarebbero arrivati planando su dei tappeti volanti e facendo uscire scintille dalle orecchie?”

Lei sbuffò, pronta a rispondergli a tono, ma un’altra ragazza di Grifondoro ribatté: “Non darti  tante arie solo perché conosci altre scuole, Overland. Non tutti vengono dall’estero.”

“Non sono mica nato al Polo Sud” sorrise lui. Intanto, i nuovi arrivati erano rimasti in mezzo alla sala, senza sapere bene cosa fare, mentre il loro preside andava al tavolo degli insegnanti ad abbracciare il professor Nord. I due uomini si potevano sfidare in stazza.

“Prego, accomodatevi dove volete e buon appetito!” disse Nord, e con un gesto della bacchetta fece comparire delle sedie. I tavoli si riempirono di portate subito dopo. “Nostri amici da Beauxbatons hanno avuto piccolo contrattempo, quindi arriveranno più tardi.”

Dopo un attimo di esitazione, i ragazzi di Durmstrang si unirono a loro e così cominciò il banchetto. Jack si spostò per fare spazio a una ragazza carina con la treccia, prima di stringersi ancora di più agli altri per lasciare che un ragazzo prendesse posto vicino a lei. “Scusate” disse questo con un leggero accento. Si slacciò il mantello di pelliccia rivelando degli abiti da mago più leggeri. Jack vide molti altri fare lo stesso: avevano tutti la stessa divisa rosso intenso. 

Merida, che era di fronte a loro, allungò una caraffa verso il centro del tavolo. “Siete stanchi, vero?”

“Esausti” annuì l’altra ragazza accettando la caraffa offerta. I suoi capelli biondi brillarono alla luce delle centinaia di candele sul soffitto. “Credevamo che Hiccup si sarebbe buttato in mare, pur di non passare un minuto di più a bordo.” 

Aveva lo stesso accento del suo compagno, che in quel momento si stava riempiendo il piatto di patate. “Solo perché viaggiare con Moccicoso e i gemelli è una tortura. Tante ore insieme in uno spazio ristretto: impazzirebbe chiunque. A proposito, dove sono? Non vedo nemmeno Gambedipesce.”

Jack e Merida seguirono il suo sguardo accigliato attraverso la sala. La bionda alzò le spalle. “Gambedipesce è laggiù, invece gli altri credo di averli visti in fondo al tavolo. Se combinano guai sono affari loro, io ho finito di fare da baby-sitter.”

Quello che Jack aveva capito chiamarsi Hiccup scrutò con preoccupazione tre ragazzi di Durmstrang intenti a fare baccano e un quarto enorme studente che parlava in modo concitato con uno del secondo anno. Ci pensò un momento e si rilassò anche lui sulla sedia. “Hai ragione, per adesso quello che combinano non è un mio problema. Spero solo che non facciano disastri.”

“Quindi sei un guastafeste anche tu? Mi ricordi una mia amica di Tassorosso” commentò Jack guadagnandosi un’occhiataccia da Merida, ma Hiccup non sembrò prendersela troppo.

“Rapunzel è Prefetto, è suo dovere fare in modo che gli altri non facciano casino” lo rimproverò la Grifondoro.

“Sì, sì” la zittì Jack agitando la forchetta. Gettò uno sguardo al tavolo dei Tassorosso e fu sorpreso di vedere Rapunzel chiacchierare con un uomo dai lunghi baffi biondi che se ne stava in piedi lì accanto. Merida richiamò di nuovo la sua attenzione.

“E poi ne abbiamo fatte di tutti i colori con lei, quando eravamo più piccoli” stava insistendo. Non aveva tutti i torti. Jack e il professor Nord erano diventati amici grazie ai loro pasticci e, a forza di finire nel suo ufficio, avevano cominciato a darsi del tu.

La bionda era interessata alla questione dei Prefetti. “Anche noi abbiamo una carica del genere. A quanto pare non è popolare nemmeno qui” aggiunse ironica.

“Direi proprio di no. Allora, chi sono i Guastafeste da voi?” disse Jack sventolando la forchetta in giro come per individuare un bersaglio. Gli alunni dal nord si scambiarono un cenno di complicità.

“Noi due.”

Jack smise di agitare le posate.


 


 


Intanto, al tavolo dei Tassorosso, Rapunzel ascoltava affascinata i racconti di Skaracchio.

"Non avrei mai immaginato che il professor Nord e il preside di Durmstrang si conoscessero così bene" disse la giovane strega guardando verso il tavolo degli insegnanti. "Sembrano ottimi amici da come si sono salutati." 

Skaracchio, il custode della scuola di magia a nord, annuì facendo sobbalzare i baffi. "Aah, sì, Stoick e Nord erano inseparabili da giovani! Il vostro preside si è trasferito qui in Gran Bretagna molti anni fa, quindi non si vedevano da tanto tempo" confermò. Teneva il tono di voce un po' troppo alto perfino per l'allegro vociare nella sala e aveva poco tatto, ma a Rapunzel era stato subito simpatico. 

"Per caso tu sai cos’è successo a quelli di Beauxbatons? Che intendeva il professore con ‘contrattempo’?" gli chiese. 

"Bah, nulla di grave, immagino. Avranno trovato una tempesta e si saranno fermati per sicurezza, cose così" rispose Skaracchio, ma Rapunzel notò come si stava toccando la mano di legno in un gesto nervoso. Visto che non voleva parlarne non avrebbe insistito. 

"Piuttosto, pensi di iscriverti al torneo, ragazzina? Hai l'età giusta, no?" cambiò argomento il custode. Rapunzel posò il cucchiaio della zuppa con un certo imbarazzo. 

"Oh, no, signore. Non sono abbastanza brava e poi ho i miei doveri da Prefetto e il M.A.G.O. a cui pensare" balbettò. Era la verità: lo scorso trimestre tornava sempre nel suo dormitorio distrutta,e quest'anno avrebbe faticato il doppio, per via degli esami. 

"Capisco, capisco" bofonchiò lui senza nemmeno guardarla. Stava fissando il Preside, che parlava con l'insegnante di volo. Lei faceva ampi gesti con le mani con fare concitato, lui annuiva aggrottando le sopracciglia scure. 

"Che succede?" domandò Rapunzel. 

"Niente, niente" fece Skaracchio. Si toccò la mano finta per quella che la ragazza aveva contato come la tredicesima volta. 


 


 


Una volta rotto il ghiaccio, la conversazione si rivelò piacevole. La ragazza bionda, che si era presentata come Astrid Hofferson, faceva molte domande su come funzionava Hogwarts e spiegava volentieri le differenze con il loro istituto. "Tutto tranne il luogo," aveva sottolineato affettando la carne, "quello non ve lo possiamo dire."

Il suo compagno, invece, teneva la lo sguardo chino sul piatto e si univa alla conversazione solo se interpellato da Astrid. Pareva che il suo umore andasse peggiorando mano a mano che il banchetto si avvicinava al termine. 

"Qualcosa non va, Lentiggini? Il drago ti ha mangiato la lingua?" lo prese in giro Jack, sperando di migliorare la situazione. 

Lui lo guardò storto, aprí la bocca e la richiuse. "Stavo pensando al momento dell'estrazione dei campioni. Non è improbabile che venga scelto, visto quanto sono fortunato di solito" disse alla fine con tono da funerale. 

"Hai paura di essere sorteggiato? Quindi non vuoi partecipare?" chiese confusa Merida. "Ma come, vi hanno obbligato a venire qui?" 

Si era girata verso Astrid, che appoggiò una mano sulla spalla di Hiccup. "Non ci hanno obbligato, è solo che questo scemo aveva i sensi di colpa a restare a casa." 

Jack e Merida continuavano a non capire. 

"Sensi di colpa?" 

"Che vuoi dire?" 

Hiccup sospirò. "Se mi fossi tirato indietro, mio padre non me lo avrebbe mai perdonato. Sono 'l'orgoglio della scuola', dopotutto." 

"Avresti potuto inventarti una regola che ti impediva di partecipare, o qualcosa del genere, tanto che ne sa lui?" cercò di ribattere Jack, ma l'altro scosse la testa. 

"Oh, mio padre sa benissimo come funziona il torneo" borbottò tetramente. E poi aggiunse: "Faccio Haddock di cognome." 

Lo disse come se spiegasse tutto, infatti Merida spalancò gli occhi, invece Jack era più confuso di prima. "Che c'entra?" 

"Lo stesso cognome dell'uomo che adesso siede accanto al professor Nord, testone!" sussurrò Merida con un cenno della testa verso il fondo della sala grande. "Hiccup è il figlio del direttore!" 

 

 






Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3927546