Fandom:
The X-Files
Personaggi: Fox
Mulder, Dana Scully, John Doggett, Monica Reyes, William
Coppia: Mulder/Scully
Words: 862
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Contesto: episodio
s08e21 - Existence
Beta: none
Disclaimer: i
personaggi non mi appartengono.
Note: Questa
raccolta partecipa alla Key
Words Challenge
indetta dal
gruppo Non
solo Sherlock ~ gruppo eventi multifandom
per il mese di Agosto con il prompt Ospedale.
Il
mondo a cui abbiamo deciso di appartenere
Non
ricorda molto del viaggio in elicottero. C'era del sangue. Ce ne era
un sacco. Sui sedili, sulle sue gambe, sulle sue mani. Il fagotto che
in qualche modo ha ottenuto tra le braccia ne è ricoperto.
Non ha
ancora abbassato lo sguardo su di lui perché non lo ha mai
distolto
dal volto di lei. Scully è così pallida e Mulder,
per un attimo, si
dimentica come respirare; per un attimo pensa di essere morto
– per
davvero – e che questo è il suo inferno
personale. La portano
via su una barella – quando ci sono arrivati in ospedale? - e
Mulder cammina, resta al suo fianco, non vuole perderla di vista, ma
ad un certo punto viene fermato da una mano sulla spalla. Se la
scrolla di dosso. Poi qualcuno cerca di portargli via il fagotto che
ha tra le mani e, per la prima volta in non si sa quanto tempo, i
contorni del suo mondo si consolidano. Si scosta e abbassa lo
sguardo. Ad incontrarlo, due occhi piccoli e attenti.
Gli
occhi di suo figlio.
Un
caos di voci, rumori, il suo nome ripetuto più volte ma la
voce è
tutta sbagliata.
Doggett.
Doggett lo sta chiamando. Doggett è l'uomo che lo ha fermato
e gli
ha impedito di stare al fianco di Scully.
No,
quella è colpa sua. L'ha lasciata da sola.
«Mulder»
Doggett lo chiama di nuovo, piano, con cautela, come se temesse di
romperlo, come se temesse di vederlo uscire di senno, ma poi, forse,
pazzo lo è diventato da tempo. Quando però volta
la testa per
guardarlo, Mulder, negli occhi dell'altro, ci legge anche
comprensione: lo capisce bene, dopotutto, quel terrore che nemmeno
lui stesso è ancora capace di comprendere.
«Vogliono
solo assicurarsi che il bambino stia bene.»
Fa
un cenno con la testa verso il neonato. Il bambino.
Non
ha ancora un nome. Chissà se Scully ci ha già
pensato.
Mulder
annuisce, sentendosi ancora un po' intontito. Non è una
sensazione
strana, però. L'ha provata spesso, negli ultimi mesi. Anzi,
è stato
il suo stato perenne, anche se attutito e quasi del tutto inconscio,
da quando è tornato. Da quando si è svegliato in
un letto
d'ospedale dopo essere stato sepolto per tre mesi. Da quando
è morto
e si è risvegliato solo per scoprire che il mondo, senza di
lui, è
andato avanti senza problemi. È la sensazione di non
sentirsi del
tutto lì. Di non appartenere. Scully, però,
Scully ha reso tutto
più sopportabile. Scully è stata la sua ancora
per un mondo che
sembra non avere più un posto per lui. E adesso che potrebbe
perderla, Mulder si chiede vagamente se sia tornato in vita solo per
morire di nuovo nel peggiore dei modi.
«Mulder?»
Mulder
annuisce e lascia che l'infermiera si prenda suo figlio. Deve
mettercela tutta per impedirsi di riprenderselo nel momento esatto in
cui non sente più il suo peso tra le braccia.
«Monica
non lo perderà di vista.»
Doggett
cerca di rassicurarlo e Monica, al suo fianco, gli regala un piccolo
sorriso, prima di seguire l'infermiera. Se ne sente un po' sollevato.
Monica ha protetto Scully. È rimasto con lei quando lui non
c'era.
Credeva di tenerla al sicuro e l'ha quasi ammazzata. Non dovrebbe
sorprenderlo. Se Scully è la sua ancora alla vita, non
è una
sorpresa che Mulder abbia, anche se inconsciamente, cercato di
distruggerla.
«Devi
darti una ripulita.»
Il
contorni del mondo sfumano di nuovo e Mulder si lascia portare via.
Per
un po', lascerà che siano gli altri a vivere per lui. Fa
quello che
Doggett gli dice di fare: si lava le mani, beve una tazza di
caffè
con troppo zucchero e si siede. Aspetta ed aspetta ed aspetta. E con
ogni minuto che passa, con ogni secondo che trascorre lontano da lei,
si sente sempre più disconnesso. Poi uno sconosciuto si
avvicina.
Gli dice Dana sta bene. Ha chiesto di lei e Mulder
non crede
di aver mai corso così veloce in vita sua. Fa appena in
tempo a
sentirsi dire il numero della stanza che è già
lì.
Apre
la porta.
Scully
alza lo sguardo. Stanca, distrutta. Eppure non l'ha mai vista
così
felice.
Tra
le braccia il bambino.
«Ehi...»
Mulder
sorride e vorrebbe piangere.
«Ehi...»
Si
avvicina al letto, un po' insicuro, ma Scully continua a sorridergli
e Mulder, ancora una volta, si ancora a lei. Si lascia trascinare,
fino a quando nei suoi passi non c'è più alcun
dubbio su dove
portarlo. Scully si scosta, giusto un po'. Un invito che Mulder non
perde tempo ad accettare. Si siede accanto a lei. Con un braccio le
circonda le spalle, con l'altro suo figlio. Le dita che Scully ha
dietro la schiena del bambino si intrecciano alle sue.
«E'
qui, Mulder. È qui.»
Lo
dice come se stentasse a crederci.
Mulder
le scocca un bacio tra i capelli, poi vi affonda il volto.
Pensa:
lo siete entrambi.
E
sa che ha – che
hanno - ancora molta
strada da fare. Sa che le cose andranno peggio prima di andare
meglio, ma in quel momento, in quell'istante, tutto è
perfetto. Tra
le sua braccia, adesso, regge il mondo a cui ha deciso di
appartenere.
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