Solo al mondo

di Emaluck
(/viewuser.php?uid=1153857)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Suona la sveglia, guardo il soffitto, sono sopravvissuto un altro giorno.

Mi alzo dal letto e cerco il pavimento con i piedi, la superficie fredda del parquet sveglia i miei sensi intorpiditi; vado in bagno e mi lavo la faccia, alzo la testa e come ogni mattina mi guardo allo specchio: l’immagine riflessa della mia faccia smunta e bianchiccia ed i capelli arruffati testimoniano che l’incubo non è ancora finito. 

Non sono mai stato un tipo socievole, anzi mi ritengo abbastanza cinico e schivo ma ora non so cosa darei per parlare anche col mio peggior nemico; molte volte a causa di litigi ed incomprensioni con amici e conoscenti ho desiderato rimanere solo al mondo, però ora che sono davvero l’unico essere umano sulla Terra vorrei rimangiarmi tutto.

Mi lavo i denti e nel rimettere a posto lo spazzolino e il dentifricio il mio sguardo cade sullo scaffale vicino al lavandino. Vedo la lametta di mio padre.

Ormai sono cinque giorni che va avanti così: nessuno con cui giocare, nessuno con cui chattare, nessuno con cui parlare, nessuno per cui vivere. Voglio scappare da tutto questo, voglio tornare indietro… so bene che è impossibile ma vorrei almeno andarmene da qui, andare in un posto dove non c’è questa freddissima solitudine, qualsiasi luogo abitato da altri esseri umani… ritorno in me e mi accorgo di avere la lametta in mano. E’ un biglietto di sola andata per l’aldilà ma forse lì potrò rivedere la mia famiglia ed i miei amici.

Tremando avvicino lentamente la lametta al polso, penso tra me e me:” forse così riuscirò a liberarmi”.

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3928164