Morto per la Libertà

di AliceGerini
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EPILOGO
FIRENZE, DUE ANNI PRIMA
 
Caro Andrés,
quanto può essere stupido scrivere una lettera ad una persona che non la leggerà mai?
Mi chiedo cosa diresti se fossi ancora qui, probabilmente sorrideresti con il tuo whiskey in mano dandomi dell’esagerata sentimentale, poi poggeresti il bicchiere accanto questa lettera e…Chi lo sa. Il resto mi piace pensarlo nei miei sogni.
Ho rivisto Sergio, non è cambiato di una virgola, mi ha chiesto di aiutarlo per il colpo alla Banca di Spagna, ti ricordi? Il piano che ci ha tormentato per tante di quelle notti che ho perso il conto, il colpo del secolo, l’apologia della bellezza…Non so se accettare, senza te niente ha più senso, vado avanti per inerzia.
Gli ho detto che non ho alcuna intenzione di accettare ma nel profondo del cuore so che non posso prenderlo in giro, non posso prendere in giro me stessa. Sai bene che non sono famosa per restare in casa ad aspettare il marito che torna da lavoro, ho bisogno di azione, di adrenalina.
Ho bisogno di rivederti e penso che succederà se farò bene la mia parte.
Che cosa romantica.
Mi sono appena tagliata i capelli, ho provato i vestiti, indossato tutte le maschere che conosco. Ho ballato da sola, accompagnata solo da un coltello e dal tuo fantasma, ho imparato a disegnare le planimetrie della Banca di Spagna ad occhi chiusi, anche se a volte le linee non sono proprio precise come vorresti tu.
Ho preso la mia decisione e con essa tutte le conseguenze che ne seguiranno.
Non credo mi presenterò con un nome in codice.
I nomi in codice non hanno senso.
Tu ti facevi chiamare Berlino.
Per me eri e sarai sempre Amore.
 
Esme.
 
***

Seppellimmo Esmeralda accanto Berlino, nel monastero a Firenze.
Fu la prima volta in cui piangemmo tutti insieme.
Esme era morta esattamente come suo marito:  per la nostra libertà.
E in fondo al cuore sapevamo tutti, chi più chi meno, che non avremmo mai potuto ricambiare il gesto. Il senso di colpa per le loro morti avrebbe sempre pesato sul nostro cuore.
Ma sapevamo anche che un giorno avremmo sorriso con dolcezza al loro ricordo.
Esattamente come fece Palermo mentre poggiava dei fiori sulla tomba delle uniche persone che avesse mai amato davvero.




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