Pokémon Cinnamon Version
Cinnamon non era molto entusiasta
di rinunciare al suo adorato camice bianco, ma non aveva molta scelta. Con
cura, lo ripiegò e lo mise in un cassetto, pronto ad essere nuovamente
indossato alla prima occasione utile. Con un sospiro rassegnato si rivolse al
suo adorato Vulpix.
«Lo so, non piace neanche a me, ma è necessario. Hai seguito
tutte le mie ricerche in biblioteca e sono sicuro che questa è l’unica
soluzione possibile.»
Vulpix annuì con un verso che Cinnamon trovò adorabile e il ragazzo aprì l’armadio con
decisione.
«Dunque… ho qualcosa per farmi passare per un allenatore o
dovrò andare al negozio?»
Il ragazzo ripensò per un momento ai vari allenatori che
aveva incontrato fino a quel momento e optò per una semplice maglietta bianca,
che un po’ gli ricordava il suo camice, un paio di bermuda di jeans e dei
sandali rossi, che con un sospiro abbinò a un cappellino dello stesso colore.
Si guardò allo specchio: i suoi capelli neri spiccavano a ciuffi da sotto la
visiera e gli occhi quasi arancioni erano coperti da un grosso paio di occhiali
da sole scuri dalla spessa montatura verde che faceva un po’ a pugni con il
resto, ma era l’unico paio che avesse trovato in casa. Fece una smorfia. Non
era il massimo del travestimento, ma la verità era che una sola persona avrebbe
potuto riconoscerlo e fermarlo: il professor Kukui si
sarebbe accorto immediatamente che sotto quel cappellino si celava uno dei suoi
allievi, ma Cinnamon era pronto a correre il rischio
di essere espulso dall’Accademia per professori Pokémon. Ne aveva letto e
riletto il regolamento da cima a fondo, nulla vietava a un aspirante professore
Pokémon di fare il giro delle isole, dopotutto, e se avere quei maledetti
cristalli Z era l’unico modo per incontrare lui,
bene, era pronto.
Si chinò verso il suo adorato Pokémon dal pelo bianco: «Che
te ne pare?»
«Piiix!»
Cinnamon prese il suo zainetto e
se lo mise a spalla: «Bene, un salto al negozio e siamo pronti a partire!»
Il Pokémon però si rannicchiò in un angolo dietro al letto e
guardava il suo amico con degli occhioni lacrimevoli. Il ragazzo sospirò,
intristendosi di colpo, ma si chinò ugualmente di fronte al suo Vulpix.
«Andrà tutto bene. Ricordi perché lo facciamo?»
La volpina annuì appena.
«Se la nostra ricerca avrà successo avremo la cura e tutto
tornerà come prima. Ma dobbiamo trovarlo, e questo è l’unico modo. Nessuno
ascolterà mai la ricerca di un aspirante professore e se aspetto di avere la
qualifica potrebbe essere troppo tardi. Per questo dobbiamo partire ora.»
Vulpix era molto combattuto e Cinnamon lo abbracciò forte, rabbrividendo per il contatto
con il Pokémon Ghiaccio.
«Non mi farai del male. Te lo prometto. Vieni con me per
proteggermi, non per ferirmi.»
«Vulpiiiix…»
Il Pokémon, seppure ancora un po’ titubante, si fece
coraggio e uscì dal suo rifugio.
«Bravo, così mi piaci! Andiamo, abbiamo un giro delle isole
da finire il più in fretta possibile!»
Cinnamon si chiuse la porta di
casa alle spalle e, calcandosi ben bene il cappello in testa, attraversò Malie
per entrare nel Centro Pokémon, ormai quasi deserto. Prima di entrare si
assicurò che Vulpix fosse ben al sicuro nella sua
sfera, poi si diresse senza esitazione verso il bancone del negozio.
«Dieci Pokéball e cinque pozioni,
per favore.»
Il negoziante lo guardò sorpreso: «Ne… ne sei sicuro?»
Cinnamon, cercando di non far
vedere il suo volto, ripeté con sicurezza: «Sì, grazie. Dieci Pokéball e cinque pozioni.»
Il negoziante prese quanto gli veniva chiesto, ma prima di
consegnarle al cliente chiese ancora: «Ti stai preparando per un lungo viaggio,
vero?»
Cinnamon non rispose e il signore
insistette: «Ti prego, ripensaci, sei giovane! Non è un buon momento con la Pokézione che c’è in giro!»
«So badare a me stesso, non si preoccupi.»
«Non è questione di saper badare a se
stesso, non si può fare nulla per difendersi!»
Cinnamon sospirò, girando i
tacchi: «Va bene, grazie lo stesso.»
Il negoziante lo fermò: «Aspetta! E va bene, prendi la
merce. Se non riesco a convincerti a fermarti sarà meglio che tu non parta
impreparato.»
Il ragazzo sorrise: «Ero certo che avrebbe capito. Quanto le
devo?»
«Solo 1000. Le Pokéball te le
regalo io.»
«Oh, grazie mille!»
Il negoziante alzò le spalle, prendendo i soldi e
consegnando la merce: «Tanto non è che ho speranze di venderle.»
Cinnamon sospirò prendendo la
merce e dirigendosi verso l’uscita della città. Fino a non troppo tempo prima
delle Pokéball regalate per un allenatore alle prime
armi sarebbero state un sogno proibito, ma ormai il prezzo era calato così
tanto che chi un tempo le vendeva quasi ci guadagnava di più a offrirle in
omaggio con altri acquisti. Nessuno si avventurava più nell’erba alta,
catturare o peggio ancora allenare i propri Pokémon era diventato un rischio
troppo alto da quando il Pokérus, il virus tanto
agognato dagli allenatori che faceva crescere i Pokémon più velocemente, era
mutato. Rimaneva ancora estremamente raro, certo, ma ora poteva passare dal
Pokémon al suo Allenatore, e sugli umani l’effetto era terribile. I più recenti
studi analizzati da Cinnamon riportavano che il
virus, di per sé innocuo nelle persone, cercando di replicarsi dall’interno
delle cellule umane, portava per errore alla trascrizione di alcune parti di
DNA dell’ultimo Pokémon che lo aveva ospitato. Il risultato era una Poké-mutazione, o Pokézione, come
molti lo accorciavano, ovvero alla trasformazione di alcune parti del corpo
dell’allenatore: c’era chi otteneva orecchie da Pikachu,
chi cambiava il colore della propria pelle, chi la forma delle mani o dei
piedi. Particolare il caso degli abitanti di Monteluna
a Kanto, che pur non presentando grosse mutazioni
fisiche non potevano fare a meno di unirsi ai Clefairy
nella loro danza alla luna piena. Le buone notizie erano però che non si
riscontravano infezioni da uomo a uomo, che i contagiati non sviluppavano, per
esempio, code o arti extra ma si limitavano a modificare parti già esistenti
del loro corpo e che nessuno aveva sviluppato capacità o attacchi strani;
tuttavia il mondo, giustamente, era terrorizzato. Vietati per legge gli scambi,
sconsigliati i viaggi per entrare alla Lega Pokémon di qualsiasi regione, il
mondo sembrava quasi condannato a una lenta disaffezione degli umani dai loro
amici Pokémon. Cinnamon temeva che potesse iniziare
una crisi di rilascio dei propri compagni o una vera e propria guerra, e questo
non poteva permetterlo. Aveva studiato da cima a fondo tutti i libri della
biblioteca di Melie, aveva persino rubato le credenziali del professor Kukui per poter accedere a degli studi più approfonditi e
aggiornati sul tema ed era sicuro di aver trovato la chiave di svolta di tutta
quella faccenda. La sua salvezza, però, si trovava all’Albero Lotta, e solo gli
allenatori accreditati potevano accedervi. Lui non era un allenatore, ma aveva
studiato tanto ed era sicuro di potercela fare. Altri professori Pokémon erano
stati grandi allenatori, come il mitico Professor Oak,
quindi non c’era nulla di male a tentare.
Cinnamon prese un respiro, poi
tirò fuori Vulpix dalla Pokéball.
Cominciare il suo viaggio con uno starter non ufficiale e già di livello 15 era
un po’ barare, ma non aveva il tempo di fare le cose come si deve.
«Forza, Vulpix, cominciamo! Prenderemo
pochi compagni, solo quelli che ci servono per compensare i nostri svantaggi di
tipo, e ci alleneremo il giusto, quel tanto che basta per arrivare all’Albero
Lotta.»
Vulpix annuì, più convinto: «Pix!»
«Così mi piaci! Dai, prima cominciamo, prima finiamo!»
Cominciare il giro delle isole sull’osservatorio Hokulani da Chrys, il Capitano di
tipo Elettro non fu una passeggiata. Il Pokémon dominante aveva quasi 15
livelli di differenza rispetto a quello di Vulpix e
quindi volente o nolente Cinnamon dovette allenare il
suo Pokémon allo stremo, pregando ogni volta che tornava al Centro Pokémon di
non sentirsi dire dall’infermiera Joy che il suo Vulpix avesse contratto il Pokérus.
Chrys rimase un po’ confuso dal fatto che il ragazzo
non avesse altri cristalli Z prima del suo, ma visto il grave momento di crisi sembrò
chiudere un occhio.
Conclusa la sua prova si diresse verso l’abbandonato
Supermercato Affaroni, dove incontrò Malpi, la
Capitana di tipo Spettro. Cinnamon aveva un debole
per lei, a cui indirettamente doveva molto, dato che gran parte dei libri della
biblioteca di Malie su cui si era preparato erano frutto di una sua generosa
donazione. Il vero problema fu quello di trovare un modo per affrontare la sua
prova, visto che in teoria era richiesto un Pokédex Rotom per scattare fotografie ai Pokémon Spettro, e
certamente non poteva andare a chiederne uno al professor Kukui.
Per fortuna riuscirono a trovare un punto d’accordo, Cinnamon
svolse la prova con un semplice smartphone e riuscì ad ottenere il suo secondo
cristallo Z, che diede presto a un Mimikyu che si
affezionò a lui così tanto da volerlo seguire insieme a Vulpix.
La prova di Augusto non fu una passeggiata, dovette
riprovarla due volte prima di riuscire a superarla. Il Kahuna
criticò un po’ la sua scelta di tenere con sé solo due Pokémon, ma alla fine
gli diede il cristallo e il timbro dell’isola Ula Ula, seppur su un taccuino non regolare.
A quel punto Cinnamon prese il
traghetto e, facendo il giro contrario a quello che gli allenatori svolgono di
solito, si diresse verso Akala, dove superò senza
problemi la prova di Suiren e ottenne il cristallo Z
dell’Acqua.
La prova di Kawe, il Capitano di
tipo Fuoco, fu più problematica, in quanto il suo Vulpix
Alola, pur di livello molto più alto, pativa
tremendamente le temperature elevate, e Cinnamon
dovette affrontarla esclusivamente con Mimikyu. Anche
qua si guadagnò la fiducia di un Salandit femmina che
a livello 33 si evolvette in una splendida Salazzle.
I Pokémon Erba di Ibis furono tranquillamente travolti dal
ghiaccio di Vulpix e dal fuoco di Salazzle
e Cinnamon arrivò senza difficoltà da Alyxia, la Kahuna di Akala, la quale venne sconfitta donandogli sia il cristallo
Z di Pietra che il secondo timbro.
Indubbiamente le prove più semplici furono quelle a Mele Mele, dove né Liam, il capitano
di tipo Normale, né Hala, il Kahuna
specializzato nel tipo Lotta, non poterono colpire neanche una volta Mimikyu. Riuscì anche a portarsi via un Munchlax,
ma la vera difficoltà per Cinnamon fu dileguarsi
dall’isola prima che il Professor Kukui venisse a
indagare su questo nuovo travolgente sfidante che stava facendo il giro delle
isole al contrario e senza un Pokédex.
L’ultima isola, quella di Poni, dove si trovava effettivamente
il famoso Albero della Lotta, fu più devastante del previsto. Se sconfiggere un
Kommo-o selvatico gigante non fu troppo complicato
grazie agli attacchi ghiaccio di Vulpix, quando Rika gli chiese di tornare da ogni singolo Capitano che aveva affrontato fino a quel momento,
risfidarlo e poi tornare lì, a Cinnamon venne da
piangere.
«No, è impossibile…»
Kawe alzò le spalle: «Non avrai
davvero pensato che ti riaffrontassimo con gli stessi Pokémon di prima?
Allenati ancora un po’ e poi sarai pronto per sconfiggere Rika!»
Cinnamon portò la sua squadra al
Centro Pokémon con la morte nel cuore. Dopo essersi assicurato che stessero
bene, tirò fuori Vulpix dalla ball
e si lasciò andare su una panca, desolato.
«Sono stato uno sciocco a pensare di farcela. Mimikyu mi ha aiutato a Mele Mele,
certo, ma per tutte le altre isole siamo spacciati. Io non sono un Allenatore,
dopotutto, come faccio a riallenarvi tutti a sufficienza? E dire che eravamo
così vicini, mancavano solo due cristalli e un timbro!»
Vulpix lo guardò desolato,
cercando di tirare su di morale il suo amico, poi, vedendo che non otteneva
risultati, lasciò perdere e iniziò a gironzolare in giro. Qualcosa, in
particolare, attirò la sua attenzione e corse indietro dal suo padroncino,
mordendogli i pantaloni e iniziando a tirare con tutte le sue forze.
«Uh? Vulpix, che c’è?»
«Pix! Vulpix!
Vul!»
Cinnamon provò a calmarlo, ma non
riuscendoci si arrese: «Va bene, va bene, vengo con te! Dove vuoi portarmi?»
Il Pokémon si fece seguire fino ad arrivare alle spalle di
due persone, un’anziana che, al contrario delle aspettative, sorreggeva una
giovane ragazza, forse la nipote, che aveva evidenti difficoltà a camminare. Il
motivo, guardando con attenzione, era piuttosto ovvio: i suoi piedi, nudi,
erano identici a quelli di un Oricorio giallo Cheerdance. Vulpix mugolò ancora,
cercando di spingere Cinnamon verso la coppia, ma il
ragazzo era indeciso se rivolgere loro la parola. Come poteva rivolgersi a
delle persone che stavano soffrendo per la Pokézione
dopo aver fallito la sua missione?
Anche gli altri Pokémon, all’interno delle loro sfere,
iniziarono ad agitarsi, come a spingerlo ad avvicinarsi. Vulpix,
con un balzo, saltò sullo zaino, con i denti aprì la zip e cercò di porgergli
taccuino e penna.
Cinnamon sospirò: «E va bene, va
bene…»
Quasi controvoglia, il ragazzo si avvicinò alla coppia,
ancora indeciso su come approcciarsi con educazione e senza essere invadente. Vulpix intervenne ancora, sbarrando il passo alle signore.
La ragazza si ritrasse spaventata, ma la nonna si chinò ad accarezzare il
tenero volpino di ghiaccio.
«Oh, un piccolo Ke'oke'o!»
«Nonna, ti prego, stai lontana. Ci manca solo che ti ammali
anche tu!»
Cinnamon a quel punto fu costretto
a intervenire: «Scusatelo, è mio. Assicuro che è sano, siamo appena stati al
Centro Pokémon.»
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, mentre la nonna
continuava ad accarezzare Vulpix: «È un cuccioletto
molto tenero… e ti dev’essere molto affezionato.»
Cinnamon arrossì leggermente:
«Già…»
L’anziana signora lo guardò dritto negli occhi: «Tu non
osavi rivolgerci la parola e lui ha deciso di fare da intermediario, vero?»
Cinnamon e la nipote la guardarono
sorpresa, mentre Vulpix si limitò ad annuire. La
donna rise di gusto.
«Sediamoci, che la mia nipotina non regge le lunghe
camminate, ultimamente. Tu vuoi chiederci qualcosa, vero?»
Cinnamon si fece coraggio: «Ehm…
per la verità sì. Vedete, io…»
Fece un profondo respiro e continuò: «Sono un professore
Pokémon in incognito e sto studiando la Pokézione per
cercare una cura.»
La ragazza lo guardò con occhi sbarrati, mentre la signora
sorrise: «Hai visto, mia cara? Un giovanotto che vuole aiutarti!»
La ragazzina gli chiese spaventata: «Vuoi farmi qualche
esperimento strano?»
«Che? No, no, no, assolutamente! Vorrei solo chiederti di
raccontarmi la tua esperienza, i primi sintomi, qualsiasi cosa ti venga in
mente potrebbe essermi d’aiuto!»
La nonna incoraggiò la nipotina che iniziò leggermente a
rilassarsi. Appena cominciò a raccontare, Cinnamon
prese il taccuino e cominciò a prendere appunti concentratissimo, mentre Vulpix, finalmente riconoscendo il suo amico, si accucciò rassicurato
ai suoi piedi.
«Fino a qualche settimana fa era tutto normale. Andavo in
giro con il mio Oricorio e qualche volta facevamo
qualche lotta, ma non sono un’Allenatrice professionista, non volevo fare il
giro delle Isole. Poi però ho iniziato ad avere degli strani capogiri.»
Anche se Cinnamon poteva
immaginare la risposta, per scrupolo chiese: «In che senso “strani”?»
«C’erano momenti in cui facevo qualche passo e poi la vista
mi si appannava, a scatti, quasi come se prendessi la scossa. Per un secondo
vedevo tutto strano, i colori si mischiavano, quasi come se quello che mi
circondasse diventasse per un attimo squadrato… poi tornava a posto. Qualche
passo e di nuovo, per un dieci minuti accadde così. La sera mi tiravano le
gambe da impazzire, poi sono diventati crampi, urlavo, faceva malissimo, è
continuato per delle ore. Mi hanno anestetizzata e quando mi sono svegliata le
mie gambe erano… bè, come le puoi vedere ora. Mi hanno preso Oricorio, l’hanno depositato a forza nel PC e ora mi tocca
imparare di nuovo a camminare, perché non posso più mettere le scarpe con
questi piedini da uccellino e anche appoggiare le zampe a terra e non perdere
l’equilibrio è piuttosto complicato.»
Cinnamon annuì, finendo di
scrivere. I capogiri a scatti erano un sintomo riportato da tutti gli affetti
da Poké-mutazione, così come l’appannamento della
vista. I sintomi successivi variavano a seconda della parte del corpo colpita,
ma l’incipit era lo stesso per tutti ed era quello ad aver suggerito
all’aspirante Professore la possibile soluzione al mistero.
Aveva seriamente pensato di gettare la spugna, ma dopo aver
visto quella ragazza come poteva farlo?
«Ti ringrazio, davvero. Tornerò presto al lavoro cercando di
trovare l’antidoto.»
La nonna sorrise: «Te ne saremo grate per sempre.»
Rosso come un peperone, Cinnamon
si allontanò da loro, tirò fuori tutti i suoi Pokémon e, con un sospiro, fece
loro una domanda.
«Siete pronti a sottoporvi a un lungo allenamento? Ammetto
di aver preso la cosa sottogamba, ma devo assolutamente andare avanti o molte
persone continueranno a soffrire. Se vorrete continuare a seguirmi ci sarà
molto da lavorare e io non voglio obbligare nessuno.»
Vulpix, Salazzle,
Mimikyu e Munchlax
annuirono convinti. Cinnamon sorrise.
«Grazie, amici, per non lasciarmi da solo.»
L’allenamento fu piuttosto duro, ma diede i suoi risultati. Munchlax, ormai molto legato a Cinnamon,
si era evoluto per affetto in Snorlax e perfino Vulpix aveva fatto capire al suo amico che per aiutarlo era
disposto a tutto, anche ad evolversi. Cinnamon, con
un po’ di magone, aveva preso una pietragelo e lo
aveva accontentato, trasformandolo in uno stupendo Ninetales
Alola. Da quel punto in poi la strada era stata in
discesa, riuscirono senza problemi a sconfiggere nuovamente i Capitani, a
tornare da Rika, battere il Pokémon Dominante e, dopo
una sosta al Centro Pokémon, affrontare Hapi e
ottenere da lei gli ultimi, sospiratissimi, cristallo Z della Terra e timbro
dell’isola Poni.
Riconsegnando a Cinnamon il
quadernino dove aveva appena apposto il timbro, la ragazzina dalle lunghe
trecce castane gli sorrise: «Con questo avrai accesso alla Lega Pokémon sul
Monte Lanakila!»
Cinnamon la guardò pieno di
speranze: «E anche all’Albero Lotta, vero?»
Hapi lo guardò confusa: «Bè, sì,
certo, ma di solito si punta prima alla Lega…»
Il ragazzo saltò di gioia sul posto: «Chi se ne frega della
Lega! Albero Lotta, arriviamo!»
Hapi lo vide correre verso la zona
est dell’isola e cercò di fermarlo: «Ehi! Aspetta! Vai almeno prima al Centro
Pokémon!»
Ma Cinnamon, preso
dall’entusiasmo, non l’ascoltò, preferendo curare i suoi Pokémon con gli
strumenti che aveva con sé. Il percorso era ancora lungo e lui non voleva più
perdere neanche un secondo.
Nonostante la presenza di Pokémon selvatici davvero forti
nell’erba alta, Cinnamon attraversò senza problemi la
Foresta e la Prateria di Poni, ma proprio all’ingresso della Caverna Climax
qualcosa cambiò.
Ninetales, sempre al suo fianco,
si accorse che il suo amico, di colpo, era sbiancato e stava per perdere
l’equilibrio. Con un balzo fu subito al suo fianco a sorreggerlo, con
espressione preoccupata. Cinnamon strizzò forte gli
occhi tremando leggermente.
«No… no, dai, no… è solo stanchezza…»
Riprese a camminare, ma dopo qualche passo, accadde di
nuovo. La vista gli si annebbiò, e per un terribile istante il mondo sembrò
diventare a grossi quadrettoni colorati. Cinnamon si
sedette a terra a riprendere fiato. Gli veniva quasi voglia di piangere. Ninetales, comprendendo finalmente cosa stesse accadendo,
si allontanò da lui mugolando.
«Dove vai, amico mio?»
«Nine…»
«Ormai è fatta. Sapevamo che poteva succedere ed è meglio
che sia successo ora, che siamo così vicini alla soluzione. Vorrà dire che sarò
io stesso la prima cavia dell’antidoto.»
«Ninetales…»
Cinnamon, seppur a fatica, si
rialzò in piedi e abbracciò con tutte le sue forze il suo adorato Pokémon:
«Abbi ancora fiducia in me per un pochino. Mi serve ancora il vostro aiuto per
giungere alla meta e non so quale mutazione avrò. Magari non ci saranno
problemi, e magari invece sì, ma devo arrivare
all’Albero Lotta. Non mollerò così vicino all’obiettivo!»
Ninetales annuì e Cinnamon tirò fuori dalle Pokéball
tutta la sua squadra. Purtroppo già prima di arrivare al fondo della grotta, il
ragazzo fu preda di un insopportabile dolore agli occhi che gli impediva anche
solo di tenerli aperti e lo faceva urlare di dolore. I suoi amici non si
persero d’animo: Snorlax se lo caricò sulle spalle
per gran parte del tempo, Mimikyu andò in
avanscoperta e Salazzle e Ninetales
tennero a bada da soli, senza indicazioni, i Pokémon Selvatici. All’inizio
dell’Erta di Poni finalmente gli occhi di Cinnamon
smisero di bruciare e il ragazzo poté riaprirli. Anche se dietro i grossi
occhiali da sole, notò che non c’erano poi così grandi differenze rispetto a
prima, se non che intorno ai suoi Pokémon vedeva una sorta di aura colorata,
più bluastra vicino a Ninetales, più rossiccia vicino
a Salazzle. Si disse che poteva andargli molto peggio
e, facendosi coraggio, riprese il percorso con le sue gambe verso l’obiettivo
che ormai si vedeva in fondo al pianoro, l’Albero Lotta.
«Benvenuto all’Albero Lotta!»
«Grazie, ma non sono qui per lottare.»
L’addetta che stava ancora analizzando i timbri dei Kahuna lo guardò un po’ perplessa: «Ma allora perché…»
Cinnamon si guardò un po’ intorno:
«Per… lui!»
Con un balzo, prima che potessero fermarlo, il ragazzo
schivò l’addetta e corse verso la persona che stava cercando. La signorina
cercò di fermarlo, ma Ninetales si mise in mezzo
permettendo a Cinnamon di raggiungere i due ragazzi
fermi in un angolo a chiacchierare.
«RED!!!»
Il giovane uomo si voltò sentendo chiamare il proprio nome,
e con lui il Pikachu che aveva sulla spalla; al suo
fianco l’inseparabile rivale Blue, che subito fermò il ragazzo: «Ehilà! Mi
dispiace, ma in questo momento non siamo disponibili per autografi!»
Cinnamon fece una smorfia: «Non
voglio un autografo! Ho bisogno di parlare con Red!»
Blue rise, abbassando gli occhiali da sole: «Bé, auguri se ti risponde, io sono anni che gli parlo e non
mi rivolge la parola! Se cerchi delle risposte ti conviene chiedere a me.
Faccio anche da interprete dei suoi gesti.»
Il ragazzo si morse un labbro. Non era quello che si era
aspettato, ma dopotutto aveva di fronte il nipote del celeberrimo Professor Oak, colui che aveva iniziato le ricerche sui Pokémon,
ovviamente uno dei suoi miti. Forse poteva fidarsi? Forse no?
Red però aveva già quasi perso totalmente qualunque
interesse nei suoi confronti, pensando di avere a che fare col solito fan. Blue
lo richiamò: «E dai, Red! Ha fatto tanta strada per vederti, potresti
accontentarlo un pochino!»
Cinnamon, disperato, decise di provare
il tutto per tutto: «Red, ti stavo cercando perché che si sappia tu sei l’unico
immune…»
Prese un profondo respiro.
«… ai glitch…»
Blue ridacchiò: «Ai che?»
Ma Red a quella parola si paralizzò sul posto, come se
avesse preso la scossa. Pikachu sulla sua spalla si
voltò verso Cinnamon, regalandogli un’occhiataccia
che lo fece rabbrividire. Red si girò di scatto e, con aria ancora più seria di
prima, senza preamboli, lo afferrò per il polso, facendogli segno con la testa
di seguirlo.
Blue iniziò ad essere preoccupato e fece per seguirli anche
lui: «Ehi, che succede?»
Ma Pikachu, balzando giù dalla
spalla dell’allenatore e gli bloccò il passaggio, caricandosi di elettricità
con un ghigno preoccupante: «Pika… pika chu chu pika pikachu…»
Blue, sbiancando, arretrò alzando le mani in segno di resa:
«Ok, ok! Messaggio ricevuto Pikachu, è una questione
fra loro!»
A quel punto Ninetales corse verso
il suo amico e Pikachu fece per bloccare anche lui,
ma Cinnamon urlò: «È con me! È il mio Pokémon!»
Pikachu, allora, con un sospiro
rassegnato, lo lasciò passare: «Pika! Ka chu chu kaka chu…»
Poi rivolse un’ultima occhiataccia a Blue, facendogli segno
con le dita delle zampine che lo teneva d’occhio: «Pika ka chu
chu chu! Pika kaka pika…»
E finalmente seguì Red, che nel frattempo aveva trascinato
un sempre più confuso Cinnamon nella sua stanza,
della quale chiuse la porta a chiave non appena anche Pikachu
li ebbe raggiunti. Con un sospiro posò il suo adorato cappello e si sedette,
facendo segno al suo ospite di fare altrettanto.
«Pikachu, elettrizza la maniglia.
Non vorrei mai che quel curiosone di Blue cercasse di guardare dallo spioncino,
almeno così gli passa la voglia.»
Pikachu si strofinò le zampette,
cominciando a caricarsi all’inverosimile: «Pika…»
Red ridacchiò divertito: «Senza esagerare…ci serve intero e lo sai.»
Il Pokémon borbottò qualcosa con aria estremamente delusa e,
scaricando a terra l’energia superflua, si limitò a sfiorare la maniglia
metallica con la punta della coda.
«Kaka chu…»
Cinnamon e Ninetales,
invece, avevano gli occhi sbarrati dallo stupore: «Ma… ma tu parli???»
Red si voltò verso di loro e sorrise quasi intenerito: «Sì,
certo.»
«Ma… ma tu sei il famoso Allenatore muto!»
L’uomo sospirò: «Ho imparato a mie spese che è meglio tenere
la bocca chiusa il più possibile. Ma con te dovrò fare un’eccezione.»
Lo fissò dritto negli occhi: «Cosa sai su di me e sui
glitch?»
Cinnamon scattò subito verso il
suo zaino, recuperando dei fogli spiegazzati: «Sì! Ecco, nella biblioteca di
Malie c’è un’ottima raccolta di vecchi giornali e riviste di Johto, dato che la città è stata fondata da alcune persone
che provenivano da lì. In una di queste raccolte ho trovato questo.»
Porse a Red una fotocopia. Il ragazzo riconobbe all’istante
l’articolo in questione, era un estratto di un’intervista che gli avevano fatto
poco dopo essere stato nominato Campione della Lega Pokémon di Kanto e Johto.
Cinnamon continuò: «Lì continuavi
a ripetere che non eri il vero Campione, che eri arrivato in Sala d’Onore solo
grazie a una serie di errori… o di glitch,
così li soprannomina il giornalista, che avevano colpito l’intera mappa
della regione di Kanto ai tempi del tuo viaggio.»
L’aspirante Professore Pokémon si tolse gli occhiali e
continuò a parlare: «So che all’epoca non venisti creduto, ma io credo che Alola sia vittima della stessa cosa e che la famosa Pokézione non sia altro che una variante dei glitch di Kanto. Anche tu parli, qui, tra i vari errori a cui hai
assistito, di persone fuse con i Pokémon. Non so perché, ma ad Alola si è collegato al Pokérus,
non ancora scoperto ai tuoi tempi, e da lì i contagiati vengono corrotti… tra
l’altro, con lo stesso effetto dell’avvelenamento sui Pokémon tipico del tuo
periodo, a cui avevamo posto rimedio migliorando le macchine dei Centri Pokémon
e a cui ovviamente noi umani non possiamo sottoporci.»
Cinnamon, con i suoi occhi ormai
identici a quelli di Ninetales, fissò Red con la
stessa serietà con cui veniva osservato lui: «Ho bisogno di sapere tutto quello
che ti è successo, per capire come creare una cura e un vaccino. Anche partendo
dal tuo stesso sangue, se necessario, se mi concederai di prenderne un
campione. È mio dovere di Professore Pokémon!»
Red, che fino a quel momento lo aveva fissato serissimo, si
lasciò sfuggire un sorriso: «Professore
Pokémon, eh? Non sei un po’ giovane per quel ruolo?»
Cinnamon arrossì appena e fece con
la mano un gesto di stizza: «Lo sarò tra poco.»
L’allenatore più famoso del mondo si alzò dalla sedia e, con
delicatezza, sollevò il volto di Cinnamon per
guardarne bene gli occhi: «Uhm… decisamente più sofisticato di quello con cui
ebbi a che fare all’epoca, ma i tempi sono anche cambiati…»
Poi incrociò le braccia e iniziò a raccontare: «Vuoi sapere
cosa successe? Ecco la mia verità! Diamine, non racconto questa storia da dieci
anni almeno…»
Cinnamon prese il suo immancabile
taccuino e si preparò a prendere appunti, come da sua abitudine, mentre Red, con
un sospiro, cominciò: «Ancora adesso non so spiegarmi cosa sia successo. La mia
avventura iniziò in un modo strano, non c’era nulla al proprio posto e nessuno
sembrava farci caso. Pensi che la Pokézione sia
grave? Mia madre per gran parte del tempo divenne invisibile e iniziò a
parlarmi ripetendomi solo “TMZ4! TMZ4!” peggio di un Pokémon!»
Rivolse uno sguardo a Pikachu e Ninetales e aggiunse: «Senza offesa.»
Poi riprese: «Il professor Oak
aveva continue perdite di memoria, sia lui che Blue continuavano a cambiare
modo di parlare o aspetto sotto i miei occhi. Fu un incubo, anche perché senza
un Pokémon non mi permettevano di uscire da Biancavilla, e Arceus
sa quanto solo volessi scappare da quel posto in quel momento! La mia consegna
dello starter avvenne due volte, durante la prima presi un Charmander
che però persi scappando dal laboratorio dopo che Blue iniziò a comportarsi
come un’Infermiera Joy.»
Cinnamon si fece scappare una
risatina e Pikachu lo guardò malissimo: «Pika…»
«Scusate, scusate, ma mi è quasi difficile immaginare il
famoso allenatore Red dimenticarsi il proprio starter!»
Red lo guardò malinconico: «All’epoca non ero famoso per
nulla, non ero neanche ancora un allenatore, ero un bambino di dieci anni che
aveva appena visto il suo amico/rivale far volare Pokéball
senza toccarle e suo nonno arrampicarsi su uno scaffale come un Mankey senza motivo apparente.»
Cinnamon sbiancò leggermente:
«Ah…»
«Tentai di nuovo la fuga, ma il Professor Oak mi bloccò di nuovo. Non avevo Pokémon con me e sembrava
non ricordare della consegna dello starter finita con una doppia possessione.
Fu a quel punto che incontrai Pikachu.»
Il Pokémon si lasciò sfuggire un sospiro malinconico, a
zampe incrociate: «Piiika…»
Red ridacchiò: «Se hai pensato finora che fosse una peste,
avresti dovuto vederlo allora! Tanto per cominciare… era un allenatore.»
Cinnamon lo guardò confuso: «Come,
scusa?»
«La prima volta che l’ho incontrato mi ha lanciato contro
delle Pokéball tirando fuori degli esseri umani.»
Il ragazzo iniziò a sudare freddo, con grandissima
soddisfazione di Pikachu, che si scrocchiò le zampine
con un ghigno malvagio sul volto.
Red ridacchiò: «Puoi immaginarti la mia reazione quando,
dopo averlo catturato, il Professor Oak me lo diede
come nuovo starter!»
Cinnamon, ancora terrorizzato
all’idea, si limitò ad annuire, e Ninetales con lui.
«Per mia fortuna Pikachu si rivelò
non solo un potente alleato, ma l’unico che oltre a me si rendeva conto degli
orrori che ci circondavano. Ti risparmio gran parte delle mie avventure, ma
sappi che a un certo punto, ancora non so come, trovai dei punti del percorso
in cui sembrava possibile teletrasportarsi in posti a
caso. Fu così che mi ritrovai… direttamente nella sala di registrazione del
Campione della Lega Pokémon.»
Cinnamon era sconvolto: «Così? Dal… nulla?»
Red annuì: «Esattamente. Al suo interno mi ritrovai il
Professore che, dando per scontato che se mi trovavo lì dovevo aver sconfitto i
Super Quattro, mi registrò come nuovo Campione della Lega Pokémon.»
Cinnamon, sconvolto, recitò a
memoria dall’articolo che aveva letto e riletto più volte: «Con solo un Pikachu
di livello 25 e un Charmander di livello 5 e senza
che nessuno l’avesse visto comprare un singolo strumento in nessun Pokémarket dell’intera Kanto…»
Red alzò gli occhi al cielo: «Non che non ci avessi provato,
a un certo punto! Mi hanno anche rubato lo zaino!»
Pikachu lo scimmiottò: «Pika pipipika pipika…»
Il giovane uomo rispose: «Me lo rinfaccerai a vita, vero?»
Pikachu annuì: «Pika!»
Cinnamon li interruppe,
riguardando freneticamente il taccuino: «No, aspetta un attimo! Tu mi hai detto
che il Charmander l’avevi perso al Laboratorio
all’inizio della tua avventura! Come hai fatto ad averlo di nuovo per la
registrazione come Campione?»
Il ragazzo ridacchiò soddisfatto: «Ehi, hai visto Pikachu? È un vero Prof, è stato attento a tutti i
dettagli!»
Il Pokémon annuì con aria soddisfatta e applaudì persino,
guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Ninetales,
che non sopportava che prendessero in giro il suo amico.
«A un certo punto della mia avventura, il mio Charmander mi fu restituito, perfettamente integro, senza
alcun glitch.»
«Da chi?»
Red ci pensò un attimo prima di rispondergli: «Uhm… anche se
finora hai dato retta alla mia storia, questa potrebbe essere un po’ troppo
anche per te. Forse faccio prima a fare così… JOY!!!»
A quell’urlo qualcosa sbucò
da una parete e Cinnamon, preso alla sprovvista, si
spaventò tanto da cadere dalla sedia, seguito dalle grasse risate di Pikachu. Una figura umana piccolissima, grigia, indefinita,
che poteva distinguere essere femminile solo per i lunghi capelli, si era
avvicinata a loro. Non era possibile distinguerne i lineamenti del volto, e
neanche la sua espressione. Red le sorrise.
«Cinnamon, ti presento Joy!»
La fantasma s’inchinò: «Benvenuto al CENTRO POKÉMON!»
Cinnamon, ancora a terra, si
guardò intorno perplesso: «Eh?»
Red gli sorrise: «Non so se Joy
sia il suo vero nome, ma parla solo ed esclusivamente con le frasi delle
infermiere dei Centri Pokémon, per cui l’ho soprannominata così. Ci vuole un
po’ di allenamento per interpretarla.»
Poi si rivolse al fantasma: «Joy,
potresti fare qualcosa per i suoi occhi?»
«Benissimo. Guariamo anche i tuoi.»
«Allora, per favore, aiutalo.»
«Benissimo. Allora dammeli.»
Cinnamon era sempre più confuso e
terrorizzato. In che senso doveva darle i
suoi occhi?
Ma dopo aver detto quello la fantasma si limitò ad avvicinarsi
e ad appoggiare le sue mani sugli occhi del ragazzo. Cinnamon
sentì una piacevole sensazione di calore attraversargli il corpo, a partire dai
bulbi oculari. Ninetales, preoccupato, avvolse le sue
code intorno alle gambe del suo amico, pronto a portarlo via se necessario.
Pochi secondi Joy dopo tolse le mani e fece un altro
inchino.
«I tuoi POKÉMON sono in perfetta forma!»
Red aggiunse: «Apri gli occhi, Cinnamon.»
Il ragazzo obbedì e dopo aver sbattuto le palpebre un paio
di volte notò che non vedeva più quelle auree rosse o blu intorno a umani e
Pokémon. Ninetales esultò nel rivedere i familiari
occhi quasi arancioni del suo amico.
Red sorrise: «Come immaginavo, Joy
riesce a sistemare anche questo.»
La fantasma si voltò verso di lui con una mano tesa:
«Guariamo anche i tuoi.»
L’allenatore alzò le mani: «Mi dispiace, ti ringrazio ancora
una volta per l’offerta, ma Pikachu me lo tengo così
com’è.»
Di tutta risposta Pikachu le
rivolse una linguaccia e le fece il gesto dell’ombrello, ma lei sembrò non
prendersela.
Cinnamon si guardò intorno ancora
stupefatto: «Wow! È… è fantastico! Ce l’ha fatta davvero!»
Poi si chinò ad abbracciare Ninetales:
«È stato davvero interessante vedere dai tuoi occhi. A quanto pare hai la vista
termica… dovrò farci uno studio quando questa storia sarà finita, sono sicuro
che verrebbe fuori una fantastica pubblicazione!»
«Nine!»
Red sorrise: «Joy, piano piano,
sistemò anche tutta la mia Kanto. Un lavoretto come i
tuoi occhi per lei è una bazzecola.»
Cinnamon riemerse dal pelo del suo
Pokémon: «Davvero?»
L’allenatore annuì e riprese a raccontare: «Dopo la mia
proclamazione a Campione, terrorizzato dalle follie a cui avevo assistito, mi
chiusi nella mia camera per un bel po’, rifiutando persino di vedere mia madre…
diamine, quei continui TMZ4, se all’inizio mi spaventavano, dopo un po’ erano
solo noiosi. Finché, non so quante settimane dopo, sentii mamma chiamarmi per
la cena in un linguaggio umano. Ricordo che corsi giù col cuore in gola, con Pikachu sulla mia testa pronto a fulminare qualsiasi cosa…
ma improvvisamente mia madre era tornata come nei miei ricordi migliori.
Mangiai quella cena incredulo e all’erta, pronto a scappare non appena avessi
visto o sentito cose strane, ma sembrava davvero tutto a posto. Quando, ancora stupefatto,
tornai in camera, trovai Joy fluttuante sopra il mio
letto. Con quel linguaggio tutto suo mi fece capire che aveva aggiustato mia
madre e con non poca insistenza mi convinse a uscire di casa. In quelle
settimane aveva sistemato tutto, con mia grande meraviglia. Le mancava giusto
solo il mio Pikachu, ma ormai mi ero affezionato a
quella peste e decisi di tenerlo così. Joy rimase da allora
in mia compagnia, seguendomi in maniera discreta, ma evitando sempre di farsi
vedere dagli altri.»
Red, a quel punto, si lasciò sfuggire un sospiro: «Ma se
inizialmente pensai che l’incubo fosse finito lì… scoprii presto che mi
sbagliavo, e che in realtà era appena cominciato.»
«Eh?»
L’allenatore rivolse uno sguardo malinconico al fantasma: «Joy aveva aggiustato cose e persone, ma non aveva potuto
eliminare gli eventi. Quella registrazione come Campione era rimasta, e il
fatto che nessuno si ricordasse di avermi affrontato, né in Palestra né alla
Lega, e che ci fossi riuscito con soli due Pokémon e di livello così basso,
suscitò non poco scalpore. Vennero a cercarmi giornalisti sia di Kanto che di Johto, per chiedermi
come avessi fatto… e per me fu il
panico. Mi chiesero di mostrare medaglie che non avevo, di spiegare imprese che
non avevo fatto, e rischiai denunce per colpe che non avevo commesso.
All’inizio provai a spiegare la situazione, da cui quell’intervista che hai
ritrovato, rarissima, tra l’altro, ma poi mi resi conto che nessuno mi credeva.
Quando sentii mia madre parlare con il Professor Oak
di mandarmi da un medico perché evidentemente durante il mio viaggio ero
diventato pazzo, presi la mia decisione estrema. Scappai nuovamente da casa
senza dire nulla a nessuno e, con Pikachu, Charmander e altri Pokémon che catturai strada facendo
diventai l’Allenatore che tutti si aspettavano che io fossi. Rifiutai di
rivolgere la parola a chiunque, guadagnando l’appellativo di Allenatore Muto, e
mi allenai con severità a Johto, fino a trovare la
giusta zona isolata e con Pokémon abbastanza potenti da affrontare.»
Cinnamon annuì, continuando a
prendere appunti: «Il Monte Argento.»
«Per un paio d’anni nessuno mi disturbò, permettendomi di
temprare i miei Pokémon e me stesso. Almeno finché non si presentò un
giovanissimo allenatore, il nuovo Campione della Lega, con ben sedici medaglie
e una voglia matta di sfidare “la leggenda”. Ero sinceramente intimorito da
quello scontro, non avevo idea se il mio durissimo allenamento avesse dato i
frutti sperati e se fossi all’altezza di un vero Allenatore, uno che aveva
fatto davvero tutta la sua avventura, anzi, persino di più. Persi, ma in modo
più che onorevole, e anzi, sperai che con quella sconfitta le attenzioni dei
più si rivolgessero al mio giovane sfidante.»
Red ridacchiò: «Speranza vana. Intorno a me si era creata
un’aura di mistero che mi rendeva ancora più leggendario agli occhi dei nuovi
aspiranti Campioni. Ma quella lotta appassionante mi aveva sbloccato e ridato
fiducia in me stesso. Ero pronto per scendere dal monte e affrontare la
celebrità, con quel chiacchierone di Blue più che disposto a parlare per me a
giornalisti e fan, e dedicarmi a tornei seri senza paura di sfigurare.»
A quella frase Cinnamon realizzò
una cosa: «Aspetta… tu hai affrontato i tornei ufficiali con un Pikachu glitchato?»
Alla faccia perplessa dell’aspirante professore Pokémon sia Pikachu che Red scoppiarono in una sincera risata.
«No, no! Pikachu interviene solo
in competizioni amichevoli, non voglio essere disonesto.»
Pikachu con le braccia incrociate,
sospirò: «Pipika pika…»
«Anche se lui non vedrebbe l’ora di fare a scazzottate di
continuo, nonostante gli anni gli è rimasto l’animo da teppista di strada.»
«Ma tu lotti sempre con Pikachu!
Sei famoso anche per questo!»
A quel punto il diretto interessato balzò verso lo zaino di
Red, aprì la zip esterna e tirò fuori una piccola Pokéball.
Red sorrise.
«Eppure mi sembrava di avertelo detto… Pikachu,
prima di essere un Pokémon, è un allenatore!»
Pikachu lanciò la sfera, facendo
uscire un secondo Pikachu, praticamente identico a
lui.
«Direttamente dal Bosco Smeraldo, ti presento Pichaku, il sosia di Pikachu.
Allenato da lui stesso a comportarsi esattamente come farebbe lui, e con il
preciso ordine di obbedire alle mie richieste in combattimento. Non sono il suo
Allenatore Originario, ma ormai dopo anni abbiamo raggiunto un buon
affiatamento. Pikachu non vuole rientrare nella sua Pokéball, così quando iniziamo un combattimento lui si
rifugia nello zaino e tira fuori Pichaku. Nel dubbio
che possano scoprirci non l’ho mai portato in un Centro Pokémon, ma l’ho curato
sempre solo con strumenti o grazie all’aiuto della mia amica Joy.»
La fantasma fece un altro inchino: «Rimettiamo in sesto i
tuoi POKÈMON!»
Cinnamon la guardò dubbioso:
«Tutto questo è fantastico, ma sinceramente… come facciamo a far arrivare Joy dai malati senza spaventare tutti o svelare il tuo
segreto?»
Red fece una smorfia e iniziò a pensare a una soluzione, ma
una voce inaspettata fece trasalire tutti i presenti.
«A QUESTO POSSO
PENSARCI IO!»
Se Red e Pikachu si spaventarono
parecchio, il brivido di puro terrore che attraversò Cinnamon
e Ninetales nel riconoscere quella voce non fu nulla
al confronto.
«P-P-Professor Kukui?»
Una vocetta allegra rispose: «Ciao Cinnamon! È un piacere tornare a
parlarti dopo tanto tempo. Per te no?»
Il ragazzo, preso in contropiede, non sapeva cosa
rispondere, così Kukui continuò: «Se prendi il tuo telefono dallo zaino non mi
costringi ad urlare per farmi sentire.»
Con un po’ di titubanza, Cinnamon
obbedì, chiedendosi come avesse fatto il professore ad aver attivato una
chiamata senza che lui intervenisse. Quando però prese in mano il suo
smartphone, trovò qualcosa di molto familiare sullo schermo.
«Roto-to-tom!»
Dalla sorpresa il ragazzo lanciò il telefono in aria, che
venne afferrato al volo da Ninetales.
«Roto-tom! Non è carino farmi
cadere così, al primo saluto ufficiale!»
Cinnamon riprese con calma il
cellulare in mano, imponendosi di calmarsi: «Un Rotom?
Da quando c’è un Rotom nel mio telefono?»
Il faccione del Pokémon lasciò posto a quello del Professor Kukui: «Dalla tua
sfida contro Hala a Mele Mele!
Hai lasciato lo zaino incustodito e così ho potuto installarlo facilmente senza
che tu te ne accorgessi. Gli ho chiesto di rendersi invisibile, di stare in
silenzio finché non avesse sentito la mia voce, e di tenere sempre una chiamata
attiva in background quando non avevi il telefono in mano.»
«Ma… ma…»
Kukui lo guardò divertito: «Mio giovane allievo, credevi davvero che
nessuno mi avesse avvisato di uno strano sfidante del Giro delle Isole senza Pokédex né starter? Chrys mi ha
chiamato subito, chiedendomi se fosse regolamentare, e dopo avermi descritto
l’allenatore che aveva davanti, ho capito subito che si trattava di te. Ho
chiamato a casa tua e mi hanno confermato che eri partito per una ricerca. Se
però avevi organizzato qualcosa di così grosso senza avvisarmi la questione
doveva essere seria… così ho chiesto a tutti i Capitani di affrontarti
regolarmente, come un allenatore autorizzato, senza farti sconti, o ti saresti
potuto insospettire. Volevo davvero vedere quali fossero le tue intenzioni.»
Il professore gli rivolse un sorriso a trentadue denti: «E devo dire che è stata una ricerca sotto
copertura straordinaria! Hai mantenuto fede al tuo ruolo fino alla fine,
portando avanti con convinzione le tue ipotesi, e sei arrivato a scoprire uno
dei più grandi segreti che si cela dietro il nostro mondo!»
Poi si fermò, ripensando alla frase che aveva appena detto:
«Mi riferivo all’esistenza dei glitch,
non alla tua storia, Red, esattamente come Cinnamon
sono molto più interessato a risolvere la Pokézione
che al gossip. Prometto di mantenere il segreto, non ho assolutamente nulla da
guadagnarci a diffondere una storia vecchia di vent’anni di cui ormai nessuno
ricorda più i dettagli.»
Red, leggermente rosso in volto, annuì in un muto
ringraziamento, e Kukui riprese: «Per quanto riguarda il passaggio in
incognito della nostra signorina Joy, se ho capito
bene dalla storia che ho sentito, può possedere le persone, giusto?»
Red annuì: «Sì, lo ha fatto più di una volta. La persona
posseduta non ricorda nulla di quanto ha fatto in quel periodo.»
«Ma lei continua a
parlare in quel modo, vero?»
«Sì, non sa dire altre frasi.»
Kukui esultò: «Perfetto! Mia moglie conosce la persona
giusta! Ora la contatto e chiedo se si può prestare a questo ruolo, ma credo
proprio che non avrà nulla in contrario. Cinnamon,
raggiungimi appena puoi al mio laboratorio con Joy,
mi occupo io di tutto il resto dell’organizzazione!»
E chiuse la chiamata così, senza neanche salutare. Cinnamon, ancora sconvolto da tutte quelle scoperte, rimase
immobile per qualche secondo, senza neanche respirare. Red lo risollevò dai
suoi pensieri.
«Il Professore Pokémon di Alola,
deduco.»
Cinnamon sospirò: «Sì, ed è anche
il mio maestro.»
«Immaginavo. Tipo esuberante, mi ricorda un po’ Blue.»
Red si voltò verso Joy: «Avresti
voglia di separarti da me per un po’ e seguire questo ragazzo per sistemare un
po’ di glitch?»
Joy fece un piccolo inchino:
«Benissimo. Guariamo anche i tuoi.»
L’allenatore però non fu completamente soddisfatto della
risposta. Scambiò un rapido sguardo d’intesa con Pikachu,
il quale, dopo un momento di indecisione, sospirò, annuì e gli lanciò la Pokéball di Pichaku, facendo poi
un balzo sulla spalla di Cinnamon.
Red guardò Cinnamon dritto negli
occhi: «Non posso allontanarmi dall’Albero Lotta per troppo tempo, e non mi
piace l’idea di lasciare Joy in un mondo che non
conosce e con le sue grosse difficoltà di comunicazione, per cui Pikachu verrà con voi e le farà da bodyguard. Mi riporterai
qui entrambi non appena l’emergenza sarà risolta.»
Pikachu guardò male Red: «Pika! Chu chu kaka pika chu ka! Pichaku chu ka ka pika!»
L’Allenatore rise: «So benissimo che sai tornare da solo e
che vuoi assicurarti che io e Pichaku non facciamo
disastri in tua assenza. Noi faremo i bravi, vero Pichaku?»
Il Pokémon annuì: «Piiiika!»
Pikachu non sembrava del tutto
convinto e Red rise: «E dai, sarà un ritorno ai vecchi tempi, a quando mi
facevi da guardia del corpo contro un mondo impazzito!»
Cinnamon, non visto, alzò gli
occhi al cielo. L’idea di andare in giro con una guardia del corpo Pokémon
psicopatica e glichata e un fantasma di infermiera Joy non lo faceva impazzire, ma in qualche modo quella
crisi andava risolta.
«Joy, mi raccomando, non
approfittare della mia assenza per aggiustare Pikachu.
Lo rivoglio così com’è al vostro ritorno.»
La fantasma fece un inchino, mentre alle sue spalle Pikachu le rivolgeva l’ennesimo gesto dell’ombrello.
«Allora io vado. Ti ringrazio per tutto, Red.»
«Di nulla, io per primo farei qualsiasi cosa per non far
vivere a nessuno quello che ho vissuto io. Riportameli entrambi sani e salvi.»
Pikachu alzò il pugno infuriato:
«Pika pipipika!»
Red ridacchiò: «Ovviamente parlavo a te, Pikachu.
Non picchiare il povero aspirante Professore, ha fatto tanto lavoro e questa
terra ha bisogno di prof come lui.»
Pikachu fece una smorfia: «Piii… ka pika pi.»
L’allenatore rivolse a Cinnamon un
occhiolino e il ragazzo, con un sospiro, aprì la porta, trovando a terra Blue,
che si teneva una mano sull’occhio imprecando sottovoce. Sulle sue spalle, Pikachu scoppiò in una risata incontrollabile. Con un
sospiro, l’aspirante professore Pokémon, assicurandosi di essere seguito sia da
Ninetales che da Joy, corse
via.
«Joy, ti presento… Joy!»
La professoressa Magnolia rise di cuore nel vedere arrossire
la giovane infermiera tirocinante del Centro Pokémon nel percorso 2 mentre
tentava di tendere la mano al fantasma, che ovviamente non la strinse, ma si
limitò a fare un inchino.
«Benvenuto!»
Il professor Kukui le sorrise:
«Allora, ti è tutto chiaro? Per qualche giorno ti faremo possedere in qualche
momento da lei, giusto il tempo di guarire le persone infette dalla Pokézione. Nessuna conseguenza, solo non ricorderai nulla
di quei momenti e passerai al massimo per un’infermiera un po’… ehm…»
Kukui guardò per un momento la
fantasma, cercando un modo per non risultare offensivo: «… particolarmente dedita al tuo lavoro.»
L’aspirante infermiera annuì con un sorriso: «Sì, mi è tutto
chiaro. Se serve davvero per rimettere tutto a posto mi presto volentieri a
questa possessione. E poi è un’infermiera Joy, non
può essere cattiva.»
Kukui era estremamente entusiasta:
«Fantastico! Due tirocinanti salveranno Alola! Non è
poetico tutto questo?»
Magnolia lo interruppe: «A proposito, Cinnamon
dov’è?»
«Oh, sta giocando con i miei Rockruff
e il Pikachu di Red, non sono adorabili?»
Di tutta risposta Cinnamon gridò:
«Adorabili un corno! Qualcuno si decide a darmi una mano???»
Magnolia accorse nella stanza affianco del laboratorio del
marito, trovando il ragazzo cercare inutilmente di sedare una rissa tra Pikachu e gli altri Pokémon del professore; una vera rissa
da strada, combattuta non a suon di mosse regolamentari ma a pugni, calci,
morsi e quant’altro.
La dottoressa si precipitò a soccorrere Cinnamon
e Ninetales, che avevano già lividi ed escoriazioni
provocate dai collari di roccia dei Rockruff, mentre
il professore rimase sulla porta a guardarli: «Visto? Cosa dicevo? Adorabili!»
Quando fu sicuro che Pikachu non
potesse sentirlo, il ragazzo borbottò a bassa voce: «Stupido Pokémon teppista
in preda a una crisi di mezza età…»
Magnolia gli sorrise: «Su, dai, guarda il lato positivo… le
due Joy sono d’accordo.»
«Almeno quello.»
«Dobbiamo solo capire da chi cominciare.»
Cinnamon e Ninetales
si scambiarono un’occhiata complice: «Forse noi abbiamo un’idea…»
Kukui sorrise: «È bello rivederti
con il tuo camice, Cinnamon.»
Il ragazzo, senza distogliere lo sguardo, rispose: «Mancava
molto anche a me. Vestire i panni dell’Allenatore non è stato così male, ma
alla fine questo è il mio ruolo.»
Il professore si sedette sulla sabbia affianco al suo alunno
ad ammirare il tramonto sul mare. La spiaggia poco lontano dal suo laboratorio
era sempre magnifica.
«Dove hai lasciato Ninetales?»
«A casa, a godersi un po’ di coccole di mia madre, insieme
agli altri. Direi che anche lui si è meritato un po’ di riposo, no?»
Kukui sorrise, ma Cinnamon, dopo aver appoggiato sulla sabbia lo zaino da
Allenatore che teneva sulle spalle, continuò serio: «Quindi è andato tutto a
posto? Ho ricevuto una cartolina di ringraziamento da quella ragazza di Akala e ho sentito i tg, ma per il resto...»
«Uhm… direi di sì. Le due Joy
hanno fatto un ottimo lavoro, la Pokézione è
completamente arginata. I giornalisti mi chiederanno ancora per qualche mese
come abbiamo fatto, ma conto che tra un po’ l’attenzione su questa storia cali
a sufficienza e tornino tutti a interessarsi al Battle Royal. Purtroppo non
abbiamo modo di agire sulle cause, ma ho raggiunto un accordo con Red per cui
se dovessero esserci altri casi ci riporterà la nostra amica ectoplasmatica in
un lampo.»
Cinnamon fece una smorfia: «Non mi
parli di lampi, fulmini o qualsiasi cosa riguardi l’elettricità, la prego…»
Kukui sorrise: «Vedo che lo studio
di un Pokémon glitch è stato piuttosto stancante.»
«Stancante??? Lei
definisce solo stancante dover star
dietro a uno psicopatico che prende a botte qualsiasi Pokémon incontri, che ti
fulmina se provi a dire qualcosa a lui o a Joy e con
il costante terrore che possa tirare fuori una Pokéball
e catturare te o qualcuno che ti circonda??? Credo che Red soffra seriamente di
una grave forma di Sindrome di Stoccolma, altrimenti non mi spiego perché
continui a tirarselo dietro senza farlo sistemare da Joy!
Lei tra l’altro non vede l’ora di farlo!»
Kukui sorrise di cuore: «Io credo
solo che Pikachu abbia approfittato della prima
occasione in tanti anni in cui si è potuto staccare da Red per divertirsi un
po’.»
«Alle mie spalle, però!»
Cinnamon sospirò: «Penso che lei
abbia ragione, se avesse avuto davvero cattive intenzioni avrebbe potuto fare
quasi qualsiasi cosa e io non avrei avuto alcun mezzo per fermarlo.»
«Uhm… su questo punto non sono d’accordo.»
Cinnamon si voltò stupito verso il
professore e lui gli sorrise: «Forse non te ne sei reso conto, ma attualmente
sei il più grande studioso di un argomento così cruciale e così misterioso come
i glitch. Se solo riuscissimo a far accettare l’argomento dalla comunità
scientifica, con la super ricerca che hai fatto non solo saresti già
Professore, ma avresti tutti i mezzi per continuare le tue ricerche.»
Cinnamon fece una smorfia: «Ma ci
vorranno anni, se tutto andrà bene, e sicuramente non verrò nemmeno ascoltato
se non avrò già la qualifica di Professore Pokémon. Per questa ragione…»
Il ragazzo aprì la zip dallo zaino e consegnò a Kukui un corposo plico di fogli: «… ecco la mia
pubblicazione per l’Accademia. Con questa potrò ottenere la qualifica, no?»
«Ah, allora è per questo che hai chiesto di vedermi! Mi
sembrava strano che avessi rinunciato a seguire tutte le fasi della cura per
chiuderti in casa semplicemente a riposare…»
L’uomo prese il plico e lesse con estremo interesse il
titolo sul primo foglio: «Analisi della visione termica negli esemplari di Vulpix e Ninetales Alola.»
Cinnamon, leggermente imbarazzato,
distolse lo sguardo e continuò: «Mi servirebbe giusto un esemplare di Vulpix o Ninetales del continente
per verificare con qualche test se anche gli esemplari di tipo fuoco possiedono
questa caratteristica o se si è sviluppata solo grazie al regionalismo, ma
conto sulle sue conoscenze. Ho già abbozzato un capitolo in proposito.»
Kukui sorrise intenerito: «Non
male, non sarà una ricerca sui glitch, ma l’hai potuta compiere solo tramite questi…
mi piace il tuo stile, Cinnamon.»
Il professore, per colpa della luce del tramonto, non poté
capire la vera causa del volto rosso del ragazzo, ma decise di continuare: «Hai
messo l’interesse degli abitanti di Alola, umani e
Pokémon, prima dei tuoi obiettivi personali; hai intrapreso una ricerca che
sapevi benissimo che non ti sarebbe stata utile per il diploma; hai affrontato
difficoltà e problemi che non conoscevi solo per giungere al tuo obiettivo,
senza mai arrenderti.»
Cinnamon, sempre più in imbarazzo,
borbottò ancora: «Non è vero, mi sono arreso eccome.»
Kukui lo ignorò volutamente: «La
tua aspirazione non sarà quella dell’Allenatore, ma il Giro delle Isole ha
indubbiamente fatto crescere anche te. Non posso ancora darti il diploma che ti
spetta, ma ho qualcosa per te.»
Il professore porse a Cinnamon un
piccolo taccuino, che aprì incuriosito. Era un libretto ufficiale del Giro
delle Isole con tutti i timbri e delle note affettuose scritte a mano da ogni
Capitano.
Kukui, con tono solenne, annunciò:
«I quattro Kahuna di Alola,
all’unanimità, riconoscono il tuo valore e quello delle tue ricerche. Il tuo
Giro delle Isole è stato convalidato e ti attendono fiduciosi come nuovo
Professore Pokémon rappresentante di Alola quando
andrò in pensione.»
Cinnamon sbarrò gli occhi,
sconvolto, senza distogliere lo sguardo dai timbri: «Io… Professore Pokémon rappresentante di Alola?»
Kukui, ridendo, gli diede una
forte pacca sulle spalle: «Quando andrò in pensione, ho detto! E ci vorrà
ancora un bel po’, ho un sacco di ricerche sui cristalli Z da concludere! Ma
potremmo dividerci il laboratorio per un po’, che ne pensi?»
Cinnamon era incredulo: «Io… io
non so cosa dire…»
L’uomo divertito, gli sussurrò all’orecchio: «Io ti
suggerire di dire di sì.»
«S-sì! Sì, certo! Io… non la deluderò! Né lei né i Kahuna!»
Kukui sorrise. Cinnamon,
la giovane Joy che si era prestata alla possessione, la
neo nominata Kahuna Hapi e
i giovanissimi Capitani Chrys, Suiren,
Ibis e Kawe… erano tutti delle fantastiche premesse
di un futuro luminoso.
«Un periodo prospero attende Alola,
ne sono sicuro.»
Non pensavo sarei tornata sui
glitch, ma non posso negare che questo periodo difficile abbia ispirato questa
storia. E poi sì, lo ammetto… volevo riprendere in mano il mio Pikachu, maleducato come sempre! Ovviamente questa volta
non ho potuto mettere le immagini e i video dei glitch, ma spero che vi sia
piaciuto.
Se qualcuno volesse leggere le
avventure di Red, potrà trovarle qui, io per
il momento vi saluto e vi auguro buone vacanze.
Alla prossima!
Hinata 92