Tenuta Hwang.

di ungiornodimaggio
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Tenuta Hwang

[...] E avresti potuto pensarci prima, papà.
━ 𝐀𝐯𝐫𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐝𝐨𝐯𝐮𝐭𝐨 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚.

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Hyejin aveva da poco compiuto 20 anni, la scuola era ormai finita dalla scorsa estate e le sue giornate trascorrevano tranquillamente lì alla scuderia. Puliva le stalle, si occupava di lavare i cavalli e dar loro da mangiare. Nel pomeriggio - accompagnata da altri fantini - si allenava nel recinto e dopo gli allenamenti era solita scappare con il Signor Will tra le colline per andare a godersi il tramonto dal punto più alto.
Era quella la vita che voleva, la vita che sognava di fare, tra i suoi cavalli, le gare e la pace che la natura riusciva a darle.

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« Dovrò assentarmi qualche giorno. Ci pensi tu a tutto? »
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Suo padre era solito partire più volte all'anno, ma Hyejin non ne aveva mai capito il motivo visto che alla fine gestivano solo una scuderia e tutto quello che c'era da vedere stava lì.

« Acquisti di nuovi cavalli. » era una delle classiche risposte ogni volta che la ragazza iniziava a fare domande.
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Per quanto ingenua fosse agli occhi di suo padre, quando si trattava della sua scuderia sembrava una donna in carriera, determinata, astuta, piena di grinta e carisma. Erano le qualità che - a detta sua - Hyejin aveva preso da lui. Per fortuna sua figlia le usava nel migliore dei modi.
I tratti del suo volto invece erano identici alla sua defunta madre, morta quando Hyejin aveva solo sei anni.
Le circostanze della sua morte erano ancora ignare alla ragazza e sarebbe rimasto così, senza che sapesse nulla.
Quando si ritrovavano a parlarle, la risposta dell'uomo era sempre e solo "Una malanno improvviso" e Hyejin smetteva di chiedere anche in quel caso.
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Non ricordava esattamente cosa accadde e come si era svolta quella giornata fredda di Gennaio.
Suo padre sarebbe dovuto essere lì a casa dal giorno prima, eppure non si era fatto ancora vedere o sentire.
Sua figlia aveva provato a chiamarlo, ma si ritrovò per 10 volte di fila la segreteria telefonica e si era limitata a lasciarle un messaggio chiedendogli di richiamarla.
La preoccupazione stava un po' prendendo spazio nella sua testa, ma Hyunsik provò a tranquillizzarla:
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« Non fargli pressioni, dai! Si sarà fermato con qualche amico a visitare qualche posto. »

Hyunsik lavorava con lei alla scuderia da molto tempo ed erano praticamente cresciuti insieme, poteva definirlo un fratello maggiore che sapeva sempre cosa dirle e cosa fare per tirarla su nei suoi momenti no, eppure quella volta non ci riuscì.

Semplicemente annuì forzando un po' le labbra per accennargli un lieve sorriso, ma quel tentativo si rilevò un fallimento.

« Mh sì, probabile. »

E lasciò cadere il discorso uscendo dalla stalla per occuparsi di altre faccende.

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E le ore passarono, la sera arrivò e di suo padre continuava a non avere notizie.
Sì era rifugiata davanti al camino e fissava continuamente la porta in attesa che qualcuno entrasse da lì, ma più il tempo passava e più nessuno arrivava. ㅤㅤㅤ
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Stava quasi per addormentarsi quando - dopo ore che sembravano infinite - qualcuno iniziò a bussare più volte alla porta.
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Si alzò scossa dalla stanchezza e si affrettò ad aprire senza nemmeno chiedere chi fosse, convinta che sicuramente era tornato suo padre e non aveva le chiavi di casa con se.
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ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤMa lì non c'era ombra di suo padre.
Due poliziotti apparvero davanti gli occhi di Hyejin una volta aperta la porta e un brivido le percorse il corpo iniziando a sentire il terrore addosso. Forse stava osando viaggiare troppo con la mente, ma era avvolta da pensieri negativi da quella mattina.

ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ« Hyejin Hwang? »
ㅤㅤㅤㅤㅤㅤ ㅤㅤㅤ ㅤㅤㅤ« Sì, sono io. »

ㅤㅤㅤㅤㅤㅤ« Suo padre è il Signor Sungmin Hwang? »

Semplicemente annuì di nuovo, sentendo l'aria venire sempre di più a mancare.
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Gli uomini si guardarono, i loro occhi trasparivano dispiacere e stavano forse cercando le parole giuste per dare quella terribile notizia a una giovane ragazza.
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« Ci dispiace, signorina. Suo padre è annegato nel fiume Nakdong. Questi sono i documenti che aveva con se.
Le chiediamo di venire con noi per delle domande e il riconoscimento del corpo. »





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