Bambini Sperduti
Titolo: Bambini Sperduti
Autore: SignorinaEffe87
Prompt: 08. Nascondiglio (Keywords Challenge; Non Solo Sherlock - Gruppo Eventi Multifandom)
Fandom: Videogiochi > Ghost of Tsushima x Sekiro: Shadows Die Twice Crossover
Genere: Alternate Universe - Yakuza vs Police, One-shot, Slice of Life
Personaggi: Young Yakuza!Sekiro, Child Protégé!Kuro
“Non riusciamo a trovare il
signorino Kuro da nessuna parte, boss”: il Tengu si piegò fino a
sfiorare il tatami con la fronte e, sebbene la maschera nascondesse il
suo volto, Lupo era sicuro che stesse pregando di essere inghiottito
dal pavimento. Lui lo avrebbe fatto, al suo posto, pur di sfuggire alla
rabbia degli Ashina.
“Questo è un problema” affermò il
vecchio Ashina, in un tono sereno che però fece tremare il Tengu dalla
testa ai piedi. Seduto accanto al nonno, Genichiro restava in silenzio,
scuro e minaccioso come una nuvola carica di fulmini.
“Siete un branco di idioti e di
incapaci!” urlò Gyobu, e l’ennesima tazzina del servizio buono che
aveva avuto la sfortuna di capitargli tra le mani finì in briciole in
mezzo alla stanza. Gli Ashina nonno e nipote tacquero, ma era chiaro
che quanto ululato dal loro enorme luogotenente esprimesse in pieno la
loro opinione sulla vicenda.
TONK!
Lupo sobbalzò, quando il rumore
sordo dello shuriken che si conficcava nel legno gli sfiorò l’orecchio,
troppo vicino a un punto vitale e lui troppo distratto per accorgersi
che l’allenamento non era ancora finito.
“Quante volte ti ho detto che devi
prestare attenzione a un solo nemico alla volta, Lupo? Avrei potuto
ucciderti in un istante, se questa fosse stata la mia intenzione” lo
ammonì la Farfalla, apparsa al suo fianco senza fare rumore.
“Sì, Maestra” annuì, senza però
spostare lo sguardo dagli Ashina e dal Tengu inginocchiato, mentre
cercava di staccare lo shuriken dalla parete. Le dita sottili della
Farfalla si posarono sulla sua spalla; aveva una presa lieve, ma
decisa, capace di spezzare un collo e di costringere un piccolo lupo a
prestarle attenzione come se fosse l’unica persona presente nella
stanza: “Ascoltami bene: noi siamo qui per addestrarci, i problemi
degli Ashina con i loro protetti non ci riguardano. Tuttavia, se tu
pensi di sapere dove si trova il signorino Kuro, io ti lascerò andare a
cercarlo, ma solo se mi prometti che ti prenderai la responsabilità per
quel bambino.”
Non era del tutto sicuro di aver
capito: come tutti gli adulti, anche la Maestra, spesso, parlava in
modo strano: “Quale responsabilità?”
La vide aggrottare un po’ le
sopracciglia, come quando cercava di spiegargli una presa complessa in
modo che potesse imitarla: “Non so esattamente cosa gli Ashina vogliano
da quel bambino, tanto da minacciare quel che resta del suo clan per
averne la custodia esclusiva e sguinzagliare i Tengu per l’intera
tenuta al solo scopo di trovarlo. Quello che so, perché di mocciosi
complicati un po’ me ne intendo, è che di certo non ha intenzione di
farsi trovare da una persona qualsiasi. Kuro li sta mettendo alla
prova, sta scegliendo di chi potrà fidarsi, almeno finché sarà un
protetto degli Ashina. Sei pronto per essere scelto da quel bambino,
Lupo?”
Senza rispondere, spostò lo sguardo
dalla Maestra agli Ashina, e si chiese se non stava per fare qualcosa
di stupido, come quando si era azzuffato con Genichiro nel ryokan,
l’estate precedente. Le aveva prese forte, da Genichiro prima e dal
Gufo poi, e i lividi gli erano rimasti addosso per così tanto tempo che
i Tengu avevano iniziato a chiamarlo Dalmata invece che Lupo. Però, un
giorno, mentre spazzava il cortile dalle foglie per punizione, il
vecchio Ashina gli aveva scompigliato i capelli e aveva sussurrato,
perché solo lui potesse sentirlo: “Mi piacciono gli animaletti feroci.
Spero che quei tuoi artigli possano essermi utili in futuro, Lupo.”
“Vado a cercare il signorino Kuro” annuì, e scivolò fuori dalla stanza senza farsi notare, come gli aveva insegnato la Maestra.
§§§
Nessuno scendeva più le scale che
portavano al tempietto sotterraneo, nemmeno la più superstiziosa delle
domestiche; infatti, i gradini scricchiolanti erano coperti di polvere,
polvere che rivelava chiaramente le impronte dei piedini che prima di
lui erano passati di lì. Scavalcò alcune travi spezzate, usando il
corrimano come scivolo, finché una vocina, rimbalzando sulle pareti
spoglie e segnate dalle crepe, risuonò nel sotterraneo buio: “Chi c’è
lì?”
“Sono Lupo e sono venuto a prenderti.”
Vide spuntare un faccino
impolverato, che però sparì subito dietro una colonna, come un gattino
dispettoso: “Lupo chi? Non ti conosco! La mamma mi ha detto di non
parlare con gli sconosciuti!”
I bambini piccoli non gli erano mai
piaciuti, e giocare a nascondino ancora meno, soprattutto da quando era
costretto a farlo ogni giorno contro una sicaria leggera come una
libellula e pericolosa come uno scorpione. Studiò in silenzio le travi
del soffitto e individuò almeno un paio di percorsi che gli avrebbero
permesso di acchiapparlo senza che nemmeno se ne accorgesse. Questo era
quello che avrebbero fatto suo padre, il Gufo, la Maestra, e qualsiasi
altro tirapiedi gli Ashina avessero spedito a recuperarlo. E Kuro non
si sarebbe mai fidato di nessuno di loro.
Avanzò di qualche passo nel
tempietto e spiegò, con lo stesso tono che avrebbe usato la Maestra con
lui: “Sono Lupo, il figlio del Gufo, l’allievo della Farfalla… Quello
che si è picchiato con il signorino Genichiro.”
Per poco non cadde, quando Kuro gli
si aggrappò ai fianchi e lo fissò ad occhi spalancati, come se l'avesse
appena visto trasformarsi in un Sentai Ranger: “Davvero ti sei
picchiato con Genichiro?”
“Sì, davvero. E non aveva
cominciato lui” sospirò, mentre cercava di pulirgli via le ragnatele
dai capelli con la manica della tuta.
“Come hai fatto a trovarmi?”
“Ho visto che dormi sempre con
quello sopra il cuscino”: indicò l’omamori con campanellino che
spuntava dalla tasca della sua salopette, “Ho pensato che il vecchio
tempietto sotterraneo potesse ricordati chi te lo ha dato, che qui
potessi sentirti al sicuro.”
Kuro ascoltò la spiegazione in
silenzio, prima di tirare su con il naso: “Me lo ha dato la mia mamma…
Adesso lei è con il mio papà, non ci sono più.”
“Anche i miei genitori non ci sono
più, ho soltanto il Gufo e la mia Maestra”: non era sicuro che fosse la
cosa giusta da fare, ma gli prese la mano, piccola e fredda come un
sassolino, nella propria, “Che ne dici se torniamo dagli altri? Questo
è un bel nascondiglio, ma il vecchio gingko nel lato ovest della tenuta
è meglio.”
Kuro si bloccò prima delle scale e
lo fissò con uno sguardo serio, che improvvisamente lo faceva sembrare
un adulto. Allora, Lupo seppe che stava per essere scelto: “Però,
prometti che, anche se mi nascondo, tu mi troverai sempre?”
“Te lo prometto, Kuro.”
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