Breve
introduzione alla raccolta: ho deciso di
pubblicare questa fanfiction
in una specie di raccolta di eventuali one-shot che vorrei scrivere su
Natsu e
Lucy (e forse su qualche altra coppia di Fairy Tail), ma senza sapere
se sarà
mai così. Ultimamente ho avuto qualche idea, ho iniziato un paio di
altre shot
senza portarle a termine, e poi improvvisamente è nata questa, un po’ a
caso. Comunque
nessuna di queste storie era casta o pura, perché nella mia testa la
NaLu deve
essere un’esplosione di passione randomica. Quindi inizio questa
raccolta nella
speranza di aver voglia di pubblicare qualche altra NaLu in futuro.
<3
P.S. Per chi
avesse letto anche la mia altra fanfic, “Breaking
Point”, sappiate che non sono ossessionata dai temporali, ma questa one
shot mi
è venuta in mente durante questi lunghi giorni di pioggia d’agosto qui
al nord.
:D
About
Lucy
and Thunderstorms
Natsu
sollevò lo sguardo al
cielo. Il rombare dei tuoni si faceva sempre più vicino, così come
quella
coltre di nubi nere, dense e minacciose. L’intera città era in
subbuglio per
l’arrivo di quella tanto annunciata tempesta: i negozianti avevano
sbarrato con
cura le entrate, le famiglie si erano radunate e avevano assicurato
porte e
finestre. Anche alla gilda la situazione era frenetica: qualcuno era
corso a
mettere in sicurezza il dormitorio, mentre altri sistemavano con cura
le assi
di legno a tutte le finestre e alle porte di Fairy Tail. Fra poco,
tutte le
entrate sarebbero state sbarrate, e di lei non c’era traccia.
“Io…
preferisco stare nel mio
appartamento… per essere sicura che non accada nulla…” gli
aveva detto Lucy
poche ore prima, ma l’espressione nervosa e la voce tremante non erano
sfuggite
a Natsu. A lui non era sfuggito anche un piccolo dettaglio che nessun
altro
sembrava aver notato: durante i temporali, Lucy era particolarmente
nervosa. Il
cuore le batteva più velocemente – così veloce che Natsu riusciva a sentirlo
– la voce le tremava così come quella luce speciale che le brillava
negli
occhi, che appariva un po’ più spenta. Le sue labbra sembravano perdere
colore,
mentre la ragazza le mordicchiava nervosamente. Cosa avrebbe fatto ora?
Perché
restare sola con il peggior temporale della storia?
“Mh…
Happy”
“Aye!”
“Io…
vado da Lucy” asserì Natsu,
fissando i fulmini in lontananza con espressione seria.
“Come?!
Adesso?!”
“Sì.
Tu resta pure qui alla
gilda.”
“Ma
non tornerete mai in tempo!”
si agitò il gattino, afferrando l’amico per la sciarpa.
“Allora
resterò lì con lei, ma
non posso lasciarla da sola in mezzo a questo macello. Fidati di me.”
Lo
rassicurò Natsu, regalandogli uno dei suoi sorrisi più rassicuranti e
una
carezza sulla testolina blu.
°°°
Quando
giunse sotto casa di Lucy,
Natsu sorrise divertito e rassegnato.
“Che
cosa stai facendo?!” la
richiamò il ragazzo dal basso, mentre osservava l’amica che, con aria
impacciata, cercava di sistemare le assi di legno davanti alle
finestre, con
scarso successo.
“Le
ho detto che lo avrei fatto
io, ma la signorina a volte è testarda”. Dall’altro lato, Virgo aveva
appena
finito di fissare con successo una delle assi.
Lucy
le rispose gonfiando le
guance con aria offesa, per poi affacciarsi a guardare Natsu. “Cosa sei
venuto
a fare?!”
In
quel momento, un potente
fulmine si accese, seguito da un tuono profondo che rimbombò per la
città,
facendo tremare i vetri. Un urletto scappò dalle labbra di Lucy, che si
lasciò
sfuggire il martello dalle mani. Natsu lo afferrò al volo, divertito.
“Sono
venuto a riportarti il
martello!” ridacchiò, distraendo la ragazza dal suo spavento e
facendola ridere
dolcemente.
Quando
Natsu si richiuse alle
spalle la porta dell’appartamento, Virgo aveva già finito di assicurare
le
finestre e si stava congedando dalla sua padroncina. La casa era
avvolta in un
delicato bagliore rossastro, dovuto alla luce delle svariate candeline
che Lucy
aveva acceso nei diversi angoli della casa.
“Principessa,
la affido alle
amorevoli cure di Natsu-sama” si congedò Virgo, causando un intenso
rossore
sulle gote di Lucy.
“M-ma
cosa stai dicendo?!” sbottò
la maga, richiamando lo spirito stellare nel suo mondo.
“Accidenti
Lucy, potevi
accenderla qualche candela in più” ridacchiò Natsu, cingendole le
spalle con un
braccio con fare amichevole.
La
ragazza sobbalzò, agitata, e
Natsu percepì immediatamente il cuore iniziare a batterle più forte.
“…è
che… avevo paura di rimanere
senza luce…” balbettò Lucy, distogliendo lo sguardo da quello di Natsu,
distante pochi centimetri dal suo.
“Se
me lo avessi detto, ti avrei
aiutato ad accenderle!” ridacchiò Natsu, per poi tornare immediatamente
serio.
Lucy non lo guardava negli occhi, ma teneva lo sguardo rivolto altrove,
le gote
leggermente arrossate. Chissà se era spaventata. Il ragazzo strinse la
presa
intorno alle esili spalle di lei, spingendola contro il suo petto. La
percepì
sobbalzare. “Ehi Lucy, non sei non voluta rimanere con noi alla gilda
perché
hai paura dei temporali, vero?”
“C-Co…sa?”
“Sì,
voglio dire, me ne sono
accorto da un po’ di tempo ormai. Durante i temporali sei sempre
agitata.”
“Beh…
sì… diciamo che non mi
fanno impazzire…” sospirò Lucy, il volto ancora nascosto contro il
gilet nero
di lui. Sciogliendo la sua tensione, la ragazza lasciò scivolare le sue
braccia
intorno alla vita di Natsu, accomodandosi in quel caldo abbraccio.
Percependo
il corpo di Lucy
aderire completamente al suo, Natsu deglutì nervosamente: ecco che
ricominciava. Forse l’amica si agitava durante i temporali, ma quei
contatti
così diretti e improvvisi erano ciò che agitava lui. Il ragazzo fissò
il
soffitto, con aria imbarazzata, mentre diventava sempre più consapevole
del
calore del corpo di Lucy contro il suo, del profumo dei suoi capelli e
di
quello della sua pelle.
“Senti
un po’ Natsu, ma quando
sei solo con Lucy non ti viene voglia di***”.
Natsu
sobbalzò immediatamente,
prendendo l’amica per le spalle e allontanandola da lui. Perché le
parole di
Gildarts dovevano tornargli in mente proprio in quel momento?! Perché
gli aveva
dovuto fare un discorso simile?!
Il
ragazzo percepì un calore
immenso iniziare a irradiarsi dai punti in cui il corpo di Lucy era
stata a
contatto col suo e deglutì nervosamente. Per la prima volta dopo tanti
anni,
gli parve di sentire troppo caldo.
“Beh,
allora, giochiamo a
qualcosa?” ridacchiò Natsu, guardandosi intorno nervosamente.
“Accendo
la luce allora, solo col
bagliore delle candele non si vede nulla!” disse Lucy, accendendo le
luci
giusto in tempo per gridare non appena un fortissimo bagliore di luce,
seguito
da un potentissimo tuono, si abbatté sulla città, facendo tremare
finestre e
pareti e facendo andar via la corrente in un soffio.
“Come
non detto” sospirò Natsu,
sedendosi a gambe incrociate per terra. Fissò con aria interrogativa
Lucy, che
si era accovacciata sulle ginocchia, tramante. “Ehi, Lucy, ma si può
sapere che
ti prende durante i temporali?!”
“E-ecco…
è che… quando era
bambina…” iniziò Lucy, gli occhi lucidi “…avevamo appena installato un
nuovo capanno
nel grande giardino della mia casa, ed essendo ancora vuoto, mi
divertivo a fingere
che fosse il mio castello… volevo continuare a giocare anche se si
stava
avvicinando un fortissimo temporale… allora mio padre, furioso, venne
giù e per
punizione mi rinchiuse da sola nel capanno, al buio, per tutta la
durata della
tempesta… e da allora non riesco a fare a meno di essere spaventata!”
“Accidenti…
era veramente
testarda anche da bambina, eh?!” ridacchiò Natsu, avvicinandosi a lei e
accarezzandole dolcemente la testa. “Su, su… va tutto bene… soprattutto
se ci
sono io con te, okay?” la rassicurò poi, appoggiando la propria fronte
contro quella
di lei. L’intenso profumo della sua pelle, dei suoi capelli, quel profumo
di
Lucy che trovava così buono, lo pervase ancora. Gli
ricordava molto quello
di Anna, l’antenata di Lucy, ma quello della sua amica era… così…
intenso. Se lo
sentiva dentro, proprio come la presenza di Lucy, il suo sorriso, la
sua risata.
“Ma,
davvero, non hai mai
avuto nessun pensierino impuro su di lei? Voglia di baciarle quelle
belle
labbra e quelle belle ****”
Natsu
sobbalzò nuovamente,
allontanando la fronte di quella di Lucy. Cosa doveva fare per
togliersi le
parole di Gildarts dal cervello?! Erano come una malattia!
Lucy
si alzò di scatto, portandosi
le mani alle guance. “Io… vado un attimo in bagno”.
Corse
via velocemente, sbattendo
la porta, lasciando Natsu agitato e pensieroso, immerso nel bagliore
rossastro
delle centinaia di candeline accese.
°°°
Uscita
dal bagno, Lucy si guardò
intorno spaesata. L’odore acre delle candele spente aleggiava
nell’aria, mentre
il buio più pesto la circondava. Solo un lieve alone proveniva dalle
finestre
assicurate, del tutto insufficiente a mostrare qualcosa.
Improvvisamente, una
piccola fiammella apparve nell’oscurità, avvampando dalla mano di
Natsu,
illuminando il profilo e il suo volto serio, nascosto tra luci e ombre.
“P-perché
hai spento tutte le
candele?” un nuovo tuono fece trasalire Lucy, mentre il vento e la
pioggia
aumentavano, diventando quasi assordanti. “Ngh…
accendi le candele, per favore, Natsu…”
“Non
ne hai bisogno, Lucy. Ci
sono qui io. Non devi avere paura del buio, né dei temporali, né di
nient’altro, se ci sono io con te…” la rassicurò Natsu, prendendole la
mano.
“Scaccerò via tutto ciò che ti fa paura, te lo prometto”.
Delle
lacrime leggere si erano
raccolte negli occhi di Lucy, mentre questa si mordeva leggermente il
labbro
inferiore. Strinse la mano di Natsu più forte.
“E
lo farai per sempre, Natsu?”
gli chiese con voce incerta.
“Sì.
Ti ho promesso che staremo
sempre insieme, no?” le sussurrò lui, avvicinando le labbra
all’orecchio di
Lucy, scostandole una ciocca bionda con delicatezza.
Lucy
allungò la mano libera verso
il palmo da cui nasceva la fiammella. Delicatamente, la ragazza
intrecciò le
sue dita con quelle di Natsu, spingendole verso l’interno e facendogli
chiudere
la mano in un pugno. La fiamma scomparve, riportando con sé le tenebre
più cupe.
Una
serie tuoni molto forti ruppe
il violento scrosciare della pioggia, e Natsu percepì Lucy trasalire.
Lasciò
scivolare una mano lungo il braccio di lei, percependo il rilievo della
pelle
d’oca ovunque andasse. Un leggero fremito seguito da un dolce ansimo
sfuggirono
dalle labbra di Lucy, non appena la mano di Natsu giunse dal braccio
all’incavo
della spalla, su verso il collo.
“N-Natsu…”
sobbalzò lei,
tremante.
“Non
avere paura, credo si stia
pian piano allontanando.”
“Non
è… per il temporale…”
trasalì nuovamente lei, quando percepì le dita di Natsu accarezzarle la
nuca.
“Ah…
ti faccio il solletico?”
“Mh…
non proprio…” sbuffò lei,
sofferente.
Natsu
la sentiva tremare leggermente
sotto al suo tocco: ogni punto che accarezzava, le provocava un leggero
tremito, seguito da un dolce mugugno appena sussurrato. La pelle d’oca
si
formava come una scia, tracciando il percorso delle sue dita sulla
pelle
morbida.
“Natsu…”
mormorò lei, con un tono
di voce che non le aveva mai sentito usare, a metà tra una supplica e
un
gemito. Fu proprio quel sussurro ad accendere qualcosa in lui – e anche
il suo draghetto
inferiore si sentì chiamato in causa. Non appena sentì il
rigonfiamento nei
suoi pantaloni, Natsu ebbe l’istinto di allontanare Lucy, sciogliendo
le loro
mani, ma la ragazza non ci stette e gli si fiondò contro il petto.
Aderendo
contro il suo corpo, la maga si accorse immediatamente della reazione
di Natsu
e lui se ne rese conto perché la percepì trasalire.
Natsu
arrossì imbarazzato – non
gli era mai successa una cosa del genere in presenza di Lucy,
nonostante si
fossero trovati più volte da soli e in situazioni ben più equivoche di
quella.
Quel giorno, però, era tutto diverso: sarà stata l’oscurità, sarà stato
il profumo
della sua pelle, o la vicinanza data dalla situazione, le cose che si
erano
detti… o sarà stato il discorso che gli aveva fatto Gildarts in fatto
di
ragazze a fargli venire strane idee? Un po’ allarmato, Natsu pensò che
sarebbe
stato meglio allontanare Lucy, prima di combinare qualche disastro e di
mettere
a repentaglio la loro amicizia.
“Ascolta
Lucy… forse sarebbe
meglio… allontanar—”
“No”
ribatté velocemente Lucy,
allacciando le sue braccia intorno al collo di Natsu.
Il
ragazzo si paralizzò,
avvertendo le labbra di Lucy piazzargli un leggero bacio sulla guancia…
poi un
altro… e un altro ancora…
Natsu
gemette, un moto di dolce
sofferenza a scuotergli il corpo. Sentiva i pantaloni sull’orlo
dell’esplosione, il seno caldo di Lucy premergli contro il petto, le
sue labbra
morbide sul viso, il profumo dei suoi capelli così vicino…
Solo
in quel momento capì
finalmente di cosa gli aveva parlato Gildarts.
Quel
desiderio bruciante che ti
pervade dentro. Perché lo sentiva solo ora? Forse, in verità, c’era
sempre
stato, ma appena sentiva un pizzicore, una piccola scintilla dentro il
petto,
la spegneva subito. Meglio non pensarci, si diceva. Lucy era lì con
lui, e lo
sarebbe sempre stata. Perché preoccuparsi troppo?
Ma
questo… il suo corpo
sinuoso contro il suo, la sua voce spezzata dal piacere, le sue manine
che gli
accarezzavano i capelli…
Natsu
si rese conto che il suo
corpo aveva sempre saputo cosa fare. Voltò leggermente il viso verso le
labbra
di Lucy, che ancora accarezzavano la sua guancia, per trovarle in un
contatto
un po’ scoordinato all’inizio, inatteso, nervoso. Appena assaggiò le
labbra di
Lucy, così calde, morbide e dolci, capì che avevano imboccato un
sentiero senza
ritorno. E tanto valeva buttarcisi a capofitto, come in tutto quello
che
facevano.
Ci
volle poco per capire il ritmo
del bacio, all’inizio tiepido e insicuro; ma poi capì come muovere le
labbra su
quelle di lei, che i piccoli morsetti la facevano trasalire, e lasciò
scivolare
la sua lingua lungo il labbro inferiore di Lucy. Lei rispose aprendo
leggermente le labbra, permettendo alla sua di scivolare fuori per
incontrare
quella di Natsu, in un contatto breve, ma elettrizzante. Il ragazzo
appoggiò le
labbra contro quelle di Lucy con più fervore, afferrandola per i
fianchi e
spingendola contro di sé. Questa volta il contatto fu più profondo e
sicuro, le
lingue iniziarono a unirsi, a cercarsi, a conoscersi, in una danza
frenetica
che a volte rallentava diventando più intensa.
Le
mani di Natsu salivano intanto
con lenta intensità, accarezzandole i glutei avvolti nei pantaloncini
corti,
salendo man mano verso la vita sottile e infilandosi con facilità sotto
la
canottierina rosa.
“Non
ti viene mai voglia di
strapparle via quei vestitini che si mette?”
“Sì…”
sussurrò Natsu, tra un
bacio e l’altro.
“…cosa?”
gli chiese Lucy,
approfittando per riprendere fiato. Le labbra le pulsavano.
“Voglio
strapparti i vestiti”
ribatté lui, una specie di ringhio basso e roco.
Lucy
emise un sospiro basso
mentre, guidando le mani di Natsu lungo la vita, lo aiutava a
sollevarle la
canotta e a sfilargliela da sopra la testa.
Con
un rapido gesto della mano,
Natsu lanciò dei piccoli fasci di fuoco contro alcune candeline,
riaccendendole
e riportando un lieve pallore nella stanza.
Il
ragazzo si sedette sul letto,
senza staccare gli occhi di dosso da Lucy che, imbarazzata, si copriva
il seno
ormai nudo con le braccia. Senza dirle nulla, Natsu le allungo la mano
e lei la
afferrò senza esitazione, avvicinandosi a lui. La prese per la vita,
trascinandola
a sé, e Lucy si sedette cavalcioni su di lui, gemendo ogni qual volta
le labbra
di Natsu si posavano sul suo seno, rivendicandone una parte sempre
nuova.
“Natsu…”
Lucy lo richiamò con
voce tremante e lui sollevò con lo sguardo per incontrare i suoi occhi
languidi, regalandole un sogghigno malizioso e divertito. La maga
gonfiò le guance,
contrariata, e decise di piegarsi verso di lui, spingendolo giù, contro
il
letto.
Natsu
la tenne ferma per la vita,
mentre lei, seduta su di lui, iniziava a strusciarsi in modo lento e
intenso; la
sua parte più intima si sfregava contro quella più dura ed eccitata di
Natsu,
che di contro si ritrovò del tutto spiazzato, sentendo che
improvvisamente i pantaloni
di entrambi erano un po’ di troppo. Mentre Lucy aumentava il ritmo,
Natsu si
trovò totalmente incapace di trattenere i gemiti che quella frizione
gli
causava. Era una sensazione molto simile a quella che qualche volta,
quando
riusciva a farsi una doccia senza la costante presenza di Happy,
provava quando
giocava da solo con il suo draghetto. Forse
aveva pensato a Lucy
qualche volta, ma era un ricordo che cercava sempre di mandare via;
dopo il
misfatto stesso, un vago senso di vergogna e di colpa lo portavano
immediatamente
a non pensarci più, come se fosse stato solo un sogno. E chi lo sa,
forse anche
quello che stava accadendo in quel momento era un sogno, ma come sempre
non
aveva voglia di pensarci. Era meglio godersi l’attimo. Il tempo per
pensare o
dimenticare sarebbe venuto dopo.
Il
piacere lo pervase come un’onda
improvvisa, un cavallone che lo colse in pieno, sbattendolo a riva dopo
averlo
fatto vorticare velocemente. Fu seguito da un gemito ad alta voce, le
sue mani
si strinsero con forza alle cosce di Lucy, che rispose alla sua
reazione con un
grido più forte, intenso, mentre la sua testolina bionda si piegava
all’indietro
e il suo corpo veniva pervaso da una serie di tremori incontrollabili.
Dopo
quell’attimo intenso, Lucy
si lasciò scivolare su di lui, respirando velocemente, sdraiata contro
il suo
petto. Un tuono molto forte proruppe, ma la ragazza non si agitò
stavolta, si
strinse solamente più forte al dragon slayer. Natsu la strinse
dolcemente a sé,
appoggiando il volto contro la sua testolina, annusando a fondo il
profumo dei
suoi capelli, un ghigno soddisfatto sul volto, dicendole:
“Al
prossimo temporale, però, ci
togliamo i vestiti”.
{The End}
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