Guardians

di BeaterNightFury
(/viewuser.php?uid=7321)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Tenete Destiny's Union pronta e preparatevi ai feels, perché ce ne saranno ;)
In questo capitolo sono anche riuscita ad integrare un po' di gameplay nella storia, come vedrete... (THIS COULD BE A GOOD SPOT TO FIND SOME INGREDIENTS... è rimasta in testa anche a voi, giusto?)
 

Guardians – Capitolo 3
Un Milione di Lanterne
 
Il susseguirsi delle giornate era sempre strano, con gli allenamenti di Merlino. Kairi si svegliava ogni giorno, si vedeva con Lea a casa del mago, entravano nella dimensione parallela e sembrava che passassero due giornate ad allenarsi ma invece era una sola mattinata prima che arrivasse Shiro bofonchiando su quello che aveva fatto a scuola quel giorno, buttasse lo zaino sull’erba, distribuisse i panini del pranzo ed evocasse il suo Keyblade per unirsi alla pratica. Poi sembravano passare altri due giorni, poi Merlino li chiamava per cenare e dopo cena, Kairi aiutava Shiro con i compiti. A volte, Ienzo telefonava a Shiro nel bel mezzo dell’allenamento, e la bambina li lasciava e andava ad aiutare lo scienziato a raccogliere dati.
Per certi versi era una routine, per quanto strana potesse essere. Fu un’interruzione quasi piacevole quando una sera, mentre Lea e Kairi stavano per mettersi a tavola, qualcuno bussò alla porta e Sora, Paperino e Pippo entrarono nella stanza.
«Sono ufficialmente stanco morto!» Il ragazzo protestò, buttandosi su una sedia vuota. Merlino doveva aver previsto il suo arrivo, perché aveva apparecchiato per altri tre, e la zuppiera al centro del tavolo, dotata a quanto pareva di mente propria come quasi tutte le altre stoviglie nella casa, afferrò un forchettone e gli riempì il piatto di spaghetti e polpette. Sora alzò lo sguardo sentendo il profumo del cibo, poi con un gesto quasi automatico prese la forchetta e prese a riempirsi la bocca come un roditore. (Paperino protestò sonoramente prima che lui e Pippo si mettessero a tavola a loro volta)
«Abbiamo trovato Xehanort nel mondo in cui siamo stati.» Riprese fiato e parlò dopo un paio di bocconi di pasta. «Ha rapito i giocattoli di un bambino… voleva studiare i legami tra i cuori, ha detto… e lo ha fatto lì dove i giocattoli prendono vita.»
«I giocattoli?» Lea quasi si soffocò con una polpetta. «Intendi proprio che, per dire, Mister Kupò lì si muoverebbe?»
«E ricorderebbe sia Shiro che Zack, probabilmente. I giocattoli che ho incontrato erano incredibilmente legati al loro bambino.» Sora inghiottì un altro boccone.
Finì in fretta di mangiare, poi spinse via il suo piatto, si tirò il telefono fuori dalla tasca, e aprì l’applicazione dei messaggi.
«Novità da Riku?» Sora alzò lo sguardo e chiese a Kairi. Sembrava visibilmente preoccupato.
«Non credo che nel Reame Oscuro ci sia campo come qui.» Lea scherzò prima che Kairi potesse rispondere che, no, Riku non aveva né chiamato né visitato negli ultimi giorni.
Sora rimase zitto per qualche attimo, poi spostò la sua sedia per avvicinarsi a Kairi, aprì la sezione chiamate e fece partire una telefonata al numero dell’amico.
Dal dispositivo partirono un paio di squilli, poi la chiamata venne aperta.
«Pronto… Sora?» Dall’altra parte dello schermo, Riku era visibilmente esausto e sporco, ma sorrise quando vide con chi parlava. «Come mai sei con Kairi? Avevi una missione, morto di sonno!»
«Sì, lo so, passo la notte qui così Ienzo può montarmi un radar sulla navetta.» Sora gli rispose con un sorriso stiracchiato. «Novità?»
Riku scosse la testa, e l’aria scherzosa gli si dissolse in faccia.
«Secondo il Re, molto di questo mondo è cambiato. Abbiamo perso un po’ di punti di riferimento rispetto a quando chiudemmo la porta, e non sappiamo dove Aqua possa essersi rifugiata.»
«Oh.» Sora non commentò altro. Kairi gli mise una mano sulla spalla. Non sapeva se quel momento di sconforto fosse realmente suo, ma conoscendolo poteva anche esserlo. Quando Sora era giù di morale, lo era sia per gli affari propri che per quelli altrui.
Rimasero per un po’ a parlare del più e del meno, almeno fino a quando Paperino e Pippo non insistettero per salutare il Re. Kairi ancora non riusciva a capire cosa avrebbe voluto dire Riku la mattina della sua partenza, ma il ragazzo non sembrava volerne parlare, non in quel momento.
«Mi devi un abbraccio quando ci vediamo.» Sora bofonchiò in tono triste quando Riku gli disse che doveva chiudere. Riku si lasciò scappare una risata e poi li salutò, e lo schermo si rifece nero.
«Starà bene, lo sai.» Kairi mise una mano sulla schiena a Sora, che ancora fissava lo schermo del suo telefono.
«Vorrei essere lì ad aiutarlo.» Sora le disse. «Sono felice di essere con te adesso, ma mi manca anche lui. Come mi mancavi tu fino a qualche ora fa.»
«Andiamo, Sora. Pensa a tutte le persone che stanno soffrendo in questo momento.» Paperino lo rassicurò. «Contano su di noi
«Paperino ha ragione. Pensa a quando sarà tutto finito. Come saranno felici tutti quanti di essere a casa.» Pippo aggiunse.
Sora alzò lo sguardo verso i due e sorrise. Dall’altra parte del tavolo, Lea si girò e prese a fissare la parete. Kairi gli lanciò un’occhiata… stava sicuramente pensando a Roxas, o ad Isa.
Loro, almeno, con Riku ci potevano parlare.
«Va bene, signori, penso di andarmene a letto.» Fu a quel punto che Lea spinse indietro la sua sedia e camminò verso la porta. «Buonanotte e a domattina. Non sognate gli Shadow!»
Aprì la porta, uscì e se la chiuse alle spalle. Kairi non poté evitare di sbuffare.
«Non si è ancora cambiato.» Fu il primo commento di Sora. «Perché non butta via quella cappa?»
«Boh, dice che vuol finire di distruggerla.» Kairi scosse la testa. «Fa tanto il pagliaccio, ma poi torna serio e non dice mai davvero quel che pensa.»
«Qualcosa non va.» Sora rimase serio. «Anche Roxas ne è convinto. Anche Shiro me ne ha parlato al telefono. Pare che ci fosse qualcun altro da salvare… probabilmente un amico di Shiro, considerando le pagine sparite dal suo diario.»
«E dici che è per quello che Lea sia così giù di morale?» Kairi gli chiese. Alcuni giorni prima, Ienzo e Shiro ne avevano parlato anche con lei, cercando di reclutare l’aiuto di Naminé, ma l’altra ragazza sembrava quasi sorda alle loro domande. (“Forse è meglio non insistere,” aveva detto Ephemer tramite Shiro. “Non si può rompere una persona per salvarne un’altra.”)
«Potrebbero esserci tante ragioni. Gli manca Roxas. Saïx, pure. E quel Zack che Ienzo sta cercando di riportare indietro era suo amico.» Sora si strinse nelle spalle. «Il loro dolore sarà alleviato quando tornerete a mettervi fine. Mi sento un po’ inutile a giocare in difesa.»
«Beh, almeno tu lo stai facendo. In questi giorni, persino Shiro sta facendo più di me e Lea aiutando Ienzo con quelle ricerche.»
Dopo quella frase, Sora fu rapido a scusarsi e a cambiare argomento, e iniziò a parlare con Kairi della sola Principessa del Cuore che aveva incontrato finora, una ragazza di nome Luna, appartenente all’Ordine degli Stregoni, che aveva lasciato i suoi studi di medicina all’università per aiutare il figlio del sindaco di Crepuscopoli a risolvere la faccenda degli Heartless. Quasi si mise a ridere quando menzionò una specie di storiella che Luna gli aveva raccontato a proposito di universi paralleli e linee temporali alternative.
«Solo che se penso che da qualche parte c’è un me che è stato preso da Xehanort… brrr. Mi chiedo come potrebbe averla presa l’altra te.»
«Pensa ad un’altra cosa, però.» Kairi gli passò una mano tra i capelli. «Se tutto questo è vero, da qualche parte magari ci saranno degli altri noi che hanno già vinto.»

 
 
La mattina dopo, Sora, Paperino e Pippo si presentarono di buon’ora agli hangar solo per trovare il radar perfettamente montato e funzionante.
Avendo già salutato Kairi e Lea, che anche dopo la notte era ancora rimasto un po’ troppo serio, avrebbero svegliato Shiro, ma Ienzo aveva asserito che non era il caso – non era giorno di scuola, e la ragazzina era rimasta nel castello fino a tardi cercando di ritrovare i suoi ricordi perduti con Otto e Nove.
«L’ho trovata addormentata alla scrivania quando ho finito di calibrare il radar.» Ienzo sorrise imbarazzato. «Dilan l’ha portata a dormire nella sua vecchia stanza. Non credo si sveglierà tanto presto.»
«Grazie di tutto, Ienzo.» Sora gli rispose con un sorriso fino alle orecchie. «Spero davvero che questo possa rendere le ricerche più veloci.»
«Non credo avrei fatto così in fretta se tu non avessi trovato quella ragazza a Crepuscopoli. Comunque, buona fortuna, Sora.»
«Anche a te!» Sora salì sullo scivolo della navetta e salutò con la mano mentre la pedana si alzava. «Che il tuo cuore sia la tua chiave guida!»
Il segnale del radar li portò in un mondo che era diametralmente opposto nello spazio attorno a loro alla direzione da cui erano venuti. Fu un viaggio breve e niente sbarrò loro la strada, e quando sbarcarono vennero accolti dalla luce del sole che filtrava tra il fogliame di una rada foresta per illuminare un prato che sembrava quasi coltivato.
Sembrava di trovarsi in un dipinto.
Se non si fossero trovati là per cercare e salvare una delle Principesse, sarebbe stata una giornata perfetta per una gita e una merenda sull’erba. Sora ci stava soltanto iniziando a pensare, quando un giovane in casacca blu, stivali e pantaloni verdi attraversò la foresta, inseguito da Heartless dalla strana forma di semi di dente di leone.
Il giovane si rifugiò dietro ad una roccia, e Sora fu rapido ad evocare il Keyblade e far sparire il mostriciattolo più vicino a lui. Lo sconosciuto tirò un respiro di sollievo.
«Ehi, mi sembra che sappiate il fatto vostro. Vi scoccia se lascio fare a voi?»
«Per niente, ci pensiamo noi.» Sora si girò verso il ragazzo. Davanti a lui, gli Heartless superstiti arretravano alla vista del Keyblade. «Forza, dattela a gambe!»
«Vi ringrazio. Mi chiamo Flynn, Flynn Rider.» Il ragazzo li salutò prima di sparire nella boscaglia.
La presenza degli Heartless in quel tratto di bosco la diceva lunga sul fatto che fossero vicini alla persona che cercavano: da quando Sora aveva memoria di conoscere quei mostri, erano attratti dalla luce come gli insetti dalle lampade. Per loro sfortuna, Sora e il suo Keyblade erano una di quelle lampade che friggevano le zanzare.
Flynn Rider se l’era filata come suggeritogli da Sora, ma la direzione che aveva preso sembrava un vicolo cieco. Per quanto sarebbe stato utile avere l’aiuto di un locale nelle ricerche – non era mai successo che una Principessa passasse inosservata nel suo mondo di appartenenza – non era il momento di cercarlo. Sora si tirò fuori di tasca il telefono e aprì l’applicazione del radar. La luce che cercavano non era lontana… ma la direzione era lo stesso vicolo cieco in cui Flynn sembrava essere sparito.
«Okay, questa è nuova.» Sora si grattò la testa. Davanti a loro c’era soltanto un cumulo di rocce coperto da rampicanti.
«Non può essere passato di qua.» Paperino si guardò ripetutamente attorno.
«Eppure Ienzo aveva calibrato il segnale…» Sora fece per tastare la parete davanti a lui, coperta da vegetazione. Oltre le piante… la sua mano toccò il vuoto.
Cosa?
Si ficcò il telefono in tasca, poi usò l’altra mano per spostare un po’ di vegetazione. C’era una grotta! Le piante celavano un passaggio!
«Di qua, ragazzi!» Sora spostò abbastanza rampicanti da mostrare a Paperino e Pippo la strada, poi si avventurò nella caverna.
Non sembrava andare avanti a lungo… c’era già una luce che indicava un’uscita, e l’uscita sbucava in una radura, una specie di conca rocciosa in cui una cascata formava un laghetto. Al centro della radura c’era una torre.
Il segnale veniva da lì.
«Suppongo dovremmo trovare una porta e bussare, no?» Pippo fissò la torre. «Sora, sicuro che il segnale venga da lì?»
Sora alzò nuovamente il telefono. Il radar continuava ad emettere dei beep ravvicinati. Sì, erano vicini. Poi, senza alcun preavviso, il dispositivo emise uno squillo di chiamata e lo schermo mostrò il contatto di Kairi. Quasi senza pensare, Sora aprì la chiamata. Kairi era nella stanza del computer del castello, Lea dietro di lei, e sembravano entrambi spaventati.
«Sora, Shiro è sparita di nuovo.» Kairi disse immediatamente.
«Cosa?» Per poco Sora non fece cadere il telefono.
«Abbiamo chiesto a Otto e Nove se l’avessero vista.» Lea aggiunse indicando il computer. «Niente. Ieri notte s’è fatta mezza nottata davanti allo schermo ad analizzare i dati del suo diario. Poi Dilan l’ha presa e l’ha portata a letto. Non l’hanno più vista. Le telecamere non hanno rilevato niente di sospetto… nessun intruso. Nessun Corridoio Oscuro.»
«Non avete pensato che si sia allontanata spontaneamente?» Paperino ribatté stizzito. «Quando Quo era piccolo, cose del genere accadevano di continuo.»
«I sistemi di sicurezza della città non l’hanno trovata.» Lea scosse la testa. «E gli unici che hanno lasciato il mondo ultimamente sono…»
«… oh, cavolo.» Kairi intercettò la sua frase.
Sora ci mise un momento a capire. Avevano parcheggiato la loro Gummiship negli hangar del castello, quindi quello voleva dire…
… che si è nascosta nella navetta. Aaaargh!” Ventus arrivò alla risposta prima di lui. “Sora, dobbiamo tornare indietro prima che si allontani.
«Come facciamo con…?» Sora fece per protestare, ma in quel momento Flynn si affacciò alla sola finestra della torre e prese a scendere utilizzando due dardi come ramponi. Guardò di nuovo il telefono. «Forse sappiamo dov’è Shiro. Ti richiamo!»
Alzò di nuovo lo sguardo.
«Hey, Flynn! C’è qualcuno lassù?» urlò all’indirizzo del ragazzo. Flynn scese un altro po’, lo guardò, poi guardò verso la finestra.
«Non vieni, biondina?» chiese a chiunque fosse ancora nella torre. Immediatamente dopo, quella che sembrava una spessa corda dorata cadde dalla finestra, e una ragazza vi si calò verso il basso.
Un momento. Non era una corda, erano capelli!
La ragazza rimase un momento appesa a pochi centimetri da terra – come accidenti faceva? Erano i suoi stessi capelli… e quanto accidenti erano lunghi? – e finalmente toccò l’erba con i piedi nudi, per poi inginocchiarvisi, toccarla con le mani e sdraiarsi sul prato.
Sembrava quasi che non avesse mai toccato un prato prima d’allora.
Flynn finì di scendere con calma e sembrò subito sollevato di vedere Sora.
«Ragazzi! Siete arrivati e giusto in tempo!» Sorrideva anche un po’ troppo per qualcuno appena scampato agli Heartless. Indicò la ragazza, che si era rialzata e aveva appena messo i piedi nel laghetto. «Quella è Rapunzel. Ho l’impressione che sia la sua prima volta all’aperto. Datele qualche minuto per abituarcisi.»
«Cerchiamo di fare in fretta. Abbiamo perso una dei nostri nel bosco, e devo correre a ritrovarla.» Sora si fece serio. Non avrebbe mostrato la Gummiship a Flynn, ma dovevano tornare indietro il prima possibile.
«Credo che sia proprio dove Rapunzel stia andando…» Flynn indicò la ragazza che correva verso la galleria. «Quindi eravate in quattro? E avete parlato di una ragazza… ma dimmi un po’, anche lei è armata?»
«Intendi Shiro?» Sora chiese mentre correvano dietro Rapunzel. Non era affatto difficile capire dove stesse andando, dovevano solo seguire i capelli. «Sì… ha una spada come la mia.»
«Bene!» Flynn esclamò allegramente. «Più siamo, meglio stiamo!»
Questo sta male,” Roxas bofonchiò nella testa di Sora.
I capelli di Rapunzel avevano smesso di strusciare sul terreno, evidentemente la ragazza doveva essersi fermata. La ragione fu chiara a Sora e Flynn quando uscirono dalla Galleria: c’era una fila di Budini, un tipo di Heartless inoffensivo che Sora aveva già avvistato a Tebe e nel negozio di giocattoli. Sembrava quasi fossero in formazione per un qualche motivo… anzi no, sembravano in posa. Come se qualcuno stesse per fare loro una foto…
«Tu sulla sinistra! Avanti, sei troppo lontano dagli altri! Quante volte te lo devo dire che se vuoi uscire nella foto devi stare in formazione?» Shiro era davanti a loro, il cellulare alzato, pronta per scattare.
Sora si mosse senza volerlo e le corse vicino, con in cuore una preoccupazione che gli sembrava quasi il triplo della sua.
«Cosa ci fai qui?» Ventus gli fece dire. «Avresti potuto farti rapire di nuovo!»
Shiro portò le mani sui fianchi e guardò Sora, Paperino e Pippo con aria di sfida.
«Sono solo venuta ad aiutarvi… in fondo, se ti aiuto, tu puoi andare con Riku a cercare la mamma…» Prese un respiro, come se ci stesse pensando. «Ormai non c’è molto da fare per aiutare Ienzo, Otto e Nove possono farcela da soli.»
Sora si diede una manata alla fronte. “Mi sembra di rivedere Terra che fa di testa sua,” Ventus gli commentò. “Io sono per riportarla da Aerith, prima che succeda altro.
«Così non mi stai aiutando, Shiro.» Sora cercò di fare la parte del grande ragionevole. «Dovrei riportarti da Aerith, lo sai?»
Flynn si avvicinò silenziosamente a loro, guardando Shiro con fare sospettoso.
«Sarebbe lei la guerriera rimasta indietro? Non mi hai detto che era una bambina
Shiro gli lanciò un’occhiataccia. «Non sono una bambina, ho quasi tredici anni!» Si rivolse di nuovo a Sora. «Ti prometto che non farò di testa mia… e poi se sono con voi non posso mettermi nei guai, no? E potrei darvi una mano… così potete anche vedere se sono diventata brava!»
«Shiro, e se arrivassero le Oscurità?» Sora alzò gli occhi al cielo. Li aveva già incontrati in ogni singolo mondo su cui aveva messo piede, Xigbar all’Olimpo, Ansem e Xemnas a Crepuscopoli, e lo Xehanort del passato nel mondo dei giocattoli. Con la fortuna che aveva, sicuramente avrebbe potuto saltare fuori Vanitas o chissà chi altro in quel mondo. E se Vanitas si fosse spacciato per lui, Shiro avrebbe passato guai grossi.
«Hai dodici anni e ti lasciano andare in giro?»
Rapunzel, che fino a quel momento era rimasta quasi impietrita ad osservare i budini, sembrò accorgersi della ragazzina in quel momento.
«Uhmm... diciamo che ha leggermente sconfinato stavolta. Per la seconda volta in due settimane.» Sora si grattò la nuca. «E la prima abbiamo dovuto tirarla fuori dai guai.»
«Secondo me dovresti darle una possibilità.» Flynn intervenne. «Sbagliando s'impara, dopotutto.»
«Dai, Sora, andiamo. Probabilmente la mamma sarebbe anche d’accordo.» Shiro insistette.
Le piacerebbe.” Ventus commentò in tono molto sarcastico, poi prese il controllo della voce di Sora. «Tua madre ti avrebbe portata a casa di peso, probabilmente.»
«Però ora mamma non c’è e magari sarei qui con lei se non fosse…» La bambina si strinse nelle spalle. Probabilmente stava per esaurire gli argomenti, ma Sora si sentiva un po’ in colpa a sgridarla. D’altra parte, aveva avuto solo un anno più di lei quando si era ritrovato in quella guerra da solo. Si sentiva quasi un ipocrita.
Sora, tu hai anche avuto fortuna. Adesso le cose sono anche peggiori di come erano…” Ventus cercò di farlo ragionare.
La chiami fortuna la sua? Ricordati che io esisto!” Roxas gli ribatté.
Appunto. Dicevamo?” Non era chiaro se Ventus fosse più divertito o più sarcastico.
«Io voglio aiutare…» Shiro sfruttò il silenzio per perorare la sua causa. «Voglio solo aiutare…»
Il loro battibecco doveva aver sortito degli effetti inaspettati, perché Rapunzel si era seduta su di una roccia e si fissava le dita dei piedi. Doveva essersi resa conto di aver fatto qualcosa di apparentemente sbagliato, perché stava mormorando tra sé e sé di essere una pessima figlia e un essere spregevole e voleva tornare indietro. Era sull’orlo delle lacrime quando Flynn si avvicinò a lei.
«Lo sai? Non riesco a fare a meno di notare che sembri leggermente in guerra con te stessa. Madre iperprotettiva, vietatissimo uscire… insomma, ragazzi, è roba seria.»
Senti, chiudi il becco, Rider. Staremmo per portare a casa la cucciola.” Ventus commentò, sempre più stizzito.
«Fa parte del crescere! Un po’ di ribellione… qualche avventura… è giusto così, salutare addirittura!» Il giovane continuò con il suo solito sorriso sulle labbra.
Racconta un po’ un’altra storia…” Sembrava che Ventus stesse per perdere la pazienza.
«Quale sarebbe il problema?» Shiro si intromise tra i due.
Rapunzel alzò lo sguardo.
«Beh, ecco ho sempre vissuto sola in una torre. Con mia madre e Pascal.» Mentre la ragazza spiegava, un piccolo rettile verde le saltò sulla spalla. «Secondo mia madre, il mondo fuori è pericoloso. Per me, almeno. Ogni anno, il giorno del mio compleanno, compaiono luci fluttuanti nel cielo…»
«Lanterne.» Rider precisò.
«… che secondo lui sono le lanterne in memoria della principessa perduta del regno qui vicino. Sono un vero spettacolo, credimi… uhm, come ti chiami?»
«Shiro.» Ora che non era più sotto lo sguardo inquisitorio di Sora, la bambina sembrava più sollevata. Sora si rese conto che, a parte Aerith e Kairi, Shiro non frequentava molte ragazze.
«Piacere di conoscerti. Io sono Rapunzel. Compio diciotto anni domani.»
«Io ne farò tredici il mese prossimo… forse.» Shiro fece un sorrisetto imbarazzato. «Dove sono cresciuta non gli importava moltissimo del mio compleanno. Mio padre… beh, non era nemmeno il mio vero padre…» Prese a tormentarsi l’orlo della giacca con le mani. «Anche lui mi teneva chiusa in un castello. Mi fece uscire soltanto una volta o due, per prendere e portare lì quello che alla fine è diventato il mio migliore amico.»
Shiro si sedette sul sasso accanto a Rapunzel e lanciò un’occhiata a Sora. «Era sempre distante con me. Non mi ascoltava mai. Ho scoperto solo un po’ di tempo fa che mi aveva rapita e aveva attirato i miei veri genitori in una trappola. Non ero affatto felice con lui, anche se cercava di convincermi che io lo fossi… volevo stare con i miei amici. Forse… forse sono felice con Sora e i suoi amici, adesso. Ma stiamo cercando i miei adesso… e voglio fare del mio meglio per ritrovarli.»
Sora avrebbe giurato di vedere le sopracciglia di Rapunzel aggrottarsi quando Shiro disse “non ero felice”, ma avrebbe anche potuto essere una coincidenza. Aveva sentito fin troppe volte Riku lamentarsi dei suoi per vedere un cattivo in ogni genitore severo.
Anche il mio maestro non voleva che mi allontanassi dal castello, ma considerando che sono riusciti ad attirare ME in una trappola…” Ventus commentò brevemente. “Sora, forse dovresti dire a Kairi e Lea che Shiro sta bene.
«Come, non la portiamo da Aerith?» Sora si grattò la testa.
In circostanze normali lo farei. Ma se è Rapunzel la ragazza che dobbiamo tenere d’occhio… ci vorrà parecchio a ritrovarla se ci allontaniamo.
Sora tirò un sospiro, si estrasse il cellulare dalla tasca, e mandò un messaggio a Kairi informandola che Shiro era con lui, ma non potevano riportarla immediatamente indietro. La risposta di Kairi arrivò nella forma di una faccina preoccupata, ma Sora le rispose rapidamente che sarebbe andato tutto bene.
Non pensavo mi sarei ritrovato a fare il rompiscatole noioso quando neanche sono ancora un Maestro.” Ventus commentò mentre si rimettevano in marcia. “Per favore… che nessuno lo dica ad Aqua.
Sora non poté evitare di scoppiare in risatine quando Roxas ribatté con un: “AHEM”.
 
La giornata passò in maniera quasi tranquilla – almeno, per Sora, Paperino, Pippo e Shiro. Flynn li fece “riposare” in una taverna dove un manipolo di fuorilegge cercò di consegnare lui alla legge per riscuotere un po’ di soldi. L’idea era stata quella di spaventare Rapunzel a quanto pareva, che però era riuscita a far cambiare idea alla banda chiedendo loro quali fossero i loro sogni. Si erano rimessi in marcia grazie a una galleria sotto la taverna, salvo poi incontrare comunque le guardie, una diga era crollata, e mentre Sora, Paperino, Pippo e Shiro erano riusciti a evocare un canotto e mettersi in salvo, Rapunzel e Flynn erano rimasti quasi intrappolati in una caverna, e quest’ultimo si era ferito una mano nello scavare una via d’uscita.
Si erano ritrovati vicino all’argine del fiume, e mentre Sora e Shiro erano andati a fare legna per accendere un fuoco, Rapunzel aveva deciso di occuparsi della mano di Flynn. O meglio, aveva cominciato a chiamarlo Eugene, che Flynn ammise essere il suo vero nome all’occhiata più che perplessa di Sora.
Quando tornarono, Eugene aveva la mano illesa come se non si fosse mai fatto male, fissava Rapunzel, ed era sul punto di trattenere un urlo.
«È la prima volta che vedi un Energira, Eugene?» Shiro lasciò andare i rami che aveva tra le mani e cercò di fare del suo meglio per disporli in una pila. Sora la lasciò sbagliare soltanto quattro o cinque volte prima di intervenire e sistemare i rami in un’altra maniera, disponendoli piano in modo che Shiro vedesse come si faceva.
«Un cosa?» Eugene la guardò visibilmente perplesso.
«Magia di cura. Penso che fosse un Energira, almeno. Kairi ci si stava esercitando ieri… la mia amica.» Shiro cercò di spiegare mentre Sora finiva di sistemare la legna. «Io per il momento riesco a fare più che altro questo.»
Tese entrambe le mani davanti a sé, e dalla catasta di legna divampò una fiammella.
Eugene emise un altro rantolo.
«Beh, che c’è? Non l’avevi vista con gli Heartless?» Paperino prese posto su una roccia.
«Giusto. Cos’è questa storia degli Heartless?» Rapunzel chiese loro mentre Sora ravvivava le fiamme con un ramo più lungo che doveva essersi lasciato di proposito.
«Beh, sono dei parassiti. Un po’ come i ratti.» Sora spiegò, ma Shiro aveva l’impressione che non fosse realmente lui a parlare. «Anni fa esisteva un collegio. Una scuola che istruiva… possiamo chiamarle guardie… addestrate per tenerli sotto controllo. Via dalle persone. C’erano tre studenti in quella scuola. I loro nomi erano Terra, Aqua e Ventus.» Sora si mise a sedere sul tronco, guardando Eugene e Rapunzel con aria quasi triste. «Ventus aveva quindici anni quando Terra e Aqua, che ne avevano diciannove e diciassette, ebbero una bambina. Quasi due anni dopo, ci fu… un incidente, una trappola. Ancora non è chiaro, e Shiro rimase da sola mentre i tre e il loro maestro sparirono. Da allora, gli Heartless sono aumentati. E aumenteranno ancora, se non troviamo chi li comanda e non lo sconfiggiamo.»
«Alla taverna avevi detto che sogni di ritrovare i tuoi genitori.» Rapunzel disse a Shiro. «Pensi siano ancora… da qualche parte? Magari a cercare te?»
«Li stiamo cercando. Sono qui per aiutare Sora così anche lui potrà unirsi alle ricerche.» Shiro si ficcò una mano in tasca e ne estrasse il suo Trovavia. «Questo è uno dei pochi ricordi che ho di loro.»
«Lo hai ancora? Credevo che Vanitas lo avesse rotto!» Sora sobbalzò sul posto, poi sembrò ricordarsi di qualcosa. «Ah… aspetta… era il mondo dei sogni… è successo nell’incubo.»
«Va bene, una parte della storia la sappiamo.» Eugene si decise a sorridere. «Quanto a te, Rapunzel? Da quanto tempo la cosa va così con i tuoi capelli?»
«Da sempre, credo io. Mamma dice che quando ero bambina tutti cercavano di tagliarli… se li volevano tenere tutti per loro.» Rapunzel mostrò una ciocca nascosta dietro un orecchio, inusualmente corta e scura rispetto al resto dei capelli. «Ma una volta tagliati diventano scuri e perdono tutto il loro potere. Un dono come questo deve essere sempre protetto. Ecco perché mia madre non mi ha mai… ecco perché io non sono mai uscita da…»
Questa signora non me la conta giusta.” Ephemer asserì. Era rimasto in silenzio da quella mattina, da quando Shiro aveva deciso di filarsela dalla cameretta, ma adesso finalmente si decideva a parlare.
Fu Eugene a protestare del comportamento della madre di Rapunzel, ma a Shiro quella storia puzzava più dei pannolini di Finn. Chiunque fosse la madre della ragazza, il suo comportamento era orribilmente simile a quello di Xemnas.
Non hai tutti i torti. Un genitore solitamente dovrebbe comportarsi nell’interesse del bambino. Non so cosa avrebbe fatto Xemnas se io non ti avessi impedito di evocare il Keyblade la prima volta che stavi per mostrarlo… Rapunzel non deve essere stata tanto fortunata, se ha parlato della sua infanzia.” Ephemer commentò. “Se davvero Sora ci ha visto giusto ed è una delle Principesse, bisogna capire nelle mani di chi è lei, adesso. Questa storia non mi piace.
«Beh, se resta con Eugene secondo me starà bene.» Shiro si raccolse una mano a coppa davanti alla bocca e bisbigliò con un fil di voce per non farsi sentire da nessuno.
Fu il turno di Eugene di parlare. Anche lui, come Shiro, era cresciuto senza i genitori… e il nome che usava per presentarsi a quanto pare era uscito da un libro di avventure.
«… in realtà aveva abbastanza denaro per fare quello che voleva e andarsene anche dove voleva… e agli occhi di un ragazzo che non aveva niente… non lo so, però… sembrava la scelta migliore.»
Stavano ancora scherzando attorno al fuoco quando dallo stomaco di Sora partì un distinto, inequivocabile brontolio, e il gruppo si rese conto che nessuno di loro aveva mangiato fin da quella mattina.
«C’è il fiume qui vicino. Potrebbe essere un buon posto per trovare degli ingredienti.» Paperino suggerì.
«Ha ragione, potreste trovare qualche anguilla d’acqua dolce in questa stagione.» Eugene si mise in piedi. «La padella l’abbiamo… ci sarà giusto bisogno di un altro po’ di legna. Se dobbiamo cucinare ci servirà un fuoco più grande.»
Indicò a Sora la strada del fiume.
«Se siete rapidi abbastanza, le anguille le potete anche prendere a mani nude.»
Sora, Paperino e Pippo si alzarono a loro volta.
«Shiro, Rapunzel, voi restate insieme. Urlate se vedete Heartless o altro, saremo qui di corsa.» Sora raccomandò prima di allontanarsi dal fuoco.
Sia Eugene che i tre avventurieri lasciarono il cerchio di luce del fuoco. Shiro non poté evitare di sentirsi osservata… c’era qualcuno da quelle parti?
Non sei la sola a pensarlo, ci stanno spiand…
«Bene! Finalmente se ne sono andati!» Una voce femminile parlò alle loro spalle, e le due ragazze scattarono in piedi e si girarono sul posto.
C’era una donna, leggermente anziana, incappucciata in un manto nero che Shiro avrebbe preso per la cappa dell’Organizzazione se non fosse stato privo di maniche e con un orlo particolare.
«Madre?» Rapunzel chiese.
«Quella è tua madre? Non ti somiglia per niente!» Shiro commentò.
«Come hai fatto a trovarmi?» Rapunzel chiese alla donna mentre lei la spingeva quasi via da Shiro, cercando di abbracciarla.
«Oh, è stato facilissimo. È stato sufficiente ascoltare l’eco del più completo tradimento e lasciarsi guidare.» La donna rispose come se niente fosse.
Ma da dove esce fuori questa megera? Non è modo di parlare a una persona cara!” Ephemer protestò nella testa di Shiro.
«Tu non capisci… ascolta!» Fu Rapunzel a reagire. «Sto facendo un viaggio incredibile. Ho imparato e visto talmente tanto… e incontrato delle persone…»
«Quel Flynn Rider? È un ladro ricercato. Sono molto orgogliosa. E lo scriccioletto qui vicino, so che cercano anche lei. È scappata di casa.»
«Hey! I miei amici sanno dove sono!» Shiro strinse i pugni e protestò sonoramente. Se avesse alzato abbastanza la voce, forse Sora li avrebbe sentiti.
«Ti porto a casa. Cammina, Rapunzel.» La madre della ragazza la prese per il polso e fece per trascinarla via.
«La lasci andare!» Ephemer fece parlare Shiro, facendole alzare le braccia a pugno in segno di minaccia. La stellina del Trovavia le cadde dalla tasca per il movimento improvviso, prendendo a pendere da una delle cinture.
La donna fulminò la bambina con lo sguardo.
«Io quel portafortuna l’ho già visto.» Lasciò andare il polso di Rapunzel e fissò la stella di vetro. «Un uomo stava cercando sua figlia nel bosco. Una bambina di tredici anni, diceva. E mi ha fatto vedere quella stessa stella, ma di un altro colore. Allora, scricciolo, da quante settimane sei fuggita da tuo padre?»
«Sono decenni che i marinai fanno stelle come questa.» Shiro ribatté, con Ephemer che le suggeriva le parole per evitare di lasciarla spiazzata. «E io sono qui per aiutare i miei amici a cercare mia madre
«Sul serio, Rapunzel. Un solo giorno fuori dalla torre e ti accompagni a una bugiarda e a un criminale?»
«Non sono una bugiarda e Rapunzel è mia amica!» Shiro ribatté ancora.
Rapunzel sembrava quasi ancora pietrificata dalla predica, poi sembrò farsi coraggio.
«Madre… quel ragazzo… io credo di piacergli.»
La vecchia rimase zitta per un momento, poi aggrottò ancora più le sopracciglia.
«Piacergli? Ma dai, Rapunzel, che vai a pensare? Ecco perché non volevo che andassi via. Questo è un bel romanzo che tu vuoi inventare, e prova soltanto che tu non sei grande abbastanza, cara mia. Come puoi piacergli tu, ti prego, ragazza… guardati un po’! Credi sia rimasto colpito?»
In tutto questo, la donna continuava a toccare la ragazza, scuoterla, strattonarla… come poteva anche farsi chiamare madre in tutto questo? Non era come Xemnas, era quasi peggio… e Saïx e Axel avevano detto anche troppe volte a Shiro che un comportamento del genere era sbagliato.
«Non farne un dramma, e abbraccia la mamma…»
Se soltanto potessi picchiarla, invece…” Ephemer stava ringhiando. Ma fu Rapunzel a reagire.
«NO!»
«No? Le cose stanno così?» Il sorriso della donna si fece beffardo. «Rapunzel non sbaglia. E cosa accadrà, dimmi, quando gli darai questa
Si tolse una borsa da sotto il mantello, e da quella estrasse quella che Ephemer identificò prontamente come una tiara. Rapunzel fu di nuovo pietrificata sul posto.
«Per questo lui ti segue. Non farti fregare… dagliela, e se ne andrà.»
«Io mi fido di lui.» La ragazza ribatté.
«Non ti dirò di non averti avvertita!» La vecchia le lanciò la tiara, poi le mise la borsa attorno alle spalle. «Ma tu credi a questo tipo? Allora mettilo alla prova.»
Si allontanò da lei, fino a quasi sparire nelle tenebre.
«Se ti ha mentito, non tornare qui a piangere… perché vuol solo dire che avevo ragione!»
«Aspetta…»
E svanì.
Le due ragazze rimasero a fissare il buio, fino a quando la voce di Sora non le scosse entrambe.
«Ragazze, ragazze, una mano, le anguille sono scivolose!»
 
Quando Eugene tornò al campo, Shiro e Rapunzel avevano preso ad aiutare Sora a pulire i pesci, ma entrambe erano rimaste in silenzio dal ritorno di Sora. Probabilmente qualcosa nella foresta le aveva spaventate – d’altra parte era la prima volta per entrambe in un bosco di notte.
Mangiarono quasi in silenzio, Eugene, l’unico che parlava, quasi sperando che l’incanto di guarigione gli potesse dare una forza sovrumana, poi cercarono di improvvisare dei giacigli sul terreno.
Non va bene, sono ancora spaventate.” Ventus commentò mentre Sora guardava le due ragazze. Un momento dopo, anche Pippo chiese alle due se stessero bene e se fosse necessario che trovasse una lucina antipaura da qualche parte nel suo zaino.
«Aspetta, ho un’idea migliore.» Sora si frugò nelle tasche fino a quando non trovò uno dei Legacuori che Yen Sid gli aveva dato. «Cicciomiao, vieni qui, su bello!»
Il Fiormiao si materializzò dal nulla, iniziando ad annusare l’aria e scodinzolare.
«No, niente Heartless stavolta. Ma credo che Shiro qua possa rischiare qualche incubo. Le puoi stare vicino?»
Cicciomiao scodinzolò di nuovo, fece un paio di balzi sul posto, poi si accoccolò tra Shiro e Rapunzel, annusandole entrambe mentre chiudevano gli occhi.
«Va bene, ho paura di chiederti cosa sia quel coso.» Eugene commentò guardando Sora, poi sorrise e si sdraiò a sua volta.
 
«Oh, ma sei proprio un bravo cavallino! Sì che lo sei!»
Sora aprì gli occhi. Un cavallo bianco – lo stesso che li aveva inseguiti nel tunnel il giorno prima – puntava Eugene con sguardo minaccioso, e Rapunzel stava cercando di calmarlo.
«Sora, come hai fatto a dormire finora?» Shiro commentò, tirandolo da parte. Intanto, Rapunzel aveva preso a coccolare il cavallo tanto che l’animale le stava facendo le feste.
«Beh, ero stanco.» Sora si alzò e incrociò le braccia.
«Sei stanco perché hai inseguito quel brutto cattivone dappertutto? Nessuno ti apprezza come meriteresti, non è vero?» Rapunzel stava continuando a coccolare il cavallo, ignorando le proteste di Eugene. Sembrava che avesse un proposito, anzi che stesse contrattando, perché sembrava che il cavallo – Maximus – accettò di non infastidire Eugene per tutta quella giornata.
Erano vicini alla città. Talmente vicini da poter sentire le campane che suonavano le otto.
La capitale sorgeva su un isolotto, collegato alla terraferma da un ponte di pietra. Sembrava che si stesse preparando una festa, a giudicare da tutta la gente che attraversava il ponte. E all’interno delle mura erano ancora di più… Rapunzel passò i suoi primi dieci minuti in città con i capelli che le si impigliavano da qualche parte, almeno fino a quando Eugene non si fece aiutare da tre bambine e chiese loro di fare alla ragazza una treccia.
«Eugene, cos’è questa festa?» Sora chiese al ragazzo più grande, mentre Rapunzel e Shiro erano intente a disegnare con i gessi sul selciato.
«Il re e la regina festeggiano ancora il compleanno della loro figlia…» Eugene si fece serio. «L’avevano desiderata da anni, la regina aveva persino rischiato di morire durante il parto… poi, prima che facesse un anno… la bambina sparì. Il re e la regina ancora sperano di ritrovarla, un giorno. La festa è per non perdere la speranza, presumo.»
Scrollò le spalle.
«Il pezzo forte della serata sarà il lancio delle lanterne, dopo il tramonto. Fossi in te e i tuoi amici ve ne procurerei qualcuna.»
Sora si incrociò le braccia dietro la testa. Non potevano ancora restare a lungo, non con la situazione così tranquilla in quel posto e Shiro dove non doveva essere, e Riku nel Reame Oscuro. Se niente sarebbe accaduto, e se davvero Eugene si era affezionato a Rapunzel come sembrava, allora la loro missione lì era finita.
Ma sentiva di non poter negare a Shiro quella giornata. Non ricordava di averla mai vista ridere tanto mentre disegnava assieme alla sua nuova amica.
La ragazzina aveva riempito la sua parte di selciato di Budini, e di una specie di salsiccia che ricordava Cicciomiao, e se il suo uso del giallo suggeriva a Sora qualcosa, probabilmente stava per disegnare anche Roxas da qualche parte…
«Penso di portare Shiro a casa quando finirà la festa.» Sora confessò a mezza voce. «Ma se per te e Rapunzel non c’è niente in contrario, se pensate di tornare qui l’anno prossimo, potremmo rivederci. Sempre che tu e Rapunzel, insomma, non vi salutiate dopo questa giornata.»
Eugene sorrise e scosse la testa.
«Sai, non penso che lo farò.» Asserì. «Ho… fatto un affare ultimamente. Qualcosa che mi dovrebbe fruttare un po’ di soldi, e se lei volesse venire con me… beh, sarebbero abbastanza per una casa. Un posto dove tornare dopo un’avventura ogni tanto. E tu, Shiro e gli altri due sareste comunque sempre i benvenuti. Assieme a tutta la compagnia del Bell’Anatroccolo.»
«Mi piacerebbe.» Sora ammise.
In un altro angolo della piazza un’orchestrina aveva preso a suonare un motivetto, e Rapunzel e Shiro si erano alzate e avevano cominciato a ballare. Alcuni bambini avevano preso ad imitarle a loro volta.
Sora stette a guardarle distratto per un paio di attimi, battendo un piede per terra, poi decise di buttarsi nella mischia a sua volta – da quanto tempo non si era messo a ballare per il semplice piacere di farlo?
Mai visto qualcosa del genere,” Roxas commentò nella sua testa. Ai bambini che ballavano in piazza stavano iniziando ad aggiungersi anche ragazzi e adulti, e Shiro dopo i primi passi incerti stava iniziando ad essere sempre più sicura, guardando Rapunzel con la coda dell’occhio per imitarla.
Cosa ti sei perso. È una delle cose più belle del mondo!” Ventus gli ribatté, poi chiese a Sora il controllo e iniziò a fargli fare qualche passo che il ragazzo non conosceva. Sora sperava ci andasse piano… non avrebbe potuto proteggere nessuno con una storta a una caviglia o a un polso… Ventus lo fece atterrare con una mano su un barile, fare una verticale e girare sul posto, e la folla intorno a loro applaudì e scoppiò in ovazioni.
«Posso avere questo ballo?» Sora chiese a Shiro mentre Ventus gli faceva tendere la mano verso di lei. Era strano, anche se Sora si stava divertendo un mondo. Sentiva l’orgoglio di Ventus nel suo cuore, sentiva che erano anni che aveva aspettato un momento del genere, e sentiva Roxas farsi sempre più imbarazzato e confuso nonostante anche lui fosse in qualche modo felice.
Shiro arrossì appena, quasi imbarazzata dalla richiesta, poi accennò un sì con la testa e avvicinò le mani a quelle di Sora.
«Però... È la prima volta io non sono brava...»
«Tranquilla, ho gli stivali tosti.» Sora scherzò, riprendendo a lasciarsi guidare dalla musica e dagli amici nel suo cuore.
«Sì, e anche Zio Ven che ti aiuta a non sbagliare, eh?» Shiro ridacchiò.
La piazza era ormai piena di gente che ballava, persino Eugene si era unito alle danze, e Paperino e Pippo erano al bordo a battere le mani. Il cielo si stava facendo arancione sopra di loro, e l’aria si faceva più fresca.
Poi, da qualche parte fuori dalla piazza, qualcuno gridò: «Alle barche!»
La gente in piazza prese a voltarsi verso la fonte dell’urlo. Venne urlato di nuovo, e lo spiazzo si svuotò, mentre le persone correvano verso i moli.
Eugene, che era riuscito a ballare con Rapunzel appena prima che le danze terminassero, prese la ragazza per la mano e le disse che aveva un posto speciale, ma Shiro indicò quasi subito a Sora il faro alla fine del porto.
«Ci vediamo lì?» gli chiese.
Sora esitò un momento quando la vide deviare, ma decise di fidarsi. La città era affollata, c’era Ephemer con lei, e non sarebbe stato facile per un qualsiasi cattivo arrivare a lei.
Lui, Paperino e Pippo si erano arrampicati sulla cima dell’edificio e stavano guardando le barche prendere il largo quando Shiro arrivò sulla cima della torre con quattro mele caramellate nelle mani.
«Non ho trovato gelatai, ma credo che questo non sarà malaccio.» Disse passandone una a Sora. «Come direbbe Axel, la ciliegina sulla torta.» Fece un sorriso.
Sopra di loro, una singola lanterna si accese dalle mura del castello. Come in risposta ad un segnale, dalle barche se ne accesero altre, e poi altre ancora dalla riva del mare.
Attorno a loro decine di lanterne si illuminavano e prendevano il volo, e Sora fissava lo spettacolo… tutte quelle luci che si alzavano, si abbassavano, e fluttuavano sopra di loro, illuminando la notte quasi a giorno.
Ogni luce era una persona, un abitante di quella città, uno dei tanti che sperava nel ritorno della principessa. Sora non stentava a credere che Rapunzel, guardandole da lontano, ne fosse stata attirata… gli ricordava qualcosa… anzi no, quel ricordo non era suo.
Gli stava venendo un nodo alla gola, e capì che Ventus aveva bisogno di dire qualcosa.
Parla pure, Ven.
«Sai una cosa, Shiro?»
La ragazzina lo fissò, e a giudicare dalla sua espressione stupita doveva aver notato che la sua voce suonava diversa.
«… zio Ven?»
«Una volta qualcuno mi disse che ogni stella è un mondo a sé.» Ventus fece annuire Sora, poi lo fece alzare in piedi. «E che la loro luce brilla su di noi come un milione di lanterne.»
Sora si sentiva la faccia bagnata, ma ancora non aveva il controllo delle braccia per pulirsi.
«Sì… ma che cosa vuol dire?» Shiro guardò prima lui, poi le lanterne.
«Tuo padre mi disse che sono come noi.» Ventus spiegò. «Io allora non capivo, ma… guarda davanti a noi. Ogni persona di questa città sta facendo luce, sperando di portare la principessa perduta a casa. Aveva ragione. Terra aveva ragione. Lo avrei capito un giorno… e ora lo so. Siamo tutti noi le luci della gente a cui teniamo.»
Si appoggiò ad una delle colonne del faro, e lasciò di nuovo a Sora il controllo. Ma al ragazzo veniva ancora da piangere. Si asciugò gli occhi con il dorso della mano, e rimase di nuovo a fissare l’orizzonte illuminato.
«Sora, e le nostre lanterne?» Pippo gli ricordò, porgendogli un pacco di carta.
Il ragazzo si morse il labbro, poi tirò un sospiro e aiutò i suoi amici a spiegarle e accenderle. Pochi attimi dopo, altre quattro lanterne si levarono dal faro, e poco prima che si allontanassero Sora fece in tempo a notare che Shiro aveva tracciato la figura del suo Trovavia sulla sua con uno dei gessetti.
Niente ci potrà separare. Troveremo sempre il modo di riunirci.” Ventus commentò nella sua testa… sembrava stesse ripetendo le parole di qualcuno. “Siete le persone più importanti della mia vita.
Un’altra lacrima uscì dagli occhi di Sora, ma stavolta non alzò la mano per asciugarla.
Mise una mano sulla spalla di Shiro, chiuse gli occhi per un momento, e lasciò Ventus parlare ancora una volta.
«Saranno così fieri di te quando ti rivedranno.»


Angolo dell'Autore 1 - 
Una cosa che non tanto mi è piaciuta di Kingdom Hearts 3 è stato che hanno avuto molti punti nelle trame dei mondi che potevano essere utilizzati meglio per dare dei richiami. La scena delle lanterne fluttuanti era una, ma ci sono altri momenti che potevano essere utilizzati meglio... e che abbiamo effettivamente preso e sistemato alla fine, perché sì.
Questa scena è uno dei momenti sopravvissuti alla "prima stesura" della storia, presa quasi pari pari con alcune differenze.
AH: quando Sora dice che potrebbe esserci Vanitas o spacciarsi per lui... era quello che accadeva nella prima stesura. OOOPS.

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3932618