Gli orrori di Soulsville

di TheMadHatter16
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Epilogo


21 marzo 2016.
Eccomi qui: sono Claire Evans, ho diciannove anni e faccio la commessa in un supermarket di Whistler. 
Tre mesi fa sono tornata a vivere nella mia città natale, dopo aver abitato per due mesi a Soulsville, un paesino non lontano da qui.

Non so spiegare come mi sento. Spesso la notte ho degli incubi, dormo solo un paio d'ore e il giorno dopo sono sconvolta. Altre volte mi capita di addormentarmi prestissimo la sera, senza neppure cenare e non desiderare altro che farlo per sempre, semplicemente perché non voglio pensare. 
Io e mia madre non parliamo mai di Soulsville, né di Adam, né di Jared. Però sappiamo. Entrambe sappiamo che l'altra ancora ci pensa, a quello che è successo laggiù.
A volte sembra tutto così vicino, così presente, così reale. Altre volte sembra di aver fatto semplicemente un lungo, brutto sogno, di quelli opprimenti, da cui ti svegli stanco, spaventato, scosso fino alle interiora. 
Mia madre si è buttata a capofitto nel lavoro. Sta a casa giusto il minimo indispensabile, a volte anche meno. Spesso sta fuori tutto il giorno e torna solo quando è ora di andare a dormire. Anche lei credo abbia paura di pensare, di ricordare. 


 

Non ho più visto né sentito Jared, ma non passa giorno che io non pensi a lui. E' arrivata la primavera e mi piace immaginarmelo che sfreccia sulla sua motocicletta con indosso un giubbotto di pelle, per le strade di campagna, al tramonto. So che starà soffrendo, ora, solo ed orfano, dopo aver perduto anche il padre che era l'unico suo appoggio. Magari sentirà perfino la mia mancanza o forse no. So anche, però, che Jared è forte e troverà il modo di rialzarsi.
E' un lupo solitario, quello che ulula tristemente alla luna, abbandonato a se stesso, ma che non si lascia distruggere né scalfire da nulla.

Forse, un giorno, troverà la sua pace. Forse incontrerà una persona a cui poter rivelare i suoi segreti, con cui dividere quella solitudine, con cui scacciare via quei fantasmi e quella tenebra che si porta appresso. Forse avrà dei figli, ai quali insegnerà a stare lontani dalla foresta e a guardarsi dalla luna piena. 
Forse, un giorno, ci rincontreremo. 
Forse.





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