L'inganno del rosso

di milla4
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L'inganno del rosso


 
 
 
Lo aveva trovato.
Lo aveva trovato e nessuno glielo avrebbe portato via.
Arthur si inchinò curioso ad osservare gli ultimi spasmi del povero Augustus, si portò una mano al viso per impedire che i piccoli occhiali gli cadessero e si sporcassero del liquido vermiglio che sgorgava con inaudita ferocia dal collo del gallese. Non avrebbe voluto farlo né a lui né agli altri, ma l'aveva finalmente trovato, era suo. Lo avrebbe afferrato finalmente con le mani e Annis  gli avrebbe detto tutto; glielo aveva promesso, si era preso le disgustose pillole per lei, le aveva ingoiate sapendo che gli avrebbero ucciso la vista del  mondo, una larva che non sarebbe mai diventata farfalla. Aveva sbavato, vomitato per lei. Annis non aveva un cognome, soltanto un passato.
Glielo aveva promesso, glielo aveva promesso! Avrebbe allontanato il Sole dal suo volto per sempre, gli avrebbe impedito di fargli di nuovo del male, quel dolore che ogni volta lo portava sempre più vicino a un baratro, sempre più vicino a cadere, lo avrebbe bandito lì sullo sfondo dove Arthur aveva deciso che doveva stare, sul dipinto a cui cercava invano di dare una soluzione.
 Lui era il creatore, il pittore, l'artista! E quella linea era soltanto frutto della sua mente, una creatura che avrebbe dovuto obbedirgli. Ma Annis con i suoi capelli d'ebano e quelle mani perennemente strette al ventre, aspettando un bambino che sarebbe dovuto arrivare da molti anni,  gli aveva detto che era tutto reale, che era un enigma e solo il liquido vitale sarebbe stata la   porta che avrebbe condotto alla fine di quel martirio.
Nessuno credeva ad Annis Augustus, mentre lo asciugava dopo le consuete docce d'acqua gelata, gli diceva di starle lontano, che il suo bambino era sì nato ma che lo aveva anche ucciso. Una malattia da donne, gli aveva detto... il gallese gli voleva bene, gli comprava sempre i colori migliori quando tornava dalle sue vacanze. Ma la risposta era più importante di lui, più importante di tutto.
 
Gli spasmi cessarono, il silenzio calò: Annis era alla porta, con un rasoio gli mostrò l'unica vera risposta, una collana di morte che il ragazzo avrebbe dovuto indossare per fissare al posto che le spettava quella maledetta linea d'orizzonte: non avrebbe più mangiato il suo mare.
Il pittore rimase fermo ad osservare l'unica risposta che avrebbe mai voluto cadere a terra in un tonfo sgraziato. Le mani della donna tornarono al loro posto, a toccare un pancione vuoto di vita e di speranza. Presto sarebbero venuti a prenderlo, aveva fatto qualcosa di molto brutto e, anche se necessario alla sua arte, non lo avrebbero compreso. Arthur si posizionò al suo solito posto, il pennello pesante prendeva avidamente il colore che sgorgava dai suoi polsi. Si sentiva sempre più debole, era forse il tramonto più cupo che avesse mai dipinto, ma con sollievo vide che rimaneva lì, fisso e immobile. Quando la polizia venne, trovò un piccolo uomo dai fitti ricci rossi accasciato sulla sua ultima opera, entrambi finiti.






 
Note: chi avrà letto avrà capito che la storia è direttamente collegata alla flash e alla serie con lo stesso nome "Una linea sottile"="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3927843&i=1">https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3927843&i=1 scritta per lo stesso contest, questa volta l'autrice del pacchetto è Giada Chan e l'elemento centrale l'indovinello. Ecco, non sapevo proprio che scrivere




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