Code di paglia
GIOVEDÌ
22:34
3 settembre
2020
«E
anche st’estate ormai ce la semo levata dalle
balle».
Giovanni, una nota di
malinconia nella voce, aspira una buona boccata prima di passare la
canna a Elia.
Ha promesso a
sé stesso di smettere di fumare, ma Luchino li ha pisciati
per stare con Silvia e non ha voglia di lasciare tutta l’erba
a Marti ed Elia.
«Non me lo
ricordare. Vorrei farmi altri du mesi al mare…»
gli dà corda quest’ultimo, lo sguardo perso nel
vuoto mentre si attarda nel fare un tiro.
«Ma se ti
sei fatto via quasi tutto agosto! Cazzo ti lamenti, pensa a me che ho
studiato fino a ieri!»
Martino è
agitato stasera, nonostante l’erba e le birre che si sono
già bevuti e che li squadrano dal tavolo della cucina. Prima
o poi tornerà a casa anche Niccolò, ma
finché non rientra l’opera di incoraggiamento
tocca a loro.
Giovanni dunque
squadra Elia, facendogli segno di passare la canna al rosso: forse un
tiro in più lo aiuterà.
«Marti ha
ragione zì. St’estate non hai fatto un cazzo, sei
quasi peggio di Luchino!»
Addolcisce poi le
parole con una strizzatina d’occhio, per far capire che
scherza e che sta solo dando un assist a un Martino bisognoso di
rassicurazioni. La prova di ammissione a Medicina che il rosso ha avuto
quel mattino non è andata bene come sperava –
almeno stando alle sue parole, non essendo ancora usciti i risultati.
Elia si trattiene dal
commentare, e passa finalmente la canna a Marti; poi recupera la birra
semi vuota che ha davanti e la finisce del tutto. Giovanni gli fa un
altro cenno con la testa, ed Elia recupera anche le loro bottiglie
vuote per riportarle dentro in casa.
Il gesto è
provvidenziale: in quel momento Paco comincia ad abbaiare di sotto, e
gli occhi di Martino diventano due fessure. Comincia a guardarsi
intorno come in cerca di qualcosa da lanciare di sotto per far tacere
l’animale dell’Arnalda, mormorando qualcosa che
sembra “io lo impaglio quello sgorbio”.
Elia si affretta ad
abbondare il balcone con i vetri vuoti: meglio togliere ogni possibile
arma improvvisata dal raggio d’azione di un Rametta scazzato.
Giovanni ringrazia
silenziosamente l’amico per quel gesto che ha appena salvato
la vita al povero cane, mentre l’altro si attarda
all’interno.
Quando riesce sul
balcone, ha una specie di sorriso ebete in faccia e il telefono in mano.
«Ha cambiato
ancora colore!» esclama, sventolando davanti alle loro facce
la chat di WhatsApp con Filippo. È aperta su un selfie dei
due fratelli Sava che bevono insieme in un qualche baretto, insieme
alle altre ragazze: Eleonora è bellissima come sempre,
mentre Filippo sta facendo una linguaccia sotto al suo nuovo ciuffo
color neve.
Giovanni squadra prima
la foto e poi Elia, poi osserva con la coda dell’occhio
Martino che sembra aver abbandonato le ipotesi di canicidio per
guardare meglio la fotografia.
Con la mano libera, il
rosso agguanta fulmineo il telefono di Elia ignorando le sue proteste
per registrare un breve audio.
«A’
fregno, guarda che non te devi fa’ i capelli bianchi,
già lo sappiamo che sei vecchiooooo»
Martino lascia partire
l’audio, e poi permette a Elia di riprendersi il telefono.
Il moro è
imbronciato ora, mentre si siede di fronte a loro sul balcone.
«Potevi
usare il tuo telefono, Marti. Mo’ chissà che pensa
che faccio legge quello che me scrive a voi».
«E che
dovrebbe pensa’, scusa? Siamo amici! Come se
t’avesse scritto chissà che
poi…» minimizza il rosso, ora decisamente
più calmo di prima.
Elia posa il telefono
in grembo e si riprende la canna, squadrando sospettoso Martino. Poi il
telefono di Santini vibra, e il moro lo raccatta su velocemente e lo
avvicina all’orecchio nel tentativo di ascoltare un audio
senza farlo sentire anche a loro. Ottiene però scarsi
risultati, visto che Filippo ha la brutta abitudine di urlare,
soprattutto quando parla di cose private o sconce.
«Abbono,
so’ vecchio ma lo so che mi scoperesti se fossi lì
ora! E se Nicco è geloso si unisce anche lui, a me non
dà fastidio. Bacioniiiii!»
Martino ridacchia
scuotendo la testa e prova a riagguantare il telefono, ma Elia a sto
giro è più veloce e lo allontana a distanza di
sicurezza. Continua a guardarlo di sbieco, e Giovanni si chiede come
mai la situazione si sia ora ribaltata.
Si gratta
distrattamente il mento con la destra e nel frattempo osserva le
reazioni di Elia alle punzecchiature del rosso, che sta provando a
rubargli di nuovo il telefono.
Martino sembra aver
ritrovato un po’ di serenità, e Giovanni decide di
inserirsi in quella zuffa cogliendo di sorpresa Elia e prendendogli il
telefono a tradimento.
Il moro è
shockato e lo fulmina con lo sguardo, ma Giovanni si alza in piedi e
allontana dai due contendenti il cellulare.
«Calmo, lo
metto qui al sicuro» adduce come motivazione mentre entra in
cucina; poggia il telefono sul tavolo, esce e infine conclude
«così potete litigarvi senza che caschi di
sotto».
Elia lo guarda di
sbieco, rotea gli occhi e fa un altro tiro con la canna; Martino invece
sembra ora di buon umore: forse complice anche il fumo, pare voglia di
continuare a punzecchiare l’amico.
«Zì,
ma… come mai vi mandate queste foto tu e Filo?»
butta lì il rosso, una volpe pronta a cogliere alla
sprovvista l’ignara preda per metterla completamente in
imbarazzo.
«Quali
foto?» sbotta l’altro, un filo di nervosismo nella
voce.
A Giovanni non piace
la piega che sta prendendo la conversazione, e cerca di reagire prima
che un Martino un po’ troppo espansivo dica la cazzata
sbagliata ribaltandogli addosso lo scherzo.
«Tranquillo
zì, Martino si confonde con le foto che manda lui a Filippo.
Quelle col culo di fuori …»
Giovanni ammicca,
sperando di mettere così a tacere il rosso, ottenendo
però l’effetto contrario.
Martino infatti si
infiamma d’imbarazzo, cominciando a balbettare
giustificazioni non richieste per quella battuta.
«No Gio,
non… non è come pensi! Quelle foto,
io… volevo prendere dei jockstrap che piacessero a Nicco e
non sapevo quali scegliere e… ho chiesto a Filo una mano,
lui se ne intende ma… Ma non c’era nessun culo di
fuori, non… non pensare cose strane, io…E
vaffanculo Filo, ma che cazzo te fa vede…»
Martino spara di getto
quel fiume di parole sempre più bordeaux, mentre Elia e
Giovanni lo osservano esterrefatti prima di cominciare a ridere.
Martino si pietrifica,
il suo cervello probabilmente crashato per la mancanza d’aria
e l’imbarazzo.
Giovanni prova quindi
a fare chiarezza, per tranquillizzare Martino: «Guarda che
stavo scherzando zì! non ne so gnente, Filo non
m’ha fatto vede nulla!»
«No,
aspetta… era una battuta?» Il sangue di Martino
sembra essersi tutto concentrato sul suo volto, perché
adesso è più rosso dei suoi capelli.
«Io…
non l’ho capita! Pensavo… o merda!»
Martino sembra sul
punto di collassare per l’imbarazzo, per cui Giovanni smette
di ridere e cerca di tranquillizzarlo; anche Elia giunge in suo
soccorso, sfiorando il rosso su un braccio e provando a farlo calmare.
«Certo che
era una battuta zì! Secondo te Filippo mi fa vedere cosa vi
scrivete? E poi non me ne frega di che se scrive la gente e dovresti
fa’ lo stesso pure tu!»
Martino li guarda
entrambi con uno sguardo perso, ma sembra aver capito
l’antifona che intendeva spiegargli l’amico.
Balbetta dunque una breve scusa a Elia, prima di chiedere a entrambi di
tacere il tutto con Niccolò.
«Io…
scusa zì, volevo mette in piazza robe che non me importano,
me sta bene. Però… non dite nulla a Nicco, non
volevo fare nulla di male, io… non me ne intendo di sta
roba, volevo un parere esperto per fargli un
piacere…»
Il rosso abbassa la
testa depresso e imbarazzato, non esattamente ciò che voleva
ottenere Giovanni: ok, voleva sputtanare Elia e se lo merita,
però…
Il moro sembra
leggergli nel pensiero e se ne va in cucina in cerca di qualche birra
rimasta nel frigo: Niccolò gli perdonerà quello
svaligiamento della loro scorta personale. Poi torna con una birra
aperta e la schiaffa in mano all’amico abbattuto, mentre
Giovanni gli dà una pacca sulla schiena.
«To’,
beviti questa e non ci pensare. Non hai fatto niente di male, nessuno
qui te giudica o dirà niente».
Giovanni squadra Elia,
che annuisce convinto: se c’è qualcuno che si fa
gli affari suoi, è Santini dopotutto.
Il moro si passa le
mani a zip sulla bocca, e promette «Bocca cucita, Nicco da me
non saprà nulla!»
È in quel
momento che sentono alcuni passi in cucina, e Niccolò appare
all’interno della stanza, lo sguardo sorridente e
interrogativo.
«Cos’è
che non dovrei sapere Elì?» domanda
Niccolò, divertito di averli colti sul luogo di un qualche
misfatto dei contrabbandieri e ovviamente ignaro di tutto.
I tre si arrestano
pietrificati, e in quello stesso istante Paco comincia nuovamente ad
abbaiare assatanato.
Martino alza gli occhi
al cielo e avvicina la birra alla bocca per scolarsela tutta
d’un fiato, mormorando sconsolato: «Dio mio, ma che
t’ho fatto di male oggi?»
[1500 w.]
🐨🦊🐺
[Prompt 3. "No, aspetta... era una
battuta? Non l'ho capita!"]
Buongiornissimo
caffè (???), dopo un sacco di tempo eccomi finalmente di
nuovo qui ad aggiornare questa raccolta! Vorrei dire di essere sparito
per godermi le meritate (?) vacanze, ma purtroppo non è
così, semplicemente era sparita ogni ispirazione e mi ero
arenato... Ma ora sono qui, più in forma che mai (???) e
spero di riuscire a tornare ad aggiornare le due raccolte di questa
challenge con la costanza di prima!
Questa nuova clip ha
avuto una storiella un po' travagliata (difatti avrei dovuto
pubblicarla più di 10 giorni fa, il 3 per l'appunto), ma
finalmente sono riuscito a sistemarla ed eccola qui tutta per voi!
Purtroppo anche qui il povero Martino non ce la
può fare, la sfiga ce l'ha attaccata addosso
(perché sono sadico e mi piace metterlo in queste situazioni
ehehehe), ma diciamo che un po' se l'è cercata stavolta!
Insomma, insinuare che ci siano cose fra Elia e Filippo non
è molto carino, e se poi hai la coda di paglia e ti agiti
così tanto per una battuta... eheheh
Spero che la clip vi
sia piaciuta nonostante forse sia un po' più sottotono
rispetto alle altre, e come sempre se volete farmi sapere che ne
pensate la vostra opinione è più che benvenuta!
Ci rivediamo presto con una prossima clip! ;)
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