Capitolo XXI
Ho imparato a distinguere
i singhiozzi della linea caduta
dai tuoi silenzi dispettosi.
Ho imparato a carpire
i tuoi gesti vivaci
e le tue espressioni di vetro
dal telefono stanco.
Ho imparato a riconoscere
il tuo respiro sottile
e mi è sembrato una musica
più piacevole del rock
che ci ostiniamo ad ascoltare.
E ho pensato che
quello fosse mozzafiato.
Ma non ti avevo ancora sentito
chiamare il mio nome
con l’emozione in gola
e i ritagli di cielo sulle guance
che ti porti dietro da ore.
Come adesso.
Che mi guardi da lontano.
E tieni le braccia aperte
per farmi volare.
***
-Rho!-
-Scar!- |