Nei Silenzi

di Francine
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#8 La pazienza del ragno


Si lavora e si produce, si amministra lo stato
Il comune, si promette e si mantiene a volte
(Rino Gaetano)



 
Fiorivi, sfiorivano le viole
e il sole batteva su di me
e tu prendevi la mia mano
mentre io aspettavo te
mentre io (oh, yeah!) aspettavo te
(Rino Gaetano,
Sfiorivano le viole, 1976)


Aspettare è l’essenza stessa del piacere.
Quando vivi il momento tanto sospirato cos’ottieni se non un’abbacinante vampata di luce?
È ineffabile, quella luce; ma poi? Cosa ti resta, poi?
Cenere. Pura e semplice cenere.
Meglio aspettare.
È più soddisfacente.
Lui arriverà, ma bisogna avere pazienza. La pazienza del ragno. Sta crescendo. Si sta facendo forte. Per te.
Lui s’immagina che debba essere tu ad andare da Lui, beata ingenuità, ma presto le sue braccia saranno forti abbastanza da cingerti, le sue spalle larghe a sufficienza per sopportare il peso del suo destino – morte, alla fine. Come per tutti noi.


Note: lo scorso fine settimana è stato l'antipasto sgradito ed amarissimo ad un Lunedì che è stato la madre (o il padre?) di tutti i Lunedì. E la settimana promette di calarsi in abissi tutti ancora da esplorare, sicché, anche voi, abbiate pazienza: prometto che risponderò appena possibile.
Ah, il titolo è spudoratamente tratto da un bellissimo romanzo di Andrea Camilleri, ça va sans dire, ma visti i chiari di luna, meglio specificare.
Non si sa mai.




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