Inizio di
carriera
Dolores
Jane Umbridge
Era passata appena una settimana
da quando aveva ricevuto i risultati dei M.A.G.O. Finalmente la scuola era
finita e Dolores poteva concentrarsi interamente sulla sua carriera. Aveva
accarezzato a lungo il sogno di dirigere un importante ufficio del Ministero
della Magia, magari proprio l’Ufficio Applicazione Legge Magica in cui era
stata ammessa.
Al momento, tuttavia, doveva
accontentarsi dell’impiego al livello più basso del Dipartimento Uso Improprio
delle Arti Magiche, ma era pur sempre il primo gradino per una scalata che
immaginava meravigliosa.
Mirava il suo completo da
impiegata del Ministero: giacca grigia, gonna coordinata e, come unico vezzo,
una blusa rosa con un morbido fiocco sul petto, al posto di quelle noiosissime
camicie bianche e cravatte che era stata obbligata a indossare per sette anni
ad Hogwarts. Le aveva odiate, con i bottoni che tiravano quando metteva su un
po’ di peso e il maglione che nascondeva il suo decolté, la migliore eredità di
quella Babbana di sua madre.
Adesso, tuttavia, poteva osare
di più con le bluse che mascheravano con discrezione le sue forme e lo scollo
che lasciava intravedere quello che era giusto si vedesse. In fondo, era tra
quegli uffici che avrebbe incontrato il suo futuro marito. Magari sarebbe stata
notata da un consigliere del Wizengamot che l’avrebbe guidata nella carriera
grazie alla sua sapienza e influenza. Forse, un giorno, sarebbe arrivata ad
essere molto vicina al Ministro della Magia.
Inspirò profondamente per
controllare l’eccitazione di quel momento. Prese in braccio la sua gatta,
Dolly, e iniziò ad accarezzarla raccontandole il futuro che aveva in mente. Si
preparò anche l’ultimo tè da studentessa: l’indomani sarebbe diventata
ufficialmente una giovane donna in carriera.
Suo padre Orford le aveva detto
di non farsi troppe illusioni, che il Ministero era un ambiente difficile in
cui muoversi, che quelli come loro, che non appartenevano al mondo che conta,
la carriera non riuscivano mica a farla. Dolores gli aveva risposto che lui non
apparteneva al mondo che conta solo perché non si era mai premurato di provare
a entrarci e che lei, a differenza sua, era intenzionata a far carriera, a
qualsiasi costo.
Il giorno successivo, pertanto, si presentò puntuale come un
orologio al Ministero della Magia. Effettuò il controllo della bacchetta, sentì
una particolare emozione mentre ritirava il tesserino identificativo e un
sorriso le comparve sul volto quando le assegnarono una scrivania. Un giorno
avrebbe avuto un ufficio tutto per sé.
Sistemò le sue piume nuove di zecca sulla scrivania in modo
meticoloso, lasciando che l’ordine desse l’immagine di professionalità che
voleva trasmettere.
“Umbridge, seguimi!”
Il suo capo, un mago mediocre
che non aveva mai fatto carriera (o così riferivano le voci di corridoio che
aveva raccolto dopo il colloquio), la trascinò in un sobborgo della periferia
londinese dove dei “simpaticoni” avevano pensato bene di fare uno scherzo ai
Babbani. Alcune cabine telefoniche mordevano l’orecchio all’incauto utente o
gli urlavano volgarità.
“Bisogna riparare il danno e
cancellare la memoria dei Babbani,” le disse facendole vedere il disastro che
li circondava.
Dolores inspirò, agitò la
bacchetta e pronunciò “Finite Incantatem!” ma con suo grande disappunto non
accadde nulla. Il suo collega più anziano, Philip Longman, la guardò
sghignazzante: “Pensavi che fosse così semplice, Umbridge? Questa è una fattura
mordente piuttosto avanzata e la contromaledizione è Quietus!” le disse
agitando la bacchetta mentre la cornetta vibrava e poi si fermava.
“Naturalmente, ora dobbiamo pensare alle oscenità e qui basta un bel Silencio!”
Philip passò la cornetta a
Dolores e la incoraggiò a provarla con un cenno del capo. Titubante e un po’
spaventata, Dolores puntò la bacchetta contro la cornetta. Sembrava a posto.
Avvicinò l’apparecchio all’orecchio e sentì il classico suono di quell’aggeggio
babbano che usava sua madre. Sorrise e annuì. Sistemarono tutte le cabine
telefoniche del quartiere e rimossero la memoria dell’accaduto a tutti i
Babbani coinvolti e a coloro che erano intervenuti.
Poco prima che tornasse il suo
capo, tuttavia, Dolores ebbe un’illuminazione: praticò un incantesimo non
verbale a Philip e rimosse il ricordo di lui che le suggeriva l’incantesimo. Il
capo li raggiunse e si accertò che avessero finito, lamentandosi di quanto
fosse difficile e complicato avere a che fare con la polizia babbana.
“Non sono comprensivi come gli
Auror!” sbuffò mentre si guardava intorno.
“Capo, bisogna avere pazienza,”
annuì Philip.
“Allora, com’è andata, Dolores?
Ti sei divertita sul campo? Che primo giorno eccitante!”
“Oh, sì, moltissimo! Ho usato un
Quietus e un Silencio per risolvere il problema delle cornette telefoniche, è
stato un gioco da ragazzi!” disse sorridendo compita al suo capo.
Philip la guardò confuso, ma non
disse nulla e le sorrise. Il capo lo stava fissando incuriosito così si limitò
a rispondere: “È in gamba la nostra Dolores!”
Arrivati al Ministero della
Magia, si congedarono per la pausa pranzo. Dolores era riuscita a scoprire dove
andavano a pranzo molti consiglieri del Wizengamot: un ristorantino babbano
appena fuori il Ministero, gestito da un Mezzosangue. Decise che valesse la
pena investire una parte del suo stipendio in pranzi in quel ristorante, perché
incontrando i consiglieri a pranzo e nei corridoi, l’avrebbero avvertita come
una di loro e, presto o tardi, ne era certa, avrebbe avuto modo di scambiare
qualche parola con qualcuno di loro.
Chiese un tavolo per una persona
e la misero in un angolino dal quale vedeva l’intera sala del ristorante. Fingeva
di leggere la Gazzetta del Profeta quando sentì una voce chiamarla: “Dolores
Umbridge, ma sei tu?” Alzò lo sguardo sorpresa e vide il suo amico di
Serpeverde. “Cornelius, carissimo, anche tu da queste parti?”
“Sì, sono con il consigliere
Abraxas Malfoy. Sai, sono il suo nuovo assistente. Tu? Tu cosa fai?”
“Al momento mi hanno sbattuto al
Dipartimento per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, ma conto di trovare un
posto più consono quanto prima. Mi raccomando, se sai qualcosa, avvisami!”
“Certo, quel posto non è per
nulla adatto a te,” le disse Cornelius annuendo. Loro si capivano benissimo.
Era dai tempi in cui animavano il club di dibattito di Serpeverde che erano in
sintonia, anche se le loro idee non erano proprio affini. Cornelius era un po’
troppo moderato per i gusti di Dolores, che era più appassionata e pronta a
schierarsi ideologicamente. Tuttavia, la stima tra loro era enorme e avrebbero
continuato a sostenersi a vicenda sempre, perché in quel posto occorreva avere
degli alleati.
“Senti, Dolores, ho appena avuto
un’idea, perché non ti unisci per pranzo con me e il mio consigliere? Sta
arrivando un altro consigliere e dobbiamo discutere della prossima campagna
elettorale. Magari puoi darci una mano, ti fai conoscere, e vedremo di trovare un
modo per farti uscire da quell’ufficio, cosa ne pensi?”
Dolores annuì, sorrise a
Cornelius: “Molto volentieri, ne sarei onorata, Cornelius.”
Trascorse il pranzo più istruttivo
della sua vita, si scambiò i contatti con il consigliere Malfoy e il consigliere
Parkinson e concordò con molti dei loro punti di vista sui Purosangue e su alcune
idee tradizionaliste che stava portando avanti un giovane mago.
Tornò in ufficio con il sorriso
sulle labbra e passò il pomeriggio a lavorare velocemente pensando che fosse
solo questione di tempo, prima che Cornelius la portasse via dai bassifondi per
elevarla ai livelli più alti della politica, in mezzo ai consiglieri del Wizengamot.
Un giorno, forse, ne avrebbe sposato uno, o lei stessa avrebbe seduto su quegli
scranni, con indosso la toga porpora e i fascicoli delle udienze, mentre Philip
Longman poteva rimanere a fare la muffa tra le pareti di quel posto,
continuando a mangiare i sandwich di carne che gli preparava la moglie mentre
borbottava contro gli ultimi provvedimenti del Wizengamot.
Amo
i politici
Immaginatevi
che dramma
Tutta
la gente che vi odia
Vi
odia pure anche la mamma
E
poi volete solo fare il vostro dovere di legislatori
Verranno
tempi migliori
Senza
uomini impuri
(Amo
i politici, Duo bucolico)
Nota dell’Autrice:
Ciao a
tutti, questa storia nasce da una delle innumerevoli iniziative del gruppo
Facebook Caffè e
Calderotti. Il prompt è stato gentilmente offerto dalla cara Ferao ed è “il
primo giorno di Dolores Umbridge”.
Ho cercato
di inserire tutte le caratteristiche di Dolores e mi sono ispirata alla
backstory che ha pubblicato la Rowling su Pottermore ora Wizardingworld.
La trovate
qui: https://www.wizardingworld.com/writing-by-jk-rowling/dolores-umbridge
La
citazione della canzone del Duo bucolico, invece, è una mia idea e niente, ogni
volta che la ascolto penso alla Umbridge e Caramell/Fudge (sì, lo so che sono
strana) e dovevo inserirla. Il riferimento agli uomini puri, ovviamente, è ai
Purosangue e la sua adesione spontanea alle idee di Voldemort pur senza mai
esserne formalmente affiliata. C’era solo una comunanza di visioni.