variazione
Disclaimer:
I personaggi non mi
appartengono,
Ma
sono di prorpietà dei rispettivi autori.
Variazione
- F. Garcìa Lorca
Lo stagno dell'aria,
Sotto il ramo dell'eco.
“Lo sai che la batteria dello Stark-Reader che ti ho
regalato dura una settimana? E che ha una funzione per personalizzare
ogni segnalibro? Puoi appiccicarci sopra tanti Hulk in tutù.”
Un accenno di sorriso sulla bocca del Capitano, gli
occhi che si sollevano dalle pagine del romanzo; inclina il capo, a
guardarlo divertito da sottinsu.
“Il mio segnalibro è
bellissimo così com'è, grazie tante.”
Stark fa una smorfia.
Il segnalibro in questione è un tripudio di lustrini,
glitter e porporina, un ritaglio di cartoncino rosso su cui
molteplici, rubiconde facce di Babbo Natale fanno a gare a chi ha il
ghigno più inquietante. E' stata Lila, la figlia di Clint, a
regalarlo a Steve e da allora Tony non lo ha mai visto usarne un
altro -Per il magnate esiste un confine invalicabile tra l'essere
cortese coi bambini ed il permettere l'incontrollato imperversare
della pacchianeria, ma Rogers non è d'accordo.
Figurarsi.
Il suo spirito da boy scout deve essere capitolato
dinanzi agli occhioni a calamita della piccola manipolatrice con la
colla.
“Posso farne un modello digitale e caricarlo
direttamente sullo Stark-Reader, se ci tieni tanto."
Il Capitano sbuffa e fa quella cosa che a Tony manda
subito in bestia. Alza gli occhi per chiedere al cielo una
trasfusione di pazienza divina, solleva la bocca a seguire il
percorso di una risata ed arcua le labbra, disegna sulla guancia una
rapida fossetta.
“Te la stai prendendo a cuore perchè non uso uno
Stark-Reader o perché è lo Star-Reader che tu mi hai
regalato?”
Colpito e affondato.
Da qualche parte Romanoff si sta gustando un sandwich al
burro di arachidi davanti alle telecamere che danno sul giardino,
trionfante come un gatto ben pasciuto. Il magnate è pronto a
scommettere due o tre parti di armatura che Becco di Falco sta
venendo aggiornato in tempo reale su ogni singola figuraccia “Te
l'hanno mai detto che ti fai troppe pare mentali Rogers?”
Tony si siede, appoggiandosi al tronco accanto a Steve.
Sopra di loro il sole pioggerella tra le foglie e la
luce bagna d'oro e di bianco i rami e le fronde: il tempo perfetto
per un po' di nullafacenza costruttiva.
Povero Capsicle.
Probabilmente se l'è svignata alla chetichella da
Visione e dall'ennesima spiegazione assolutamente puntuale
assolutamente specifica assolutamente incomprensibile circa il nuovo
upgrade che vorrebbe installare nell'HARM, il programma di
allenamento olografico.
Era convito di potersi ritagliare qualche ora per sé e
godersi il tardo pomeriggio con la compagnia di qualche vetusto
autore defunto. Invece gli è capitato lui tra capo e collo.
La vita è davvero ingiusta.
“Stai usando lo slang dei giovani per
confondermi? Farsi beffe degli ultracentenari è un comportamento
oltremodo riprovevole.”
“Boomer.”
Steve ride e Tony lo segue subito dopo, finché la voce
del Capitano non scema ed il suo sguardo si muove ad incontrare
quello del magnate.
Il cervello di Stark ha un cortocircuito improvviso.
Senza che gli sia richiesto, ecco, comincia a sciorinare
i titoli di almeno dieci fan fiction che li dipingono nella stessa
situazione, con A Thousand Years a fare da sottofondo -Grazie
mille, Barton.
Invece di seguire di seguire il copione, però, di
avvicinarsi di strofa in strofa, travolto appassionatamente dal
cambio di ritmo, lasciandosi trascinare dal fluff della
corrente, Rogers solleva il libro e lo avvicina all'orecchio di
Stark.
"Sono quasi certo che questo il tuo Stark-Reader
non lo sappia fare."
E solleva le pagine col pollice, facendole poi scorrere
sul polpastrello.
Il frusciare ticchettante della carta, nota Tony,
s'intona perfettamente al murmure del vento.
Lo
stagno dell'acqua
sotto
fronde di stelle.
"Steve? E' notte fonda, cosa ci fai qui?"
"Stavo cercando consiglio. Dai grandi re del
passato."
"Ti sono stati di aiuto?"
"Silenziosi come le stelle."
La stola multicolore fruscia sull'erba e raccoglie luci
e ombre quando Bucky gli si siede accanto. S'intravede il profilo del
naso, l'iride scura, i capelli che gli candono incolti sulla schiena
e la mano destra che sistema le pieghe della veste sulla spalla
vuota.
"Quanto sei disperato per citare il sequel de Il Re
Leone?"
"Sono più preoccupato dal fatto che tu mi abbia
risposto senza sbagliare una battuta."
Un veloce sorriso, mormorato al palpitio delle lucciole
che scoppiettano dinanzi a loro.
"Shuri sostiene che i classici Disney siano parte
integrante del mio programma di recupero." con la mano scaccia
una zanzara arrivata a turbare il loro idillio notturno "Credo
abbia fatto squee quando le ho canticchiato Little April
Shower."
"Drip, drip, drop little April shower."
gli fa allora eco Steve "Beating a tune as you fall all
around."
"Ricordi la ragazza con cui siamo andati a
vederlo?"
"Come no." l'altro si volta nella sua
direzione "Ha pianto così tanto alla morte della mamma di Bambi
che le hanno chiesto di andarsene. Per fortuna c'eri tu a
consolarla."
"E tu a raccontarmi la fine del film."
"Mi sembrava stupido sprecare così i soldi del
biglietto."
Come sono sorte, in un singhiozzo, loro voci si
sciolgono nel buio.
Ai piedi della collina la Città D'Oro del Wakanda è un
cuore pulsante di spezie e profumi; alti grattacieli sovrastano
Birnin Zana, riflettendo sulle vetrate il fascio poliedrico delle
luci, dei locali, delle strade sospese, dei mezzi di trasporto che
sfrecciano silenziose nell'etere.
La capitale del Wakanda è antica e nuova, mito e
tecnologia, seduzione e pericolo.
Si potrebbe pensare che sia impossibile, visto il suo
essere costantemente illuminata, vedere il cielo trapuntato di
stelle.
Niente di più sbagliato.
Quasi ogni sera Steve lascia il proprio alloggio, le
lenzuola color zafferano, il braciere rosso-dorato, i pavimenti
auto-riscaldanti per raggiungere la collina a piedi nudi, sedersi
contro un albero e seguire il passo argenteo degli astri, fino allo
scolorire dell'alba.
Spesso T'Challa si è trattenuto con lui, senza che ci
fosse bisogno di domandare la sua compagnia, trascorrendo infinite
ore a narrargli di Bastet, di suo padre, dei Quattro Popoli, della
Regina Madre, di Nakia, di Shuri, dei suoi avi, dei Re fregiatisi
del titolo di Pantera Nera prima secoli e secoli prima di venire al
mondo.
Altre volte è stato Sam a raggiungerlo, portando con sè
due coppe di argilla smaltata ed una bevanda simile alla birra,
fermentata dal pane ed aromatizzata col miele.
Il tempo cura tutta le ferite, gli ha detto, Ma
l'alcool aiuta a disinfettare.
Non è l'unico che ha pensato di contare i ricordi uno
shot dopo l'altro: Natasha, inspiegabilmente, ha sempre una
bottiglia nuova con cui festeggiare la fine di una missione o per
aggiornarlo sugli spostamenti di Wanda o per aspettare che sia lei
stessa ad avvicinarsi, accettando con un sorriso il bicchiere già
pieno
In quei momenti, a Steve è quasi sembrato di essere
tornato indietro nel tempo.
In quegli istanti, il suo cuore si è acquietato ed il
respiro è stato più facile da trattenerenel petto.
Eppure...Eppure mentre guarda le stelle non vorrebbe
fare altro che chiudere gli occhi e sentire ancora una volta il
fremito scricchiolante delle pagine che gli sfregano contro il
polpastrello.
Lo stagno della tua bocca,
Tic. Toc. Tic. Toc.
E' il canto delle ore, cuore che pulsa di minuto in
minuto, di secondo in secondo, attimi, giorni, settimane -Il tempo
perde significato, il tempo perde se stesso nell'intreccio delle
dita, lenzuola di terra che accolgono la schiena nuda e l'inarcarsi
delle spalle.
Tic. Toc. Tic. Toc.
E' il rumore del metallo, fibbia contro fibbia, denti
contro i denti, morsi, saliva, bottoni strappati, squarci sulla
divisa entro cui si fanno strada le i polpastrelli, le dita, le mani,
i palmi che si riempiono dei fianchi, del ventre, del petto.
Tic. Toc. Tic. Toc.
E' il silenzio che cade in frantumi, strappato,
sbranato, mutilato, divelto, arso dal fuoco che li divora e dalla
fame che li spinge e dalla sete che li spezza ed il desiderio, il
desiderio, la carne il sangue ed il volto affondato tra i capelli, il
naso che si torce, strofinato sulla barba, e le braccia che cingono,
stringono e le ginocchia che afferrano, bloccano, e la fronte
nell'incavo della spalla ed il fiato fermo in gola e la nuca
conficcata in un cuscino d'erba e gli occhi spalancati e gli occhi
chiusi e la bocca aperta e le labbra serrate.
Tic. Toc. Tic. Toc.
E' il vento che sospinge, avanti e indietro, avanti e
indietro, il dondolio dei sensi.
Tic. Toc. Tic. Toc.
E' la pioggia che cade, goccia dopo goccia, su di un
libro abbandonato ai piedi dell'albero.
Sotto una pioggia di baci.
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