Era iniziato tutto quando durante una di quelle maledette serate che
era stato costretto a organizzare nella sala grande un boss di una
famiglia alleata lo aveva affiancato.
"Eccelso Decimo, i miei ossequi" e già qui Tsunayoshi aveva
iniziato a preoccuparsi, col tempo aveva imparato a distinguere i
complimenti reali dalle adulazion di chi voleva solo ricevere un
favore, in questo caso era decisamente la seconda.
"Come posso esservi utile, signor Galzignano?" disse immediatamente
Tsuna, ormai conosceva la musica e non permetteva ulteriori moine prima
di giungere al dunque.
"Oh no, nulla... Solo che ci sarebbe mio figlio, il terzo, sapete
è un vero scansafatiche e non so più cosa fare
per metterlo sulla buona strada. Non sa combattere, non riesco a fargli
imparare nemmeno a rispettare il corprifuoco. Ormai ha venti anni e
credo sia il caso che si metta a lavorare almeno per apprendere un
minimo di disciplina. Non è che avreste un posto da dargli?
Ci accontentiamo di qualsiasi cosa."
E così Tsuna, grato per tutto l'aiuto che riceveva
dall'alleanza con i Galzignano non poté rifiutare.
"Ci penserò" disse e senza sorpresa si ritrovò
immediatamente quell'uomo ai suoi piedi intento a baciare
l'anello dei Vongola.
Sospirò, stava seriamente iniziando a pensare di dover
indossare dei guanti fissi.
***********
"Ti prego, supplica Reborn di non organizzare più niente
fino alla fine dell' anno" disse Tsunayoshi lasciandosi cadere sul
letto a peso morto.
Hayato seduto alla scrivania si sistemò gli occhiali per poi
guardarlo con fastidio.
"Scusami tanto, avresti preferito continuare a passare in rassegna
queste dannate scartoffie tutta la sera?" gli domandò.
Tsunayoshi gli rivolse uno sguardo confuso di rimando.
"E tu avresti preferito intrattenere tutte quelle persone interpretando
un ruolo che non è il tuo, ma che ormai ti calza talmente
tanto a pennello che ti fa schifo non saper smettere di fingere?"
Hayato sospirò, chiuse il libro che teneva tra le mani e lo
raggiunse sul letto, sdraiandosi al suo fianco.
"Tsuna, io non ce la faccio da solo. Ho capito che sono il tuo braccio
destro, ma sono anche un essere umano, non puoi scaricarmi tutto
ciò che non riesci a terminare in una giornata puntualmente
sperando che io ti salvi il culo. Già il mio carico
è pesante..."
Tsunayoshi ascoltò attentamente ogni parola, non andava
fiero del suo modo di fare, ma anche la sua vita quotidiana non era una
passeggiata. I suoi impegni riempivano tre pagine di agenda,
sì, meticolosamente organizzata da Hayato, ma quello che li
svolgeva era lui.
"Ti piacerebbe avere un assistente?" l'idea gli balenò
all'improvviso memore del favore che gli era stato chiesto.
"Un assistente? Lo sai che sono un perfezionista. O si fa come dico io
o non va bene."
"Puoi insegnargli a fare come vuoi tu, puoi istruirlo."
Hayato alzò un sopracciglio confuso, era come se Tsuna
avesse già qualcuno in mente.
"Di chi si tratta?"
"Il terzogenito dei Galzignano, suo padre vuole trovargli un impiego e
ovviamente ha chiesto a me."
Hayato sembrò interdetto dalla notizia, non aveva
esattamente in simpatia la famiglia anche perché aveva
cercato più volte di rifilare a Tsuna la loro unica figlia
come moglie.
"Lo so che non ti piacciono, ma davvero può esserti di
aiuto. Sono due piccioni con una fava e poi questo ragazzo neanche lo
conosci, magari andate d'accordo."
Hayato accennò un sorriso, allungò una mano verso
il viso di Tsuna facendogli una carezza.
"Tutto ciò che desideri" disse con un tono molto dolce.
********
E così il giorno dopo stesso Tsuna si premurò di
comunicare il nuovo lavoro che aveva trovato al giovane.
Lo attese in quei minuti che prevedevano la sua partenza per un meeting
in Francia in cui sarebbe stato accompagnato da Takeshi e
preparò un discorso.
Lo accolse nella sua villa con l'intento di farlo mettere subito
all'opera, aveva scaricato su Hayato una mole di lavoro davvero
significativa e si sentiva in colpa. La notte precedente non sarebbe
bastata a farsi perdonare.
Manuel Galzignano si rivelò un ragazzetto di bell'aspetto,
anzi un vero e proprio capolavoro della natura. I capelli biondi
sembravano quasi fatti in oro ed erano tenuti legati stretti in una
treccia, gli occhi erano di un blu intenso e il suo fisico era molto
delicato, sembrava un fanciullino di altri tempi.
"Decimo, grazie infinite per questa opportunità, non vi
deluderò!"
E aveva molto entusiasmo a giudicare dal modo in cui si era buttato ai
suoi piedi e aveva baciato l'anello, gli occhi gli brillavano.
Tsuna sospirò, lo aiutò ad alzarsi porgendogli
una mano e accennò un sorriso.
"Ti affido il mio braccio destro, il tuo compito sarà
aiutarlo nel suo lavoro quotidiano alleggerendogli il carico. Ti
scongiuro ascoltalo perché Hayato perde facilmente la
pazienza ed è meglio se non lo fai arrabbiare."
Manuel annuì più volte senza mai smettere di
sorridere e lo seguì per i corridoi.
Tsuna gli spiegò come era strutturata la villa e dove
avrebbe trovato l'ufficio di Hayato. Più gli parlava
più Manuel sembrava un bambino in un negozio di caramelle,
era completamente diverso da come Tsuna lo aveva immaginato tramite le
descrizioni del padre.
"Quindi ricapitolando: fai tutto ciò che ti dice e se non
hai capito cosa devi fare diglielo perché ti giuro che si
arrabbia molto di più se sbagli che se ammetti di non aver
chiaro il tuo compito. Se gli chiedi di spiegartelo con calma ti
potrà sembrare persino dolce."
Manuel annuì ancora e si lasciò condurre davanti
alla porta, bussò con esitazione sotto lo sguardo vigile di
Tsuna e attese che qualcuno rispondesse.
"Non me ne fotte un cazzo che la settimana scorsa sono arrivati in
tempo, quei fottuti conti di merda mi servivano due giorni fa!" si
levò una voce da dentro la stanza ancora chiusa.
Tsuna sentì lo sbattere della cornetta contro il supporto e
sospirò.
"Oh bene, oggi è di buon umore..."
Gli occhi di Manuel divennero lucidi mentre timidamente ricercarono
quelli di Tsunayoshi, era chiaro che si fosse intimorito.
"Non ti preoccupare" gli disse il boss accennando un sorriso.
"Basta sapere come prenderlo. Sono sicuro che lavorerete bene insieme."
Manuel ingoiò a vuoto e allungò nuovamente la
mano verso la porta bussando con più sicurezza.
"Chi stracazzo è?" sentì dall'altra parte.
Tsuna sospirò e intervenne immediatamente.
"Adesso è così che ti rivolgi al tuo boss?"
Hayato scattò sull'attenti e procedette ad aprire la porta.
Strano non aver riconosciuto lo bussare di Tsuna e in effetti non era
stato lui. Il Decimo gli parlava in questi termini solo quando erano in
veste formale e dovevano mantenere le apparenze, in altre parole quando
c'era qualcuno di estraneo alla famiglia.
"Desolato, Decimo, ma i Ficino non rispettano i tempi di consegna..."
Tsunayoshi ignorò del tutto l'argomento spingendo Manuel
verso il suo braccio destro.
"Ecco Manuel Galzignano il tuo assistente, è appena arrivato
ed è impaziente di iniziare."
Hayato accennò un sorriso, porse la mano verso il ragazzo.
"Gokudera Hayato, per te Signor Gokudera."
Tsuna trattenne a stento una risata, non gli si addiceva proprio quel
ruolo.
"Sì, signor Gokudera" squittì Manuel emozionato,
sembrava davvero preso dall'opportunità che gli era stata
offerta.
"Benissimo, vi lascio fare conoscenza che il mio volo è
prossimo alla partenza" disse Tsuna allontanandosi di tutta fretta.
Hayato gli rivolse uno sguardo triste di chi vede partire il proprio
amato per andare in guerra dopo averlo accompagnato alla stazione.
"Fate buon viaggio, Decimo" disse invece congedandosi con un inchino.
Manuel si premurò di imitarlo e Tsuna salutò
entrambi con un sorriso conscio del fatto che tempo di fare tre passi e
gli sarebbero arrivate centodieci raccomandazioni da Hayato per
messaggio.
Gokudera chiuse la porta accogliendo Manuel nel suo studio, gli
illustrò rapidamente la stanza spiegandogli dove fossero la
stampante, la fotocopiatrice e tutti gli strumenti con cui era solito
trascorrere le sue giornate.
"Non ti mentirò, questo lavoro è una rottura di
cazzo, ma ti insegna un sacco di cose."
Manuel ridacchiò senza perdere il suo sorriso e Gokudera
prese nota mentale che almeno non avrebbe avuto un muso lungo al suo
fianco.
"Vedi quella pila di fogli?" gli domandò indicando una risma
infinita che quasi sfiorava il soffitto.
"Quella è tutta tua. Buona fortuna."
Manuel andò verso i fogli, prese il primo, si mise a sedere
nello spazio vicino alla scrivania di Gokudera organizzato
appositamente per lui e iniziò a fissare il foglio.
"Signor Gokudera, che devo fare?" domandò timidamente.
"Leggi quello che c'è scritto e fai quello che
c'è scritto di fare. Quando hai finito di leggere quel
foglio passi al successivo e così via finché non
ti chiedi che cazzo hai fatto di male per essere finito in questo
lavoro d'ufficio."
Manuel annuì, con entusiasmo prese il primo foglio.
Doveva ammetterlo, sebbene quel signor Gokudera incutesse timore era
anche molto gentile, indaffarato, la pura espressione del multitasking
e dannatamente attraente.
Lo osservò mentre scriveva una mail parlando al cellulare
con chissà chi in merito a chissà cosa e con gli
occhi leggeva un documento, forse aveva più mani ma lui non
le vedeva o non si spiegava come riuscisse a fare così tante
cose.
Vide quelle occhiaie sotto i suoi occhi e si chiese cosa avesse fatto
la notte precedente, cosa o chi lo avesse tenuto sveglio e prima di
rendersene realmente conto si trovò a mordersi il labbro.
Forse quel lavoro avrebbe portato molte soddisfazioni.
******
Così dopo quasi un mese di urla in testa Manuel aveva
imparato a compiacere il suo superiore e non faceva più
danni come buttare l'inchiostro accidentalmente su carte importanti o
fare inceppare la stampante.
Gokudera si era abituato alla sua compagnia e quando era
particolarmente di buon umore gli offriva una sigaretta e gli
raccontava qualcosa della sua vita. Nei giorni in cui era proprio di
ottimo umore qualche volta canticchiava persino.
Manuel aveva notato che il signor Gokudera sembrava felice quando il
boss rimaneva nella villa e quanto più lo vedeva tanto
più gli sembrava felice.
Un giorno Gokudera uscì dal suo studio di fretta e furia
tenendo tra le mani un manoscritto composto da fogli disordinati, nella
foga di raggiungere l'ufficio del Decimo, letteralmente alla porta
accanto, gli caddero di mano alcuni fogli, cosa che lo portò
a bestemmiare senza alcun ritegno.
Manuel si precipitò ad aiutarlo.
"State tranquillo, signor Gokudera, non è successo niente."
In quell'istante sullo stesso foglio le loro dita si sfiorarono e
Manuel le sentì bruciare, i loro occhi si incontrarono e
Manuel arrossì vistosamente.
"Grazie Manuel, sarei perso senza di te" il colpo di grazia finale
accompagnato dal più raro dei miracoli, il sorriso di Hayato.
Manuel annuì e non appena rimase solo si prese il petto
stringendo il punto dove sentiva che il suo cuore stava per evadere e
sorrise sentendo tutto il corpo scottare.
In quel momento fu raggiunto da una figura femminile, una certa Sabrina
che in quel mese di prova aveva appreso essere il capitano della prima
squadra di sottoposti di Gokudera.
"Signor Gokudera" la sentì dire salvo poi fermarsi al suo
fianco e porgergli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
"Ti stai mettendo in grossi guai, ragazzino" disse Sabrina senza
specificare di cosa stesse parlando.
Manuel la guardò perplesso mentre si appendeva alla sua mano
per ritrovare la capacità di stare all'impiedi.
"Lascia stare. È dal boss, vero?"
Manuel si limitò ad annuire e Sabrina scomparve.
******
"Santo cielo, che deficienti i miei sottoposti. Ma ti pare che devono
avere la smania di dimostrare chi è più forte tra
loro e allora si infortunano tutti? Che coglioni!"
Manuel ascoltò quelle parole e procedette a posare la
camomilla sulla scrivania.
"Lo fanno per fare colpo su di voi, signor Gokudera" disse con un
sorriso dolce.
"Lo fanno per farmi venire un colpo..." ribattè Gokudera
fuori di sé salvo poi prendere la sua camomilla ed esalare
un flebile "grazie Manuel".
Doveva ammetterlo, dopo anni passati a servire e riverire il suo boss
ricevere lo stesso trattamento da qualcuno aveva il suo fascino,
specialmente se questo qualcuno sembrava davvero preoccuparsi di tutti
i suoi bisogni e anticipare qualunque sua richiesta.
Manuel era stato un vero e proprio regalo, non aveva proprio
più niente da lamentarsi.
"Non dovete vederla così, sono validi combattenti che vi
ammirano e aspirano a essere come voi. Un po' di competizione non ha
mai guastato..."
Gokudera sospirò, gustò la sua camomilla
sprofondando nella sedia.
"Io non sono niente di che, dovrebbero prendere il Decimo come modello."
Manuel accennò un sorriso, meglio non contraddirlo quando
c'era il boss di mezzo.
"Siete altrettanto incredibile, signor Gokudera sennò una
persona straordinaria come il Decimo non vi avrebbe concesso un simile
ruolo nella sua vita."
Gokudera sorrise di rimando, solo a sentire parlare del Decimo e dalla
sua posizione della sua vita gli si scaldava il cuore, inoltre era
bello sentirsi riconosciuto nel suo impegno.
"È il miglior uomo che questo schifoso mondo abbia mai
saputo concepire, a volte mi sembra ancora un sogno..."
Manuel non disse niente, si limitò ad annuire. Aveva
ricevuto una strana sensazione da quelle parole.
"Posso offrirvi un massaggio alle spalle, signor Gokudera? Mi sembrate
teso."
Gokudera annuì, alla fine Manuel era il suo assistente. Non
era forse compito suo provvedere al benessere del suo capo?
Era in adorazione, per la prima volta era il capo di qualcuno.
Con i suoi sottoposti non si sentiva allo stesso modo, questo era
proprio il karma che lo stava ripagando di anni di attenzioni al suo
meraviglioso boss, finalmente poteva sperimentare cosa si provava.
*****
"Da quando c'è Manuel sei molto più tranquillo"
lo prese Tsuna in contropiede quella sera, stavano cenando sulla
terrazza affacciata sul mare del castello di loro proprietà,
il loro piccolo angolo di paradiso.
La luna piena splendeva alta nel cielo, infinite stelle la contornavano
in assenza di inquinamento luminoso, si poteva vedere tutto.
Gli chef migliori del mondo si affrettavano a portare i piatti che
avevano ordinato servendoli con un inchino.
"Non hai idea, mi sta salvando la vita. Finisco la giornata di lavoro
molto prima e ho finalmente concluso la trilogia del signore degli
anelli. Erano anni che volevo vederla" rispose Hayato prendendo una
forchettata dal piatto di Tsuna come era solito fare.
Tsuna lo osservò infastidito, fece schioccare la lingua.
"Troppo tranquillo" disse con uno tono acido.
Hayato sussultò confuso e gli rivolse un'occhiata
interrogativa.
"Non mi piace come ti guarda."
I pensieri del boss andarono a tutte quelle volte in cui li aveva
osservati mentre Gokudera gli spiegava come svolgere le diverse
mansioni. Qualche volta i suoi occhi avevano incontrato quelli di
Manuel spegnendone immediatamente l'entusiasmo perché vi
avevano riconosciuto il suo stesso sguardo e lo avevano odiato.
Hayato trattenne a stento una risata e allungò la forchetta
verso di lui per imboccarlo.
"Mangia e non dire stronzate."
Tsuna allontanò la posata con un sonoro sospiro.
"No, dico sul serio. Ti mangia con gli occhi, non mi piace che mangino
mio marito con gli occhi..."
Hayato sorrise, posò la forchetta nel piatto e
avvicinò il viso al suo.
"È solo molto gentile con me e fa il suo lavoro. Non fa
niente di diverso da quello che faccio io con te."
"Appunto" quasi sbraitò Tsuna.
"In pubblico" sottolineò Hayato.
"Non mi piace" contestò Tsunayoshi, si ricordò
quasi un bambino che fa i capricci.
"È assolutamente innocuo."
"Non mi piace lo stesso."
Hayato fece del suo meglio per sviare la conversazione
perché l'ultima cosa che voleva era che Tsuna gli togliesse
il suo prezioso assistente e soprattutto che si rovinassero la loro
serata romantica per una simile futilità.
"Pensaci, da quanto tempo non avevamo una seratina solo per noi? Credi
che sia merito mio? No, è solo tuo, che mi hai dato la
possibilità di avere un aiuto."
Tsuna sospirò, gonfiò le guance ancora poco
convinto.
"Sei così bravo a rigirare la frittata, Hayato..."
Alla fine con qualche goccia di buon vino rosso Gokudera
riuscì a dirottare la mente di Tsuna facendola cadere preda
delle sue attenzioni e di tutte le coccole solo a lui riservate.
******
"Signor Gokudera, voi siete sposato?" si sentì
improvvisamente domandare dal suo assistente.
"Col mio lavoro" rispose immediatamente Gokudera.
Non era del tutto una bugia, ma non poteva di certo dirgli come stavano
realmente le cose dal momento che al di fuori dei guardiani e di pochi
altri elementi nessuno sapeva che aveva sposato il suo boss.
"Intendo dire... c'è qualcuno che abita il vostro cuore?"
Gokudera alzò un sopracciglio, si ricordò la
conversazione con Tsuna della sera prima e si chiese se non avesse
ragione, poi distolse i pensieri da quella direzione e rispose.
"Sì."
Manuel sentì il cuore accelerare, per un istante si convinse
di essere proprio lui.
"E chi è?"
Gokudera tossì rumorosamente, cercando di sviare
l'argomento, ma non ci fu modo.
"Magari te lo dirò quando mi sentirò pronto"
disse poi.
Manuel andò in brodo di giuggiole e iniziò a
guardarlo con due occhi a cuore che urlavano solo di essere gentilmente
chiusi e trasportati in un bacio.
Gokudera indietreggiò di qualche centimetro.
"Mettiti a lavorare e non farmi perdere tempo con queste stronzate" gli
disse.
***********
Nel pomeriggio fu mandato a comunicare a Sabrina le disposizioni
dell'allenamento e non appena la vide ne approfittò per
chiarire la questione precedente.
"Cosa intendevi la scorsa volta?"
Sabrina non rispose, lasciò ondeggiare i corti capelli
porpora e proseguì a leggere il documento.
"Non credere che perché sei così vicino al signor
Gokudera tu abbia qualche speranza" gli disse non appena ebbe finito di
leggere.
"Che intendi?"
Sabrina sospirò, gli mostrò i grandi occhi
ametista minacciosa.
"Senti ciccino, mi dispiace distruggere i tuoi sogni, ma qualcuno
dovrà pur dirti come stanno le cose: il signor Gokudera non
ti ricambierà mai, arrenditi subito."
Manuel arrossì guardandola con astio e incrociò
le braccia.
"Ah sì? Non è che per caso sei gelosa? Io so
molte più cose di lui rispetto a te, dettagli intimi" disse
mettendo l'accento sull'ultima parola.
Sabrina sospirò nuovamente, era difficile parlare con certi
individui.
"Se il Decimo lo scopre ti manda via immediatamente."
Manuel le fece la linguaccia e iniziò ad allontanarsi e
allora Sabrina lo bloccò per un braccio.
"Okay ascoltami, tre anni fa, sotto gli occhi sconvolti di tutti il
boss ha chiesto la mano del signor Gokudera pubblicamente. Ha fatto un
discorso in merito al successo che aveva riportato in una questione
molto antica risolta e poi ha concluso dicendo che deve tutto al signor
Gokudera. Si è inginocchiato, ha tirato fuori un anello e
gli ha fatto la proposta. Il signor Gokudera ha accettato, ma il padre
del boss ha fatto una sceneggiata che non ti dico neanche, si
è opposto con tutte le sue forze ed è scoppiato
un vero e proprio scontro tra i due..."
Manuel rimase sconvolto, non sapeva più come parlare e non
sapeva più cosa dire e se il suo pensiero andasse al cuore
spezzato o alla triste realtà che aveva dovuto subito il suo
amato capo.
"Come fai a saperlo?" domandò incredulo, il tono instabile.
"Tu sei un novellino qui, io lavoro da una decina d'anni e di cose ne
ho viste. Li ho visti che avevano la tua età, che non
sapevano assolutamente come muoversi, come sostenere
responsabilità simili. Che cercavano conforto l'uno
nell'altro, che si nascondevano in giardino nel disperato tentativo di
darsi un bacio a stampo. Il boss ha rivoluzionato questo mondo, si
è guadagnato il rispetto di tutti nonostante le innovazioni
apportate. Ha dato agli omosessuali la dignità che non
è mai stata concessa nella mafia e per questo molti hanno
provato a ucciderlo."
Manuel ascoltò ancora, sentì il corpo tremare,
era una storia dura da digerire.
"Hanno il fiato sul collo in maniera indescrivibile, c'è il
consiglio degli anziani che tormenta Tsuna per un erede che sa di non
poter avere, ma chiede ugualmente nella speranza che venga alla luce
comunque."
"Quindi non si sono mai sposati?" domandò Manuel fermo sul
suo desiderio.
"Questo non te lo so dire, posso solo dirti che ufficialmente non hanno
mai dichiarato niente e che non portano fedi."
Manuel annuì: era esattamente come pensava.
"Non pensi che il signor Gokudera sarebbe più felice con me?
Pensaci, non avrebbe più il peso dell'erede, non dovrebbe
preoccuparsi della reputazione del boss e non soffrirebbe
più a nascondere la sua relazione."
Gli occhi di Sabrina divennero di un nero spaventoso e accecante.
"Mettiti tra loro e io ti spezzo tutte le ossa!"
Si ricompose osservando il giovane tremare come una foglia e
parlò nuovamente con un tono molto più pacato.
"Il tuo ragionamento è perfetto se non fosse che manca un
dettaglio fondamentale: il signor Gokudera ama tutto questo e
preferirebbe nascondersi per tutta la vita che lasciare il fianco del
boss."
Sabrina gli poggiò una mano sulla spalla facendola cadere
pesantemente.
"Limitati a fantasticare su di lui come me, sognare non è
proibito."
Manuel si massaggiò lì dove era stato colpito e
si allontanò rapidamente, aveva tanto da digerire.
*************
Tsuna fece cadere una risma di fogli a terra volutamente sospirando
profondamente, Hayato al suo fianco guardò l'orologio per
contare i secondi che mancavano al burnout di suo marito.
"Senti, mi sono rotto il cazzo" disse il boss in preda a emozioni che
non sapeva nemmeno più controllare figuriamoci definire.
Hayato annuì, puntuale come un orologio svizzero.
"È inutile che mi guardi come se fossi impazzito. Non lo
sopporto più quel cagnolino del cazzo che ti gira tutto il
tempo attorno e ti fa le feste scondinzolando e abbaia "Signor
Gokudera" dalla mattina alla sera."
Il sorriso di Hayato divenne ampio, beffardo.
"Si può sapere che hai da ridere? Guarda che sono serio e se
non mi contraddici all'instante inizierò a pensare che mi
tradisci con il tuo assistente.."
Hayato sospirò si avvicinò al suo boss
prendendogli il viso tra le mani.
"Finalmente" sussurrò facendo aderire la sua fronte a quella
di Tsuna.
"Finalmente?"
"Sì, cazzo!" rispose Hayato alzando solo un po' il tono.
"È una vita che sono geloso anche della tua ombra e che tu
mi dici che esagero, che sono fastidioso, che sono imbarazzante e
adesso finalmente sei tu a essere geloso di me. Non hai idea di quanto
questo mi renda felice, amore mio. Entro certi limiti questo sentimento
che hai tanto odiato è solo una dimostrazione di quanto ci
tieni."
Tsuna rimase in silenzio, sentì gli occhi lucidi e
accennò un sorriso sentendosi un vero idiota per aver
dubitato di Hayato anche solo per un secondo.
Doveva riconoscerlo non aveva mai smesso di chiedersi che cosa Hayato
ci trovasse in lui e di temere che un giorno se ne sarebbe andato
portandosi un pezzo del suo cuore e uccidendolo per sempre.
Quell'atteggiamento era l'ennesima conferma di un'insicurezza insidiosa
ancora pulsante.
"Io faccio abbastanza per te? Da quando ti ho dato questo assistente mi
sento come se non avessi fatto niente in tutti questi anni, come se ti
avessi sempre fatto mancare tutto ciò di cui avevi bisogno."
Hayato si sciolse, quel lato così tenero di Tsuna era ormai
un'autentica rarità.
"Dimostriamo di amarci in modo diverso e io ho dei doveri nei tuoi
confronti che però sono dei piaceri perché io li
faccio tutti volentieri. Io faccio tutto volentieri se si tratta di te."
Tsunayoshi annuì, sorrise di più chiudendo gli
occhi.
"Però a Manuel posso anche dare un'altra stanza, non
c'è alcun bisogno che condividiate la stessa"
gonfiò le guance ricordando Lambo l'ultima volta che gli
aveva tolto il lecca lecca all'uva di mano dopo che ne aveva mangiati
altri sei.
"Non ti fidi di me?" domandò Hayato sorpreso da quelle
parole.
Tsuna negò con il capo e sospirò.
"No, non è questo... è solo che sono molto geloso
di quel ragazzino che passa tutta la giornata con mio marito al posto
mio..."
Hayato lo baciò gentilmente a fior di labbra e sorrise.
"Quel ragazzino mi permette di avere più tempo da dedicare a
mio marito Tsuna e non al Decimo" gli disse con sicurezza.
"Sì, ma io sto perdendo la testa. Non hai idea di che
pensieri faccio mentre sono di qua e so che voi due state da soli nel
tuo ufficio..."
Gokudera scoppiò a ridere, era davvero come se i ruoli si
fossero invertiti, quelli erano i discorsi che di solito faceva lui a
Tsuna, specialmente perché c'erano così tante
spasimanti anche molto meno sottili di Manuel.
"Io ho occhi solo per te, sempre li ho avuti e sempre li
avrò" disse Hayato non appena ebbe finito di ridere
diventando spaventosamente serio.
"Se questo è vero..." mormorò Tsuna spingendolo
contro la scrivania.
"Dimostramelo."
Alla porta accanto Manuel sentì tutto ogni singolo gemito
quasi fosse in quella stessa stanza e dovette arrendersi dichiarando la
soluzione di Sabrina la cosa migliore.
Non fece domande quando il signor Gokudera rientrò nel suo
ufficio chiedendogli di ristampare i fogli che doveva già
aver portato nell'ufficio del boss, poteva benissimo immaginare che
fine avessero fatto.
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