Capitolo
5 -
Accidents -
“Posso
riaccompagnarvi a casa, se volete!”, proposi alle mie due
amiche, mentre ci
avviavamo fuori dalla spiaggia di Odaiba.
“Mio
padre è venuto a prenderci, stavo per proporti lo
stesso!”, annunciò Yuki.
Riuscii
a intravedere una limousine, a qualche metro di distanza.
“Ti
ringrazio, ma a quanto pare Reiji ha già mandato qualcuno a
prelevarmi!”
Natalie
rimase ad osservare la vettura con la bocca spalancata.
“Prima
o poi devo farci un giro.”
Sorrisi.
“Quando
vuoi!”
Io
e le due ragazze ci congedammo, con la promessa di rivederci presto, e
le
ringraziai ancora una volta per la magnifica giornata che avevano
organizzato.
Controllai
che fossero al sicuro, nell’automobile del padre di Yuki, poi
mi avvicinai alla
limousine nera, riconoscendo l’anziano maggiordomo di casa
Sakamaki.
“Buonasera
George.”
Lui
non mi degnò d’attenzione, mentre chiudevo lo
sportello del veicolo.
Quand’ero
da sola, preferivo sedermi accanto al conducente, restare nella cabina
posteriore della limousine, con nessuno a farmi compagnia, mi metteva i
brividi.
Non
che il maggiordomo fosse meno inquietante: parlava poco e sembrava gli
avessero
dipinto un’unica espressione facciale ma, vivendo coi
Sakamaki, ero abituata a
qualsiasi tipo di stranezza.
La
limousine sfrecciò nel silenzio della notte, lungo le strade
di Tokyo, non più
così affollate.
All’improvviso,
a qualche chilometro di distanza, notai una figura in mezzo alla strada
e, man
mano che ci avvicinavamo, realizzai si trattasse di un uomo.
Mi
resi conto che non accennava a muoversi, mentre il maggiordomo, al mio
fianco,
pareva ignorare la sua presenza.
Urlai
a George di frenare e questo, colto di sorpresa, affondò il
piede nel freno: la
limousine ruotò su sé stessa, facendomi sbattere
contro il finestrino.
Un’auto
dietro di noi ci tamponò.
Quando
sollevai lo sguardo, ancora dolorante per il colpo, dell’uomo
non v’era
traccia.
Tuttavia,
ciò che mi era rimasto impresso, prima che quella sagoma
svanisse nel nulla,
erano stati i suoi lunghi capelli bianchi.
Ricordavano
vagamente quelli di Karl Heinz e mi convinsi che era stato lui a
giocare con la
mia mente.
Il
maggiordomo mi rivolse un’occhiataccia, sebbene non
proferì parola.
“Mi
dispiace… -, tentai di giustificarmi, mentre
l’auto alle nostre spalle suonava insistentemente
il clacson – ero sicura ci fosse qualcuno in mezzo alla
strada.”
“Deve
farsi curare le ferite.”, annunciò George.
Quindi
ero ferita?
Sussultai
quando un uomo bussò al mio finestrino, sembrava piuttosto
furioso.
Abbassai
il vetro.
“Che
vi salta in mente? Frenare in quel modo! Io vi denuncio!”
Il
maggiordomo rispose al mio posto.
“Ho
memorizzato la sua targa, verrà presto risarcito, ora la
signorina qui accanto
ha bisogno di cure.”
Era
la prima volta che sentivo parlare George per più di un
secondo.
“Cosa
credi che mi importi? Voi non andate da nessuna parte, non prima che
arrivi la
polizia!”
“Signorina
Mitsuko, sollevi il finestrino.”, ordinò George,
mentre lo fissavo confusa.
“Adesso.”,
aggiunse con tono perentorio e così obbedii.
La
limousine partì nuovamente, lasciandosi alle spalle
l’uomo che voleva
denunciarci.
“Ma
George – mormorai, mentre sfrecciavamo via – non
credo sia legale.”
“Ho
il compito di occuparmi di lei per prima e poi tutto il
resto.”
Effettivamente,
sentivo il lato destro del viso pizzicare, lì dove avevo
sbattuto contro il
vetro del finestrino.
I
miei occhi ricaddero sulle gambe e mi sorpresi nel notare un ramoscello.
Non
ricordavo di averlo visto prima e tanto meno sapevo come fosse finito
lì.
Lo
raccolsi e lo rigirai tra le mani.
Non
ebbi il tempo di pormi altre domande, poiché eravamo giunti
a villa Sakamaki.
***
George
mi costrinse a restare seduta, nonostante le mie lamentele, e venne ad
aprirmi personalmente lo sportello,
cosa che accadeva molto raramente: disponevo di entrambe le mani, non
avevo
bisogno di qualcuno che aprisse la portiera per me.
Scesi
dalla vettura e, scortata dal maggiordomo, entrai nella villa.
George
si avviò immediatamente nello studio di Reiji, conscio che
fosse lui il
“capo-famiglia” a cui avrebbe dovuto raccontare
dell’incidente.
Attesi
in salotto, cercando lo specchio più vicino.
Mi
sorpresi nel notare un livido all’altezza dello zigomo:
dovevo aver sbattuto
con violenza.
“Cosa
è successo?”
Sobbalzai,
al suono della voce di Reiji, speravo non fosse troppo arrabbiato, non
volevo
rovinare quella bella giornata.
“George non
te lo ha raccontato?”
“Voglio
sentirlo da te.”, annunciò il vampiro,
sistemandosi gli occhiali sul naso e
osservando il mio zigomo destro.
“Credevo
di aver visto un uomo in mezzo alla strada, gli ho chiesto di
frenare.”
“Un
uomo?”
Valutai
se fosse una buona idea confessare la somiglianza con Karl Heinz.
In
fondo, non avevo più motivo di mentire ai Sakamaki, Reiji
stesso aveva deciso
di rinnegare suo padre, dopo la morte di…
“Somigliava
a Karl Heinz.”, dichiarai.
Lo
sguardo del vampiro si fece più duro.
“È
la prima volta che succede?”
Ripensai
alla notte in cui avevamo celebrato il funerale, ma quella poteva
essere semplicemente
un’allucinazione dovuta al forte stress.
“Si
è la prima volta.”
“Siedi
in salotto.”
Annuii
e camminai fino al salone, uno dei divani era occupato da uno Shu
addormentato,
così mi accomodai su quello di fronte.
Massaggiai
la parte lesa, ma non appena feci un po’ di pressione,
strinsi i denti per il
dolore.
“Che
diavolo ti è successo, Tavoletta?”,
domandò un Ayato comparso dal nulla,
sedendosi al mio fianco.
Di
colpo il suo sguardo si adombrò, mentre mi annusava i
vestiti.
“Sei
stata con i Mukami!”, sbraitò, sollevandomi il
mento e controllando che non
avessi morsi freschi.
“Te
l’hanno fatto loro?”
“No,
Ayato!” provai a dire.
“Che
le hanno fatto i Mukami?”
Subaru,
comparso alle mie spalle, mi osservò il volto e notai il suo
trasformarsi in
una maschera d’ira.
“Io
li ammazzo.”, sentenziò l’albino.
Balzai
in piedi, esasperata.
“Non
sono stati i Mukami!-, esclamai, - è stato un maledetto
finestrino!”
I
due vampiri mi fissarono interrogativi.
“Stavo
tornando a casa, quando ho pensato di vedere un uomo in mezzo alla
strada. Ho
chiesto a George di frenare e quella frenata improvvisa gli ha fatto
perdere il
controllo della limousine.”
Pronunciai
quella frase tutta d’un fiato, non volevo creare scompiglio
tra le due famiglie
di vampiri, non adesso che avevano imparato a tollerarsi a vicenda.
“Ma
hai l’odore dei Mukami addosso.”,
insisté Ayato.
Roteai
gli occhi al cielo, pronta a subire la furia di Oree-sama.
“Mi
hanno fatto… una sorpresa, poco prima che andassi
via.”
Tralasciai
il dettaglio di essere stata gettata in acqua da Yuma e di aver cenato
assieme
a Kou.
Subaru
schioccò la lingua, in dissenso.
“Ah?
Perché io non sono potuto venire e loro si?”, si
lamentò Ayato.
Me
lo aspettavo.
“Non
è colpa mia, non li avevo invitati.”
“Quindi
quel Kou ha veramente qualche dono
speciale.”, biascicò Shu alle nostre spalle.
“Così
pare.”, commentai.
Reiji
entrò nel salotto, con del ghiaccio avvolto intorno ad uno
strofinaccio.
Me
lo posizionò sulla guancia e soffocai un gemito.
Sentii
lo zigomo bruciare, ma pian piano mi abituai alla sensazione del
ghiaccio sul
viso.
“Mitsuko
ha detto che l’uomo assomigliava a Karl Heinz.”,
annunciò Reiji.
L’espressione
irata di Subaru tramutò in preoccupazione.
“Sei
sicura?”
“Non
è che a Tokyo ci siano molti uomini che se ne vanno in giro
con i capelli
bianchi, lunghi fino alla schiena.”
Un
mezzo sorriso curvò le labbra di Shu.
“Cosa
vuole ancora?”, borbottò Ayato, dimenticando la
storia dei Mukami.
Ero
lieta di notare l’irritazione che i Sakamaki riservavano al
proprio padre.
“Dobbiamo
parlare.”, annunciò Reiji, e mi resi conto che era
rivolto a Shu.
Mi
ritrovai con il ghiaccio in mano, i due fratelli erano scomparsi.
Oh
fantastico,
riflettei hanno ricominciato a
nascondermi le cose.
Tuttavia,
anche Ayato e Subaru erano stati tagliati fuori dalla conversazione.
Stizzita,
mollai il ghiaccio sul tavolino di legno e mi incamminai verso la mia
stanza.
Mi
ero fidata di Reiji e com’ero stata ripagata?
Mi
tenevano fuori dai loro discorsi.
Sapevo
di contare qualcosa per i vampiri, ma non capivo perché non
volessero
condividere con me le informazioni importanti.
D’altronde,
ero io nel mirino di Karl Heinz.
Avevo
il diritto di sapere.
Non
era un mistero il suo desiderio di “creare una nuova
razza”, probabilmente
ancora si aspettava che scegliessi un Adamo.
E
dire che avevo anche accettato quella proposta, ma non era stato
abbastanza:
lui aveva aizzato la Chiesa contro di me e dunque, a causa sua, avevo
perso l’unico
Adamo che avrei scelto.
Per
cui non sarei più scesa a patti con lui.
Dopo
aver indossato il pigiama, ovvero una t-shirt ed un paio di
pantaloncini, mi
abbandonai mollemente sul letto.
ANGOLO
AUTRICE
Salve
gente! Scusate per l’immenso ritardo
nell’aggiornare, non dipende assolutamente
dalla storia, ma ci sono molti cambiamenti in corso nella mia vita, in
questo
periodo, comunque sappiate che ho intenzione di concludere questa
storia, è la
mia prima storia e ci sono molto affezionata, quindi non temete.
Grazie
mille a coloro che hanno inserito la ff nelle
preferite/seguite/ricordate e
anche i lettori silenzioso, invito tutti a lasciare un commento, ci
tengo a
sapere cosa ne pensate, o se ci sono eventuali errori.
A
presto, promesso, Nephy_
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