Il
vino era ottimo, il cibo francese con le sue creme, cremine e lumache
un pò meno.
Sia
Ross che Dwight sentivano decisamente nostalgia delle cene a casa
loro, in Cornovaglia, e il primo avrebbe potuto anche azzardarsi a
dire che gli mancava disperatamente persino la cucina di Prudie...
Seduti
in un elegante ristorante del centro di Parigi, vestiti come due
uomini d'affari per non destare sospetti, Ross e Dwight erano
riusciti ad organizzare una cena insieme. La nostalgia della propria
terra e le rispettive mansioni che li avevano condotti in Francia
avevano spinto i due a cercare un attimo di pace, chiacchiere e
tranquillità fuori dai delicati impegni che li avevano
portati in
Francia per assaporare un pò di sapore di casa. Da quando
erano
partiti, pur sentendosi spesso tramite lettera o in brevi incontri
quasi clandestini, non erano ancora riusciti a sedersi a un tavolo
per una normale cena fra amici e quella era la sera perfetta. I
funzionari della Repubblica erano impegnati all'Opera, ospiti di un
importante rappresentazione teatrale, e per una sera la Francia
poteva dirsi immune da sotterfugi e lotte in virtù di arte e
cultura.
"Pensi
che il vino riempia lo stomaco quanto il cibo?" - chiese Ross,
riempiendo l'ennesimo bicchiere. "Ho una fame indiavolata e
quì
non fanno che cucinare lumache!".
"Ma
il pane è ottimo, focalizzati su questo invece che sul vino"
–
gli suggerì Dwight, addentandone un pezzo.
"Il
vino scalda!" - rise Ross – "E l'inverno francese
è
gelido".
"Più
del vento della Cornovaglia?".
"Più
del vento delle steppe! Wikchman dovrà pagarmi un
supplemento
aggiuntivo per questo!".
Dwight
rise a sua volta. "Quando hai intenzione di tornare?".
Ross
si bloccò, pensando dolcemente a una promessa e a cosa si
nascondesse dietro essa. "In tempo per la mietitura del grano.
Missione finita o meno, devo essere a casa per quel periodo".
Dwight
si accigliò, stupito da tutta quella sicurezza e quella
determinazione. Non capiva ed era normale, né lui
né Demelza
avevano rivelato a nessuno del nuovo, imminente arrivo. "Non
sapevo amassi tanto la campagna!".
"In
realtà, devo essere a casa per quella data per Demelza. E
dovrai
assicurarti di esserci pure tu!".
Ancora
più confuso, Dwight lo osservò come fosse
impazzito o più
probabilmente ubriaco, poggiando il pane sul tavolo. "Ross, ti
senti bene?".
"Benissimo!".
"E...?".
- domandò Dwight... Doveva esserci un seguito, giusto?
Ross
prese un profondo respiro, ripensando a tutte le caotiche vicende che
avevano preceduto la sua partenza per la Francia. La morte di Ned, i
francesi, la finta-crisi con la sua famiglia e Demelza, Tess, Jacka,
il duello col generale Troussaud, Hanson e Merceron e infine quella
notte d'amore a suggellare quel rapporto così profondo
costruito con
fatica attraverso gli anni con sua moglie... "Demelza è
incinta
e partorirà in tarda primavera. Per questo devo essere a
casa! Per
questo devi esserci anche tu, non voglio vedere nemmeno l'ombra di
Choake a Nampara!".
Dwight
rimase a bocca aperta per la sorpresa e poi scoppiò a ridere
quasi
fosse esso stesso ubriaco, dandogli una sonora pacca sul braccio.
Tutti gli altri commensali si voltarono incuriositi ma i due non li
notarono nemmeno. Poi il medico prese il vino, riempiendosi a sua
volta il bicchiere. "Santo cielo, che sorpresa! C'è davvero
da
festeggiare, Ross! Congratulazioni!". Era felice per lui e
Demelza, felice come solo un vero amico a cui fino a quel momento era
stata negata quella gioia, poteva essere. Senza rancore o invidia...
"Ti
ringrazio. Anche a nome di Demelza" – rispose Ross, vagamente
in imbarazzo.
"Perché
non me l'hai detto prima?".
"In
realtà non lo abbiamo detto a nessuno, Demelza lo ha
scoperto poco
prima della mia partenza e a parte Prudie e i bambini, nessun altro
ne è stato informato. Anche se ormai dovrebbe essere
chiaramente
visibile..." - rispose Ross, pensando con nostalgia a sua moglie
e al fatto che ormai fosse a metà gravidanza.
Dwight
sorrise. "E' per questo che hai tanta fretta di tornare a
casa?".
Ross
sospirò. "In realtà non volevo nemmeno partire.
Non ora,
almeno... E' stata Demelza a insistere...".
Dwight
annuì. "Demelza ti conosce bene e sa che hai bisogno di cose
come questa che stiamo vivendo. Ama la tua natura errante e ha
imparato a conviverci e a rispettarla. Ha sposato il tuo carattere,
oltre a te".
Era
vero, Demelza lo conosceva meglio di quanto lui conoscesse se stesso
e spesso negli anni, nel bene o nel male, lo aveva dimostrato. Lo
amava, lo lasciava libero di seguire la sua natura e i suoi istinti e
anche se la preoccupazione la attanagliava, mai aveva cercato di
fermarlo. Ma stavolta avrebbe voluto che lo facesse... "Avrei
comunque preferito non partire. Immagini come mi senta ad essere
quì,
mentre lei e i bambini sono soli con Prudie?".
"Demelza
sa cavarsela bene, sta tranquillo. E i tuoi figli sono bambini
assennati e buoni che non la lasciano sola un attimo".
"Ma
toccherebbe a me esserci".
"Ci
sarai, quando sarà il momento".
"Puoi
giurarci" – rispose Ross, sorseggiando un altro pò
di vino.
Dwight
si sentì di rassicurarlo, come amico e medico. "Demelza
è
giovane, sana e forte. Non farti venire ansie inutili, andrà
tutto
bene e presto avrai un nuovo bambino che la notte ti
strillerà nelle
orecchie".
Ross
sbuffò. "E' nella mia natura anche essere pessimista ed
eternamente preoccupato per qualcosa... Dovrebbe stare tranquilla a
riposare e so già che non lo sta facendo. Non lo ha fatto
quando ero
a casa, figurati ora che sono oltre la Manica!".
Dwight
rise, conosceva bene Demelza quasi quanto Ross e di certo le cose
stavano come diceva lui. "Beh, guarda il lato positivo:
litigherete meno per questa cosa, da separati".
Anche
Ross rise. "Ah Dwight, che posso dirti? Sono felice, ansioso,
preoccupato... Ma so che questo bambino arriva nel momento migliore
per me e lei. In passato, fra me e Demelza ci sono state parecchie
ombre ma ora sono sparite, risolte e questo figlio... figlia...".
Prese un profondo respiro, cercando le parole giuste per continuare
quella che in fondo era una confidenza che non aveva mai fatto a
nessuno e che ora, con la nostalgia e la maturità acquisita,
si
sentiva pronto ad esprimere. In parte, quanto meno...
Dwight
abbassò lo sguardo. Non conosceva i minimi dettagli della
vita di
Ross ma sapeva che qualcosa di orribile era successo in passato fra i
suoi migliori amici ed era solo felice di sapere che tutto era
risolto. Dwight sapeva di conoscere sprazzi di verità
tramite
George, Elizabeth, Hugh e il piccolo Valentine ma mai aveva voluto
andare a fondo e mai aveva desiderato giudicare...
Davanti
al suo silenzio, Ross proseguì, in tono più
serio. "Potevamo
scegliere di separarci... Ci siamo andati vicini, più di una
volta.
A causa mia, a causa sua, a causa di... altri... O
forse,
semplicemente, a causa di noi stessi e di un rapporto forte ma che
doveva ancora crescere, con noi. Avevamo altre scelte davanti a noi e
ci siamo fatti del male quando siamo giunti a quei bivi. Ma io,
lei... Per quanto male ci fossimo fatti, era nulla rispetto alla
prospettiva di vivere l'uno senza l'altro. Ed eccoci qua, con un
figlio, una figlia e un altro bambino in arrivo. Henry... O
Isabella-Rose... La vita è davvero una straordinaria fucina
di nuovi
inizi".
Dwight,
giocando con le posate pieno di impaccio, rimase un attimo preda di
uno strano imbarazzo davanti alla confessione dell'amico. Ross aveva
detto tutto e niente ma capiva quante grandi esperienze di vita ci
fossero dietro a quelle parole che sicuramente non avrebbe rivolto a
nessun altro. Si sentì onorato di essere suo amico e che si
fidasse
tanto da confidargli qualcosa del genere. Non lo giudicava, ognuno di
loro aveva commesso in passato errori grandi ma Ross aveva ragione.
Alla fine l'errore serve a migliorarsi, se hai la capacità
di
comprenderlo e analizzarlo. Un amico non giudica, un amico sta
accanto all'altro e basta. Così era sempre stato, fra lui e
Ross.
C'erano state risate ma anche dolorosi faccia a faccia. E soprattutto
mani tese nel momento del bisogno. Sarebbe sempre stato
così, ne era
certo. "Isabella-Rose o Henry... Bei nomi".
"Il
nome della bimba lo ha scelto Demelza. Quello del maschio, io. Quindi
alla fine nascerà Isabella-Rose...".
Dwight
rise ancora. "Come lo sai?".
"Demelza
non sbaglia mai! E io nemmeno, quando si tratta di avere figlie
femmine è come se me lo sentissi nel sangue. Non ho
sbagliato con
Julia e poi nemmeno con Clowance...".
Dwight
annuì. "Beh, Caroline sarà contenta.
Avrà una nuova bambina
da riempire di merletti e pizzi. E bambole...".
Una
nota di dolore attraverò il viso di Dwight a quelle parole e
Ross la
colse subito, capendone il motivo. Dwight gli era stato vicino quando
Julia era morta e lui aveva raccolto le sue lacrime quando era stata
Sarah ad andarsene. E la morte della piccola era ancora così
fresca
e dolorosa anche per lui, che non poteva che essere atroce per i suoi
genitori. "Anche tu avrai di nuovo la casa piena di bambole. O
cavallini a dondolo...". Non lo disse per consolarlo, lo disse
perché sapeva che lui e Caroline ce l'avrebbero fatta come
ci erano
riusciti lui e Demelza. La morte di un figlio porta gravi fratture in
una coppia ed entrambi avevano lottato e sbagliato all'interno dei
loro matrimoni. Ed entrambi non avrebbero mai potuto fare a meno
delle due donne che avevano sposato...
Dwight,
amareggiato, abbassò lo sguardo per nascondere i suoi occhi
lucidi.
Era un dolore ancora lacerante quello e né lui né
Caroline lo
avevano mai superato del tutto. "Chissà... A volte lo spero,
a
volte lo temo".
Ross
annuì, lo capiva appieno e ricordava fin troppo bene quante
paure
aveva dovuto affrontare quando Demelza gli aveva comunicato l'arrivo
di Jeremy. "Quando morì Julia, credevo che il mondo fosse
finito. Il mio mondo, almeno. E invece, eccomi quì...
Succederà di
nuovo, anche a te. Un figlio nuovo non cancellerà il ricordo
di
Sarah così come Jeremy e Clowance non hanno cancellato i
ricordi di
Julia. Ma sarà vita, futuro, gioia... Succederà
perché è naturale
che sia così, fra due persone che si amano. Magari quando
mieteremo
il grano".
A
dispetto di tutto, Dwight sorrise. "Sarà una ricca
mietitura,
allora...".
"Probabile"
– rispose Ross, stemperando la tensione con un altro
bicchiere di
vino.
"Ross,
domani avrai un'emicrania orribile. Cerca di mangiare e smettila di
bere!" - lo rimprovò Dwight, ora nuovamente nei panni di
medico.
"Odio
le lumache!".
"Mangia
il pane allora! Il tuo stomaco te ne sarà grato".
"Ne
dubito...".
"Ross...".
Borbottando
come un bambino, Ross mise una lumaca in bocca e fece la stessa
smorfia di Clowance quando la costringevano a mangiare le verdure.
"Orribile...".
Dwight
sospirò. "Demelza avrà quattro bambini di cui
occuparsi. Il
più impegnativo sarai tu".
Ross
rise. "Infatti è contenta che io stia lontano un
pò...".
"Tutto
torna, allora...".
Ross,
ancora una volta, si perse nel ricordo di Demelza e del loro saluto
sulla scogliera. Bellissima, con quei capelli rossi e selvaggi mossi
dal vento, in quel momento aveva davvero minato ogni suo desiderio di
partire. Avrebbe voluto tornare a casa con lei, non attraversare la
Manica... "Si sente orribile col pancione. Odia farsi vedere
incinta".
Dwight
lo guardò storto. "Spero tu non la faccia sentire meno
desiderabile" - lo rimproverò.
"Al
contrario! Per me Demelza è assolutamente seducente quando
è
incinta! E gliel'ho ripetuto mille volte ma non mi ha mai creduto!".
"Sei
convincente nel dirlo?".
"Faccio
del mio meglio ma non sono un attore!".
Dwight
rise. "Di sicuro non lo sei".
"Ma
sono sincero, la trovo davvero seducente quando è incinta".
"Sicuro?"
- chiese ancora Dwight, sapendo bene però che era
assolutamente
serio e sincero, ma comunque divertito da quel battibecco.
Ross
sostenne il suo sguardo, stando al gioco. "Sicuro! Tanto che ti
assicuro che in questo momento rimpiango di essere quì con
te! Sei
un'ottima compagnia, non fraintendere... Ma non sei decisamente il
mio sogno per una serata ideale...".
"Oh,
grazie!".
"Ti
scambierei volentieri anche solo per tre scellini, per mia moglie".
Dwight
rise. "Giuda vendette Gesù per la stessa cifra!".
"Ma
io ho delle motivazioni migliori".
Dwight
scoppiò in una nuova, fragorosa risata. E Ross ne
seguì la scia...
Difficilmente quegli avventori francesi avrebbero capito il mistero
che si nascondeva dietro a quella gioia, quelle risate, quel
cameratismo... C'era tanto dietro alla mietitura del grano, tanto
dolore, tanta fatica, tanto amore, tanta sincera amicizia che aveva
aiutato ognuno di loro a superare i momenti più difficili
della loro
vita. A volte ammaccati, a volte feriti ma alla fine, sempre
vincenti.
Dwight
sollevò il calice di vino, di nuovo. "Ti concedo un altro
bicchiere per un brindisi prima di toglierti il bicchiere e metterti
davanti il paniere delle baguette".
"Un
brindisi a cosa?".
"A
Isabella-Rose, al grano e a tutto quello che la mietitura
porterà ad
ognuno di noi. Alla vita di tua figlia e dei figli che verranno".
"A
noi, allora" – rispose Ross, facendo tintinnare il suo
bicchiere con quello di Dwight.
In
fondo c'era molto da festeggiare e la mietitura non era così
lontana...
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