La
luce delle candele illumina i volti di Saori e Kosuke, immersi nella
quiete del sonno e un debole vento soffia nella campagna.
Shishimaru
sorride e il suo sguardo, colmo di benevolenza, si posa su di loro.
Attendo,
immobile. Al contrario dei suoi compagni, lui non ha espresso nessuna
emozione.
Certo,
mi ha ringraziato per l’informazione su Gorsun, ma il suo tono
è rimasto neutro e il suo volto aveva la fissità di una
statua.
Non
riesco a capire cosa pensi.
Probabilmente,
il suo cuore vuole credere ad un mio cambiamento, ma la sua mente gli
impone prudenza.
Non
posso dargli torto. Non dimentica quale è stato il nostro
passato.
Per
tanto, troppo tempo, ho visto in lui un rivale forte e deciso, su cui
dovevo imporre la mia forza.
Ci
siamo affrontati in diversi scontri sanguinosi e, per uno sciocco
puntiglio, abbiamo rischiato la nostra vita.
Ne
sono cosciente, tante cose ci separano e questo mi rammarica.
Potremo
collaborare, ma non ci sarà tra noi un vero legame.
Certi
precedenti non scompaiono per una singola azione buona.
Ad
un tratto Shishimaru solleva la testa e i suoi occhi neri si fissano
nel mio unico occhio ancora funzionante.
Il
mio cuore accelera i battiti, ma riesco a sostenere il suo sguardo
penetrante.
–
Perché?
– chiede con voce ferma.
Sospiro.
E’ giunto il momento della sincerità e non devo fuggire.
E’
una battaglia, anche se diversa, e devo affrontarla.
Posso
sentire il suo sguardo indagatore su di me.
–
Usciamo.
Ti dirò tutto fuori. – mormoro, d’istinto. Non so
perché, ma in questo momento ho bisogno di aria.
Questa
abitazione, per quanto confortevole, mi sembra una prigione e mi sta
soffocando.
E’
il peso dell’angoscia che stringe il mio cuore?
Non
lo so. Ma non posso pensarci.
Non
devo fuggire i rischi delle mie scelte.
Devo
concentrarmi su questa strana, difficile battaglia e devo vincerla.
Lui
annuisce e mi segue.
Ci
sediamo sul terreno e, per alcuni istanti, restiamo silenziosi.
Il
paesaggio campestre si stende davanti ai nostri occhi, immerso nella
quiete notturna e illuminato dalla luce lunare.
Per
alcuni istanti restiamo silenziosi, immersi nei nostri pensieri.
–
Yonosuke…
Cosa ti ha spinto a questa decisione? – chiede ancora
Shishimaru, serio.
Chino
la testa e guardo davanti a me, indeciso.
In
questi ultimi tempi, il mio cuore è molto cambiato, anche se
non so dare un nome a tutto quello che sento.
O
forse non voglio sapere cosa provo?
Mi
sento turbato e temo me stesso, anche se non voglio sfuggire a questa
prova.
Ma,
in fondo, cosa importa?
Gli
svelerò quella parte di verità a me chiara, per evitare
equivoci.
Sollevo
il capo e alzo le spalle in un gesto di finta noncuranza.
–
Credevo
di avere superato il limite. Invece, mi accorgo che per me c’è
una speranza. E non voglio perderla. – rispondo.
Certo, c’è una parte di verità in quello che
dico, ma non è tutta.
Giro
la testa verso Shishimaru e mi accorgo del suo sguardo confuso.
– Cosa
intendi? – mi chiede.
C’è
perplessità nella sua voce, per quanto velata di curiosità.
Accenno
ad un sorriso, ma resto immobile.
–
L’onore…
Per tanti anni, ho seguito un onore falso e stavo precipitando
nell’oscurità e nell’amarezza. Ho la possibilità
di risalire e non voglio perderla. – mormoro.
Stringo
le gambe contro il mio petto e, per alcuni istanti, resto fermo.
Ne
sono cosciente, la mia voce in questo momento è malinconica.
Penso
alle persone che sono cadute, a causa della mia crudele stupidità.
Mio
padre… Maria…
E,
per poco, non ho ucciso anche te, Shishimaru.
Il
mio passato è costellato di sangue e morti.
No,
non posso lasciarmi andare a questi sentimentalismi.
Devo
accettare le conseguenze delle mie azioni.
Ho
solo una possibilità di redenzione e non posso lasciarmela
fuggire.
La
mano di Shishimaru, ad un tratto, si posa sul mio polso.
Sorpreso,
alzo la testa e mi volto verso di lui.
Un
debole sorriso solleva le sue labbra e il suo sguardo si è
addolcito.
– Sono
felice di sentirti dire queste parole. Finalmente,
hai capito quale era la tua strada. – mormora, il tono
amichevole.
Sgrano
un poco gli occhi. Non mi aspettavo una tale fiducia.
Credevo
che ci sarebbe voluto del tempo per creare un pur debole legame tra
di noi.
Rispetto
a pochi minuti prima, il suo viso è completamente diverso.
Mi
sembra di avere davanti un’altra persona.
–
Sapevo
di non essermi sbagliato. Tu sei un uomo leale e non potevi servire
quel demonio. – dice, contento.
Ricambio
il suo sorriso. Sono felice, anche se l’ombra di Gorsun aleggia
ancora su di noi.
Questa
riconciliazione non cambia la realtà della nostra battaglia
imminente.
Potremo
rischiare la morte, ne sono cosciente.
Ma
questa consapevolezza, in questo momento, passa in secondo piano,
davanti a quanto accaduto ora.
Shishimaru
ha capito che non sto mentendo.
Voglio
davvero riscattare la mia esistenza sbagliata.
Per
questo, sono pronto a offrire la mia vita.
Un
debole pensiero, ad un tratto, si fa strada nella mia mente. E se…
Scaccio
dalla mia mente questo pensiero. No, non posso farlo.
Abbiamo
appena cominciato a creare un legame, non posso distruggerlo così.
Tuttavia,
questo pensiero non allontana la mia mente.
Certo,
sono felice di avere ricevuto l’amicizia di Shishimaru e del
suo gruppo, ma non dimentico cosa sono stato.
Quei
ricordi insanguinati accompagneranno la mia esistenza.
E’
davvero l’unico modo per dimostrare che non sono più il
servo stupido e fanatico di Gorsun?
Non
lo so, ma non voglio lasciare nulla di intentato.
Shishimaru
si accorge del mio silenzio e aumenta la sua stretta sul mio polso.
–
Yonosuke,
che cosa ti prende? – domanda, stupito.
Mi
scuoto dai miei pensieri e mi alzo, imitato da lui.
– No,
non è nulla. E grazie ancora di tutto, amico mio. –
replico.
Alza
un sopracciglio, in segno di perplessità, ma tace.
Evidentemente, sospetta qualcosa, ma non vuole costringermi a dire
nulla.
Mentalmente,
lo ringrazio per la sua discrezione. Ancora, non riesco a esprimere
con coscienza le mie emozioni.
Eppure,
lui ha rispettato il mio carattere chiuso e spigoloso.
E,
insieme, entriamo nella casa.
Saori
e Kosuke dormono ancora e nessun pensiero oscuro turba i loro volti.
– Ci
aspetta una dura battaglia. Dobbiamo riposare. Cosa ne dici di
alternarci nei turni di guardia? – propongo.
– Sì.
Mi sembra una buona idea. – annuisce.
Ad
un tratto, un’opprimente stanchezza si abbatte sul mio corpo e
mi passo una mano sulla fronte.
Sbatto
le palpebre, stupito. Non so perché, la vista mi si è
annebbiata.
La
testa mi gira e barcollo, ma la mano di Shishimaru, pronta, si
stringe attorno al mio braccio in una morsa d’acciaio,
impedendomi una rovinosa caduta.
Un
brivido attraversa la mia pelle, ma deciso di non farci caso.
– Che
cosa senti? – domanda, con voce premurosa.
– Mi
sento stanco. E non capisco perché. – rivelo, perplesso.
E’ la verità.
O
forse no?
Ad
un tratto, sono stato sopraffatto da una sensazione orribile di
stanchezza.
E
non comprendo perché.
– Hai
sopportato una prova dura dal punto di vista emotivo. E’
naturale che tu ti senta così. Inoltre, non è il caso
di affaticare il tuo occhio.– afferma,
pacato. La sua voce mantiene la sua quieta sicurezza e mi conforta.
Appoggia
la sua mano sulla mia spalla destra e il suo sguardo si fissa nel
mio.
–
Riposati.
Farò io il primo quarto di guardia. – mi invita.
Annuisco,
mi distendo sul pavimento e, dopo alcuni istanti, sprofondo nel
sonno.
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