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Naminé osservò il suo ultimo disegno, per poi chiudere l’album e voltarsi verso la finestra.
Erano passati mesi dagli eventi nel Castello dell’Oblio, eppure non avevano fatto grandi passi in avanti, e Diz iniziava a spazientirsi.
Sora giaceva ancora addormentato, con pochi prescelti in grado di ricordarsi di lui.
Quello che li aveva fatto era stato imperdonabile, lo sapeva.
Manipolare i suoi ricordi in quel modo aveva provocato più danni di quanto immaginasse. E ora per rimediare al suo errore, a pagare sarebbero stati altri.
Fissò uno dei disegni alla parete.
“Roxas, Xion… mi dispiace.” Mormorò.
Era un Nessuno, ma era anche altro.
Alcuni l’avrebbero chiamata un’incantatrice o una maga, ma la verità era una sola.
“Sono una strega. Una strega in grado di manipolare i ricordi di Sora.” Ripeté a se stessa Naminé. “È tutto quello che sono.”