Si prescrive: reclusione.

di Emaluck
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A luglio l'unica cosa che da sollievo in carcere è la brezza marina. Qui in galere fa molto caldo sapete? La mia però non è una prigione convenzionale, va detto. Quando uno pensa al carcere gli vengono in mente scene di film americani di messicani tatuati e gente di colore che fa la panca piana nel cortile ma qui non ci sono, inoltre la palette di colore di quelle scene di solito tende al grigio, la mia invece è bianca. Un enorme prigione bianca con secondini dai vestiti bianchi che ci danno posate bianche con cui mangiare latte bianco e biscotti: ho iniziato a credere in Dio perché ha fatto la pastafrolla marrone. 
Qui dentro uno dei miei posti preferiti è il balcone vicino alla mensa: ci si può sedere e vedere il vento che muove gli alberi ed osservare il cielo. Questa brutta abitudine di dire o fare cose da romanzo rosa l'ho presa in galera, spero di togliermela quando sarò fuori, a proposito non vi ho detto per quanto sarò ancora rinchiuso: circa due anni; forse volete anche sapere che reato ho commesso: ebbene sono innocente, come tutti qui dentro, ma questo non conta perché siamo stati rinchiusi comunque. Tuttavia non siamo trattati tutti allo stesso modo, il sottoscritto per esempio ha stretto un patto con una guardia: ogni sera mi fa uscire di cella e mi apre il balcone della cucina, lì di solito mi siedo e guardo le stelle: a pensarci bene forse è l'unico posto dove mi sento una persona normale e non un carcerato, non per il luogo in sé, è un blocco di cemento 3x3 con una ringhiera, non mi ispira particolare poesia, più che altro perché lì mi sento come un uomo della città, capace di vivere senza l'aiuto dei secondini e che può guardare il cielo quando e quanto gli pare.
Spero di poterlo fare di nuovo quando mi dimetteranno. 




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