Good day, sunshine
Un debole raggio di sole fa capolino dalle tende, ma è
abbastanza forte da illuminare la stanza.
E svegliarlo.
Sospirando, Brian socchiude gli occhi. Cerca di mettere a
fuoco la camera. Controvoglia, perché in effetti avrebbe gradito dormire un
altro po’, ma evidentemente questo non era possibile.
Si sposta per controllare l’ora sul comodino: le dieci meno
un quarto, decisamente troppo presto per lui. Sbuffa contrariato, tornando a
sdraiarsi sul letto.
Se solo la stanza non fosse illuminata da quel fastidioso
raggio di sole, a quest’ora Brian sarebbe ancora beatamente nel mondo dei
sogni. Si appunta mentalmente di comprare delle tende decenti per
quell’appartamento. Delle tende che se non altro avrebbero tenuto la luce fuori
finché non lo avesse voluto lui.
Questo sperando che il principale inquilino di quella casa
fosse d’accordo, dato che da quando era a New York aveva messo in chiaro di
volersela cavare da solo, senza il suo aiuto.
Brian sorride stupidamente fra sé e si volta dall’altra
parte, verso il suddetto inquilino, nonché suo personale raggio di sole.
Justin.
Dorme tranquillo a pancia in giù, abbracciando il cuscino. I
capelli dorati sono sparsi sulla federa. L’uomo si morde il labbro, vorrebbe tuffarci
la mano per tormentarli di più, ma poi Justin si sveglierebbe. Senza contare il
fatto che li abbia già torturati abbastanza durante la notte appena trascorsa.
Li aveva stretti, accarezzati, intrecciati con le sue dita.
Beh, ma d’altra parte dovevano pur recuperare le diverse
settimane in cui non si erano visti. Tra le mostre di Justin e gli impegni
della Kinnetik non erano riusciti a trovare del tempo
per stare insieme. Quindi weekend dopo weekend Brian è
rimasto bloccato a Pittsburgh e Justin a New York.
Tuttavia anche se non si possono
vedere tutte le settimane, è comunque un miracolo che siano ancora qui. Brian
ne è fermamente convinto.
Quando Justin è partito per New York, Brian ha dato per
scontato che lo avrebbe perso, con tutte le tentazioni che avrebbe avuto nella
Grande Mela. Avrebbe sicuramente trovato qualcuno più adatto a lui, qualcuno
che avrebbe potuto dargli tutto quello che voleva, qualcuno che avrebbe potuto
stare accanto a lui ogni giorno, al contrario di Brian.
Qualcuno che avrebbe potuto amarlo come Justin meritava.
Era giusto così, aveva tutto il diritto di vivere la sua giovinezza
e la sua vita come voleva e godersi questa nuova avventura.
Ma in fondo Brian sa anche che Justin sa essere più testardo
di lui. Così, nonostante la lontananza, il ragazzo ha fatto di tutto per
mantenere i contatti e per rendere evidente ancora una volta che quello che
voleva, oltre essere a New York, è Brian.
E per quanto lui abbia cercato di resistere alla tentazione,
alla fine ha ceduto, semplicemente perché, cazzo, anche Brian ha bisogno di
lui.
Sarà per questo motivo che non ha mai restituito gli anelli
del matrimonio. Una parte di lui ha sempre sperato di non perderlo. Ma
dopotutto non poteva essere altrimenti. Non era mai stato un rapporto normale, stanno
insieme perché lo vogliono e basta, vivono di un amore che trascende le regole
convenzionali dei rapporti. Perché sì, di amore si trattava, alla fine Brian
aveva dovuto riconoscerlo.
Non hanno bisogno di grandi dimostrazioni o promesse. Quello
che hanno passato li ha resi più sicuri e forti, consapevoli di poter
affrontare qualunque cosa.
Proprio ora sono sicuri che nonostante tutto, ciò che li
unisce è forte e li unirà per sempre, matrimonio o no.
Anche se… e sia chiaro, la cosa sorprende ancora Brian
infinitamente, l’idea del matrimonio era ed è ancora allettante. Non fatica a
vedersi tra qualche anno, nella camera da letto di una grande casa in campagna
o di un appartamento a New York, a svegliarsi accanto a Justin, la sua pelle
bianca bene in mostra, pronta per essere accarezzata e ancora i suoi capelli
biondi sparsi sul cuscino.
Brian sospira, mentre cede alla tentazione e lascia che la
sua mano percorra la curva perfetta della schiena di Justin.
No, non gli dispiacerebbe proprio per niente.
Soprattutto perché la prima cosa che vedrebbe al mattino
sarebbe il sorriso mezzo assonnato di Justin.
Come in quel momento. Le sue carezze lo hanno svegliato e
Justin si è mosso e voltato verso di lui, strizzando gli occhi e aprendoli
piano per riconoscere l’uomo accanto a lui nel suo letto.
E poi le sue labbra si aprono in un sorriso che illumina la
stanza, più del sole stesso, il suo sorriso felice.
“’Giorno!”
E Brian sorride, finalmente tuffando la mano nei suoi capelli
e attirandolo a sé.
“Buongiorno, raggio di sole.”
Note dell’autrice: buonasera.
Una piccola nota solo perché questa è la mia prima storia in
assoluto nel fandom di Queer as
folk, ho finito da poco il rewatch di questa serie
meravigliosa e ho ancora un senso di vuoto che non so come riempire, se non
scrivendoci qualcosa. D’altra parte tutti i
personaggi, ma in particolare Brian e Justin ispirano un potenziale infinito di
storie. Mi piacerebbe provare a scrivere altro.
Questo quindi è solo un esperimento, in un ipotetico seguito
della serie. Il titolo è ispirato a una canzone dei Beatles, fandom dove ho
scritto di più in assoluto.
Spero sia piaciuta. 😊
A presto
kia85