C’è
un'ombra nella mia città,
in
notte insonni, lo vedo vagare
camminare
regolare, fa domandare
chissà,
chissà dove va
Tante
genti, ma nessuno per parlare
per
domandare, per ragionare
su
chissà, chissà dove va
“Non
v’è nulla da domandare,
devi
solo dimenticare,
non
guardare, guardare
dove
va”
Eppur,
cosa c’è da proibire?
Cosa
c’è da maledire,
nel
domandare, domandare
chissà
dove va
Tutta
la notte alzato,
attento,
ben svegliato
per
guardare, per capire
dove
fosse andato
L’ho
visto d’improvviso
con
un angolo del viso,
camminava
spedito
ed
io l’ho seguito
Camminava
con passo regolare
eppure,
riusciva a superare
a
dominare, tutta la strada da fare
Correvo
più che potevo
era
solo lui che vedevo,
lui
solo era vero,
più
del cielo nero
si
fermò al cimitero.
Eretto
davanti una lapide
le
mie lacrime furono rapide
colto
da malinconia estranea
piansi,
vedendo, la pietra cinerea
Gli
fui affianco, lo vidi
occhi
verdi, non più miti
abiti
di un tempo che non vidi
Si
sollevò il capello elevato
alzò
il suo bastone
puntò
il tacco argentato
sulla
pietra, l’iscrizione
Disse
“Questo
è il destino di un calunniato
essere
dimenticato
con
una pietra che ricorda il tuo fato”
Puntai
lo sguardo
e,
in un fiato,
lessi
il suo fato
“Kies
Etille, autore insolente
visse
una vita deprimente
all’Inferno
a calunniare
in
vita, aveva troppo raccontare”
Non
so chi sia stato
Non
so dove sia andato
Ma,
dal giorno che l’ho incontrato
So
solo, ho lo stesso fato
Mi
chiedo, allora
chissà,
chissà dove si va
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