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'Aveva detto che sarebbe passato a trovarmi, e così fece, per un po'.
Avevo circa 8 anni quando mi lasciò nel villaggio, aveva detto
che ogni anno sarebbe passato a trovarmi almeno 2 volte, lo fece.
Ma quando ebbi raggiunto l'età di 10 anni smise di farsi vedere.
Gli abitanti del villaggio dove vivevo mi disprezzavano: una ragazzina sempre in compagnia di demoni, non con umani.
Quando mi lasciò al villaggio della venerabile Kaede, non potevo
stare con gli altri bambini, i loro genitori mi chiamano in quel modo,
sì, in quel modo che subito non capii essere un insulto: demone.
Non andai a vivere con l'anziana sacerdotessa, ma con Inuyasha e
Kagome. Mi avevano sempre trattata come una di famiglia, e io facevo lo
stesso con loro. Erano gli unici, oltre alla venerabile Kaede, a
trattarmi come tutti, non come un malvagio demone.
Avevo solo 11 anni, ma mi ricordo ancora quel giorno di tanti anni fa...
"Rin, vieni un attimo, per favore."-mi chiamò Inuyasha, con un tono non adatto a lui, troppo calmo e serio.
"Sì?"
"Dobbiamo dirti una cosa importante."-iniziò Kagome.
"Io e Inuyasha partiremo per un lungo viaggio, troppo pericoloso per te."
Dopo alcuni attimi, riuscii a formulare una frase, frase che mi si poteva comunque leggere negli occhi.
"Eh...? Mi stai dicendo che... mi abbandonerete?"-chiesi, con lacrime pronte ad uscire.
Calò il
silenzio, silenzio che valeva più di mille parole. Ero troppo
piccola per essere abbandonata di nuovo, ma abbastanza grande per
cercare di capire.
"P... perché...?"
"Abbiamo pensato al nostro futuro."-disse Inuyasha, vedendo che Kagome faceva fatica a continuare.
"Cosa significa?"-chiesi, asciugandomi il viso con lo yukata.
"Rin, darti delle informazioni ti spingerebbe a cercarci."-disse Kagome, con un'aria triste impossibile da descrivere.
A quel punto le
lacrime iniziarono ad uscire più forte, non volendo trattenerle
e bagnandomi completamente la parte superiore dello yukata che mi aveva
dato Sesshomaru.
Anche loro mi avrebbero lasciato.
Da quel giorno, smisi di parlare agli umani, a tutti tranne che a Kaede, deceduta poco tempo fa.
La mia tristezza era immensa, trovavo un po' di conforto in poche cose: l'allenamento e i demoni.
Sì, non mi importava di quello che diceva la gente, io amavo i
demoni. Non ero mai al villaggio, sempre sulla montagna, a parte per il
sabato e domenica, dove restavo, tra la gentilezza di Kaede e gli
insulti degli abitanti del villaggio.
Mi mancano Inuyasha e Kagome e lui, sì, lui mi manca un sacco,
colui che mi salvò dalle morte ben due volte, colui che mi
protesse per tanto tempo: Sesshomaru.
I miei sentimenti sono impossibili da descrivere, ma ci proverò lo stesso:
mi sento vuota, ma pesante, piena di non so cosa, un misto tra
delusione e commiserazione, ma non mi sono soffermata troppo sul capire
cosa provassi, troppo doloroso. Se mi fossi soffermata troppo sui
sentimenti, quelle rare persone che mi videro sorridere non ci
sarebbero mai state, ma una cosa l'avevo capita: era stata colpa mia.
Io, una bambina troppo attiva e indifesa, come potevo stare con il nobile Sesshomaru?
Ora ho 16 anni e, visto che non sono più una bambina, sembra che
tutti i ragazzi del villaggio vogliano tormentarmi. Proprio per questo
non riesco a immaginarmi anni fa: come faceva una bambina così
innocente e indifesa a essere diventata come sono ora, una ragazza,
ormai donna, arrogante, presuntuosa, ribelle e sprezzante del pericolo?
Proprio non lo so.
Il bello è che credono di essermi superiori, loro che corrono piangenti dalle loro madri, dopo essersela cercata.
Qui concludo la prima pagina del diario, della mia vita.'
Sentii la porta della mia casa, 4 mura, per la precisione, cigolare.
Entrò la signora Nagi, come se nulla fosse.
"Cos'hai qui?"-chiese, mentre mi strappava il diario dalle mani, senza che potessi fare nulla.
"Sai benissimo che non puoi tenere nulla qui!"-urlò poi, come pochi sapevano fare.
Ecco, sarebbe stato il prossimo argomento del diario: quella megera a cui mi avevano affidato.
"Che male c'è nel tenere un diario?"-chiesi, sopprimendo quella
voglia di picchiarla, quasi uscì del sangue dalle mani, da tanto
le stavo stringendo.
"Ti tengo solo perché me lo ha chiesto Kaede, già sfrutti questa casa, e pretendi anche qualcos'altro?"-disse.
Ma quale casa? Questa topaia in cui
mi hai messo? E Kaede non ha chiesto una cosa del genere, voleva
soltanto che restassi al villaggio per fare da 'sceriffo', essendo
popolato da esseri del genere.
"Comunque,sono venuta per parlarti."-iniziò, sedendosi sul tatami.
"Dobbiamo parlare del tuo matrimonio."
Quasi mi strozzai, con l'aria, al sentire quella parola.
Con chi, poi?! Con quel buzzurro di suo figlio Nagi?! No, grazie.
"Mi sembrava giusto dirtelo prima, cosicchè ti preparassi."-continuò.
Mi uscì del sangue dalle mani, con le unghie piantate nella
carne, sentivo anche una presenza demoniaca piuttosto potente
prepararsi per distruggere quella casa, più precisamente lei, ma
le intimai di non farlo.
"Non sono d'accordo."-dissi, parlare troppo mi avrebbe fatto perdere la
concentrazione e sarei finita con le mani sporche di sangue, ma non il
mio.
"Non te l'ho chiesto. Mio figlio non riesce a trovar moglie, quindi, anche se sei una pazza, ti darò in sposa a lui."
"Tu mi devi molto, questo tetto e i vestiti, quindi è il minimo
che tu possa fare."-disse, uscendo dalla mia suddetta casa.
Allora è così, eh?
Uscii dalla casa per evitare di spaccarla completamente e mi incamminai
su per la collina. Arrivai in cima stanca, avendo lasciato delle
impronte sul terreno secco da tanto ero arrabbiata, ma non ero comunque
così esausta. Qualche pugno agli alberi e mi sentii meglio,
anche se dolorante alle mani, avendocele già ferite.
Tornai al villaggio, ormai era notte e quasi inciampai da tanto c'era buio.
Entrai in quella casetta, cioè, stalla, ed escogitai un piano.
Presi ciò che tenevo nascosto da sempre, sotto quel mobile che
mi era concesso avere: l'hakama che usavo in veste di sacerdotessa,
l'arco che Kagome mi aveva dato, insieme alle frecce e il mio oggetto
preferito, l'ultimo yukata che mi regalò Sesshomaru, che mi
arrivava poco sotto il sedere, avevo pensato di accompagnarlo con dei
pantaloni neri attillati, regalo di Inuyasha per i combattimenti in
vista del futuro, come diceva lui.
Uscii dalla struttura, lanciai quegli stracci che erano i vestisti dati
dalla mia matrigna e scoccai una freccia, attaccandoli contro il muro
della casetta, vi attaccai un bigliettino:
'Riprenditi pure la tua casetta e i tuoi luridi vestiti, strega.'
Pensai anche di bruciare tutto, ma sarebbe stato un po' eccessivo.
Ovviamente lo avrei fatto, certo, ma la casa era vicina al bosco e avrei sicuramente appiccato un incendio.
Con un fischio chiamai la mia migliore amica, Murara.
Era un demone gatto, con 2 code e di color paglia, con alcune chiazze
nere. Mi era sempre piaciuta, aveva quei 2 occhi bellissimi, uno rosso
come rose e l'altro bianco come la neve.
Murara era la figlia di Kirara, a cui avevo personalmente dato il nome.
Salii in groppa e mi misi in volo.
Stavo vedendo le luci del villaggio diventare sempre più piccole
nella notte,allontanandomi da quel luogo orribile, mi balenò in
mente quella frase di Kaede:
"Prenditi cura del villaggio, Rin. Io non posso più farlo."
Non ebbi neanche un attimo di esitazione, ero troppo convinta.
Scusa, Kaede. E' meglio che questo villaggio si distrugga da sè, tanto è orribile.
Con quei pensieri, mi allontanai dal villaggio e, dopo aver superato la
montagna, raggiungemmo il mio accampamento, ciò che consideravo
veramente una casa, anche se era mobile.
Attraversai le cucce e i teli per terra, casa di alcuni demoni piccoli,
senza genitori. Arrivai nella mia parte, con un telo azzurro tra 2
alberi a farmi da amaca e con alcuni oggetti sparsi in giro.
Mi sdraiai e dormii serenamente, consapevole di aver dato una svolta alla mia vita.
Quando mi svegliai era appena l'alba, tempo di sbaraccare tutto e saremmo partiti, tutti.
Presi la mia Borsa Infinita, regalo di Ayame, e ci misi dentro tutta la
mia roba, tranne un libro. Quella sì che era una borsa! Aveva
una comodissima tracolla e, come diceva il nome, ci si poteva mettere
tutto, all'infinito, e saper sempre ritrovare ogni cosa, meno male che
non pesava, altrimenti avrei dovuto portare quintali di roba.
Svegliai uno ad uno i piccoli demoni, mi aiutarono a sbaraccare e poi partimmo.
Avevo pensato solo ad una cosa negli anni: dove potessero essere Inuyasha e Kagome.
Avevo un sacco di teorie, che volessero dei bambini, che volessero
un'altra avventura, che Sango e Miroku gli avessero chiesto aiuto... ma
la cosa più probabile era un'altra: loro volevano l'amore.
Così iniziai a fare delle ricerche, non c'erano molte
informazioni sui demoni e le loro relazioni con gli umani, ma riuscii
comunque a scoprire qualcosa, cioè che i mezzi-demone vivevano
alcuni secoli in più rispetto agli umani.
Tutto aveva un senso: il loro futuro era vivere per sempre insieme.
Dopo questa deduzione, mi misi a cercare qualcosa per confermare la mia
teoria, per anni, ma senza risultati, se non per il fatto che nel nord
del Giappone ci fossero leggende sull'immortalità e cose varie.
Devo in realtà ringraziare quella strega della signora Nagi, dai
suoi libri avevo potuto apprendere molto, rubandoli, certo.
Non avevo prove che fossero veramente andati a nord, ma era la mia unica possibilità.
Tirai fuori dalla borsa i pantaloni neri, lo yukata di Sesshomaru e un
elastico per capelli, nonostante fossi cresciuta, mi continuavo a fare
quel codino in testa, diventato ormai mio simbolo.
Mi specchiai nell'acqua della fonte lì vicino e, poco modesta
per non darmi delle arie, capii una cosa: quella donna voleva che
sposassi suo figlio solo perché avevo un bel corpo!
Non avevo mai pensato di essere una dea scesa in terra, ma lo dicevano tutti e, con mio piacere, avevano ragione.
Chissà, se sia io che gli
abitanti del villaggio fossimo stati diversi, magari ora sarei
già sposata. Peccato che io non sia una donna d'amore e che gli
abitanti siano mostri.
Ancora arrabbiata mi diressi verso il posto dove si trovava il mio accampamento, trovandoci vari demoni ad aspettarmi.
"Rin!"-mi chiamò.
"Cosa c'è, Shippo?"-chiesi.
Sì, Shippo era un mio grande amico e mi accompagnava sempre e
dappertutto, volendo anche lui scoprire cosa fosse successo a Kagome e
Inuyasha.
Era anche il mio informatore, visto che si poteva trasformare, mentre io rimanevo una reietta agli occhi degli umani.
"Ho chiesto in giro e sembra a Hamobai ci sia qualcosa di strettamente legato a ciò che cerchiamo."
"Ma come ci arriviamo?"
"Sai che mi sto allenando, no?"-chiesi con un sorriso veramente poco modesto in volto.
Già, la modestia non era il mio forte.
"Sì, non fai altro nella tua vita..."-disse, cercando di punzecchiarmi, cosa in cui riuscì.
Lo presi con il braccio per il collo, e iniziai a sfregargli un pugno sulla testa.
"Brutta volpe! Non è vero!"-esclamai divertita.
In realtà, aveva ragione. La mia vita era vuota, se non per i
demoni, e questo lui lo sapeva, ma ci scherzava per alleggerire il
tutto.
"Stavi dicendo?"-chiese, staccandosi dalla mia stretta con fare divertito, ma stanco.
"Con i miei amici raggiungeremo l'isola in poco tempo!"
"Non possono volare sul mare, devono riposarsi ogni tanto."-mi ricordò, come se non lo sapessi.
"Chi ha detto che voleremo?"
"La logica. Vuoi andarci a nuoto, forse?"-chiese ironico.
Scoppiai in una risata e pensai una cosa, sapendo quanto Shippo fosse impaziente: perché non tenerlo un po' sulle spine?
Comunque, il nostro rapporto era così, lui era un mio grande
amico e io adoravo punzecchiarlo, cosa che poi lui faceva con me, ma
non solo questo. Era un fratello per me e ci volevamo bene in maniera
esagerata.
Persino prima della vecchia Kaede, era stato il primo dai cui ero corsa quando Inuyasha e Kagome partirono.
Era notte, correvo scalza alla ricerca di qualcuno a cui dare la
notizia e che mi consolasse. Ero nel bosco, non sapevo da quanto stessi
correndo o perché avessi deciso di correre, in quella direzione,
poi.
Vidi una luce e come una falena mi avvicinai. C'era un demone volpe
seduto a scaldarsi davanti ad un fuoco, fuoco come quello che mi stava
bruciando da dentro, in preda alla tristezza.
Fu proprio in quella notte che diventammo amici, ci eravamo persino
promessi che avremmo ritrovato Inuyasha e Kagome, e che non ci saremmo
mai dati tregua.
Lui era sempre allegro e spensierato, ma io sapevo quanto soffrisse
dentro: Inuyasha e Kagome erano parte della famiglia anche per lui.
"Qui vicino ci dovrebbe essere un villaggio, potremmo chiedere informazioni là."-dissi io consultando la mappa nel libro.
"Ma è piuttosto grande e quindi è probabile che abbiano un sacerdote di tutto rispetto."-continuai.
"Dici che dovremmo coprire la presenza demoniaca?"-mi chiese Shippo.
"No, basterà far rimanere qui i demoni piccoli, tu però
devi coprire la tua."-dissi, facendo un incantesimo su Shippo.
"Ok, andiamo."
Percorremmo qualche chilometro di percorso e arrivammo alle entrate del
villaggio, Shippo aveva assunto le sembianze di un monaco anziano, quindi ci
fecero entrare.
C'era un gran movimento, bambini che giocavano con dei bastoni, anziani
a parlottare sotto alcune verande e uomini e donne al lavoro.
Una donna dagli occhi neri come la pece, capelli corti e mossi castani e in hakama da sacerdotessa, si diresse verso di noi.
Aveva un'espressione gentile, sembrava veramente una brava persona, e lo era.
"Benvenuti. Io sono Haruko, la sacerdotessa del villaggio, cosa vi porta qui?"-chiese.
Diedi una gomitata a Shippo, e si svegliò.
"Salve. Mi chiamo Daichi e sono un monaco in viaggio."-iniziò facendo un inchino.
"Lei è mia figlia Kazumi, stiamo cercando informazioni."
Io e Shippo non usavamo mai i nostri veri nomi, erano abbastanza
conusciuti tra gli umani e, ovviamente, non volevamo che si scatenasse
un putiferio ogni volta che ci trovavamo in un villaggio.
Non avevamo compiuto atti vandalici, degni di nota, ma eravamo
piuttosto famosi perché giravano voci su un'umana di nome Rin
insieme a molti demoni, tra cui un demone di nome Shippo, suo
inseparabile compagno. Voci messe in giro da quei, diciamo, pochi di
buono del villaggio dove vivevo. A volte parlavo di Shippo, è
vero, ma il resto se lo erano inventato, ci avevano preso, però.
"Capisco."-rispose.
"Vorrei farvi accomodare nella mia dimora, ma ora sto assistendo un ragazzo."-disse, mentre diventava un peperone.
Che bella assistenza...
"Potreste dirmi che informazioni state cercando? Potrei
aiutarvi."-disse, portandosi i capelli sulle guance, anche se avevamo
già visto il rossore.
"Vorremmo ottenere informazioni su Hamobai."-disse Shippo/Daichi.
Il villaggio si fermò. I bambini spaventati scapparono dietro le
loro madri, le quali li consolavano, mentre gli anziani e gli uomini ci
guardavano con sospetto.
L'espressione gentile scomparve dal volto della sacerdotessa, lasciando il posto ad una seria.
"Perché volete informazioni a riguardo?"-chiese la sacerdotessa, in falsetto.
"Dei nostri amici potrebbero essere là."-dissi io.
"Lasciate perdere."-continuò la sacerdotessa.
"Perché?"-chiese Shippo, cercando di essere più serio possibile.
"Perché saranno già morti."
Note dell'autrice:
Ta-daaaaaa! A tutti i fan della coppia Sesshomaru x Rin, ecco il primo
capitolo di una bellissima storia! Saranno già morti? Saranno
ancora vivi? Chi lo sa...
Preparatevi perché vedrete una Rin diversa!
Chissà come faranno ad arrivare ad Hamobai... lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Critiche costruttive accettate!
Al prossimo capitolo! OhayouXD
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