Il sogno che non sapevano di avere

di Nunumare
(/viewuser.php?uid=311135)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Aprì gli occhi e la luce che entrava dalle imposte della finestra glieli fece chiudere di nuovo, ne approfittò per sistemarsi meglio nella fonte di calore che riceveva da dietro. Si spinse verso quel tepore e sentì in automatico la mano che le cingeva il ventre, stringere la presa, avvicinarla di più e allo stesso tempo il volto avvicinarsi ai suoi capelli. Allungò la sua mano su quella riposta sul suo ventre e sul suo viso comparve un sorriso. Erano diversi mesi che si svegliava così, felice e al sicuro, ma nonostante ciò ogni giorno era sempre più bello di quello precedente. La vita con lui era sempre stata così, sin dall’inizio. Provava sempre emozioni diverse per gli stessi ripetuti gesti. Ogni bacio, ogni carezza provocava un turbine di emozioni sempre nuove.  E ora che erano insieme, che potevano vivere il loro amore, a lavoro ma soprattutto a casa, nella quotidianità di gesti semplici, di momenti di famiglia, tutto era amplificato dalla felicità con la quale aveva costruito quel sentimento chiamato amore.
«Buongiorno» suonò accanto al suo orecchio e sentì poi un bacio tra capelli e collo.
«Buongiorno a te.» sorrise e poi cercando di non creare troppo distacco tra i loro due corpi, si girò tra le braccia di Luciano. Avvicinò il suo volto a quello di lui e lo baciò e le mani che dalla schiena risalivano al suo collo, per poi passare al viso.
«Adoro svegliarmi così, vorrei non lasciarti mai.»
«E invece ci tocca alzarci e andare al lavoro, seguire Carlo, vivere la vita fuori da qui. Ma siamo comunque fortunati perché poi torniamo qui e siamo solo noi.»
Era lei la più forte e la più razionale tra i due. Riusciva a farlo sognare per poi riportarlo con i piedi a terra e mostrargli che quel sogno poteva essere reale. Erano insieme, in tutti i modi con cui poteva essere intesa questa parola.
Clelia si accucciò mettendo la testa tra il mento e il collo di Luciano e gli poggiò una mano sul petto. Lui ne approfittò per lasciarle un altro bacio nei capelli. Entrambi chiusero gli occhi per godersi ancora per un attimo quel momento solo loro.
Dopo pochi minuti, infatti, sentirono al di là della porta dei passi che si avvicinavano sempre di più, un lieve bussare seguito dalla porta che si apriva e i capelli arruffati di Carletto sbucare.
«Mamma?»
Clelia aprì gli occhi e sorridendo si staccò da Luciano, si mise in posizione seduta creando uno spazio tra lei e Luciano.
«Amore vieni.» lo invitò a mettersi tra loro due battendo la mano sulla porzione di letto ancora calda.
Carlo, a piedi scalzi, saltò sul letto aiutato da Luciano e si sistemò tra loro due, Clelia gli diede un bacio tra i capelli. Era così colma d’amore per le due persone che le erano accanto ora e ogni occasione era buona per mostrarglielo con un bacio, una carezza, un piccolo pensiero. Avrebbe fatto di tutto pur di renderli felici.
«Che cosa ci fate ancora a letto?» il bambino chiese guardando Luciano.
«E’ ancora presto. Tu che fai già sveglio?»
Carlo fece spallutacce e si mise steso con la testa appoggiata sul cuscino di Luciano che gli sistemò le coperte addosso mentre Clelia li guardò bisbigliare tra di loro ed escluderla. Guardava Carlo ed era contenta che finalmente avesse un punto fisso a cui ispirarsi, una persona che lo facesse sentire amato, la persona da chiamare papà. Guardava Luciano ed era contenta che finalmente fosse più sereno, senza sensi di colpa per il loro sentimento. Li guardava e si sentiva felice di quella che da qualche mese aveva la possibilità di chiamare la sua famiglia.
Fece una carezza a Carlo, lanciò uno sguardo a Luciano e si alzò per prepararsi per la giornata. Prese la vestaglia, la indossò e uscì dalla stanza lasciando i suoi uomini a divertirsi.
Erano giorni normali e la sua vita, la loro vita, procedeva serena, ma si sentiva stanca e spossata nonostante la mole di lavoro al Paradiso non fosse più eccessiva del solito e sebbene filasse tutto liscio il suo umore subiva degli sbalzi. Di tutto ciò ne stava risentendo anche il suo organismo che le stava dando dei segnali poco chiari.
Pensò che forse stava accusando ora tutto lo stress dei mesi precedenti: la scoperta da parte di Federico della relazione tra lei e Luciano, la situazione difficile tra quest’ultimo e Federico, la difficoltà di Luciano di vivere in casa con Silvia e il suo sentirsi la causa di quei malumori tra i componenti della famiglia Cattaneo, la volontà di Luciano di cercare una casa e trovarla in quanto più poco tempo possibile, il peso di decisioni che rischiavano di essere prese troppo avventatamente…
Si lavò il volto e mentre si rialzava ebbe un giramento di testa, si fermò per qualche secondo e poi si appoggiò alla vasca. Guardò il proprio riflesso nello specchio, era bianca. Fece dei lunghi respiri cercando di riprendersi, poi si alzò e cominciò a truccarsi. Quel pallore poteva essere nascosto benissimo con più di trucco del solito. Mentre fissava il fondotinta con un po’ di cipria, decise che quella mattina avrebbe fatto una deviazione prima di arrivare al Paradiso. Era solo un dubbio, o forse no ed era quello che realmente sembrava ma voleva una darsi una risposta. Sentì arrivare dalla camera una risata più forte di Carletto, molto probabilmente Luciano gli aveva sferrato un attacco di solletico. Finì di truccarsi e tornò in camera, sul suo volto ricomparve un sorriso innamorato, si diresse verso l’armadio per scegliere un vestito. Scelse una gonna e una camicetta, le sarebbero stati più comodi.
«E’ ora di prepararsi» disse con il solito tono autoritario che utilizzava spesso con le Veneri ma accompagnandolo con un sorriso. Con i vestiti in mano si recò di nuovo in bagno mentre loro due continuando a punzecchiarsi si alzarono. Carlo saltò in braccio a Luciano che lo portò nella sua cameretta per aiutarlo a vestirlo. Da quando erano andati a vivere insieme, Luciano aveva stabilito senza dirlo ma semplicemente occupandosene che il momento della vestizione di Carlo era un compito che toccava a lui  e nonostante fosse più nel suo con i numeri gli abbinamenti con cui Carlo usciva di casa erano sempre armoniosi tra loro.
Dopo essersi vestita Clelia si recò in cucina e cominciò a preparare la colazione. Sistemò le tovagliette ai posti che occupavano ognuno di loro mentre sul fuoco bolliva il pentolino con il latte per Carletto e la moka per il loro caffè. Dopo pochi minuti arrivò Carletto, Clelia si girò scoppiò a ridere notando che indossava gli occhialoni di Luciano.
«Buongiorno ragioniere» gli fece una carezza sui capelli mentre passava dietro di lui per versare il caffè nelle loro tazzine, il latte nella ciotola davanti a Carletto e mettere i biscotti accanto a lui e la crostata nel piatto al centro della tavola, infine si sedette alla sua sinistra.
Luciano entrando in cucina salutò con un «Buongiorno», si chinò per lasciare un bacio sulla guancia di Clelia e si accomodò alla destra di Carletto. «Buongiorno anche a lei, ragioniere. Calcoli anche a colazione?» prese in giro Carletto che si tolse gli occhiali e li ripose davanti a Luciano. Cominciarono a fare colazione intrattenuti dai racconti di Carlo che anticipava l’argomento sul quale si sarebbe poi dilungato quella sera: la gara di tabelline e il gioco con le biglie che avrebbe fatto con i suoi amici durante la ricreazione.
«Non mangi niente?» chiese Luciano a Clelia che distorse lo sguardo dalla sua tazzina nella quale aveva creato un tornado a furia di girare.
«Ho mangiato qualche biscotto prima mentre preparavo» e per tranquillizzarlo si portò la tazzina alle labbra e ne bevve il contenuto.
«Va tutto bene?»
«Mh mh!» annuì mentre terminò di bere il caffè «Su forza preparatevi che siamo in ritardo.» si alzò e cominciò a raccogliere le cose per riporle nel lavello. «Anzi avviatevi senza di me, raggiungo il paradiso con la corriera» disse rivolta a Luciano.
«Ma no, ti aspetto.» Luciano si alzò e portò il suo piatto e la sua tazzina nel lavello.
«Andate Luciano, è tardi per la scuola. Io ne approfitto per sistemare qui e le camere.»
«Sicura?» le appoggiò una mano sul braccio.
«Sicurissima.» Luciano la guardò per qualche secondo in più, poi si girò verso Carletto «Andiamo ragioniere»
Carlo si alzò, corse da Clelia che si abbassò alla sua altezza per dargli un bacio.
«Buona giornata amore. Fai il bravo» Carlo scappò a prendere la cartella, Luciano prese gli occhiali dal tavolo, si avvicinò e le diede un bacio a fior di labbra.
«Ci vediamo al lavoro» Clelia annuì, Luciano raggiunse Carlo e insieme uscirono. Finì di lavare le stoviglie, sistemò i letti e poi uscì. Ma prima di recarsi al lavoro fece una piccola deviazione.

                                                                                      -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Durante la mattinata non ebbero modo di vedersi e a pranzo Luciano si intrattenne in ufficio con Vittorio. Si avvicinava Sant’Ambrogio e quindi Natale, c'era da discutere per l'allestimento, i giorni di chiusura e pensare già ai preventivi per la collezione primaverile. Durante la mattinata era stato dietro la registrazione delle bolle, i calcoli per far quadrare i libri contabili e ora che si avvicinava la fine dell’anno bisognava pensare anche al bilancio d’esercizio, mentre Vittorio era stato impegnato insieme alla signorina Rossi presso la ditta Palmieri. Oltre alle cose burocratiche c’erano da valutare anche gli aspetti pratici: i nuovi tessuti, colori e trame per la collezione a marchio Paradiso.
Clelia approfittò degli impegni di Luciano per uscire, svolgere qualche piccola commissione e portarne a termine altre.
Nel pomeriggio, come spesso accadeva, Luciano uscì per prendere Carlo da scuola e portarlo al Paradiso. Quando le giornate glielo permetteva lo tenevano con loro al Paradiso. Faceva compagnia un po’ a tutti e tutti volevano tenerlo con loro, ma Clelia era un po’ contraria sapendo quanto fosse terribile Carlo delle volte e non voleva che per fare un favore a lei, anche più volte al mese, gli altri si distraessero dal proprio lavoro, ma soprattutto non voleva approfittare della bontà di tutti e in particolare quella di Vittorio, che più volte le aveva detto che non c'era problema nell'avere Carlo con loro.
Quando Luciano, accompagnato da Carlo, rientrò si recarono verso Clelia che stava sistemando delle giacche nell'espositore sotto le scale aiutata dalla signora Cecchi.
«Ciao mamma» Clelia si girò e scusandosi con Paola, dedicò due minuti a Carlo.
«Ciao amore. Com'è andata a scuola?»
«Benissimo. Sono stato il più bravo nella gara delle tabelline.»
«Davvero?»
«Sì, gli occhialoni mi hanno trasmesso i super poteri.» Clelia sorride e guardò Luciano.
«Bravissimo amore mio.» gli schioccò un bacio tra i capelli. Carlo vide in lontananza Dora che stava truccando una signora e corse da lei.
«Tutto bene? Oggi non ci siamo visti» 
«C'è stato molto lavoro da fare e ho approfittato della pausa per fare un giro all’aperto, avevo un po' di mal di testa.»
«E come ti senti ora? Hai preso un cachet?»
«No, è bastata una passeggiata.» Clelia giocherellò le mani, abbassò la testa a guardarsele, Luciano capì che era nervosa. «Scusami, devo tornare al lavoro. Lasciamo Carlo un po’con Dora, terrò un occhio io e dopo lo faccio salire da te?» 
«Certo» sorrise e si avvicinò a lei «Stasera parliamo un po’?» e incurante del posto in cui si trovavano, si avvicinò e le accarezzò la guancia. Clelia chiuse gli occhi e abbassò la testa sulla mano per prendersi tutto quell’affetto che quel gesto così delicato possedeva.
 
                                                                                       -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Quella sera, per via di un intoppo con un ordine di un fornitore, Luciano dovette trattenersi in ufficio un'ora in più perciò Clelia e Carlo tornarono a casa in corriera.
Quando rientrò la tavola era apparecchiata, la cena era al caldo, Carlo stava giocando e Clelia stava rassettando la cucina.
«Sono a casa!»
«Lucianooo» Carlo si alzò e gli corse incontro, Luciano lo afferrò e lo prese in braccio per dargli un bacio sulla guancia per poi dirigersi in cucina
«Ciao» 
«Ehi, sei arrivato!» Clelia lo salutò mentre continuava a fare avanti e indietro senza fermarsi.
«Vado a darmi una rinfrescata e ceniamo» Posò Carletto a terra e si recò in bagno. Quando ritornò loro due erano già seduti ad attenderlo per cenare. Cenarono al suono dei racconti e delle risate di Carlo, ma ciò non permise a Luciano di non accorgersi della stranezza che aleggiava in Clelia, complice anche il suo piatto quasi del tutto intatto. Quando finirono di cenare Luciano si alzò per aiutare Clelia a sparecchiare ma lei insistette affinché si riposasse, lui dopo aver riposto i piatti che già aveva in mano nel lavabo, chiese a Carlo di attenderlo sul divano.
«Cosa c’è che non va?» chiese sottovoce, lei si arrestò dal lavare i piatti, guardò le sue mani nell’acqua, poi dopo qualche secondo avvertendo la presenza di Luciano al suo fianco si girò verso di lui.
«Faccio il bagnetto a Carlo e poi ne parliamo»
Luciano abbassò la testa per guardarla meglio «Clelia?» e le poggiò una mano sul fianco «Sei sicura che vada tutto bene?»
«Tranquillo» gli rispose e riprese a lavare i piatti. Lui continuò a guardarla per qualche secondo, lei girò la testa verso di lui, gli fece un cenno accompagnato da un sorriso per tranquillizzarlo. Quel sorriso non convinse del tutto Luciano ma se lo fece bastare per quel momento anche se nella sua testa si stavano scatenando una serie infinita dei più spaiati pensieri. Finì di sparecchiare la tavola e poi andò da Carletto, decidendo di ottimizzare i tempi e occuparsi lui del bagnetto. Stava aiutandolo a vestire quando sulla porta comparve Clelia, si appoggiò allo stipite della porta e con le braccia incrociate sul ventre si fermò a guardarli.
«Pronti?»
«Prontissimi!» Carlo saltò e poi corse verso camera sua. Si scambiarono uno sguardo mentre lei usciva per raggiunse Carlo e stare un po’ con lui. Luciano tornò in cucina e con la mente offuscata da tanti pensieri quasi consumò il pavimento a furia di spostarsi sempre sullo stesso metro di pavimento mentre le lancette dell’orologio al muro sembravano non sposarsi mai in avanti.
Clelia entrò di fretta in cucina, assorta anche lei nei propri pensieri non si accorse di Luciano e andò a sbattere proprio contro il suo petto.
«Scusa» alzò la testa e si ritrovò a pochi centimetri dal suo volto, si spostò rapidamente per raggiungere l’altro lato della cucina.
«Clelia?»
«Sì?» rispose guardandolo mentre cercava qualcosa da fare per tenersi impegnata.
«Avevi promesso niente più bugie.»
Clelia lo guardò, chiuse l’anta della credenza nella quale stavo posando delle cose e si avvicinò a lui, gli prese le mani nelle sue.
«Ed è così. Ho fatto una promessa e intendo mantenerla. In ogni momento.» si guardarono negli occhi «però ho omesso momentaneamente di dirti una cosa»
«Mi stai facendo preoccupare però. Lo sai, non sono bravo a capire le cose.»
«Stamattina quando siete usciti da soli, io ho sistemato casa ma non solo» Luciano era molto nervoso e continuava a giocherellare con le mani di Clelia nelle sue.
«Clelia? Ti prego amore.»
«Sono un paio di giorni, forse una settimana, che sono più stanca. Mi sento più affaticata e…» abbassò la testa perché gli occhi le si bagnano «ho mal di testa e ho… ho un po’ di nausea»
Sentì stringere le mani «Cosa sta succedendo Clelia? Cos’è successo stamattina?»
Alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi «Sono andata dal medico. E… oggi in pausa pranzo sono tornata da lui per avere… i…» la salivazione le si azzerò «i risultati»
«I risultati di cosa?» chiese perplesso, la sua mente razionale non riusciva a mettere a fuoco quelle informazioni e trarre una conclusione.
«Siamo.. sono incinta.» disse quest’ultima parola con le lacrime che le scendevano giù lungo le guance e occhi fissi negli occhi di lui.
«Co.. cosa?» incredulo, si abbassò per avere il volto alla stessa altezza di quello di Clelia, la guardò con le sopracciglia arricciate «Tu? Tu sei cosa?»
«Aspettiamo un bambino»
Sul viso di Luciano comparve il sorriso più bello, spontaneo e felice che Clelia avesse mai visto.
«Un bambino?» Clelia ebbe appena il tempo di annuire che si ritrovò in un abbraccio. Si sentì avvolgere e stringere come non era mai successo. Sentì il cuore di Luciano che batteva così forte da voler rompere il petto per uscire fuori.
«È la notizia più bella che potessi darmi.» si staccò per prenderle il viso tra le mani e baciarla. Un bacio che sapeva di lacrime salate ma dal sapore dolcissimo. Le ricoprì tutto il volto di baci, le baciò le guance, gli occhi, gli zigomi, la fronte e poi scese al collo. Appoggiò il naso tra il collo e i capelli, nel suo posto preferito, quello che più sapeva del profumo di Clelia e la strinse più forte.
«Sei felice?» gli chiese. Lui si staccò dall’abbraccio e le mostrò il volto bagnato dalle lacrime e un sorriso che faceva sembrare che il sole di mezzogiorno fosse entrato nella loro casa.
«Sì, lo sono.»
Clelia sorrise e Luciano le baciò il sorriso, così come aveva fatto quella sera di marzo sulla scala del Paradiso. Anche in quel momento cominciava per loro un nuovo inizio. Un nuovo sogno che non sapevano di avere, si stava realizzando. Luciano tirò Clelia quanto più vicino possibile, la strinse così forte da diventare  tutt’uno. Poi realizzò che erano già una sola cosa. Slegò quell’intreccio di braccia e si abbassò davanti al ventre di Clelia, le cinse la vita con le mani e sorrise davanti alla cosa più bella che avrebbero mai potuto fare insieme. Baciò la maglia e sentì Clelia scoppiare a ridere mentre gli poggiava una mano sui capelli. 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3942132