Palummella zompa e vola,
addò sta
nennèlla mia...
Non fermarte pe' la via,
vola, zompa a chella
llà...
La
voce di Caesar era dolce e intonata, un balsamo per le orecchie di
Joseph che accenna un sorriso stanco, apre gli occhi e scorge la figura
del bell'italiano davanti al catino d'acqua presente nella loro camera,
intento a radersi la barba. O almeno quel poco che faceva crescere.
Cu 'e scelle, la
saluta...
falle festa, falle festa,
attuorno attuorno...
Gli dava le spalle, tutto ciò che aveva addosso era un
misero
asciugamano legato alla vita e Joseph poteva godere di una vista
mozzafiato. I capelli biondi, le spalle, le braccia, la schiena... e
anche il lato b. Tutto era così bello di Caesar. Anche il
modo
in cui faceva scivolare la lama sul viso mentre continuava a
canticchiare dolcemente.
e 'll'haje 'a di ca
notte e ghiuorno,
io stò sempe,
io stò sempe a suspirà...
''Mmm,'' Joseph si lascia scappare un mugugno assonnato,
muovendosi un poco sul letto. A Caesar non sfugge quel movimento, e
interrompe quello che stava facendo. ''Ah... ti ho svegliato? Scusa.''
dice, lo sguardo mite e premuroso.
''No... non fa niente.'' risponde
Joseph con la voce impastata, ma sorridendo come un ebete mentre lo
osserava pulirsi il viso con l'acqua limpida. Il viso che tante volte
aveva accarezzato, preso tra le mani e baciato durante le loro notti
d'amore.
''Cosa stavi cantando?'' non fa a meno di chiedere Joseph, curioso
com'era. ''Non... sembrava italiano.''
Caesar si asciuga il viso, poi
sedendosi accanto a Joseph risponde, ''E' dialetto, un canto
popolare.'' La sua mano scivola verso Joseph, spostandogli alcuni ciuffi
fastidiosi dal viso. ''Mia madre la cantava spesso, quando era a
casa.'' Non resiste, e comincia ad accarezzargli una guancia
soffermandosi col pollice sullo zigomo.
''Posso smettere se vuoi, torna a dormire.'' chiede Caesar.
Ma
Joseph gli fa un lieve cenno di 'no' col capo. ''Mi piace,'' aggiunge,
anche se non aveva capito nulla. Semplicemente amava sentire Caesar
cantare. ''Continua. Sai, potrei anche impararla. Sono piuttosto in
gamba.'' dice, guadagnandosi un tenero buffetto sulla guancia da parte
di Caesar, che non può fare a meno di ridere.
Sbruffone,
pensa, ma era il suo sbruffone.
Il suo Jojo.
Si abbassa quanto basta per poggiare la fronte contro la sua. Guarda
Joseph con un sorriso dolce, prima di baciare le sue guance. Ricomincia
a cantare, sussurra contro le sue labbra, Joseph si lascia cullare da
quel canto, si perde in quei occhi verdi cadendo nuovamente tra le
braccia di Morfeo...
Palummella, vola vola,
a la rosa de 'sto core...
Non ce sta cchiù bello sciore,
che t'avesse da
piacè....
Ora ciò che rimane di quel canto è il suo eco,
indelebile nella mente di Joseph, così come il suo dolore.
Ceaser è morto, morto sotto quella croce di pietra dove
Joseph
è seduto. E' morto, morto per lui, e non riesce a fermare le
lacrime che gli rigano il volto, pesanti e silenziose.
A ll'addore, ca ti
siente,
'a chill'uocchie, 'a
chill'uocchie,
'a chillo riso,
credarrajie,
ca, 'mparaviso...
Tra le mani stringe la sua bandana, l'ultimo dono, tutto
ciò che rimane di lui. Il suo sacrificio.
Tu si' ghiuta... tu si'
ghiutta...
oje
palummè...!
Tutto ciò che Joseph può fare è
portarlo nei suoi
ricordi. Ricordi che rimarranno nel suo cuore per l'eternità.
''You're gone...
''Joseph
canta, la voce spezzata dal pianto. Non è che un debole
sussurro, ma in quel silenzio mortale sembra rieccheggiare tra le mura.
''You're gone...
You're gone..
Oh little butterfly...''