Litigi, amori e scontri magici
Questa storia partecipa alla Butterfly Effect Time indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: Hogwarts!AU
Litigi, amori e scontri magici
Sakura
percepiva lo sguardo del professore di Pozioni fisso su di lei, mentre
in piedi alle sue spalle la osservava in silenzio. Anche senza vederla,
immaginava la sua espressione seria e a tratti severa, come sempre
durante le lezioni.
Ignorò il brivido di tensione che
correva lungo la sua spina dorsale, mordendosi l’interno della guancia
e sforzandosi di rimanere concentrata: eseguì con calma gli ultimi
passaggi necessari per preparare la pozione richiesta, pesò
l’ingrediente finale e lo aggiunse nel calderone, mescolando il liquido
scuro con movimenti lenti.
Ingenuamente, la studentessa
credette di aver superato quel supplizio, durato già abbastanza per i
suoi poveri nervi, ma la sua sciocca illusione fu presto infranta dal
rimprovero del più giovane insegnante della scuola di Mahoutokoro.
“Sei fortunata che non sia già traboccata, Haruno,” precisò ironico Itachi Uchiha, con l'abituale tono arrogante.
L’enfasi con cui pronunciò il suo
cognome infastidì Sakura che trattenne a stento l’impulso di voltarsi e
mandarlo al diavolo; strinse i pugni sulle ginocchia, maledicendo la
perfetta messinscena che allestiva ogni volta, e replicò nel modo più
distaccato possibile.
“La prossima volta peserò meglio gli ingredienti,” disse ammettendo il proprio errore.
Errore che non avrebbe mai commesso
se il mago non avesse trascorso tutto il tempo dietro di lei,
agitandola con la sua sola presenza.
“Mi accerterò della cosa,” la avvertì con tono fermo, compiendo un piccolo passo in avanti.
La ragazza sentì lo stomaco
contrarsi al suono della sua voce profonda all’improvviso più vicina,
poi un lieve rossore le imporporò le guance quando Itachi si chinò
leggermente, agitando la bacchetta tra lei e la sua compagna di banco.
Probabilmente voleva prevenire
quanto annunciato in precedenza, ma in quegli istanti Sakura riusciva a
pensare solo ai lunghi capelli corvini che incorniciavano il viso del
giovane uomo e al braccio che sfiorava di proposito il suo.
Sarebbe stato troppo sperare che lanciasse l’incantesimo esattamente da dove era poco prima.
Trattenne il fiato, sempre più
certa della sua intenzione di tormentarla, tornando a respirare
normalmente solo quando si allontanò per proseguire il suo giro tra gli
studenti.
“Eh, come al solito, bello ma stronzo,” le bisbigliò Ino all’orecchio, riecheggiando in parte i suoi pensieri.
Sakura si limitò ad annuire,
temendo che il battito ancora veloce del suo cuore le impedisse di
parlare in modo normale, lasciando trapelare l’effetto che il
comportamento del professore aveva avuto su di lei.
Quando il suono della campanella
annunciò la fine della lezione, tirò un profondo sospiro di sollievo,
poi si alzò rapida, raccogliendo i suoi libri, e si affrettò a lasciare
l’aula, seguita a ruota dall’amica e da altri compagni di classe.
Camminando finalmente all’aria
aperta, lungo il corridoio porticato, cercò di calmarsi inspirando
l’atmosfera serena del cortile, illuminato dal sole.
In quei momenti, detestava Itachi
con tutte le sue forze, incapace di comprendere perché si divertisse a
starle così vicino durante le lezioni. Qualche settimana prima, rimasta
ormai sola in biblioteca, il mago l’aveva baciata senza preavviso e da
allora le sembrava di procedere su un filo sottile che rischiava di
spezzarsi da un momento all’altro.
Il solo pensiero che qualcuno dei
suoi compagni intuisse qualcosa su di loro la spaventava, ma piuttosto
di allontanarla dal pericolo lui la costringeva in bilico nel vuoto.
Prima del suo arrivo a Mahoutokoro
come docente, lo aveva sempre considerato solo il fratello prodigio di
Sasuke e non aveva mai osato immaginare che potesse essere
qualcos’altro; tuttavia, nonostante gli impedimenti razionali che la
sua mente le riproponeva, non poteva ignorare la piacevole sensazione
delle labbra di Itachi sulle sue e il calore che invadeva il suo
corpo.
La voce di Ino la strappò però dalle sue fantasticherie.
“Sakura, sei presente?” le domandò.
La studentessa sussultò e per poco i libri non le scivolarono dalle mani.
“Eh, scusami, ero distratta,” rispose in un sussurro.
“L’ho notato, ma ignoralo, è pur sempre un Uchiha,” le consigliò l’amica, con una pacca di incoraggiamento sulla spalla.
Sakura non la contraddisse, anche
se non era d’accordo; non sarebbe stata in grado di spiegarlo con poche
parole, ma sapeva che Itachi era diverso dagli altri membri della sua
famiglia.
Negli ultimi anni aveva avuto modo
di conoscerlo un po' di più e, nonostante l'atteggiamento distaccato e
sicuro di sé, immancabile durante le lezioni, nei suoi confronti si era
sempre mostrato gentile. Per quello stesso motivo, il suo recente
comportamento la disorientava innervosendola.
Si chiese ancora una volta quale ne
fosse la ragione e cercò di trovare una risposta convincente, finché
non raggiunse l'aula della lezione successiva e Ino non la trascinò
come al solito verso i primi banchi.
Secondo lei, 'era un peccato non
assistere allo spettacolo', e fino a poco tempo prima non le sarebbe
dispiaciuto, ma appena incrociò lo sguardo apparentemente indifferente
del professore si sentì a disagio.
Abbassò gli occhi e aprì il libro fingendo di leggere.
Era la prima lezione di Incantesimi
che frequentava dopo che l’uomo la aveva vista con Itachi in
atteggiamenti inequivocabili e provava ancora un tremendo imbarazzo.
Non sapeva cosa si fossero detti i due insegnanti sulla questione, però
non aveva nessuna voglia di scoprirlo. Le bastava semplicemente la
certezza che Kakashi Hatake non avrebbe mai fatto nulla per
danneggiarla, anche se talvolta il suo atteggiamento protettivo la
infastidiva.
In ogni caso, preferiva non
attirare la sua attenzione, ma essere seduta a pochi centimetri da lui
lo rendeva praticamente impossibile.
Quando la sua voce risuonò
nell’aula, iniziando la spiegazione sull’incantesimo del giorno, Sakura
fu costretto a guardarlo: i capelli ribelli gli ricadevano
scompostamente sulla fronte, agitati appena dai suoi movimenti, e la
cicatrice sull'occhio sinistro risaltava sui lineamenti perfetti del
viso.
Anche se osservava tutti gli
studenti, aveva I'impressione che i suoi occhi scuri si soffermassero
più a lungo su di lei. Per l’intera lezione si sforzò di ignorarlo,
concentrandosi solo sulle sue parole, e quando giunse finalmente la
fine dell’ora si alzò sollevata di poter fuggire nella sala pranzo.
La sua voce però la bloccò prima che riuscisse a seguire Ino verso la porta.
“Haruno, rimani un attimo, devo parlarti degli esami finali,” disse con un tono pacato ma che non ammetteva repliche.
Sakura si fermò, rimpiangendo la
sua decisone di averlo scelto come tutor, sbuffò e salutò l’amica con
un cenno del capo, poi si girò verso di lui.
“Non c’entrano un bel niente gli esami conclusivi,” affermò seccata, una volta che furono da soli.
“Dipende dal punto di vista,”
replicò Kakashi serio, lasciandosi la cattedra alle spalle e
avvicinandosi alla studentessa, ancora in piedi vicino alla prima fila
di banchi.
Alle sue parole Sakura sentì lo stomaco chiudersi per l’ansia, sempre più certa che la discussione non sarebbe stata piacevole.
“Perché anche il comportamento può
influire sull’esito,” continuò il mago, cogliendo all’istante nei suoi
occhi smeraldo irritazione e preoccupazione.
La vide irrigidirsi e stringere i pugni, mordendosi il labbro inferiore.
A pochi passi da lei, sospirò in
parte dispiaciuto per la durezza della propria affermazione: il suo
volto adombrato dall’inquietudine era l’ultima cosa che riusciva a
sopportare, ma doveva metterla in guardia.
“Come vi ho visto io, in quel
momento poteva passare chiunque e non è detto che la reazione sarebbe
stata la stessa,” spiegò con calma.
Le appoggiò poi una mano sulla spalla in un gesto che sperava la rassicurasse.
Sakura non si mosse, però gli
rivolse uno sguardo infastidito: sapeva che era la verità, che
rischiava ogni volta che Itachi le si avvicinava, tuttavia conosceva
anche le ragioni che muovevano Kakashi.
“Non c’è bisogno che me lo dica tu,
ci arrivo da sola, ma so badare a me stessa,” precisò nervosa, facendo
un passo indietro per sfuggire al suo tocco.
Non era più la bambina ingenua che
era arrivata sull’isola di Minami Iwo Jima, un po’ spaventata da quel
luogo lontano e ignoto, ma sarebbe sempre rimasta tale agli occhi del
mago. Glielo leggeva per l’ennesima volta sull’espressione del viso che
mescolava apprensione e
scetticismo.
“Sarà sicuramente così, ma credo tu
ti stia fidando della persona sbagliata,” le rispose Kakashi, cercando
le parole giuste per non ferire il suo orgoglio.
Sakura avvertì il nervosismo trasformarsi in rabbia, perché non era l’Uchiha il vero problema.
“Certo, e i miei genitori ti hanno anche chiesto di evitarmi brutti incontri?” sbottò guardandolo in cagnesco.
La sua reazione era in qualche modo
prevedibile, ma il mago rimase ugualmente spiazzato: la promessa di
tenerla d'occhio risaliva ormai a molti anni prima e da allora molta
acqua era passata sotto i ponti, anche se sembrava che per lei fosse
ancora un peso opprimente.
"Sakura…" iniziò, ma lo interruppe subito.
"La verità è che non vi fidate di
me, anche se manca solo un anno al diploma!" sbottò, stringendo i libri
contro il petto in un gesto nervoso.
L'uomo sospirò.
"Sai che non è così," tentò di calmarla.
"Invece non lo so, perché mi tratti ancora come una ragazzina sprovveduta," ribatté la studentessa fissandolo con rabbia.
Il mago pensò che non la
considerava una ragazzina da diverso tempo, ma come sempre tenne per sé
quella consapevolezza troppo problematica, rimanendo in silenzio.
"In ogni caso, la mia vita privata
non è affar tuo," continuò Sakura con tono secco, poi lasciò veloce
l'aula senza dargli il tempo di replicare.
Kakashi la fissò andar via, stringendo i pugni e con un vuoto improvviso nello stomaco.
Aveva perfettamente ragione,
tuttavia non riusciva a sopportare il pensiero di essere escluso dalla
sua vita, oltre al fatto che si fidava davvero poco di Itachi.
Le parole dirette e taglienti del collega gli tornarono improvvisamente in mente.
"Tra un anno non sarà più una studentessa di questa scuola, a meno che il tuo problema non sia un altro."
Il mago conficcò di più le unghie
nei palmi: detestava che l’Uchiha avesse compreso fin troppo,
nonostante i suoi sforzi di comportarsi con lei nel modo più naturale
possibile.
Dopo il pranzo nella sala comune,
Sakura saltò la prima lezione del pomeriggio, inventando un mal di
testa, poi si rifugiò nei giardini del palazzo. Il verde degli alberi e
i colori vivaci dei fiori riuscivano sempre a rilassarla e sperava ci
riuscissero anche in quel momento.
Era ancora nervosa per le parole di
Kakashi e soprattutto per il suo silenzio davanti alle critiche.
Avrebbe voluto che, per una buona volta, la smentisse con qualcosa più
convincente di frasi di circostanza. Ma forse doveva solo rassegnarsi:
per lui non era nient'altro che una ragazzina, considerata solo perché,
per puro caso, era la figlia di un vicino di casa .
Si appoggiò al tronco di un albero
alle sue spalle e chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare dal vento
leggero, nella speranza che portasse via con sé anche la sua cotta
infantile. Le ultime settimane la avevano attirata verso Itachi,
tuttavia quell'illusione amorosa era ancora lì presente e si sentiva
davvero una stupida.
Sospirò profondamente, cercando di scacciare la tensione concentrandosi sui rumori della natura.
Riaprì gli occhi solo quando udì dei passi avvicinarsi.
"Non dovresti essere a lezione?" le chiese Itachi con tono tranquillo.
Gli occhi scuri la fissavano seri e per un istante Sakura desiderò di picchiarlo.
"Per farmi tormentare da qualcun altro?" replicò seccata.
Il mago piegò le labbra in un sorriso accennato.
"Se è per una buona causa…" disse, lasciando la frase in sospeso.
Poi azzerò la distanza tra di loro e la baciò, bloccando le sue proteste.
Dopo un primo momento di
incertezza, la studentessa strinse tra le dita la camicia che Itachi
indossava sotto il mantello, ricambiando il bacio, mentre le mani del
mago le accarezzavano la schiena. Senti l'irritazione placarsi un po' e
i pensieri su Kakashi scivolare via piano piano.
"E quale sarebbe la buona causa?" gli domandò, non appena si staccarono per riprendere fiato.
Catturata dalle sue labbra e dal
suo sguardo, ogni recriminazione per il suo comportamento durante le
lezioni passò ancora una volta in secondo piano.
Itachi le sfiorò il viso con una mano.
"La tua bella espressione
infastidita," mentì con tono apparentemente indifferente, perché la
verità era in realtà molto più complicata.
Il ricordo dell'espressione
eloquente di Kakashi ritornò improvviso, ma il rossore che comparve
sulle guance di Sakura lo scacciò all'istante. Finché reagiva ai suoi
gesti e alle sue parole, imbarazzandosi o arrabbiandosi, poteva sperare
che i suoi sentimenti per il collega non fossero così profondi come
temeva. Si chinò di nuovo a baciarla, stringendola di più a sé per
ribadire la propria presenza, come ogni volta che le si avvicinava in
aula.
Istintivamente Sakura si rilassò
tra le sue braccia, permettendo ai brividi di piacere di vincere contro
la paura di essere visti.
"Potrebbe passare qualcuno," disse quando si scostò da lei.
"Non a quest'ora, a meno che qualche altro allievo non salti le lezioni," osservò il mago.
"Ci sono sempre gli insegnanti,"
obiettò la studentessa, mordendosi subito la lingua non appena le
sfiorò la mente il pensiero della discussione avuta con Kakashi.
Itachi notò la sua espressione
rabbuiarsi; era sul punto di chiederle quale fosse il problema, quando
un trambusto improvviso attirò l’attenzione di entrambi.
Rumori confusi e voci concitate provenivano dal palazzo alle loro spalle.
Il mago recuperò dalla tasca del
mantello la propria bacchetta e ordinò alla studentessa di rimanere nel
giardino, ottenendo in risposta un netto rifiuto. Sospirò rassegnato,
poi le raccomandò di stare attenta e raggiunsero insieme l'area
interessata dallo scompiglio.
Nel cortile del primo piano, pieno
di studenti in pausa, alcuni uomini lanciavano incantesimi sulla folla,
fronteggiati dagli insegnanti e dagli allievi degli ultimi anni.
Itachi riconobbe facilmente una
vecchia conoscenza che si scontrava con la preside Tsunade e per
l’ennesima volta si stupì della sua arroganza: anche se il ritorno di
Lord Voldemort aveva gettato il mondo magico sull’orlo di una guerra,
non avrebbe mai creduto che Madara Uchiha arrivasse ad attaccare la
scuola, solo per dimostrare la sua fedeltà al Signore Oscuro.
Rafforzò la presa sulla bacchetta,
lottando contro ricordi spiacevoli, sempre più deciso a non
permettergli di macchiare oltre il nome della sua famiglia. Cercò con
lo sguardo suo fratello, rassicurandosi nel vederlo accanto a Naruto,
poi intervenne per supportare i colleghi.
Sakura raggiunse invece Ino,
disarmando con un incantesimo il mago che rischiava di ferire l'amica e
pietrificandolo con un secondo attacco. Si guardò poi intorno,
intravedendo Kakashi in difficoltà a causa di un avversario.
Involontariamente provò un moto d'ansia, accentuato dal ricordo del
modo brusco in cui si era conclusa la loro conversazione. L'avvicinarsi
di un nemico la costrinse però a concentrarsi sulla propria difesa.
Quando ebbe un attimo di tregua,
rivolse di nuovo lo sguardo verso l'uomo e sentì il respiro mancarle
appena lo vide a terra privo di sensi. La concitazione della battaglia
divenne all'improvviso distante e udì a malapena Ino urlarle di non
distrarsi. Incurante, si precipitò verso Kakashi e gli si inginocchiò
accanto, chiamandolo più volte per nome e avvertendo il senso di
impotenza avvolgerla.
Per minuti che le parvero
interminabili rimase immobile ascoltando il suo respiro flebile, tra la
confusione di voci e incantesimi. Si accorse di aver iniziato a
piangere, solo quando calò il silenzio generale e una mano calda si
appoggiò sulla sua spalla. Mentre qualcuno trasportava Kakashi in
infermeria, la voce di Itachi le assicurava che sarebbe andato tutto
bene.
Il mago osservava l'angoscia sul
suo viso rigato dalle lacrime, sentendo lo stomaco contrarsi davanti
all'immagine concreta dei propri timori: sarebbe stato uno sciocco a
non riconoscere il forte affetto di Sakura verso il collega e ad
accettarne le possibili conseguenze.
Quando Kakashi riprese conoscenza,
avvertiva ancora dolori al torace per le bruciature causate dagli
incantesimi, tuttavia la prima cosa che vide furono i lineamenti
delicati di Sakura e ciò fu sufficiente a trasmettergli una immediata
sensazione di benessere. Avrebbe voluto abbracciarla per dissipare la
preoccupazione evidente nella sua voce, ma trattenne quell’impulso
avventato.
Da un momento all’altro, però, fu lei a sporgersi dalla sedia e a gettargli le braccia al collo, sorprendendo.
"Pensavo non ti svegliassi più… dopo che avevamo litigato," gli sussurrò incerta nell’orecchio.
I suoi capelli morbidi e il suo
respiro leggero gli sfioravano una guancia e Kakashi sentì un calore
improvviso invadergli il petto. Di riflesso le appoggiò una mano sul
capo.
"Non mi sarei sottratto così facilmente alle mie responsabilità," disse ironico.
Quando la studentessa si scostò da
lui, la guardò però serio, raccogliendo la forza necessaria per mettere
da parte i suoi dubbi e il suo orgoglio.
"Mi dispiace per oggi… Se Itachi ti
rende felice, non sarò io a dissuaderti," disse con tono calmo,
attendendo una sua reazione.
Sakura lo fissò in silenzio per
qualche istante, ancora agitata nonostante il sollievo di vederlo
sveglio. Era attratta da Itachi, ma la paura di perdere Kakashi era
stata talmente intensa che non sopportava di averlo lontano dalla sua
vita. Senza pensarci troppo, decise di azzardare: si protese veloce
verso di lui e si chinò a baciarlo, guidata dal ritmo frenetico del suo
cuore.
Il mago spalancò gli occhi per lo
stupore, chiedendosi chi dei due avesse sbattuto la testa durante la
battaglia, ma la sicurezza nei gesti della ragazza e la scossa di
piacere che lo pervase gli resero impossibile l’agire razionalmente.
Immerse le dita tra i suoi capelli e avvicinò di più il suo viso al
proprio, approfondendo un bacio che aveva osato immaginare solo nei
suoi sogni.
Non appena la lingua dell’uomo
cercò avidamente la sua, Sakura pensò che il cuore le sarebbe scoppiato
dall’emozione e assaporò quegli istanti che annullavano dubbi e
incomprensioni come se fossero un dono
prezioso.
Quando la porta si aprì, entrambi
ringraziarono di aver già interrotto il contatto delle loro labbra,
altrimenti sarebbe stato alquanto difficile fingere di aver solo
parlato.
Nonostante la presenza
dell'infermiera, Kakashi ricambiò il sorriso timido che la ragazza gli
rivolse, perdendosi per un lungo istante nel verde dei suoi occhi.
Anche se sicuramente avrebbero dovuto discutere in seguito di molte
cose, era consapevole che non c’era bisogno di parole per spiegare i
reciproci sentimenti.
Note dell'autrice
Come penso sia chiaro, la
storia è ambientata nell'universo di Harry Potter, in cui semnbra
esista anche una scuola di magia situtata in Giappone, la scuola di Mahoutokoro.
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