The Pink Age

di LadyPalma
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#in vino veritas




 
L’ultima volta che erano stati nella loro cantina non sapevano che sarebbe stata l’ultima. Adesso non era più possibile tornarci e la damigiana di vino che Dolores aveva portato con sé nella cella non poteva essere abbastanza. Perché non era stato il vino a rendere la cantina speciale, era stato tutto il resto – e il vino era invece tutto ciò che restava.
“Maestà!” Alastor non disse altro quando la vide entrare, un’esclamazione sorpresa in cui passava tutto quello che non poteva dire. Tristezza, senso di colpa, forse amore. Quello che Dolores ci leggeva era invece una resa, che in fondo era reciproca.
“Ehm ehm vedo che vi siete ambientato bene” esordì lei mantenendo un tono sostenuto, mentre si dava una distratta occhiata intorno, che tuttavia la sconvolse in maniera inaspettata.
Il letto sfatto e le carte sparse sul tavolino erano testimonianze dei giorni trascorsi nella Torre. Allora era vero, lui era davvero il traditore. Per qualche strana ragione finché non lo aveva visto, una parte di Dolores non ci aveva ancora creduto… ma adesso lo vedeva e fingere non era più possibile.
Scelse di tacere come lui, e si sedette lentamente sulla sedia vuota, mentre lui si accomodò di fronte a lei sul letto. Il flusso dei calici riempiti e l’intervallo dei sorsi furono gli unici rumori a riempire il silenzio, almeno finché la bevanda non produsse il consueto effetto di traduzione dei pensieri in parole.
“Avete letto la mia lettera?” chiese finalmente l’uomo; non avrebbe saputo dire neanche a se stesso se più con speranza o con paura.
“L’ho bruciata, come sospettavate” replicò lei con asprezza, prima di assumere un tono di isterica dolcezza. “Ma prima l’ho letta, sì… C’era qualcosa di vero? Non nella lettera, dico, in quello che voi… e io…”
Alastor ridacchiò, non a spese di lei ma di se stesso. “Tutto, credevo fosse piuttosto chiaro quello che provo. Vi amo, dannazione, Dolores. Vi amo ed è esattamente questo il mio delitto. Sarebbe stato così semplice detestarvi – perché non lo rendete neanche difficile, davvero – ma invece per me è stato impossibile. Dio mio, posso avervi mentito su tutto, ma non ho mentito su nulla di quello che riguardava i miei sentimenti per voi”. E tornò a ridacchiare ancora tra sé e sé, realizzando solo in quel momento che in fondo quei sentimenti non li aveva mai manifestati apertamente prima.
Dolores teneva lo sguardo basso, se fosse stata un’altra donna avrebbe pianto; lei però era la regina e lo era abbastanza da sapere che le lacrime erano solo acqua irrilevante.
“Il vino vi rende melenso” disse, cercando di fare il suo solito sorriso privo di compassione, anche se in quella circostanza ce n’era troppa, specialmente verso se stessa.
Alastor annuì, stavolta mortalmente serio. “La verità a volte è melensa, mia regina”. E con uno slancio improvviso, tipico di chi non ha più nulla da perdere, le afferrò una mano.
Dolores trasalì a quel contatto, ma non si sottrasse, anzi fu il gesto che riuscì a rompere – oltre il vino, oltre la morte, oltre le parole – l’argine di quelle emozioni che solo da poco scopriva di avere. Si avvicinò maggiormente e lasciò che le sue braccia la stringessero e che le loro labbra si unissero per l’ultima volta.
“Oh, Alastor, ditemi voi cosa devo fare. Avete confessato, maledizione, non c’è modo per salvarvi e…”
Lui le accarezzò leggermente i capelli e in tono quasi casuale fu lui stesso a proclamare la sua condanna.
“Dovete farmi uccidere, ovviamente. Se siete davvero la donna che amo è proprio quello che farete. I traditori non possono essere liberati: vigilanza costante, sempre”.


 











 
NDA: Velocissima nota per far notare che la "cella" di Alastor ovviamente non è una prigione normale. Essendo un nobile di un certo livello, viene comunque spedito in una stanza della Torre di Londra con tutti i comfort base. Più o meno era la sorte di tutti i prigionieri illustri.




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