Salve a tutti! Ennesimo mini-episodio legato alla challenge
just stop for a minute and smile di soul_shine,. per questa
storia, mi soni ispirata al prompt #42. "È il
meglio che sono riuscito a trovare."
La
mattina di
Halloween, mentre sorseggiava nella cucina del Santuario un calice di un delizioso
rosso francese del
1947 guardando i suoi esimi “colleghi” nella
struttura, Nikola Tesla decise che
lui odiava decisamente Halloween.
Non
era per il
fatto che fosse un europeo che viveva negli Stati Uniti, e che nel suo
paese
natale la festa aveva tutt’altro significato, né
che, grazie alla sua
longevità, aveva ormai raggiunto una ragguardevole
età per cui, nonostante il
suo forte edonismo con tendenze egocentriche,
vedeva tutti i partecipanti a quella festività
paleo-cristiana come un
mucchio di poppanti decerebrati .
No,
Nikola Tesla
odiava Halloween perché anche le persone che sembravano
avere un minimo di buon
senso diventavano, appunto, poppanti decerebrati. Come la bella
Katherine, un
genio (nonostante gli costasse caro ammetterlo) saccente quanto bastava
e con
classe da vendere, che non se la lasciava cantare dai
“cuccioli” di Helen e che
era anche una dei cosiddetti Homo Sapiens Superior- una mutante, ex
collaboratrice di Charles Francis Xavier, alias il Professor X, alias
il leader
degli X-Men.
Tranne
che ad
Halloween. Ad Halloween, Katherine diventava anche lei una poppante
decerebrata, per giunta con la lingua lunga. Oh, non che non avesse la
lingua
tagliente di suo, ma quel giorno sembrava decisamente in vena di
rompere
l’anima a lui.
“Se
ti mettessi
un paio di baffi posticci, potresti mascherarti da te
stesso.” Mentre lo disse,
Katherine sorrideva, discola birichina, con gli occhi che le
brillavano- cosa
rara, dato che, con i suoi trascorsi, Katherine era diventata piuttosto
fredda
e distaccata nei confronti del mondo intero, un processo che
l’aveva portata ad
abbandonare gli X-Men e mettersi al servizio di Helen Magnus.
“Non
tutti sono
così fortunati da essere importanti figure storiche del
panorama scientifico,
fiorellino caro, ma, grazie al cielo, io lo sono. E comunque, questo
è il
meglio che sono riuscito a trovare, per la vostra
festicciola.” Col calice in
mano, Nikola alzò un sopracciglio. Stava forse…
flirtando con lui?
Beh,
potevano
giocare in due, a quel gioco. Lui, non si sarebbe certo tirato indietro.
“Lei,
piuttosto, Miss
Pryde… da cosa è vestita, bibliotecaria sexy?
Professoressa in versione
spogliarellista?” le chiese con un sorrisetto sulle labbra, a
malapena celando
le risate, aspettandosi una qualche risposta saccente, mentre,
mordendosi con
fare predatorio il labbro inferiore, la studiava accuratamente:
minigonna a
pieghe nera, anfibi con tacco che le arrivavano al ginocchio, una
maglia bianca
a girocollo che sembrava d’angora, che metteva in evidenza il
seno florido, su
cui spiccava un classicissimo blazer dello stesso colore e tessuto
della gonna,
occhiali e, per l’occasione, si era pure legata i capelli
rossicci in una
stretta coda alta.
Ma
non accadde
nulla di tutto quello che immaginava.
Perché
lei
arrossì, e iniziò ad ispezionare il suo
abbigliamento, quasi andando nel
panico.
“Ecco,
veramente,
questa era la mia divisa quando insegnavo allo Xavier
Insitute…” Katherine
ammise un po’ controvoglia, e lo shock fu così
forte che ad Harry e Will andò
perfino di traverso la saliva e a momenti si strozzarono.
Tesla
le si
avvicinò, lento e fluido come un predatore felino, e
Katherine poté il suo
respiro, caldo, sulla pelle sensibile del collo, che le fece mancare il
rispiro
e cedere le ginocchia per la sensualità.
“Sai,
Kitty, non
mi meraviglio che la nuova generazione di X-Men abbia combinato poco o
nulla…
perché ho il netto presentimento che i tuoi studenti fossero
troppo impegnati a
morirti dietro, per impegnarsi a fare sul serio i
super-eroi…”
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