Angelo Nascosto

di Flos Ignis
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Il parto



 

Il tempo scorreva in modo bizzarro quando vivevi all’Istituto: le pattuglie di routine e le missioni per stanare e uccidere i demoni sembravano susseguirsi alla velocità della luce, la concentrazione sul proprio compito e sulle eventuali battaglie lasciavano gli shadowhunter esausti e feriti, ma avevano imparato fin da piccoli a rimandare quelle sensazioni per il post-combattimento.

Per Clary era più difficile: avendo iniziato il suo addestramento tanto in ritardo, per lei i combattimenti erano più duri che per gli altri.

Senza contare che faceva parte di una delle squadre più spericolate di tutto il Mondo delle Ombre. Amava Jace con tutto il cuore, il corpo e l’anima, e da qualche settimana a quella parte stava iniziando a considerare l’idea di chiedere a Izzy di diventare la sua parabatai, ma per l’angelo, era difficile stare dietro a quei due pazzi scatenati! Ammetteva che ora rispettava dieci volte di più Alec e la sua pazienza infinita da quando era rimasta solo lei con una briciola di spirito di conservazione nella squadra. Il che era tutto dire...

-Jace, non pensi che potremmo considerare conclusa la pattuglia?-

-Sei stanca Clary? Se vuoi puoi tornare all’Istituto, io e Isabelle volevamo passare da Alec.-

-Ma questa non è la strada per il loft.-

-Beh… Volevamo anche ripulire le stradine dai demoni fino a casa sua.-

-Ci metterete una vita, sono almeno dieci isolati!-

Izzy si strinse nelle spalle, mostrando solo un sorrisetto da Monna Lisa che poteva significare tutto o niente; tutto regolare, quindi, voleva solo andare a trovare il suo fratellone molto incinto e prossimo al parto. Jace invece distolse lo sguardo, riaccendendo la scintilla di preoccupazione che di tanto in tanto si faceva viva dentro di lei da qualche settimana: il suo ragazzo si stava comportando in modo strano ultimamente. Credeva di avere intuito la natura del problema, anche se non ne conosceva i dettagli avrebbe giurato su ogni cosa che il nocciolo della questione riguardasse Alec.

Clary perciò, come faceva sempre in quelle situazioni, capì e stette in silenzio, sfiorando le dita del suo ragazzo con delicatezza per fargli percepire la sua presenza. E ignorando il picco di panico che rischiava di stringerle la gola, sorrise e ignorò il problema, affidandosi alla volontà e alla benedizione dell’Angelo, confidando che la sua nuova Runa potesse essere davvero la chiave di volta per risolvere la situazione più spinosa mai vista. Perciò rivolse a Jace il suo sorriso più bello, pregando con forza che il suo ragazzo e la loro splendida famiglia non avesse altro da soffrire.

-Non sono mai troppo stanca per andare a trovare i miei cognati e mio nipote. Andiamo, su!-

-Cognati? Non vedo nessun anello sul tuo dito Clary… Jace, non dirmi che le hai fatto una proposta senza anello! Ti potrei disconoscere per un tale affronto!-

-Non dire sciocchezze Izzy, mi conosci! Farei una proposta così in grande stile che lo saprebbe tutta New York, non potrei mai dimenticarmi di darle un anello!-

Clary ora riuscì a sorridere sinceramente, facendo un’espressione furbetta: -Non temere Izzy, IO non mi dimenticherò di dargliene uno quando mi proporrò!-

Izzy scoppiò a ridere e Jace sembrò assai indignato per questo tradimento da parte della sorella.

E il tempo rallentò, pochi secondi sembrarono ore nella mente di Clary, mentre vide il suo ragazzo impallidire di colpo, portarsi le mani alla runa parabatai sul fianco come per aggrapparcisi, prima di crollare a terra svenuto.


 


 

A dieci isolati di distanza, Magnus Bane venne svegliato da un urlo atroce da parte del suo fidanzato. Il suo sonno era diventato molto leggero da quando avevano scoperto del loro bambino in arrivo, ma in ogni caso pensava che quell’urlo avrebbe potuto destare anche i morti.

Se non fossi immortale, sarei morto di infarto.

Il suo Alexander aveva ancora gli occhi chiusi, ma da come li strizzava e si teneva il ventre rotondo di otto mesi era ovvio che fosse sveglio. Il dolore l’aveva strappato violentemente dalle maglie del sonno che ultimamente aveva tardato a far visita al suo amore. I continui movimenti del loro piccolo stregoncino avevano tenuto il suo fidanzato sveglio per la maggior parte della notte, concedendogli non più di due ore di sonno alla volta.

Magnus fece del suo meglio per attutire il dolore del suo compagno, parlandogli dolcemente all’orecchio e massaggiando piano spalle e schiena: Catarina gli aveva fortemente sconsigliato di usare la magia nei dintorni del suo shadowhunter incinto, a meno che si trattasse di qualche emergenza. La maledizione di Medea poteva attivarsi in qualsiasi momento così vicino alla data del parto, specialmente ora che avevano stabilito per certo che loro figlio possedesse la magia.

Alec dopo un minuto di affannosa agonia sembrò tranquillizzarsi un po’, voltandosi per guardarlo con i suoi meravigliosi occhi azzurri, appannati da un velo di lacrime di dolore.

-Mio caro Alexander, cosa è successo?-

-Penso che tuo figlio abbia ereditato la tua teatralità: quello era il suo modo di dirci che ha tutte le intenzioni di venire a conoscerci molto presto. Stanotte.-

Stanotte. Stanotte avrebbero conosciuto loro figlio. Sarebbero diventati genitori.

Stanotte, Magnus sarebbe diventato papà.

Era un buon momento per farsi prendere dal panico?

Per Lilith, non c’era momento migliore per essere terrorizzato, ma Alexander aveva negli occhi una paura sconosciuta e uno di loro terrorizzato era più che sufficiente.

Ma da solo non ce l’avrebbe mai fatta…

-Niente panico, Fiorellino. Ora chiamo Catarina e la tua famiglia, li facciamo venire qui e vedrai che andrà tutto per il meglio.-

Gli diede un bacio sulla fronte, pregando che il suo ragazzo fosse abbastanza forte da superare anche questa, poi andò a mandare i messaggi di fuoco necessari. Tornò il prima possibile dal suo fidanzato, perché anche se aveva fatto di tutto in quei mesi per evitare di pensarci, sapeva che Alexander aveva la certezza che non avrebbe superato la notte e una piccola parte di lui aveva nutrito lo stesso incubo.

Se quelli erano gli ultimi istanti che avrebbe passato con lui, gli sarebbe stato accanto il più possibile.

Ma farò ogni cosa in mio potere per farlo restare da me. Farò salire gli inferi in terra e cadere gli angeli dal cielo, se sarà necessario, ma il mio Alexander sarà qui a crescere nostro figlio insieme a me.

Lo tenne stretto per quelle che gli parvero ore prima che Catarina potesse liberarsi dal suo turno in ospedale e la famiglia del suo amato arrivasse, affermando che Jace era stato così male che avevano saputo del problema ben prima del suo messaggio di fuoco.

Alexander era entrato e uscito dal dolore più volte, e i tempi tra le fitte che avvertiva erano sempre più ravvicinati. Catarina aveva confermato la teoria di Alec: il loro bambino aveva improvvisamente deciso di essere impaziente e di venire fuori a conoscerli.

Erano iniziate le contrazioni, ed erano già abbastanza ravvicinate da credere che se la sarebbero cavata in poche ore se fosse stato un parto naturale.

Sfortunatamente, come spiegò Catarina, Alec era diventato una donna solo parzialmente. Avrebbero dovuto procedere il prima possibile con un cesareo, con tutti i rischi del caso.

Nonostante tutti in quella stanza lo sapessero, nessuno era entusiasta del piano, perciò Alec, approfittando della momentanea mancanza di dolore, prese in mano la situazione. Era stato sempre un leader, e si vedeva nei momenti più impensati.

-Sentite, so che siete preoccupati per me e lo apprezzo, ma sono forte e me la caverò. Voglio conoscere mio figlio il prima possibile, perciò ora uscite ragazzi, così Catarina potrà fare il suo lavoro. Magnus, tu resti con me?-

-Non me ne andrei nemmeno se mi volessi cacciare via, tesoro mio.-

Sua sorella lo strinse forte, preoccupata per lui ma decisa a non mostrarlo.

-Sarò proprio qui fuori, tu fai del tuo meglio che sono impaziente di conoscere mio nipote, capito? Per domani ti voglio in piedi e in forma, senza discussioni.-

Per l’Angelo, quanto amava la testarda sicurezza di sua sorella! Riusciva a far credere persino a lui, la persona più scettica sulla faccia della terra, che tutto era possibile.

Persino che lui vedesse il domani.

Per quanto avesse riacquistato buona parte della sua determinazione qualche tempo prima, quando aveva avvertito suo figlio tirargli calci per far sentire la sua presenza, parte di lui era ancora rassegnata al destino che credeva lo stesse attendendo dietro l’angolo.

Poi fu la volta di Clary. Gli strinse la mano che non era saldamente ancorata a quella di Magnus, stringendola con una forza insospettabile in quella piccola ragazza. Si chinò su di lui per dargli un bacio sulla guancia, sussurrando in modo che solo loro sentissero cosa aveva da dire.

-Ricordi cosa ti ho promesso? Io sì. E mantengo sempre le mie promesse, specialmente quando si tratta di proteggere la famiglia. Non hai nulla di cui preoccuparti.-

Izzy e Clary uscirono, ma Jace si rifiutò di andarsene.

-Dove andrai tu andrò anch’io. Non potete dire o fare niente per farmi uscire di qui. Io resto con il mio parabatai, potrei esservi utile.-

Il suo cipiglio era così duro e profondo che nessuno potè ribattere, specialmente perché aveva ragione: Alec avrebbe avuto bisogno di tutto l’aiuto possibile, e l’energia del suo parabatai poteva rivelarsi molto utile.

Alec si girò verso Magnus, cercando l’ultimo sostegno prima di iniziare l’operazione. Sarebbe stato cosciente, ma completamente anestetizzato dal collo in giù, perciò voleva approfittarne e sentire la stretta del suo compagno finché poteva.

Lo stregone gli sorrise, cercando di infondergli tutto il coraggio che era in grado di tirare fuori mentre puro terrore e sublime estasi si alternavano vorticosamente dentro di lui.

-Stiamo per conoscere nostro figlio, Alexander. Compi questo miracolo, ti starò accanto tutto il tempo e se dovesse verificarsi il peggio, ci penserò io a salvare sia te che il bambino. Abbi fiducia, tra poco sarà tutto finito e potremo essere una famiglia.-

Alec prese un ultimo respiro profondo, avvertendo una nuova fitta attanagliargli il ventre.

Con l’altra mano si aggrappò a Jace, avvertendo subito un leggero sollievo dovuto alla forza che gli stava trasmettendo suo fratello.

Era pronto.

-Catarina… sono pronto a conoscere mio figlio.-


 




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