In un attimo

di _Glaucopis_
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Orfeo si rese conto solo quel giorno di cosa veramente fosse il tempo.
 
Aveva creduto, prima di allora, che i baci, gli abbracci, le danze, le dolci parole sarebbero durati in eterno. Come poteva tutto giungere a una fine? La morte gli era sembrata una nemica lontana, che mai avrebbe potuto raggiungerli e distruggere la loro felicità.
 
Era arrivata, ma lui non si era arreso. Niente e nessuno avrebbe potuto tenerlo lontano dalla sua amata.
Lui avrebbe affrontato qualsiasi cosa. L’amore era qualcosa di divino, e per questo doveva essere immortale.
Aveva forse la beatitudine degli dei una fine? Perfino ad Ade e Persefone, che per permettere al mondo di continuare a vivere erano costretti a separarsi, era concesso di ricongiungersi e avere un amore eterno.
 
Aveva pensato che per loro sarebbe stato lo stesso, ma era bastato un piccolo movimento, un attimo fugace, perché tutto finisse per sempre. Si malediceva per essere stato un tale stolto.
 
Ora sapeva che per tutto esisteva una fine, che a uomini come lui non erano concessi i privilegi degli dei. La fine incombeva costantemente su di loro, e in un istante poteva avere la meglio.
Se l’avesse saputo prima avrebbe tenuto Euridice più stretta, dando valore ad ogni secondo.




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