Dedicata
a Carmaux!
Tanti
tanti auguri e
complimenti per i tuoi primi dieci anni su EFP *-*
Ti
auguro ancora
infiniti decenni di scrittura e creatività,
non perdere mai
questa
passione perché ti rende speciale! ♥
La maratona della
domenica
Phil, stravaccato sul divano con una busta di patatine tra
le mani, si stava godendo una tranquilla domenica di fronte al
televisore.
Aveva pensato di invitare i suoi amici a casa per un pranzo
in compagnia, ma quando quella mattina aveva acceso la tv, una maratona
di Chicago
Med l’aveva catturato e non era più riuscito a
staccare gli occhi dallo
schermo. Non era solito appassionarsi di serie ospedaliere, ma quella
in
particolare aveva compiuto un rapido lavaggio del suo cervello.
Aveva abbandonato il cellulare sul tavolo della cucina e si
era perfino dimenticato di alzare il volume della suoneria –
forse
inconsciamente la sua mente si era resa conto di volersi estraniare dal
mondo
circostante. Così, quando il campanello suonò,
sollevò gli occhi al cielo e
maledisse chiunque lo avesse interrotto sul più bello di una
delicata
operazione cardiochirurgica del dottor Rhodes.
Abbandonato il sacchetto di patatine sul tavolino di fronte
al divano, si diresse verso l’ingresso e aprì la
porta con uno sbuffo.
«Ah, allora ci sei!» esclamò un Dom
infreddolito e irritato,
irrompendo in casa sua come una furia.
Phil piegò la testa di lato e lo incenerì con
un’occhiata.
«Cuginetto, che fai qui?»
«Visto che hai ignorato i miei messaggi, i vocali, le
chiamate e i piccioni viaggiatori, sono passato direttamente»
sproloquiò il
chitarrista, aggirandosi per l’appartamento come fosse il suo.
«Non avevo visto nessun messaggio e
nessun…»
«Non avevi visto il messaggio? Ma se hai sempre il telefono
in mano, Blake!» gracchiò il nuovo arrivato.
Phil richiuse la porta e tornò ad accomodarsi sul divano,
ignorando il cugino e provando a riagganciarsi alla trama del telefilm.
«Oggi
l’ho mollato da una parte…»
biascicò.
«Oddio, che cazzo stai guardando?» chiese Dom,
buttandosi
sul divano accanto a lui, per poi afferrare alcune patatine dal
sacchetto e
ficcarsele in bocca.
«Chicago Med. È figo.»
«Ah. È tipo Dr. House?»
Phil scosse il capo e sospirò, voltandosi a fissare il
cugino negli occhi. «Si può sapere
perché sei qui?»
«Mi annoiavo a casa da solo.»
«E Conor?»
«Sono fuggito perché il mio coinquilino voleva
farmi pulire
la casa da cima a fondo, sai che palle!»
Phil sbuffò. «Non ha tutti i torti! Comunque, se
vuoi stare
qui, chiudi il becco e lasciami seguire Chicago Med. Chiaro?»
Dom si strinse nelle spalle e ghignò.
«Però mi lasci
mangiare tutte le patatine.»
«Affare fatto» concesse il padrone di casa,
tornando a prestare
attenzione allo schermo.
Gli episodi si susseguivano uno dopo l’altro e in breve Dom,
dopo aver sbuffato e borbottato, si addormentò sul divano.
Phil avrebbe voluto godersi quel momento in solitudine –
complice anche il leggero russare del cugino – ma dovette
arrendersi e
accontentarsi di quella condizione. In fondo lui stesso sapeva quanto
Conor
potesse rivelarsi pedante quando, la domenica mattina, si trasformava
in una
casalinga disperata intenzionata a rivoluzionare ogni angolo
dell’appartamento
che condivideva con Dom.
A un certo punto dal televisore provennero delle parole che
gli fecero drizzare le orecchie.
Scoppiò a ridere e si voltò verso Dom,
scuotendolo con
malagrazia per ridestarlo. «Svegliati, svegliati!
C’è Price in tv!»
Dom si mosse di soprassalto e rischiò di dargli una testata
sul mento, tanta fu la forza con cui sollevò il capo.
«Price? Dove? Sta bene o
è morto?»
Phil gli mollò un pugno sul braccio e gli indicò
lo schermo.
«Quel paziente si chiama James Price.»
Dom aggrottò la fronte e si stropicciò gli occhi.
«Non gli
somiglia neanche per idea» commentò.
«Già, è decisamente più
vecchio.»
«E non ha quei suoi occhiali da nerd
sfigato…»
Il padrone di casa sghignazzò e gli diede di gomito.
«Se ti
sente, te li fa mangiare i suoi occhiali!»
«Non gli conviene, poi non vede un cazzo.»
Phil scoppiò a ridere e si alzò per recuperare il
cellulare.
Oltre ai numerosi messaggi del cugino, trovò anche un vocale
da parte di Conor
– il quale strillava come un’aquila
perché sapeva perfettamente che
quell’idiota del mio coinquilino è lì
da te e mi ha lasciato nella merda con le
pulizie – e un altro di Price che gli chiedeva
cosa stesse facendo e se gli
andava di fare qualcosa insieme.
«Conor è incazzato con te, forse dovresti tornare
a casa»
suggerì a Dom.
«Non ci penso nemmeno! Piuttosto mi sparo.»
«Esagerato!»
«Chiama Price, digli di venire qui e di portare quattro
birre. Questo cazzo di telefilm strappa coglioni mi ha rotto»
sputò Dom,
stiracchiandosi sul divano.
«Ehi, guarda che questa è casa mia e faccio quello
che
voglio! Se non ti piace quello che guardo, conosci la strada per
andartene» lo
rimbeccò Phil, facendo comunque partire in vivavoce una
telefonata.
Dom stava per replicare, quando la voce di Price gracchiò
dall’altoparlante dello smartphone.
«Price.»
«Perché rispondi come un poliziotto in
servizio?» chiese
subito Dom divertito.
«Craik, hai fottuto il cellulare a tuo cugino? Iscrivilo a
un sito di incontri a sua insaputa!»
«Guarda che sono qui, genio» gli fece notare il
bassista.
Price si schiarì la gola, fingendosi imbarazzato.
«Ops… ehi,
Phil, amico! Come va?»
«Ora che ti sento, va decisamente peggio di prima.»
Il batterista sbuffò. «E allora perché
cazzo mi hai
chiamato?»
«Dom mi ha obbligato a farlo, puntandomi una pistola alla
tempia.»
«Price, vieni a salvarmi! Questo qui sta guardando uno di
quei telefilm dove muoiono tutti…» lo
supplicò Dom.
Price rise. «Phil, non dirmi che anche tu
stai
guardando la maratona di Chicago Med!» strillò
entusiasta.
«Sì, perché? In che senso anche
tu?» chiese il
bassista stranito.
«Lo sto seguendo anche io!» esclamò
Price euforico.
«Sul serio? Non sai quanto ti amo!»
Dom si sbatté una mano sulla fronte e scosse il capo,
lasciandolo poi andare all’indietro sulla spalliera del
divano.
«Hai visto che ci sono anche io in ospedale? Se finissi al
Chicago Med, vorrei senz’altro una visitina da
April…» commentò il batterista.
«A me andrebbe bene anche Natalie»
commentò Phil con
malizia.
Dom alzò le mani in segno di resa e roteò gli
occhi al
cielo. «Avete intenzione di tirarla ancora per le
lunghe?»
«Taci, Craik» gracchiò ancora Price, poi
riprese a
sproloquiare con entusiasmo sulle prodezze dell’infermiera
April Sexton e le
sue manine prodigiose.
A quel punto, visto che anche il cugino lo stava
deliberatamente ignorando, Dom si mise in piedi e decise che forse era
meglio
tornare a casa e farsi azzannare da Conor.
«Io, comunque, me ne starei andando» disse a voce
alta,
schiarendosi teatralmente la gola e cercando di sovrastare i dialoghi
in tv e
quelli tra bassista e batterista.
«Ah. Ciao» concluse Phil. Smise definitivamente di
prestargli attenzione e rispose con enfasi ai commenti sconci che Price
continuava a rivolgere all’infermiera dai capelli scuri e le
labbra carnose tutte
da mordere.
«Mi fate schifo!» sputò Dom offeso, poi
abbandonò
l’appartamento.
Intanto Phil e Price continuarono a chiacchierare
amabilmente a proposito di quella nuova passione che avevano scoperto
di avere
in comune, commentando in diretta l’evolversi della trama.
«Non ti facevo tipo da Chicago Med»
osservò il bassista in
tono ironico.
«Perché no?»
«Beh, ci vuole un certo tipo di cervello per seguire una
serie come questa.»
«E con questo cosa vorresti insinuare, Blake?» si
inalberò
subito il batterista.
Phil ridacchiò.
«Oh, ma che fine ha fatto Dom?» chiese
all’improvviso Price.
«Se n’è andato… mi sa che si
è offeso» disse Phil,
guardandosi intorno e rendendosi conto che effettivamente il cugino
aveva
levato le tende.
«Povero cucciolo. Quando finisce la maratona, lo chiamo e lo
porto fuori a cena» sghignazzò il batterista.
«Hamburger e patatine?»
«Ma certo. E una montagna di salse di ogni tipo. Almeno
quando gli usciranno i brufoli sulle guance, non avrà
più tempo per lamentarsi
di Conor.»
Risero entrambi.
«Ti inviterei a vedere Chicago Med qui da me, ma poi
finiresti per perderti almeno un episodio durante il
tragitto» disse Phil.
«Possiamo seguirlo insieme in chiamata. Hai
credito?»
«Minuti illimitati.»
Price schioccò la lingua. «Perfetto. Durante la
pubblicità
andiamo a prenderci una birretta dal frigo.»
😊
😊 😊
[Prompt
19: “Non avevi visto il messaggio? Ma se hai
sempre il telefono in mano!”]
AUGURI
CARMAUX PER I TUOI DIECI ANNI SU EFP!!!! *______*
So
che questa storia è un’enorme idiozia, ma del
resto con
tre personaggi come questi cosa ci si poteva aspettare? :D
Spero
che ti sia piaciuta, carissima, o che almeno ti abbia
strappato un sorriso!
Potevo
non far comparire – anche se al telefono – il tuo
caro maritino Price? AHAHAHAHAHAHAHAH!
Piccole
note per quanto riguarda la serie tv Chicago
Med:
è una serie tv ospedaliera, appunto, che racconta le varie
vicissitudini
dell’ospedale di Chicago, del pronto soccorso, dei
traumatologi d’emergenza e
dei cardiochirurghi, dando però anche spazio al reparto di
psichiatria della
struttura.
Qui
di seguito vi faccio vedere i volti dei personaggi che
ho nominato.
Ho
pensato che a Price potrebbe piacere l’infermiera April
Sexton:
Per
Phil ho pensato invece alla dottoressa Natalie Manning:
Ed
ecco il nominato cardiochirurgo Connor Rhoades (il fatto
che si chiami quasi come il cantante dei NBT è una bella
coincidenza XD):
Per
quanto riguarda il paziente chiamato James Price,
c’è
stato davvero in un episodio ed è proprio da lì
che nasce questa storia
ignorante AHAHAHAHAH XD
Per
quanto riguarda l’headcanon di Dom e Conor coinquilini,
ho preso spunto da alcune storie di Soul, la quale ha immaginato
l’unione
vincente di loro due che condividono la casa, con Dom che è
un casinista
impossibile e Conor che è tutto l’opposto XD mi
piaceva troppo questa dinamica
per non inserirla!
Grazie
a chiunque abbia letto questo raccontino, mi piace
sempre scrivere idiozie sui NBT *-*
Alla
prossima ♥
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