Gokudera sospirò, il mondo gli sembrava incredibilmente
veloce.
Il tempo stava passando e si chiedeva se non si fosse lasciato sfuggire
tra le dita la propria vita, giorno dopo giorno, assorbito dal
quotidiano.
Tanto per iniziare: quando aveva compiuto 27 anni? Sì, certo
il 9 di settembre del 2020, quell'anno folle che aveva stravolto le
abitudini di tutti e che aveva cambiato per sempre il mondo, ma lui si
chiedeva più quando fosse successo realmente.
Che cosa aveva fatto negli ultimi due anni della sua vita? Non sapeva
dirlo, vedeva solo un affollarsi di eventi non meglio specificati.
Alzò lo sguardo dalle sue carte, sicuramente con loro aveva
trascorso molto tempo, forse anche troppo senza inserire altri elementi
per raggiungere qualcosa di simile a un equilibrio interiore.
I suoi occhi si focalizzarono sul passeggino parcheggiato alla sua
destra dove dormiva placidamente la figlia di Lal e Colonnello.
Qualche minuto prima l'arcobaleno incompleto aveva fatto irruzione nel
suo ufficio e senza molti convenevoli aveva lasciato la carrozzina.
"Gokudera, guardala tu" aveva detto facendolo precipitare nel panico,
visto che la sua conoscenza su come accudire un bambino era pari a come
preparare piatti gourmet o alternativamente a come si stesse con una
donna.
"E non fare quella faccia, devi solo osservarla perché non
può stare da sola, ma mia figlia non è una
deficiente, non si sporgerà dal passeggino, anzi
probabilmente sei tu ad aver bisogno di essere tenuto d'occhio."
Con queste parole Lal aveva lasciato la stanza in fretta e furia
raggiungendo la sala del meeting in cui anche il boss era impegnato,
era una riunione solo per i membri del CEDEF e per Colonnello
apparentemente senza un motivo meglio specificato diverso dal volere di
Lal.
E quindi era davvero così che stavano andando le cose? Lal e
Colonnello genitori, in un tempo che minacciava di non fermarsi e
continuare ad avanzare senza dargli la possibilità di
rallentare e cercare la sua strada.
Era finito il tempo per difendersi ancora e non ammettere di essere
adulti del tutto? Finito il tempo per sentirsi impotenti davanti
all'avanzare della vita? Doveva forse iniziare anche lui a fare dei
progetti più concreti come un matrimonio e una piccola
famiglia? Era questo che ci si aspettava? Dei progetti grandi diversi
dal ritagliarsi del tempo per leggere i suoi libri di fantascienza o
fare una passeggiata per non impazzire chiuso tra quattro mura, enormi,
ma pur sempre senza la brezza del mare e il vento tra i capelli e tutte
quelle piccole cose che ogni giorno lo facevano sentire vivo?
In quel momento il suo cellulare vibrò, la cosa
attirò immediatamente la sua attenzione. Guardò
lo schermo, aprì WhatsApp, la conversazione con il gruppo
della famiglia, quello in cui c'erano solo i guardiani e Reborn,
cercò di capire a cosa fossero dovuti tutti quei messaggi in
un lasso così breve di tempo.
Non poteva credere ai suoi occhi, era solo un'immagine, ma sembrava
così reale, così piena di vita e così
pura: un fagottino avvolto in una morbida copertina azzurra dormiva tra
le braccia dalla pelle chiara della guardiana della nebbia. L'unica
cosa che si riusciva a vedere davvero dalla foto era una ciocca di
capelli violacei, marchio di fabbrica della mamma e il colore della
pelle, più scuro, decisamente in contrasto.
Gokudera sentì il proprio cuore sciogliersi, era un bambino
bellissimo e a lui i bambini avevano fatto sempre ribrezzo, ma con la
figlia dei due arcobaleno e quello della guardiana della nebbia aveva
fatto più che eccezione.
Tutti i messaggi erano inerenti a questo grande evento, alla gravidanza
portata a termine con successo nonostante la mancanza di organi.
Chrome era davvero divenuta potente.
In realtà a guardare bene quella foto non l'aveva mandata
Chrome, ma Mukuro, facendo tantissimi auguri alla neomamma.
La maggior parte dei guardiani era in adorazione, Gokudera invece era
molto sorpreso. Incredibile cosa possa succedere in un istante, pensava
mancasse ancora tempo al parto.
"Ma quando è successo?"
Per fortuna apparentemente non era l'unico a domandarselo, ma il
guardiano del sole condividendo il suo stesso dubbio aveva dato voce
alle sue domande.
"Qualche ora fa, mentre eravamo al centro commerciale" la risposta del
guardiano della nebbia.
"Le si sono rotte le acque e siamo dovuti correre in clinica"
proseguì il guardiano della nuvola.
"Però il travaglio è durato solo due ore..."
finalmente una risposta da Chrome.
Gokudera tremò al solo pensiero, era grato che nella sua
nascita almeno una cosa gli fosse andata bene e quindi nella sua vita
non avrebbe mai dovuto affrontare un parto o qualcosa di simile.
"Gli insegnerò a giocare a baseball" scrisse il guardiano
della pioggia, era prevedibile.
"Io lo renderò il bambino più estremo del mondo!"
commentò Ryohei.
"Quando vorrà divertirsi potrà contare sullo zio
più simpatico" scrisse Lambo.
Gokudera sospirò nuovamente e si chiese davvero lui che cosa
avrebbe potuto dare a questo bambino, come avrebbe potuto sostenerlo e
prendersi cura di lui a proprio modo. Magari i compiti. Oh
sì, sicuramente sarebbe diventato lo zio preferito e non
quello detestato.
Chissà, magari era il suo ruolo quello di fare lo zio
fastidioso e brontolone che nessun nipote sopporta, ma che comunque
vuole bene.
"Accogliamo al mondo l'undicesimo guardiano della nebbia, in attesa di
tutti gli altri" le parole di Reborn.
Quindi era così che stavano le cose? L'undicesima
generazione dei Vongola stava iniziando a configurarsi? Era
già passato tutto questo tempo? Improvvisamente Gokudera
sentì come se la sua gioventù volgesse al termine
e la vecchiaia stesse prendendo il sopravvento.
Oddio, ma questo significava che bisognava anche affrettarsi a pensare
a un undicesimo boss?
Tra mille tormentosi quesiti cercò di pensare solo a quella
nuova vita che si era appena affacciata al mondo e alla sua coraggiosa
madre che meritava i complimenti dall'intero creato.
"Congratulazioni" scrisse, sentendo fino in fondo la
felicità per quell'evento.
Poi si disse che stava perdendo tempo, del tempo prezioso che avrebbe
potuto impiegare diversamente, perché quel silenzio
assordante da parte del loro boss, significava solamente una cosa e
cioè che non sapesse la grande notizia.
Per una volta disobbedì agli ordini, a un ordine diretto del
suo boss che consisteva nel rimanere a svolgere il lavoro in arretrato
e a quello di Lal, che non era il suo capo, ma comunque ciò
non significava che gli convenisse disobbedire. Portò la
carrozzina con sé con quanta più delicatezza
possibile, interruppe il meeting guadagnandosi un'occhiata in tralice
da Lal e uno sguardo molto confuso dal guardiano del cielo.
"Perdonate" disse facendo un inchino.
Iemitsu, lo sguardo di riprovero, Basil stupore e c'era Oregano che in
verità neanche osservava davvero la situazione, ma era
rimasta a fissare il documento davanti a lei, Colonnello in un angolo
sembrava più una sentinella che un vero partecipante al
tavolo.
"Dicci, Hayato..." parlò il boss un po' interdetto da quel
comportamento.
Vedendosi autorizzato Gokudera si avvicinò al suo boss e si
chinò quanto bastava per sussurrare al suo orecchio.
"È nato" disse il guardiano della tempesta, sapeva di non
dover specificare chi perché il suo cielo aveva
un'intuizione fin troppo sviluppata.
Si scoprì di vedere la gioia esplodergli nel petto e poi
come una specie di specchio riflessa sul viso di Tsuna che si
illuminò in una stanza senza finestre e con poca luce.
Trattenendo a stento l'emozione il giovane boss scostò la
propria sedia dal tavolo rotondo e lungo dove i posti erano stati
organizzati secondo le regole del distanziamento sociale e si
alzò in piedi.
"Tutti voi, vi chiedo gentilmente il favore di rimandare questo meeting
molto importante a data da destinarsi. La mia guardiana della nebbia ha
appena partorito e mi pentirei tutta la vita se non le stessi accanto
proprio in questo momento."
Dopo qualche istante di interdizione sul volto dei presenti si
formò solo un sorriso tenero e accodiscendente.
"Puoi andare, Sawada. Chrome sarà felice del tuo supporto"
disse Lal, era passato a stento un mese da quando aveva partorito e
nonostante avesse insistito per tornare subito ooerativa ancora portava
le cicatrici di quell'evento tanto gioioso quanto doloroso.
Gli altri membri del CEDEF si limitarono ad annuire e Tsuna
poté chiaramente vedere gli occhi di Colonnello brillare. Il
mero essere diventato padre aveva reso quel cuore molto più
tenero anche agli occhi degli altri.
"Con il vostro permesso allora, noi ci dileguiamo" disse il guardiano
del cielo prendendo per mano il suo braccio destro e precipitandosi
fuori dalla stanza.
Iemitsu sospirò, sapeva di doverci fare l'abitudine, ma in
un angolo remoto della sua anima era fiero di suo figlio, del boss che
era diventato, del modo in cui si prendeva cura dei suoi guardiani e di
tutte le altre persone che aveva a cuore.
Gokudera non perse tempo, passò il suo cellulare a Tsuna non
appena furono fuori dalla stanza e poterono abbandonare anche quel
minimo di apparenza che ancora si sforzavano di mantenere nella
formalità dei loro ruoli.
"Chrome, ma è splendido" scrisse subito il guardiano del
cielo.
"Grazie, boss" rispose subito la guardiana della nebbia, nonostante
fosse arrivato dal contatto di Gokudera Chrome sapeva perfettamente a
chi apparteneva quel modo di esprimersi e inoltre non era raro che quei
due scrivessero insieme dallo stesso dispositivo.
Non ci fu bisogno di dire niente, la loro telepatia aveva raggiunto
livelli inimmaginabili, avrebbero potuto fare un'intera conversazione
senza aprire bocca.
Alla meglio recuperarono qualcosa di simile a due giacconi e le
mascherine, rigorosamente FFP2 per volere anzi obbligo di Gokudera che
aveva fatto una sceneggiata pazzesca la prima volta che aveva visto
Tsuna indossare una chirurgica.
Gokudera fu il primo a uscire dalla magione facendo un cenno
all'autista che aspettava come una guardia di Buckingham palace
sull'attenti pronto a ricevere un qualunque ordine.
Tsunayoshi recuperò un ombrello "che non si sa mai potrebbe
piovere. Tanto quando vai di fretta piove sempre" e lo raggiunse.
Si misero in macchina, diedero l'indirizzo della clinica all'autista e
cercarono di tenere a freno l'entusiasmo per non rischiare che il cuore
esplodesse prima di poter conoscere il piccolo insomma.
Gokudera si abbandonò completamente alla morbidezza dello
schienale, osservando le prime goccioline infrangersi contro il vetro
del finestrino. Manco a dirlo, in breve tempo si ritrovarono bloccati
nel traffico.
Un sospiro lasciò le sue labbra, lui e le attese non
andavano per niente d'accordo, le occasioni per riflettere erano
pericolose per la sua mente troppo abituata a interrogarsi e
tormentarsi.
I pensieri volarono a Chrome, a ciò che aveva fatto.
Quindi esisteva davvero un momento in cui si riusciva a mettere da
parte tutte le insicurezze e dire "adesso tocca a me, adesso voglio
prendermi cura di questa vita"?
Gokudera ne era sicuro, a stento sapeva badare a se stesso e se ci
pensava ancora un po' avrebbe messo la mano sul fuoco che visti i
modelli sarebbe stato un genitore pessimo.
Quindi davvero esisteva un momento il cui tutto questo perdeva
importanza e con la massima consapevolezza si sceglieva di prendersi
una tale responsabilità a cuor leggero?
Chrome in questo era proprio come lui, entrambi avevano faticato a
vedere il valore della propria vita finché qualcuno non
aveva saputo trasmetterne l'importanza, entrambi avevano avuto figure
genitoriali discutibili marchiate di sofferenza e cattiveria e infine
entrambi avevano avuto problemi di dipendenza, vedendosi come due
essere incapaci, impossibilitati a contare su se stessi e inadatti a
sostenere qualcun altro davvero.
Eppure, tra una crisi e l'altra, tra la paura, la rabbia, il senso di
inadeguatezza e il dolore Chrome era sbocciata come il più
bello dei fiori che riesce a farsi strada anche nel cemento armato
riempiendo il proprio cuore d'amore, la propria essenza di fiducia e
brillando come la più lucente delle stelle.
Se lo aveva fatto lei allora anche lui avrebbe potuto...
Si fermò, interdetto, il cuore tremò solo
all'idea.
Che diamine gli era saltato in mente?
Il suo viso non fece mistero del tormento interiore che lo animava e
solo la mano di Tsuna gentilmente posata sul suo viso lo
riportò alla realtà.
"Hayato, a che stai pensando? Lo stai facendo così tanto che
mi sento i tuoi pensieri addosso come se fossero una specie di
incudine..." mormorò il giovane boss.
"Credo solo che Chrome sia incredibile, ha messo al mondo un bambino
dimostrando a tutti per prima a se stessa che lei è capace
di qualsiasi cosa e per questo io la ammiro davvero tanto."
Tsuna sorrise, non gli serviva sentire altro ed era fin troppo avvezzo
a leggere tra le righe per ignorare la richiesta di aiuto del suo
guardiano della tempesta.
"È un giorno meraviglioso per tutti noi e nessuno ci sta
addosso. A volte il tuo egocentrismo mi spiazza, ma non ti posso
nascondere che a leggere il messaggio di Reborn ho sentito anche io una
forte pressione. Nessuno può decidere per noi e anche tu sei
capace di qualsiasi cosa, non devi sentirti in difetto o inferiore.
Meriti di goderti ogni istante della tua vita, ogni singolo respiro,
questo è il tuo ritmo e non c'è nessuna legge da
seguire. Sei libero."
Hayato si sciolse, la tensione accumulata nel suo corpo venne
rilasciata mentre appoggiò la testa sulla spalla di Tsuna e
le sue labbra assunsero una curva serena.
Si sentì così benedetto perché Tsuna
sapeva esattamente cosa dire e come dirlo ed era sicuro che poche
persone al mondo potessero vantare una tale fortuna al punto che
venissero toccate sempre le corde giuste.
"Grazie" disse semplicemente, ma Tsuna sapeva perfettamente che in
quell'unica parola erano nascoste tutte le altre.
"Stavo pensando che ci stiamo presentando a mani vuote... forse
dovremmo portare dei fiori" disse Tsuna cambiando discorso, prendendo
una mano di Hayato nella propria giocherellando con le sue dita.
"No, meglio di noi. È un periodo molto difficile, troppo e
non sai mai chi è allergico al polline in un ospedale.
Abbiamo un bagaglio emotivo talmente grande che sarà
più che sufficiente."
Finalmente arrivarono davanti alla clinica e se ne accorsero solo
perché fu loro annunciato dall'autista tra la risata
cristallina di Tsuna per l'umorismo tagliente di Hayato che
alleggerì i cuori di entrambi.
Hayato fu il primo ad aprire la portiera, prendendo l'ombrello e
tendendo solo allora la mano a Tsuna per aiutarlo a uscire nonostante
questi avesse iniziato a dire che poteva tranquillamente farlo da solo.
Con calma e compostezza si avviarono verso l'androne del palazzo e
chiesero informazioni circa la posizione di Chrome.
"Cerchiamo Chrome Dokuro, ha partorito un'ora fa circa..." disse Tsuna
con sicurezza.
La donna incaricata di dare informazioni battè le mani e
sorrise ampiamente.
"Uno di voi due è il padre del bambino?" chiese con aria
civettuola.
Hayato e Tsuna si scambiarono un'occhiata imbarazzata rossi in viso
prima di dire "no" all'unisono.
La donna sospirò e continuò a guardarli
rassegnata.
"È tutto il giorno che vengono begli uomini per la signorina
Dokuro e nessuno è il padre..."
Entrambi ignorarono la questione, meglio non approfondire e senza altre
domande furono indirizzati al chiuso, dove chiusero l'ombrello, verso
un ascensore, terzo piano e poi la seconda stanza sulla sinistra e non
fu difficile trovarla anche se non fossero state date loro le
informazioni perché stavano assolutamente facendo un
assembramento in quella stanza.
Praticamente erano gli ultimi all'appello.
"Signori, per favore. Solo due alla volta nella stanza, gli altri
aspettassero fuori" li riprese un'infermiera.
Così prima ancora di potersi salutare per bene tutti i
presenti uscirono lasciando solo a Tsuna e Hayato la
possibilità di vedere il neonato da vicino.
Finalmente quel momento era arrivato, il sorriso di Chrome quando li
vide fu un'immagine che mai si sarebbero tolti dalla mente.
"Vi stavamo aspettando..." disse la neomamma con un filo di voce, era
chiaro che fosse molto stanca.
"Scusaci il ritardo, ma c'era un sacco di traffico" mormorò
Tsuna mantenendo un tono basso.
Gokudera provvide subito a disinfettare le mani e fece cenno a Tsuna di
fare lo stesso indicandogli il dispenser a muro.
Il giovane boss sospirò dandogli mutamente ragione e
procedette alla disinfezione.
Entrambi si avvicinarono con cautela e osservarono il piccolo
più da vicino.
"È veramente bellissimo, Chrome" commentò Tsuna.
Il piccolo aprì gli occhi rivelando un bel colorito azzurro.
Hayato non poté fare a meno di domandarsi se lo avrebbe
mantenuto nel tempo. Del resto non era raro che i bambini nascessero
con gli occhi azzurri e assumessero lentamente il loro colore
definitivo.
"Se vuoi puoi prenderlo in braccio" disse Chrome guardando con aria
stanca i due.
Tsuna si fece avanti con disinvoltura e prese il bambino tra le braccia
guardandolo meglio, la mascherina a proteggerlo da qualsiasi
contaminazione potesse esserci con il suo faccino.
"Credo di piacergli" sussurrò Tsuna ascoltando il bambino
fare dei versetti felici, sembrava lo avesse fatto un centinaio di
volte, come se fosse nato per questo.
"Gokudera, puoi tenerlo anche tu se vuoi..." disse Chrome rivolgendogli
un sorriso.
Hayato alzò le mani e indietreggiò di tre passi,
destato dalla meravigliosa figura di Tsuna, genitore provetto nato.
"Dai non è una bomba" scherzò il giovane boss
piazzandoglielo tra le mani.
Gokudera iniziò a sudare freddo, ma in un istante si rese
conto che c'erano le braccia di Tsuna a sostenere le sue in quella
posizione mentre il piccolo sembrava del tutto tranquillo.
Il bambino allungò una manina e strinse una ciocca di
capelli di Hayato nel suo pugnetto mentre il guardiano della tempesta
aveva appena tirato un sospiro di sollievo conscio che non avrebbe
fatto danni facendo cadere il bambino o stringendolo troppo forte.
Chrome rise divertita.
"Gli piacciono i capelli lunghi, ha passato una buona mezz'ora a tirare
quelli di Mukuro. Credo sia il suo modo di esprimere gioia e affetto."
Dopo quella piccola spiegazione Hayato non poté
più davvero preoccuparsi della situazione e sorrise dal
più profondo della sua anima.
Quel bambino sarebbe stato cresciuto da tutti loro, giorno dopo giorno,
con un amore indiscrivibile e così tanti stimoli e
possibilità da non annoiarsi mai.
Il bambino più fortunato al mondo, con così tanti
zii, così diversi tra loro, che ognuno a suo modo avrebbero
dato lui il meglio.
Che invidia, doveva ammetterlo.
Essere il figlio di una madre tanto premurosa e così attenta
che aveva deciso di studiare educazione proprio per non commettere gli
stessi sbagli dei suoi genitori, che gli aveva dato una famiglia tanto
grande.
Hayato non si accorse neanche che le braccia di Tsuna lo avevano
lasciato, superflue ormai perché nella sua paura invece
aveva trovato il coraggio e ora stava reggendo perfettamente una nuova
vita senza timore.
Si avvicinò a Chrome, le restituì il pargolo
staccando lentamente e con sicurezza i suoi capelli da quelle ditina e
sorrise più ampiamente.
"Mi piacerebbe tanto se Tsuna gli insegnasse il valore della
semplicità e dell'essere genuini e se tu, Hayato, gli
potessi insegnare a suonare il piano. Mi piacerebbe tanto se mio figlio
avesse da subito un bel contatto con la musica."
Tsuna annuì immediatamente facendosi più vicino
ad Hayato e questi invece rimase a lungo a parlare solo con lo sguardo
pieno di gratitudine per una simile opportunità.
Non sarebbe stato lo zio detestato, forse nessuno lo vedeva davvero
così, nessuno a parte se stesso e forse dopotutto era
più adulto e capace di quanto si fosse mai sentito.
|