Lei era lì, con i piedini accanto a quel liquido salmastro e
cristallino.
Era titubante, mentre osservava gli altri bambini lanciarsi tra
le piccole onde.
Strinse di più al petto il suo orsetto bianco. Mise un piede
nell’acqua ma veloce lo ripose dov’era prima.
Quell’acqua era fredda, e poi aveva paura.
Non conosceva nessuno.
Restò a fissare quei bambini.
Che ridevano.
Che giocavano.
Lei era lì, in piedi da sola.
Sentì una stretta al cuore. Eppure quel giorno aveva messo il
suo bel costume azzurro, con tante farfalline che danzavano.
Quanti capricci aveva fatto per obbligarlo a comprarglielo.
Ricordò la faccia del suo genitore, che sospirava sconfitto e lei vittoriosa che
sorrideva.
Ora invece era sulla battigia delusa dal suo comportamento.
Abbassò il visino, e sospirò.
Era meglio ritornare sotto l’ombrellone dal suo genitore, che
come il solito era attorniato da quelle stupide donne.
Non capiva il perché quelle femmine si comportassero così con
lui. Corse veloce, lasciando cadere a terra il suo orsetto, e si lanciò sulla
sua gamba destra come a voler dire: Lasciatelo in pace! Lui è mio!
La strinse di più e guardò con astio quelle donne, che
stizzite, protestarono. Una di loro tentò di cacciarla via, ma lo sguardo severo
del suo genitore la fece desistere.
Se ne andarono, anche se borbottarono un po’. Purtroppo lei non
le poteva sentire, ma meglio così.
Poggiò il viso su quella gamba, così calda. Lui capì che c’era
qualcosa che non andava.
Poteva domandarglielo, ma poi comprese il perché. Guardò verso
la riva e vide tanti bambini che giocavano. Comprese che la sua figlioletta
aveva timore verso quella gente così diversa da lei.
Lei era menomata.
Lei era incapace di sentire le loro voci.
Lei era incapace di parlare.
Lei non sapeva nuotare.
Si trovò a provare pena.
Pena? Lui un essere superiore che provava questo insulso
sentimento umano? Era inconcepibile.
Eppure lo sentiva.
Provò un impeto di rabbia. Abbassò il viso verso sua figlia e
la strinse tra le braccia, e la sollevò da terra.
La piccola non si oppose, ma rimase leggermente turbata da
quest’azione.
Che cosa era accaduto?
Lo guardò dritto negli occhi per carpire qualcosa di utile ma
nulla.
Andiamo è ora che tu impari a nuotare.
Lei restò senza fiato.
Suo padre voleva fare il bagno con lei e insegnarle a nuotare.
Si trovò a sorridere di gioia. Allacciò le sue esili braccia intorno al suo
collo, e attese di immergersi in acqua.
Era orgogliosa di suo padre. Voltò il capo verso la spiaggia e
vide quelle donne di prima che, la fulminavano con lo sguardo.
Lei alzò il mento in segno di vittoria.
Lui era suo e di nessun’altra.
D’un tratto sentì qualcosa di freddo e bagnato avvolgerla.
Rabbrividì, ma quella sensazione svanì presto per poi lasciare il posto alla
gioia.
Era in acqua.
Cominciò a muovere i piedi facendo volare in aria le goccioline
che, al sole brillavano come tanti diamanti.
Restava ancora attaccata a lui. Quando la lasciò andare. Andò
giù.
Chiuse gli occhi. Si sentiva strana. Ebbe paura ma veloce
riemerse. Sentiva gli occhi pizzicargli, mentre cercava di rimanere a galla.
Annaspava.
Perché suo padre aveva fatto questo?
D’un tratto sentì le sue mani intorno alla sua vita. Lui l’era
accanto, non l’aveva abbandonata.
Anzi la incitava a nuotare. Si aggrappò alle sue mani e si
lasciò andare. Si sentiva leggera e sicura. La paura era svanita.
Sorrise di nuovo e cominciò a muovere i piedi. Guardò dritto
negli occhi di suoi padre. Occhi color del sole, dove poteva capire cosa fare.
Come muoversi.
Si lasciò andare.
Era un tutt’uno con il mare. Si sentiva libera.
Come d’incanto aveva imparato a nuotare. I bimbi di prima si
fermarono di botto, mentre lei sicura nuotava.
Che invidia ora provavano. Loro, con i braccioli non avevano
imparato nulla. Lei senza niente sì.
Ma lei aveva il migliore insegnate del mondo…suo padre.
Non un umano qualsiasi, ma un Youkai.
Nuotò per tutta la mattina. In quel momento Sesshoumaru sentì
un altro sentimento crescere in lui.
Orgoglio.
Sì, era orgoglioso della sua bambina.
Di quello scricciolo umano che, ora riempiva la sua vita.
Continuava a ripeterselo ogni dì.
Questa piccola Ningen mi sta cambiando ogni momento della mia
vita.
Fine