Claudio sospinge istintivamente l’indice sulla sua colonna vertebrale, ben sapendo che Alice non si sveglierà mai, anzi, al massimo le ha dato un motivo per ronfare più a lungo, ma d’altro canto sono anche quelli i momenti in cui può fermarsi a riflettere. Continua a ripetere nella sua mente quali parole potrebbe mai proferire, in qual modo potrebbe esprimere ciò che prova, quali lemmi potrebbe mai prendere in prestito dai grandi poeti. Ma Claudio Conforti non è sicuramente un poeta, dacché ha sempre creduto con fermezza nella straordinaria capacità comunicativa dei gesti: non è in grado di scarabocchiare su un foglio spiegazzato i suoi sentimenti e, infine, giunge alla conclusione che non dovrebbe nemmeno farlo. La loro storia, d’altronde, è fatta di tante prime e significative volte, di un percorso costellato da tappe inaspettate e di mirabolanti colpi di scena – per quale motivo il loro matrimonio dovrebbe esimersi dall’essere altrettanto stupefacente? Alice scuote leggermente il capo, come quando – ormai ha imparato a notare – è immersa profondamente nei suoi sogni e lungi da Claudio interromperli prima della proverbiale sveglia. Il flusso dei suoi pensieri viene distratto dal fatto che deve essere veramente tardi, poiché ogni suono dapprima ovattato è oramai scomparso e non ha molto senso pensare alle promesse che le farà, né alle sorprese che da lì a qualche ora irromperanno nella camera di Alice. Tutto quel che ha bisogno di sapere è che lei continuerà a sorridergli, a farlo andare su tutte le furie e ad essere l’unica in grado di tenergli testa, ricordandogli a tratti l’allieva che ha conosciuto tanti anni prima e a tratti la donna che ha davanti nel presente: differente, certamente, eppure con la stessa esplosiva ingenuità di sempre. Indissolubilmente ▪ “Have you stopped believing in fairytales and reveries?”. Claudio non riesce ad accettare che la ragazzina che tiene nervosamente tra le mani la telecamera, rischiando a più riprese di farla cadere, sia un medico; certo, è difficile immaginarla in camice quando vede in primo piano le aberranti fantasie del suo pigiama – una visione che lo avrebbe perseguitato per giorni, indubbiamente. Ma, ancor più dei gusti opinabili, forse Claudio è attirato dall’ingenuità
disarmante e, a tratti imbarazzante, attraverso la quale quella ragazzina sembra esaminare la scena e rivolgerglisi con un timido ‘Dottore’, a metà tra l’affranto e il convenevole, atteggiamenti che non avrebbero avuto alcun effetto di sorta su di lui. Tra le tante cose che Claudio detesta, infatti, l’ingenuità si posiziona tra i primissimi posti nella sua personale classifica: è un atteggiamento che non gli appartiene, abituato com’è a navigare a vista nella professione e nella vita, cosa che lo rende particolarmente incline a smontare chiunque sia affetto da tale morbo. «Quella telecamera non si stopperà da sola, lo sai, sì?», la bercia con lo sguardo, sfilandosi i guanti di lattice. «Ah sì. Certo, Dottore». Di nuovo, Dottore, stavolta pronunciato col tono bambinesco di chi deve aver scoperto di aver commesso un gran danno. Claudio riprende la telecamera – la ripresa, spia con la coda dell’occhio, non è stata affatto interrotta, tanto per la cronaca –, lasciandola in uno stato di trance di fronte al corpo esanime della donna assassinata. Un’ultima occhiata di sufficienza prima di raccogliere ulteriori prove e riflettere sul fatto che apparentemente Sacrofano riserva ben più sorprese del previsto. ▪ “You still have time to prove to yourself that life can smile at you”. Le mattinate del Dottor Conforti sono molto più movimentate da quando il cellulare squilla e sa già che Calligaris avrà qualcosa da dirgli a proposito della sua nuova, straordinariamente irritante, eppure incredibilmente appassionata, allieva in Istituto. Claudio odia vedere la sua agenda, fisica e figurativa, stravolta dalle improvvisate o da inaspettati piani B, ha avuto abbastanza sorprese nella sua vita e per evitarne di ulteriori ha sempre preferito guardarsi in avanti, ignorando qualsiasi cosa potesse provocargli una reazione di qualunque tipo. O almeno era così ben prima che Jessica Fletcher in camice visitasse il suo ufficio ogni singolo giorno, portandogli di volta in volta una prova – o, meglio, presunta tale –, una teoria da discutere o un dato, precedentemente elaborato, da analizzare a fondo. Teme di doversi procurare un’altra pallina da tennis, dato che l’ha consumata dall’arrivo di Alice Allevi all’Istituto di Medicina Legale e potrebbe doverla sostituire con qualcosa di più pesante da lanciare. Non passa giorno che Alice non gli riveli qualche sorpresa o nasconda – pardon, occulti – qualcosa che lo farà andare su tutte le furie, eppure si ostenta a farlo. Sembra che Alice voglia sfidare la sua pazienza, la sua tenacia e soprattutto i suoi istinti con quei grandi occhioni che non si decidono a mollare la presa e Claudio non riesce a capire se lo stia supplicando o sfidando a suon di sguardi. Attirare Alice a sé è stato quasi naturale, è stato come iniziare a sbrogliare una
matassa che gli si aggrovigliava dentro da tempo e ora, alla luce di ciò che è accaduto, non riesce a capire cosa si annidi davvero in lui. Claudio sa solamente che tutte le bottiglie di vino ordinate, religiosamente in solitaria, al ristorante non colmano l’assenza della sua presenza e inizia anche a chiedersi quando debba aver cominciato ad avvertire lo strano sentore a cui non sembra voler dare una definizione. O forse sa darne una definizione, ma preferisce occultarla con i torpori del costoso champagne che ha ordinato o infilarla sotto un polveroso tappeto, come d’altronde ha fatto per gran parte della sua vita. ‘Le emozioni sono pericolose’, si ripete sommessamente, dondolando il bicchiere tra le dita, ma non sono invisibili, è costretto ad ammettere a sé stesso, senza osar però proferire quelle parole a voce, nemmeno sottovoce. ▪ “But now close your eyes and fly away with your mind”. Alice dorme serenamente al suo fianco e Claudio pensa, per la prima volta in assoluto nella sua vita, di dover vegliare su quella scena in attesa dell’indomani. Alice si volta in sua direzione, pur sempre con gli occhi socchiusi, accucciandosi quanto basta per invadere il suo spazio e cercarlo incoscientemente in un abbraccio. Claudio tentenna per qualche istante, ma Alice cade letteralmente tra le sue braccia e quel contatto lo fa sussultare come non era mai accaduto prima. Mentre si abitua lentamente a quella transizione, si rende anche conto che qualcosa lo tormenta con insidia e da quell’armata della quale è andato sempre così fiero subentra ora una fessura, un timido e fioco spiraglio che sembra abbatterglisi addosso con forza bruta. Alice mugola a occhi chiusi uno strascicato: ‘F-fa freddo’, poche sillabe che lo distolgono dai suoi pensieri e ancor più quando le sue braccia si sporgono istintivamente in cerca del suo fianco, portando Claudio a scaldarla con un calore che non credeva di essere in grado di poter donare. E quindi restano così, pelle contro pelle, Alice che si rifugia in lui anziché rifuggirgli e, forse non se ne rende davvero conto, ma quel contatto che sta stabilendo non è meramente fisico – forse sta sfiorando anche la sua anima, forse gli duole ammetterlo ma anche Claudio Conforti ne possiede una. Per la prima volta non può prevedere come sarà il suo indomani, quali sentimenti li sveglieranno e in qual modo reagiranno alle conseguenze delle loro azioni, ma in quel momento nulla sembra avere molta importanza ed è come se il mondo fosse racchiuso nello spicchio fiocamente illuminato di quel casolare, tra le lenzuola che sanno di tenerezze vissute in gran segreto e la consapevolezza che nulla sarà più come prima. ▪ “Did your dreams turn into fears?”.
«Claudio, c’è un motivo per cui sono nei bassifondi dell’obitorio», lo fulmina Alice, non lasciandogli neppure il tempo di aprire la porta. Se Claudio avesse in mano la celeberrima pallina da tennis, ora sarebbe un gran momento per lanciarla contro una parete a ripetizione e sfogare così la sua ira. Da quando hanno litigato – o meglio, da quando l’ha affrontata, dato che Alice continua a giocare a nascondino in maniera assai ridicola e inopportuna –, Claudio sembra incrociarla più di prima e la situazione inizia ad assumere dei contorni paradossali. In particolar modo ora che le ha confessato i suoi sentimenti, quei sentimenti che non riesce proprio a pronunciare, sembra tutto talmente ridicolo che persino incrociarsi tra le scale lo fa sentire a nudo. A nudo – non esiste espressione che potrebbe descriverlo al meglio –, come svestito delle sue pesanti vestigia, a tal punto che ormai non riesce più a distinguere se facciano più parte di lui o se le abbia cucite addosso col tempo. «Mi duole informarti, Allevi, che l’obitorio non risulta essere una tua proprietà privata», la informa con calma e, tuttavia, un pizzico di sagacia. «Tanto ho quasi concluso...». Ad un tratto gli sembra di veder nuovamente l’Alice che aveva conosciuto, con la testa un po’ china e un po’ imbarazzata, ancor più mentre la osserva pronunciare quella frase senza riuscire a sfilarsi i guanti di lattice. Claudio vorrebbe avvicinarsi per aiutarla, ma effettivamente la scena demotivante che gli si presenta davanti è molto più gradevole da osservare e riflette su quanto i ruoli sembrino essersi improvvisamente invertiti: ora è lei, chiacchierona estroversa di natura, a rimbeccarlo con mezze frasi, mentre lui elargisce articolate spiegazioni. «Il lavoro è lavoro, Alice», incalza Claudio, osservando oltre il vetro che separa quasi ironicamente la vita dalla morte. «E in ogni caso non hai nessuna macchina dietro la quale nasconderti stavolta, quindi va da sé che tu debba scappare. Molto coerente, se non altro». La spia con la coda dell’occhio, fingendosi indaffarato, sa già di aver avviato una bomba ad orologeria con quel commento. «Io non scappo!», gli inveisce contro e potrebbe giurare di aver sentito un rimbombo tra le pareti dell’anticamera. Una risata isterica, marcatamente sarcastica, si leva nell’aria e Alice sta assumendo diverse colorazioni in viso, mentre si avvia con un pesante faldone verso l’uscita. La scena non potrebbe essere più comica, ai limiti dell’assurdo, se solo ad Alice non sfuggisse con un fil di voce una frase che avrebbe segnato il proseguo della sua intera giornata. «Tu hai del potenziale per farmi così male...». È una frase volutamente incompleta, come lasciata in sospeso sulla corda di un equilibrista, che lo lascia per l’appunto sul filo del rasoio.
Il rumore metallico dell’anta che sbatte lo riporta alla realtà e Claudio pensa che sanno entrambi dove colpire e sarebbero potenzialmente in grado di scatenarsi delle guerre interiori l’uno contro l'altro – è questo il prezzo da pagare quando ci si dà in pasto alle emozioni? ▪ “I don’t want to show the details of my mind”. Quando Alice sbatte la porta, una scena che in verità avviene piuttosto di frequente, Claudio può sentire la scia di profumo che ha lasciato dietro di sé e il calore dell’abbraccio in cui l’ha stretta permea ancora sul suo corpo. Razionalmente sa che le sue deduzioni non hanno fondamento alcuno, ma si sta iniziando a chiedere se ciò che prova abbia ben poco a che vedere col raziocinio, in fondo. Ammettere a sé stesso che forse, molto probabilmente, far da scudo al suo stesso scudo interiore anziché farsi breccia tra i suoi sentimenti non porterà a nulla di buono è impensabile, insostenibile e dannatamente autodistruttivo. Allora si convince che sia meglio vivere come ha sempre fatto, da solo e senza appoggio alcuno, d’altronde essere così integerrimo lo ha portato a far carriera, ad abitare nei quartieri migliori, a non avere bisogno di presentazioni. Per quale motivo dovrebbe cambiare una vita che non ha fatto altro che compensarlo? Alice gli lancia un’occhiata di sufficienza dall’altra parte del corridoio, quanto basta per far sì che rimetta in discussione tutto ciò di cui si è appena convinto qualche istante prima – e tutto ciò per un maledetto abbraccio, un incontro di ‘mi manchi’ soffocati nella sua spalla e di sospiri malcelati. Claudio abbassa lo sguardo, dirigendosi verso i suoi preziosissimi beni materiali, lasciandosi sfiorare dal pensiero che nulla di tutto ciò colmerà mai il calore che ha provato abbracciandola. Ora, alla luce delle parole di Alice, di quelle irraggiungibili paroline che vorrebbe tanto poter dire, appare più che mai lampante il fatto che è lei, tra i due, ad essere la persona più audace e coraggiosa. È lei ad essere disposta a sentire i pettegolezzi di corridoio, ad essere l’argomento delle conversazioni sottovoce in caffetteria, mentre Claudio a cosa è disposto davvero? È molto più facile raggirare l’ostacolo anziché affrontarlo, è molto più semplice costruirsi delle barriere autoprotettive e schermarsi dalla realtà invece di concedersi un po’ di tregua ed è decisamente meno rischioso rifiutare di esporsi in pubblico, in modo così plateale, piuttosto che darla vinta ai suoi sentimenti. Ogni tanto Claudio si chiede quali fossero stati quei segnali che li avrebbero portati a scontrarsi, urlarsi contro e baciarsi nel giro di pochi minuti, il tutto sotto gli occhi dell’intero Istituto. Ogni tanto si domanda come sia possibile che Alice sia arrivata ad occupare una fetta così importante della sua vita e che, anzi, ne sia diventata una presenza in grado di imprimere una svolta alle sue giornate, tanto in positivo quanto in negativo.
Claudio non riesce proprio a superare quel limite, a far sì che il mondo veda ufficialmente quanto esista tra di loro – anche se, in verità, non è un segreto ben celato, dubita che esistano colleghi che non abbiano sentito i centoventi decibel di Alice durante le loro litigate –, ma questo significherebbe anche mostrare un’altra faccia. Un altro volto della proverbiale medaglia, il rovescio della monetina, l’anima all’interno dell’armatura: Claudio sa bene che non riuscirà mai a dire tutte queste cose ad Alice a voce e va da sé che sia molto più facile rifiutare le sue labbra protese verso una zona di conforto e strisciar via da quella scena ben poco familiare, per poi dannarsi la sera stessa al riguardo, con un bicchiere di vino in mano e l’anima in tumulto. ▪ “Hiding the strange things in a drawer you can’t find”. Pronunciare quelle parole tanto desiderate, più e più volte rimaste sulla punta della lingua, è stato come vedersi aperta una gabbia entro la quale si trovava il suo cuore. Anche ora che Alice poggia la testa sul suo petto, avvolgendolo con un braccio in una semicirconferenza che aspira ad essere un abbraccio, Claudio non riesce a credere di essere rimasto sulla terraferma, fisicamente e figurativamente, nonché di averle detto per la prima volta ‘ti amo’. Forse è anche per quel motivo che Alice lo trattiene così fermamente, affinché ricordi che può contare su di lei e che non è da solo come pensa – quando ci si abitua a contare sulle proprie forze, pensa Claudio, è difficile ammettere di aver bisogno del supporto degli altri. Claudio non sarebbe mai stato pronto a lasciarla andare, ragion per cui aveva scelto di salutarla alla vecchia maniera, così lo avrebbe sempre ritrovato nelle parole – era il suo modo di esser presente pur senza esserlo fisicamente. Avrebbe anche potuto restituire la famosa scatolina rossa, ma quello era il solo e unico modo di dimostrarle quanto la amasse – le parole non erano certo il suo forte –, anche a costo di non vederlo al suo anulare. Claudio si era detto pronto per Baltimora, a recidere il filo che li aveva fatti unire e dividere al tempo stesso, ma la vita continuava a stupirlo esattamente come qualche anno addietro e la sensazione non poteva essere più paradossale di così. Quando Alice lo aveva rincorso sino all’aeroporto, trafelata e impacciata come solo lei era in grado di essere, Claudio aveva provato una stretta fortissima e si era reso conto che, per la prima volta nella sua vita, doveva fare i conti col fatto che da alcune cose non si scampa e non si vorrebbe mai scampare, per quanto irreali e assurde esse sembrino. E anche ora che la sente respirare sul suo petto inizia a rendersi conto di quanta strada abbiano fatto e di quante circostanze avrebbero potuto dividerli, invece hanno sortito l’effetto opposto – e Claudio trova straordinario, forse un po’ irragionevole considerando che si tratta di una funzionalità dell’encefalo, che tutto ciò sia avvenuto attraverso alcune sillabe. Sono le stesse che Claudio continua a ripetere sottovoce, come una sorta di
incantesimo, sperando che raggiungano Alice nei suoi sogni. ▪ “All the camellias are blooming for us in the garden of our past”. «Si può sapere perché non stai toccando nulla? Cos’ho combinato stavolta?», inveisce Alice, gesticolando con la forchetta. «Mangerei comunque se avessi combinato qualcosa, Alice», ribatte lui, con un tono che tradisce la sua impalpabile sicurezza. «Sì, sì, certo, come no… Sono io quella che dovrà effettuare la sua prima autopsia. Anzi, promemoria per la prossima volta: non si fissano autopsie dopo pranzo». Alice prende appunti mentalmente e, ammette Claudio tra sé e sé, quella che sta osservando è una scena quasi tenera, una vispa dolcezza che non abbandona mai il suo volto, pur dopo tanti anni. Claudio non riesce ad abbandonare la maschera di finto ammonimento e osserva: «Se ci sarà una prossima volta...», guadagnandosi un’occhiata piuttosto brusca. «Ah-Ah. Che senso dell’umorismo, Dottor Conforti. Io lo dico che quando non mangi sei ancor più acido… oddio, non che normalmente tu sia tanto meglio». Alice continua a fare una lista, in verità piuttosto fitta per esser stata pensata al momento, dei tratti più acuti del suo carattere, ma la mente di Claudio non riesce ad osservare l’immancabile botta e risposta all’ordine del giorno poiché è rivolta ad altri pensieri. Ripensando alla loro storia, Claudio sa bene di aver fatto i cosiddetti ‘grandi passi’ in avanti, al punto tale che far pranzo insieme è diventata parte di una routine che non avrebbe mai pensato di poter desiderare e tornare a casa la sera, sapendo di potersi abbandonare tra le sue braccia, un sicuro rifugio nel quale poter abbandonare qualsivoglia maschera. Eppure, la conosce abbastanza – il prezzo da pagare in una relazione stabile, dopotutto – da aver notato che l’espressione di Alice dopo aver letto il biglietto di Calligaris è stata un tripudio di eccitazione e malinconia condita ad un pizzico di delusione e Claudio non riesce ad accettare quell’ombra sul suo viso. Un’ombra che gli tiene ben nascosta, beninteso, ma che aleggia nell’aria al cospetto delle battute dell’irriducibile nonna o nelle veloci sbirciate al brillante, che Claudio finge di ignorare, prima o dopo un’autopsia. Bensì Claudio non circoscriva assolutamente il matrimonio come una tappa fondamentale, qualcosa a cui non sa dar bene una denominazione sembra attraversagli la colonna vertebrale sino ad arrivare alla sua mente e la futura prospettiva di vita non gli è mai parsa tanto nitida. Claudio abbozza un mezzo sorriso, si è appena reso conto di sapere esattamente quando le farà l’attesa proposta e non potrebbe esservi occasione più adatta. «Questo silenzio significa che non mi ritieni pronta?», lo redarguisce Alice, la quale ha appena concluso un monologo degno di nota. «No, sei pronta Alice. Sei pronta», sottolinea Claudio, picchiettando le dita sul tavolo.
E in realtà lo ripete anche a sé stesso, in una sorta di improvvisato dialogo interiore, ben sapendo che si arrischierebbe a qualsiasi prova per lei. ▪ “’Cause if you love me tonight my heart won’t be a lonely stranger”. Claudio non riesce proprio a sollevare le palpebre, non quella notte, perché il mondo gli apparirebbe il lugubre palcoscenico qual è; inoltre, gli occhi sono gonfi e pesanti ed è un immenso sforzo trascinarsi da una stanza all’altra. Ne è ben consapevole, lo stato d’animo al quale Alice sta assistendo è in tutto e per tutto una vera novità e, pur tuttavia, un avvenimento al quale la sta rendendo partecipe, lasciandosi leccare le ferite che gli sono state inferte. Il profumo di Alice si spande sui suoi vestiti, sulla sua pelle e forse penetra ben oltre il visibile, mentre con estrema delicatezza solleva gli orli della camicia e lo riempie di piccoli baci qua e là, continuando a ripetergli a bassa voce: ‘Io sono qui’. Claudio si lascia guidare inaspettatamente dalla forza della sua voce e del suo calore, cedendo alle effusioni di tenerezza e, anzi, appigliandosi alla soave leggerezza che solamente il suo tocco può procurargli. Al suo cospetto Claudio sente di poter dar adito alle fragilità interiori, ai tormenti che da una vita porta con sé e che ora sembrano ancor più amplificati dalla presenza di Giacomo, l’unico testimone di un vissuto tenuto ben sottochiave. È come se Alice avesse accesso ad una serratura non più di sua esclusiva proprietà e Claudio non saprebbe dire quando ciò sia avvenuto o quando lei abbia avuto il permesso di accostarsi al suo dolore e le abbia permesso di vedere il volto dell’uomo meno trasparente, ma sta di fatto che ciò è accaduto ed è stato come poter respirare per la prima volta. La mano di Alice si posa con movimenti circolari sul suo petto, come a voler quietare il suo animo in tempesta; può anche sentire un flebile ‘shh’ pendere dalle sue labbra e istintivamente Claudio le afferra la mano libera e la porta delicatamente tra le sue. Anche se in quel momento è soprattutto lui ad aver bisogno di lei, cerca di farle capire che non dà quella sua dolcezza per scontato e che l’arte di esserci andrebbe esercitata reciprocamente. Claudio pensa che se potessero dare un volto al loro legame sarebbe proprio la scena che li vede or ora protagonisti e che se potesse sposarla in quel momento, ignorando qualsiasi cosa stia accadendo loro attorno, lo farebbe e desidererebbe solo una vita in grado di coinvolgerli così ogni notte, attraverso un’intesa solamente loro. ▪ “Let’s make our dreams come true once and for all”. «Non sono così sicura che il mondo sia pronto a vedere CC sposato...», lo ammonisce scherzosamente Alice, rivolgendo una particolare occhiataccia al GPS.
«Eh, Sacrofano, lei risponde solo ai comandi tesoro e cara… mi sa che avrai una rivale», ribatte Claudio, spingendo sull’acceleratore con l’usuale delicatezza. Claudio le prende istintivamente la mano, tenendo l’altra ben salda al volante, dandole un bacio sulle nocche e sfregandole tra le sue dita: quel gesto, così innocuo eppure tanto intimo, è qualcosa che non avrebbe mai potuto immaginare di potersi permettere. Come, d’altro canto, non si sarebbe certamente visto all’altare – per giunta, di fronte ad un prete –, con un piano d’azione a sorpresa pensato nei minimi dettagli pur di vederla felice. Ma, in fondo, non è proprio questo l’amore? Una felice ubriacatura che dissipa i sensi, ma non gli effetti. «Dovresti fissare molto di più la strada anziché me», tuona Alice, distogliendolo dai suoi pensieri. «Puoi andare in panico una volta che avrai parcheggiato...». Alice continua ad ammonirlo con frasi sardoniche e a ripetere quanto non voglia rischiare nulla con la sua guida distratta, in particolar modo avvolta dal vestito da sposa di sua nonna, mentre Claudio riflette sul fatto che ci sia un ritmo tra di loro da rispettare e che lei si aspetti un suo commento maligno, eppure quanto più la sente chiacchierare senza sosta tanto più la sua espressione si distende armoniosamente. «Ecco qui, Sacrofano, breve e indolore, non come quella lunga cerimonia», la bercia sagacemente Claudio, frenando la macchina. Ed è in quel momento, osservando Alice che lotta con il riso tra i capelli e un lembo del vestito incastrato nello sportello, che si rende conto di essere in procinto di attraversare una casa che sarà per la prima, vera volta loro e che ogni cosa gli apparirà al plurale d’ora in avanti. Claudio bisbiglia tra sé e sé, ben accorto a non farsi udire da lei: ‘E va benissimo così’. _____________________________ Note: I versi delle canzoni citate sono, nell’ordine: “8/11”, “Just for Fun”, “Love Me Tonight”, degli The Shalalalas.
L’idea iniziale era quella di omaggiare l’ultimissimo episodio, poi però ho iniziato a pensare a tutti i paralleli dalla prima alla terza stagione e allora ho deciso di dedicar loro una serie di piccoli momenti che dovrebbero coprire le tappe fondamentali della loro storia. Spero che gli episodi ai quali mi riferisco si capiscano, ho voluto lavorare sia di fantasia che di introspezione. Inoltre, questa è la prima parte – ce ne sarà una seconda dal punto di vista di Alice, in parallelo con questi spezzoni – dal punto di vista di Claudio, che non è stato così facile da analizzare. Dato che con questa serie sono letteralmente impazzita (non scrivo fan fiction da più di tre anni, ecco quanto sono stati importanti per me), mi sembrava giusto dedicar loro un tributo, pensato come una raccolta di ‘prime volte di Alice e Claudio’, accompagnato dai versi della band The Shalalalas. Grazie a tutti voi lettori per esservi soffermati fin qui, a breve la seconda e ultima parte!
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