Il
riflesso traslucido della luna piena illumina il velario cupo del
cielo notturno e ricopre d’una luce argentea le colline,
ricoperte di faggete, querceti e pinete.
Il
silenzio, ad intervalli regolari, era rotto dal richiamo lugubre dei
gufi e dall’ululato dei lupi.
Raiden,
seduto a poca distanza dalla sua casa, il corpo avvolto in una
coperta, osservava il paesaggio. Con la sconfitta di Shang Tsung e
delle sue brame di dominio, la storia era stata ricostruita.
O
meglio, era stata riscritta.
Liu
Kang, come divinità protettrice, stava compiendo un valido
lavoro, aiutato da suo fratello Fujin.
– Ho
fatto una scelta valida… – mormorò. La tenebra
del suo cuore, eccitata da Kronika, signora del Tempo, aveva condotto
alla morte di Liu Kang, in ogni dimensione.
E,
con la fine del campione del Mortal Kombat, sangue innocente era
sgorgato.
Certo,
in alcune linee temporali, l’umanità era stata strappata
ad un sempre incombente Armageddon, ma tante tombe costellavano il
cammino della giustizia.
La
guerra era una costante triste, dolorosa, crudele.
Le
lacrime tremarono sulle ciglia candide dell’ex dio del tuono.
Quei morti erano provocati dalla sua durezza, che lo portava a
scambiare il bene per i suoi desideri.
Inebriato
dal potere, non comprendeva i sentimenti dei guerrieri e delle
guerriere, a cui pure si era affezionato.
Non
riusciva a vedere l’assurdità delle sue scelte crudeli,
manipolate da Kronika.
Le
labbra dell’ex dio del tuono si sollevarono in un debole
sorriso.
– Grazie,
Liu Kang… – mormorò. Con le sue parole decise,
dure, aveva liberato la sua mente dalla manipolazione della Signora
del Tempo.
E
gli aveva consentito di prendere la decisione migliore per l’intero
creato.
Si
era spogliato dei suoi poteri e della sua immortalità,
trasferendo l’anima del Liu Kang revenant nel corpo esanime del
Liu Kang del passato.
Questa
sua decisione aveva permesso a Liu Kang, ormai divinità, di
abbattere prima Kronika, poi il redidivo Shang Tsung.
Libero
da simili minacce, padrone delle Sabbie del Tempo, aveva costruito
una nuova storia.
Non
era ancora tempo, ma gli altri combattenti sarebbero presto nati,
rivestiti di nuovi corpi e nuove esistenze.
Si
sarebbero nuovamente incontrati? Le loro vite si sarebbero
incrociate?
– Mi
dispiace… Non ci sarò… Ma forse è meglio
così… – mormorò. Tanto, troppo dolore
aveva inflitto a quei valorosi e a quelle valorose.
Li
aveva condannati a lunghi anni di servaggio agli ordini del crudele e
vile Quan Chi.
Forse,
non avrebbero ricordato quell’evento, ma lui non avrebbe saputo
sostenere i loro sguardi.
La
vergogna avrebbe oppresso il suo cuore.
– E’
il momento di uscire di scena… – mormorò. Aveva
creduto che le sue spoglie mortali, presto, sarebbero collassate,
eppure era sopravvissuto a diversi secoli.
Erano
giunti all’epoca della nascita delle città stato in
Grecia.
E
il suo corpo manteneva la prestanza fisica di un giovane uomo,
prossimo alla trentina.
Come
era possibile?
Ad
un tratto, il crepitio di un tuono sovrastò i rumori della
foresta.
Colto
di sorpresa, Raiden si girò e, a pochi metri di distanza,
scorse Liu Kang.
Si
alzò dalla sedia, si sistemò la coperta attorno alle
spalle e gli si avvicinò.
– Che
cosa vi porta qui? – domandò.
Un
mezzo sorriso sollevò le labbra del giovane dio del tuono e la
sua mano destra si appoggiò sulla spalla di Raiden.
– Non
sono necessarie queste formalità tra noi. – mormorò,
gentile.
Lo
sguardo di Raiden si incupì e la sua fronte si aggrottò.
Tanto riguardo vibrava nelle parole del suo antico allievo, ora
divenuto dio.
Eppure,
lui sentiva di non meritare tale riguardo.
Certo,
aveva donato a Liu Kang la sua divinità, ma un tale, pur
encomiabile gesto avrebbe riscattato i suoi fallimenti?
No,
il rispetto non era più per lui.
Perfino
suo fratello Fujin si era rivelato una divinità migliore di
lui.
– Non
voglio che tu viva una solitudine di millenni. Non
lo meriti. – dichiarò
ad un tratto Liu Kang.
Sentendo
queste parole, l’ex dio del tuono fece un passo indietro,
sorpreso.
– Che…
Che cosa vorresti dire, Liu Kang? – domandò Raiden, il
tono pacato e risoluto.
Il
giovane dio strinse i pugni, indeciso. Nella sua opera di scultore di
una nuova storia, si era accorto della possibilità di frenare
il tempo soggettivo di un essere vivente.
E,
per questo, aveva applicato un simile sigillo sul suo maestro, mentre
riposava.
Grazie
a quell’incantesimo, il suo volto virile non era stato toccato
dagli insulti del tempo e la sua forza si era mantenuta immutata.
Strinse
le labbra in una smorfia. Raiden si era rassegnato alla sua prossima
fine, pur non parlandone mai.
Forse,
vedeva nella sua scomparsa un’espiazione dei suoi crimini.
Ma
questa sua stoica serenità dilaniava il suo cuore.
I
suoi antichi compagni erano scomparsi e presto sarebbero rinati, lo
sapeva.
Ma
lui non voleva perdere il suo ultimo contatto con la sua precedente
umanità.
Sentiva
ancora la necessità delle sue radici.
Si
era però lasciato trascinare dai suoi sentimenti e non aveva
domandato l’opinione dell’interessato.
E
questo rischiava di aprire un fossato di equivoci e incomprensioni
tra di loro.
– Sono
stato io a bloccare il tuo tempo soggettivo, Raiden. –
dichiarò, calmo.
L’ex
divinità incrociò le braccia sul petto. Aveva creduto
che si sarebbe arrabbiato, ma avvertiva la stanchezza nel suo cuore.
Si
sentiva prigioniero di una spessa coltre di ghiaccio.
Un
brivido attraversò la schiena di Liu Kang. La sua forza
divina, in quel momento, gli avrebbe dato la facoltà di
bloccare Raiden, eppure quel suo silenzio lo intimoriva.
Perché
non proferiva parola?
Quali
sentimenti occultava il suo viso statuario?
– Io…
Io ho sbagliato a non
chiederti nulla, ma…
Ma non posso lasciarti morire. Fujin è un valido alleato, ma
lui… lui non è te. – rispose.
Raiden
alzò un sopracciglio in segno di sorpresa.
Liu
Kang gli si avvicinò e cinse le sue spalle con le braccia in
un forte abbraccio.
Il
volto di Raiden si accese d’un vivo rossore, come un tizzone
durante una cerimonia. Non si sarebbe mai aspettato un tale empito di
affetto…
– Tu
per me sei stato un padre… Mi hai voluto bene come ad un
figlio.
E io… Io sento di avere tanto da apprendere da te. Ti prego,
non abbandonarmi. – rispose.
La
sua voce, per alcuni istanti, tremò, come un ramo scosso dal
vento e la sua mano destra aumentò la pressione sulla schiena
di Raiden.
Questi
rimase fermo, gli occhi lucidi di lacrime e il corpo scosso da
singulti. Quella limpida manifestazione d’affetto donava
serenità al suo cuore, da tempo oppresso dall’amarezza.
Il
ghiaccio, che aveva coperto il suo animo, come un sarcofago, si
copriva di crepe e si rompeva, rivelando l’ardore della sua
anima.
Riemergeva
il suo desiderio di aiutare la nascita di una nuova linea temporale,
libera dalle minacce deliranti di Kronika e dei suoi eredi.
Eppure,
aveva bisogno di un estremo atto di chiarezza.
– Ti
dimentichi dei miei errori? Tante, troppe volte sono stato attirato
dalle sirene dell’oscurità. Ho tralasciato la
compassione e l’amore, cercando la via più breve per il
conseguimento dei miei obiettivi e ho preteso obbedienza
incondizionata. E, in troppe realtà, sei stato vittima tu
della mia follia. Non si possono cancellare simili atti. –
replicò.
Il
custode delle Sabbie del Tempo, per alcuni istanti, non rispose.
– No,
ricordo tutto bene. Ma, in questi secoli, ho capito quanto sia arduo
il compito di custode della Terra. Non è facile capire la
direzione giusta e mantenere l’equilibrio tra la severità
del giusto e la bontà dell’uomo. Ora, riesco a
comprendere molti tuoi errori e molte tue scelte. – dichiarò
Liu Kang.
La
serenità invase il cuore dell’ex dio. Non era solo
gratitudine a spingere il suo antico allievo ad una simile decisione.
Liu
Kang era cresciuto ed era stato capace di comprendere la sua
fallibilità, pur non giustificandole.
L’affetto
filiale, pur intatto, era stato completato dalla consapevolezza
divina.
Ricambiò
l’abbraccio di Liu Kang e appoggiò la testa contro la
sua spalla.
– Grazie,
figlio mio. Rimarrò
con te, fino a quando sarà necessario. –
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