Attesa

di Rosette_Carillon
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                                                                                                                  Attesa
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
Akihiko si china piano su di lui, gli scosta i capelli e avvicina le labbra al suo orecchio.
Haruki si ferma, posa il coltello sul piano della cucina, e resta in attesa. Lascia che l’altro giochi con i suoi capelli, che si attorcigli ciocche attorno alle dita, e attende il tiepido contatto delle labbra sulla sua pelle.
Akihiko la sente la sua attesa, percepisce la tensione del suo corpo; sorride e avvicina le sue labbra al collo dell’altro. Non c’è contatto fra i loro corpi, è solo un percepire l’uno la presenza dell’altro e desiderare toccarsi, baciarsi.
Haruki sente le labbra dell’altro nuovamente vicine al suo orecchio. Vuole sentirle sulla sua pelle, vuole sentirle baciare e succhiare, vuole sentire il gelo del piercing graffiarlo. Inclina la testa, non senza imbarazzo, e lascia scoperto il collo in un muto invito.
Akihiko inspira e soffia piano nel suo orecchio. Haruki si contorce con un gemito e cerca di sottrarsi alla presa dell’altro, ma il batterista non lo lascia andare; lo abbraccia da dietro stringendolo a sé, prende il lobo dell’orecchio fra le labbra, lo succhia e lo lecca.
<< L-la cena, >> protesta Haruki, senza troppa convinzione. Una lamentela che termina in un gemito.
<< Più tardi, >> la voce vibra accanto all’orecchio del bassista, i denti graffiano la pelle morbida e calda.
Haruki si morde le labbra, cerca di tenere un minimo di dignità. Mostrarsi totalmente vulnerabile è troppo imbarazzante. Controlla il suo respiro, cerca di fare appello al poco autocontrollo che non l’ha ancora abbandonata.
Inspira e si dà dello stupido. Perché deve resistere? Perché nascondersi?
La bocca del batterista è calda contro la sua pelle, le sue braccia lo avvolgono saldamente e lo fanno sentire sicuro. Nessun pericolo, va tutto bene, può abbandonarsi fra quelle braccia.
<< Divano. Ora, >> geme.






 




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