§ Batticuore
notturno §
<< Tesoro sei pronta?
>> mi chiese mia madre del piano terra.
<< Si mamma! Eccomi !
>> risposi con un tono basso, normale che sarebbe stato percepito
perfettamente se fosse stata di fronte a me e non in salotto, di due piani più
sotto. Ma lei mi sentì.
Già, avete capito bene. Mi ha
sentito del secondo piano alla perfezione e sapete perché? Ovvio che non lo
sapete!
E’ perché è un vampiro e come
lei anche il resto della nostra stupenda famiglia.
Finii di allacciarmi le
stringhe delle mie converse rosse fuoco, per poi dirigermi al piano inferiore,
in salotto dove tutti mi stavano aspettando.
Anzi, no scusate, il termine
giusto sarebbe volare . E si! Noi vampiri oltre ad essere temibili
predatori siamo anche fortissimi e resistenti, ma anche bellissimi ad occhio
umano e non, e come tocco di grazie , anche velocissimi.
La velocità della luce è
mediocre se paragonata alla nostra di velocità! Giuro!
Quindi è normalissimo che io
paragoni la mia corsa da vampira immortale ad un volare giù per le scale, tanto
siamo veloci!
A giusto, quasi dimenticavo.
Noi vampiri siamo immortali, di conseguenza non invecchiamo mai. Bella
fregatura a mio avviso per tutti quelli come me che sono confinati eternamente
in un corpo adolescenziale. Beh, mio fratello Rhett, mio padre Albrecht e mia
madre Beatriz dicono che sono molto fortunata essendo destinata ad avere 17
anni eternamente perché dicono che c’è chi sta peggio di me e che è rinchiuso
nei suoi eterni 14 anni. Non posso dargli torto. Non vorrei mai e poi mai
essere nei panni di Alec o Jane Volturi. Non che li conosca di persona, ne ho
solo sentito parlare dai miei genitori e talvolta da Rhett, nulla di più; ma
posso capirli.
Non dico di rimpiangere
l’immortalità e il resto che ne è venuto, perché se non mi fosse stato concesso
tutto ciò non avrei mai e poi mai avuto al mio fianco delle persone tanto buone
e dolci come la mia famiglia. Solo che avrei voluto essere un po’ più grande
dei miei 17 anni…magari come Rhett 29 o 31 come mamma, o ancora come papà 44…
Ah! Quasi dimenticavo, anche
se siamo tutti vampiri non abbiamo nessun legame di sangue ( umano) ma ci
vogliamo tutti un gran bene come se ce ne fossero.
Appena mi presentai davanti
alla mia famiglia e miei genitori mi vennero incontro e mi abbracciarono calorosamente
e augurarono a me e Rhett una buona giornata a scuola e raccomandandomi che se
avessi cambiato idea, alias non frequentare una scuola piena di umani per il
mio essere ancora una giovane vampira , di non preoccuparmi e di dirlo
apertamente se non me la sentissi di reggere hai miei istinti predatori visto
il mio giovanissimo stato di vampira rinata da poco.
Gli sorrisi sicura e assentii
in loro direzione per poi rassicurali. Dopo di che presi per mano Rhett e ci
avviammo alla sua lussuosissima G37 Cabrio nera con l’intento di andare a
scuola.
***
Quando arrivammo trovammo una
stuola di ragazzi frequentanti l’edificio scolastico tutti girati nella nostra
direzione.
Quando scendemmo mi sentii
pervadere da una coltre di imbarazzo mai provato prima. Ciò mi spiazzò e rimasi
ferma nell’intento di chiudere la portiera dell’auto.
Rhett notò il mio stato di
inquietudine e fu subito al mio fiacco per quanto la velocità umana da lui
usata gli consentisse.
Dovete sapere che noi ci
teniamo al nostro segreto e volendo vivere una vita normale cerchiamo di
integrarci fra gli umani, pur cercando di mantenere all’oscuro della nostra
identità all’intera stirpe umana.
Appena mi fu accanto si
abbassò nella mia direzione e mi guardò con i suoi occhioni color miele da
cucciolo preoccupato.
<< Tutto bene? Hai
problemi con il sangue umano?Vuoi tornare a casa? Avevo ragione io! Sei ancora
una neonata. Sei da soli 3 mesi una vampira, è troppo presto! Capisco il tuo
innato autocontrollo da vampiro centenario al sangue umano, ma..>> iniziò
agitato parlando a raffica, tanto velocemente che a mala peno lo seguivo pure
io, che tradotto per gli umani sarebbe appena parso muovere appena le labbra
come in un sussurro; però poco dopo lo interruppi chiudendo lo sportello della
macchina e abbracciandolo di slancio a metà torace (dove meglio arrivavo).
<< Calmati! Non è per quello!
Non ho alcun problema al loro odore. E’ solo che…>> alzai lo
sguardo verso il suo volto apprensivo senza sciogliere l’abbraccio.
<< Che... >> mi
incitò lui a continuare.
<< Beh sono rimasta
spaesata per tutti quegli sguardi puntati addosso. Mi hanno un po’
scombussolata…>> rispondo cincischiando un po’ e mordendomi ritmicamente
il labbro inferiore. Lui ricambio il mio imbarazzo, quella nuova sensazione con
uno sguardo sorpreso e un po’ più rilassato. Subito dopo mi regalò uno dei suoi
sorrisi dolcissimi.
<< Ok, mi hai convinto,
ma se hai qualche problema non esitare ad espormelo! >>.
Poi mi prese per mano
sciogliendo il mio abbraccio e mi guidò verso l’entrata della scuola,
chiudendo allo stesso tempo da lontano e elettronicamente la sua amata auto.
***
<< Cosa lo compriamo a
fare il cibo se non lo mangiamo? >> chiesi a Rhett bisbigliando ad una
velocità vampiresca i miei dubbi.
<< Semplice, per fingere.
Fa parte della recita. Dobbiamo far credere a tutti di non essere diversi
dagli altri …>>.
Alzai un sopracciglio
ostentando incredulità.
<< Non credo che possa
aiutare a nascondere la pelle bianca come gesso, occhi color miele – almeno
nel tuo caso, io li ho rossi vinaccia ancora – movimenti aggraziati e felini
inverosimilmente, intelligenza piccata e bellezza angelica impossibile
>>.
<< Vero! Ma tentare non
costa nulla, no? Mi rispose mentre pagava il pranzo per entrambi.
<< Ma lo devo mangiare
per davvero ? >> mormorai con faccia schifata adocchiando il mio vassoio
ricolmo di prelibatezze umane ma non abbastanza per un palato di un vampiro
senziente.
In risposta rise.
<< Certo che no
sciocchina! Spezzalo, mescolalo, dai l’idea di aver mangiato e basta. Come la
storia di fare qualche gesto umano ogni tanto, tipo la storia di sbattere gli
occhi, accavallare le gambe, etc. Recita, ricordi? >> mi mostrò un
sorriso smagliante.
Sospirai.
<< Ok, fratellino
>>.
Mentre mi accingevo a fare
ciò vidi che ancora Rhett mi stava guardando con espressione convulsa. Lo
guardai a mia volta.
<< Che c’è? Non ti
piace che ti chiami fratellino? >>.
…
Ancora nulla. << Ah, ho
capito! Preferiresti che ti chiami fratellone vero? Hai ragione, sei tu il più
grande fra entrambi, e in tutti i sensi (fisicamente e di età umana e vampira,
non pensate male! nda -.-‘ )! >> gli sorrisi affettuosamente.
Poi si riebbe con un lieve
sussulto << No, non è quello. Solo che non è così che vorrei prendessi
abitudine a chiamarmi…>> mi disse con voce neutrale.
Lo guardai di sottecchi
dispiaciuta e tremendamente triste.
<< Scusa…hai
perfettamente ragione. Non ho alcun diritto di chiamarti a quel modo. Dopotutto
ci conosciamo da pochissimo e di conseguenza non né ho alc- >>.
<< No! Non è quello! Non
pensarlo mai! Tu sei una Sanchez come me o papà o la mamma! Non pensare mai che
tu non lo sia! Mai! Tutti noi ti consideriamo tale e sei già una di famiglia
già da tempo! >> replicò con ardore Rhett interrompendomi.
<< Dici sul serio? –
prese le mie mani e le strinse tra le sue – E allora qual è il problema? Non
vuoi essere mio fratello? Come vorresti che ti chiamassi? >> non lo
capivo proprio. Diceva che ero una di famiglia e che non voleva che lo
considerassi un fratello, e allora cosa?
Mi sorrise sbarazzino e mi
distrasse dai miei pensieri riprendendo a parlare.
<< Un giorno te lo dirò
come voglio che mi chiami e mi consideri, ora non è il momento. Te ne parlerò
magari quando avrai superato il tuo primo anno da vampiro.
Facciamo un passo alla volta.
>> infine mi fece l’occhiolino.
Sbuffai delusa poi mi venne
in mente una cosa.
<< Scusa Rhett, ma…
come facciamo noi vampiri a camminare fuori in pieno giorno? >> quesito
che non mi era passato di mente fino a questa mattina, essendo stata sempre
chiusa in casa e uscita solo di notte, come i vampiri delle leggende.
Mentre uno sghignazzante
Rhett mi spiega il tutto, mi accorsi che qualcuno mi stava osservando.
Beh ora mi direte: Che
scoperta! Sei la nuova arrivata a Forks con tuo fratello maggiore – ufficialmente
– in una mensa piena di persone che da quando ci hai messo piede non fanno che
studiare di continuo tutti i tuoi movimenti e quelli di Rhett. E che ti eri
accorta solo allora che ti stavano osservando? Grande intuito vampiresco!
Beh non avreste tutti i torti
se non vi dicessi che me ne ero accorta eccome di tutti quegli sguardi
sfacciati e penetranti. Solo che quello sguardo che sentivo era diverso dagli
altri. Usciva vittorioso da quella calca di sguardi curiosi e affamati di
pettegolezzi. Mi sfiorava continuamente, avvolte avvolgendomi con lo sguardo,
altre punzecchiandomi. Uno sguardo sconosciuto e anomalo. Unico, che mi metteva
i brividi – e i vampiri non possono soffrire il freddo – che mi lasciava una
strana sensazione di disagio-agio al suo passaggio.
In quell’ora di pausa provai
e riprovai più volte a cercarlo tra le innumerevoli facce che addobbavano la
mensa, ma non lo trovai. Troppa gente e troppa confusione. Non sapendo neppure
il suo odore o la sua voce non sarei mai riuscita a localizzarlo.
Ero demoralizzata alla fine
della pausa perché ero curiosa di incrociare la persona di quell’intenso sguardo
che mi faceva provare emozioni estranee e assurde alla mia persona. Ero curiosa
di scoprire da chi provenisse tale “accanimento”.
Chissà come avrei reagito
allora sapendo che da lì a poche ore avrei scoperto a chi appartenesse tale
sguardo…
***
Mi alzai di scatto dal
tappeto riponendo il libro nella biblioteca di papà e dopo aver dato un bacio
sulla fronte a quest’ultimo corsi a salutare mamma e Rhett che erano in salotto
impegnati ognuno in qualcosa di diverso: la prima a ricamare un arazzo –
passione imparata dall’istruttrice secoli prima quando ancora era umana,
passatempo mai abbandonato – l’altro a fare svogliatamente zapping con il
telecomando della tv al plasma di un numero si pollici che non sto nemmeno a
dirvi, tanto avrete già capito che i vampiri sono dannatamente pieni di soldi,
già quando vi ho detto della macchina di Rhett. Comunque a logica torna, un
immortale che lavora e investe soldi e non ha da comprare nulla è normale che
guadagni a scatafascio penso io no? Mica mangia? Beve? Fa sports? Ha bisogno di
una vacanza ristoratrice…insomma..avete capito, no?!
Dopo di che mi avviavi fuori
dall’enorme villa antica appena ristrutturata, per intraprendere la mia
solitaria passeggiata notturna nella foresta in cui era immersa la villa.
Passeggiate che da un po’ di
tempo avevo iniziato a dilettarmi.
Con esse mi dedicavo alla
scoperta e contemplamento della natura con i miei sensi extra sviluppati dal
mio essere vampiro.
Essendo ciò, la mia vista
vedeva molto meglio di quella umana. Vedevo cose che l’occhio umano tralasciava
e che io mi dedicavo alla contemplazione di tale bellezza.
Ma tali passeggiate notturne
erano dedicate soprattutto al ritrovo della mia memoria umana.
Ebbene si. Avete capito
perfettamente. Durante la mia trasformazione in vampira persi la mia memoria
umana. All’inizio da un lato né ero contenta perché non avevo sofferto nel
dovermi allontanare dalla mia famiglia umana ( a causa del mio stato attuale ) dato
che non me ne ricordavo nemmeno se ne avevo una, dall’altro non né ero così
contenta perché non sapevo nulla di me.
Quando mi risvegliai al
compimento della trasformazione l’uniche cose che ricordavo di me erano il mio
nome, Isabella e il giorno e l’anno in cui ero nata e basta.
Sospirai rassegnata, convinta
sempre più che la memoria non mi sarebbe mai tornata, anche se avessi
continuato a sforzarmi tutti i giorni per ricordare.
Mi sedetti su una roccia
muschiosa e mi immersi nel contemplamento della magnifica luna piena che quella
sera era protagonista di una bellissima notte illuminata da se stessa. Ad un
certo punto sentii il classico rumore di un rametto secco che viene spezzato
anche se attufatto dal fogliame umido e muscioso del terreno, creato dal
pessimo clima di quella piovigginosa cittadina. Purtroppo per il super
sviluppato udito vampiresco non mi sfuggì. Mi alzai di scatto e mi volsi verso
l’intruso dei miei pensieri.
Non l’avessi mai fatto….
I miei occhi dall’incrocio di
un colore tra il rosso rubino e il vinaccia ancora da neonata, anche se mi
nutrivo da sempre di sangue animale, annegarono in uno color verde smeraldo
languidi.
All’improvviso il tempo si
fermò e rimanemmo incantati l’uno nello sguardo dell’altro.
Mai avevo visto occhi più
belli e espressivi.
Ma soprattutto umani.
Potei leggere le emozioni che
vi alleggiavano dentro : sorpresa, colpevolezza, ammirazione, incanto, stupore…
e non so che altro.
Bellissimi.
Non so quanto rimanemmo lì
persi l’uno nello sguardo dell’altro, ma a mio avviso il tempo scorse troppo
velocemente. Fu troppo breve quel meraviglioso affondare in quell’immenso verde
speranza…troppo poco per i miei gusti, quando fui costretta a distogliere il
mio sguardo dal suo.
Da lì iniziai a osservare con
attenzione chi mi si trovava di fronte : un ragazzo di qualche anno più grande
di me, dai bellissimi occhi verdi, labbra rosa chiaro e fini, ma non troppo,
naso dritto e zigomi alti e ben definiti, il tutto racchiuso da una spettinata
e assai sbarazzina capigliatura color rame tendente al castano. Alto almeno una
ventina di centimetri più di me. Slanciato e magro.
Bellissimo e affascinante e
perfetto anche se umano.
Fino ad allora pensavo che la
parola perfezione fosse l’incarnazione della parola vampiro. Questo perché i
vampiri sono misteriosi, affascinanti, dotati di una bellezza ultraterrena,
aggraziati in ogni movimento, una voce che sembra melodia, intelligentissimi e
sanno fare tutto. Insomma perfetti, ma sbagliavo, perché fino ad allora non avevo
incontrato lui. Quel ragazzo che mi era di fronte e mi guardava
affascinato. Ma soprattutto non avrei mai immaginato che la perfezione potesse
fare combo con la parola umano. Si perché è questo ciò che lui era: un umano.
Umano…
L’intero soliloquio mentale
durò pochissimi attimi da parte mia.
Poi anche lui fece lo stesso
con me, e mi scrutò da capo a piedi estasiato.
Come un ceco dalla nascita
che vede per la prima volta il mondo e rimane senza fiato dalla sua bellezza,
non vedendo ancora tutta la mondezza che vi è dietro la facciata.
E così ero io: una vampira
dalla bellezza accecante donatami dalla mia natura vampiresca capace di far
perdere la testa al più malvagio e cuore di pietra di un uomo sulla faccia
della terra, ma sotto sotto ero una creatura predatrice e egoista capace solo
di fare del male al prossimo che non fosse della mia stessa natura.
Mentre gli davo tempo di
scrutarmi ancora, arrivò la consapevolezza: lo sguardo penetrante di quella
mattina a scuola era il suo. Non c’erano dubbi, me lo dicevano i miei sensi
vampireschi. Altri sensi invece mi guidavano ad altro. Infatti…
<< Cosa ci fai qui da
solo? >> chiesi con la speranza che mi rispondesse per permettermi così –
egoisticamente a mio parere – di ascoltare la sua melodiosa voce – ne ero
certa – che possedeva.
Così facendo lo richiamai al
presente, presunsi dal suo sussulto.
<< E-Ecco i-io…adoro
passeggiare di notte…mi rilassa, mi fa pensare. E la foresta è bellissima
immersa nell’oscurità della notte…>> mi rispose puntando nuovamente il
suo sguardo nel mio.
Aveva gli occhi sognanti…
Stessi occhi con cui lo
guardavo a mia volta…pendevo dalle sue labbra…
Bellissima la voce, calda,
forse un po’ insicura, ma musica per le miei orecchie.
Poi un giusto pensiero mi
salì alle labbra e gli diedi vita.
<< Lo stesso effetto lo
fa anche a me. Questo non toglie il fatto che sia un luogo insicuro per te. Abiti
lontano da qui? >> lo rimproverai bonariamente ma con vera preoccupazione
pensando a tutti i pericoli che è una foresta in piena notte per un umano così
fragile.
Gli umani sono così
fragili…
Appena finii di parlare vidi
un qualcosa accendersi nei suoi occhi.
<< So badare a me
stesso! Comunque non abito molto distante da qui, sto nella grande villa bianca
oltre il fiume – fece una pausa affilando lo sguardo, poi riprese con decisione
– Quando dici che la foresta non è un luogo sicuro per me ti riferisci a causa
di esseri come te? >> concluse cautamente.
Lo guardai sorpresa.
“ Come fa a sapere della mia
vera natura? ” mi domandai .
Quando distolsi il mio
sguardo dal suo notai che smise di respirare allora lo ripuntai nel suo e lo
vidi sospirare più tranquillo e riprendere a respirare normalmente.
Specchiandomi nei suoi occhi
per un lungo momento capii che sapeva molto di più di quel che dava a vedere e
che non l’avrei fatta franca tanto facilmente. Optai per la sincerità,
dopotutto la sincerità è la politica migliore, no?
Gli sorrisi accondiscente.
<< Anche. Ma come fai a
sapere della mia natura? Non ne hai paura? >>.
<< So cosa sei perché
anche la mia famiglia è come te. E no, non ho paura di te – mi si avvicinò
lentamente diminuendo passo per passo la distanza che ci separava.
Quando mi arrivò di fronte si
chinò un po’ per raggiungere il mio volto il più vicino possibile, fino a
quando non vi furono 3 odiosissimi centimetri dallo sfiorare dei nostri nasi.
Potevo sentire il suo caldo fiato sfiorarmi il viso e il suo odore…
Buonissimo, mai avevo sentito
niente di più buono, fresco, dolcissimo, dissetante – scuramente lo era –
delizioso, sublime...
Mi irrigidii di colpo.
All’improvviso mi parve di
avere un ferro ardente in gola. Mi sentivo bruciare prepontemente la gola, come
mai in vita mia. Iniziai a produrre veleno in eccesso. Cercai di ingoiarlo per
cercare di darmi un po’ di sollievo, causandomi solo l’effetto contrario.
La carne è debole…ma la
mia volontà è d’acciaio...mi sussurrò
una voce nella mia testa, e poi ancora “non lui!”. Da lì trassi il coraggio e
smisi di respirare.
Molto meglio. Mi rilassai.
Mai avevo sentito odore più
sublime!
Quella mattina avevo sentito
centinaia di odori diversi, umani… e niente! Mentre con lui invece…
Una sua carezza ingenua alla
mia guancia mi riportò alla realtà.
Lui non si era accorto di
niente perché il tutto era durato poco meno di un secondo.
<< Non dovresti farlo
>> sussurrai svogliatamente del pericolo che correva stando in compagnia
di una come me, al suo indirizzo quando notai compiaciuta che le sue labbra si
stavano avvicinando sempre più alle mie.
Uno strano suono mi uscì per
un attimo dalle labbra quando le dischiusi – sempre non respirando, non ne
avevo bisogno, al mio corpo morto non gli serviva – e mi rimbombò in gola per
qualche lungo istante quando le richiusi di scatto sorpresa e allo stesso tempo
con la ragione in dissolvenza per l’emozioni che stavo provando.
Emozioni mai provate
prima…
Ma tale rumore raggiunse le
sue poco sensibili orecchie umane e bastò a bloccarlo.
Una morsa mi strinse il mio
cuore freddo e fermo da ormai 3 mesi, ma caldo per la presenza di lui.
Mi stupii quando lo sentii
ridacchiare.
Ridussi a fessura gli occhi
cercando di capire tale suo comportamento.
“Che mi abbai preso in giro?
Che non abbia mai desiderato baciarmi ma farmi uno scherzo? Prendermi in giro?”
questo era quello che la mia mente pensò immediatamente finchè lui non dissipò
tutti i miei dubbi quando smise di ridere.
<< Mi piace il rumore
che hai fatto…sa tanto di fusa. Mi sa che apprezzi molto le carezze sul volto.
Ti va di testare qual cos’altro? >> mi propose divertito per poi
riprendere quello che stava facendo prima di fermarsi.
Non potei che rispondere con
sincerità e chiusi definitivamente gli occhi.
<< Si…, mi piacciono le
tue coccole…>> mormorai con la voce in dissolvenza per le nuove e strane
sensazioni che mi stava provocando in tutto il corpo, ma in maggiore
concentrazione in prossimità del mio cuore fermo.
Mi sembrava addirittura che
battesse. Che sciocca che sono!
Si stava avvicinando così
lentamente.
Era così straziante l’attesa,
ma anche tanto dolce.
E’ sempre bellissimo e
straziante allo stesso tempo l’attesa del PRIMO BACIO.
Poi le sentii.
Le sue labbra che sfioravano
le mie e immediatamente un suono alieno e odioso arrivò alle mie orecchie. Era
basso e petulante, ma abbastanza da rompere il nostro magico momento e farmi
allontanare da lui.
Saltai sul ramo dell’albero
alle mie spalle, riaprendo gli occhi per bearmi almeno della sua figura che mi
guardava scioccato e fissava sempre più scocciato il telefono un secondo dopo
aver realizzato che era il colpevole del mio allontanamento.
Era straziante stargli anche
solo a 3 metri di altezza distante e 75 centimetri in lunghezza. Come avrei fatto a lasciarlo tornare a casa? O a tornare io a casa
allontanandomi da lui?
Quando sentii vibrarmi ancora
una volta in mano il telefono che mi aveva regalato Rhett risposi senza
guardare chi mi cercava.
<< Torna immediatamente
a casa. Riunione di famiglia. Subito. >> mi disse con voce fredda
e dura Rhett dall’altro capo del telefono e riattaccandomi in faccia.
Osservai per la prima volta
il telefono preoccupata un attimo il display morto,anche se un angolo della mia
mente pensava ancora al rosso sotto di me.
Una parte della mia mente
gridava di sapere cosa era successo di così grave.
Poi mi volsi verso lui.
<< Devo andare, c’è un
emergenza a casa…Fa attenzione mentre torni a casa, mi raccomando, dritto a
casa e non guardarti addietro. >>.
Lo vidi rabbuiarsi e farsi
triste, poi si riprese.
<< Ci vediamo domani a
scuola, vero? >> mi chiese speranzoso.
<< Si >> assentii
con sicurezza.
Detto ciò feci per andarmene
con il cuore ancora in subbuglio quando mi girai verso di lui nuovamente.
<< Il tuo nome. Voglio
sapere il tuo nome. >>.
<< Edward. Edward
Cullen >> mi rispose sognante.
<< Isabella Sanchez
>>.
Rimanemmo un altro attimo a
guardarci negli occhi, che poi scappai verso casa preoccupata per cosa
aspettarmi di tanto terribile, dal tono strano di Rhett, ma con sempre contemporaneamente
il pensiero rivolto al rosso che mi aveva preso il cuore.
Non mi girai un ultima volta
in dietro per paura di ritornare sui miei passi da lui e non tornare a casa.
Così capii in quei pochi
secondi che mi distanziavano da casa, che lui mi era entrato dentro al mio
cuore prepontemente e che lui non se ne sarebbe più andato da lì.
Mai.
Lo promisi quella stessa sera
a me stessa.
“Edward Cullen sei la ragione
della mia esistenza…” e con quel pensiero che mi rimbombava nella testa e si
legava a emozioni intense e nuove mai provate prima, mi fecero compagnia fino
al mattino dopo, quando i miei occhi rincontrarono i suoi e si fusero
nuovamente assieme.
---SPAZIO AUTRICE---
Ehilà!
Grazie 1000 di aver letto la
mia prima one-shot sul tema Twilight&Co!
Fatemi sapere se vi è
piaciuta o no con un commento.
Se vederò che a un buon
numero di persone è piaciuto il genere farò diventare la one-shot una fics a
più capitoli, praticamente una storia!
Quindi ditemi se apprezzate o
no!!!!
Un SUPER-KISS!!!!!!!!!!
Ransie88219
E PER CHI VOLESSE UN
CHIARIMENTO SU BELLA…
***UN CHIARIMENTO***: Bella come leggerete è una vampira
neonata e come tale è ancora un po’ scombussolata dalla realtà che la circonda
e dalle forti emozioni che prova,perché ampliate molto dal suo stato vampiro.
Come avrete notato è una Bella un po’ diversa dal solito. Al momento è
decisamente diversa da quella della Meyer ( anche lei si è divertita a
cambiare le personalità della protagonista in tutti e 4 i libri XD).E’ per
scelta, ma pian piano tenderò ad avvicinarmi caratterialmente a quella ( niente
TRESCHE, però!), ma passo dopo passo. Questo perché mi sono immaginata come
potesse sentirsi Bella vampira, senza memoria, con l’eternità davanti, in una
famiglia in cui non conosce nessuno e non ricorda nulla del suo passato né di
tante cose umane, come le esperienze, tipo della prima cotta, del mentire, ect.
Per questo – come avrete notato – non capisce che – diciamolo, tanto s’è capito
già – che Rhett le va dietro ad esempio…quindi si ha una Bella insicura ma con
la voglia di scoprire e riempire i buchi vuoti della sua memoria, dare sfogo ai
propri desideri, imparare e fare nuove esperienze…come avrete visto ciò è
aiutato tutto da curiosità, ingenuità, fiducia ceca nel prossimo..non conosce
l’inganno e la cattiveria…anche se in alcuni momenti in cui non è molto
cosciente o presa c’è un qualcosa che si fa avanti nel suo inconscio = il
bagaglio di esperienza.