Dimming Light

di __aris__
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Prompt: Ade e Persefone, Persefone ad Ade: sarebbe più facile se voi provaste a farvi conoscere da me.

 
Un raggio di sole, 627 parole

 



Persefone ride, una risata nervosa dettata dalla disperazione del momento. Non è felice, non ancora. Le mancano i fiori, i campi e la luce del sole. Le manca la vita della superficie e odia sia lui che il suo mondo di morte.
Parli di Destino, ma se mi innamorerò di te non sarà perché è ciò che hanno visto le Moire.”
Ade la guarda negli occhi restando in silenzio per qualche istante. Il suo è uno sguardo difficile da sostenere mentre la scruta, scavando in cerca dei suoi pensieri più profondi. Una parte di lei vorrebbe scappare, ma non avrebbe senso: il palazzo del Signore dell’Oltretomba è oscuro e pieno di pericoli. E poi si richiuderebbe su di lei prima ancora che possa vedere le alte mura di ossidiana che lo circondano. Ormai sa che non può scappare dal suo rapitore e dai suoi occhi di ghiaccio, può solo affrontarli. “Pensi di avere una scelta dunque.” La sua voce è bassa e calma, Persefone si deve quasi concentrare per essere sicura di capire ogni parola.
Penso che dovresti fare qualcosa se davvero vuoi che mi innamori di te.”
Allora vuoi che ti seduca.”
Le guance di Persefone diventano immediatamente rosse come le mele mature mentre Ade si avvicina. Maldestramente cerca di nascondersi nel mantello porpora che le ha regalato, guarda il pavimento nero sperando di poterci sprofondare. Non vuole essere come una delle tante mortali con cui Zeus passa le giornate. Vuole tornare a casa da sua madre, vuole rivedere il sole e annusare fiori di campo inebriandosi del loro aroma. Non vuole essere toccata da Ade e forse non lo vorrà mai. “Dico che dovresti permettermi di conoscerti, perché dubito che Cupido verrà fin quaggiù per farmi innamorar di te.”
Ade sorride e Perdefone sospetta che quel sorriso appena accennato sia il suo equivalente di una grassa risata. “Sei più coraggiosa di quanto immaginassi.” Dice continuando a camminare fino a oltrepassarla e fermarsi sulla balconata della sua stanza prigione. “O magari sei solo più impertinente di quanto tu immagini.”
Persefone vorrebbe ribattere ma sente che il dio sta usando i suoi poteri. È abituata ad assistere ai prodigi di Zeus o Poseidone, ma è la prima volta che vede Ade usare la sua magia e lei non riesce nemmeno ad aprire bocca. Immediatamente l’Averno inizia a scuotersi e crepitare, perfino le anime urlano e Persefone piò giurare di avvertire il cambiamento nelle viscere, come se il Sottosuolo le scorresse nelle vene.
Quando tutto è finito il dio le si avvicina, l’unico rumore che sente è il fruscio del martello intervallato da passi cadenzati. “Non ho parole soavi da dirti o storie da raccontare, dolce Primavera. Le parole si usano in Superficie, ma possono ingannare. Qui solo le nostre azioni hanno valore.” E con la mano indica il punto in cui si trovava fino a pochi istanti prima e dove ora cade un flebile raggio di sole. È sottile come i fili dell’arcolaio di Atena ma nell’oscurità dell’oltretomba luccica più dell’oro.
Persefone si avvicina e allunga una mano fino a sentire di nuovo il calore del sole sulla pelle.
Non durerà che per qualche ora, ma da oggi fino all’eternità il sole splenderà nell’oltretomba solo per te.”
Domani si arrabbierà perché se si deve accontentare di quel minuscolo raggio di sole è solo colpa di Ade, ma oggi è troppo felice per non accettare quel dono. “Grazie.” Dice tornando vicino al dio.
Ade le accarezza la guancia con un pollice e Persefone si stupisce ancora una volta di come le sue mani siano calde in quel mondo gelido e morto. “L’oscurità e la solitudine sono i fardelli peggiori. Non posso cambiare i nostri destini, Primavera, ma farò il possibile perché tu soffra meno di quanto feci io.”







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