Capitolo 19
CAPITOLO 19
Il mattino seguente, Tina si svegliò in un letto che riconobbe
subito come non suo. Allungò alla cieca un braccio alla propria
destra e sentì solo il freddo del lenzuolo. Riportò il
braccio accanto al viso e si strofinò gli occhi con il polso.
Quando finalmente si voltò, ebbe la conferma di ciò che
aveva già supposto: Giulia non c’era. Al suo posto, sul
cuscino, un piccolo biglietto, che recitava:
“Sono dovuta scappare a lavoro, tu dormivi beata e non ho avuto
il cuore di svegliarti. Quando ti alzi, chiamami. Fai come se fossi a
casa tua. Ti amo, G”
Tina sorrise ributtandosi all’indietro con la testa sul cuscino,
incrociò le braccia dietro la nuca e stette per un po’
semplicemente a fissare il soffitto.
Quando poi decise di abbandonare il letto, erano quasi le dieci.
Caracollò fino al bagno e ne uscì poco dopo, lavata e
vestita. Andò giù in cucina per fare colazione e, quando
si avvicinò al tavolo, notò un bicchiere di vetro, la
moka poggiata su un sottopentola di ceramica ed un pacco di fette
biscottate al centro della penisola. Accanto ad essi un altro
bigliettino, che diceva: “Il
caffè è già pronto, devi solo riscaldarlo. Il
latte è in frigo. Se sei arrivata fin qui prima di chiamarmi,
sappi che l’avevo previsto. Ora dovrai farlo per forza per sapere
dov’è la nutella … ho nascosto il barattolo!”
Tina rimase con il bigliettino tra le dita ed uno sguardo incredulo sul
viso, finché non riuscì più a trattenersi e
scoppiò a ridere. Recuperò velocemente il cellulare e
compose il numero di Giulia. Quest’ultima rispose al quinto
squillo.
“Pronto”
“E’ stato un colpo basso. Privarmi della nutella … tsé!”
Giulia ridacchiò all’altro capo del telefono. Tina la
sentì trattenersi per qualche istante, poi il rumore di una
porta che si apriva e si richiudeva, infine le sue risate piene e non
più sommesse.
“Buongiorno anche a te” rispose ironica l’avvocato.
“Ma ti ho disturbata? Eri in riunione?E’ stata colpa tua,
mi hai costretta a chiamare … io non l’avevo fatto
perché temevo di disturbarti”
“Amore, amore prendi fiato” la bloccò Giulia con un
accento giocoso nella voce “Non è niente di importante,
posso assentarmi due minuti. Allora, comincio a conoscerti un po’
eh!”
“Dove hai messo la nutella?” piagnucolò Tina.
“Giochiamo a fuoco e acqua?” propose Giulia divertita.
“Non puoi essere seria”
“Se sei in cucina, stai praticamente affogando in un oceano senza salvagente”
“Ok. Sei seria”
Tina sospirò e cominciò a girovagare per il salone.
“Sono accanto alla tua scrivania”
“Attenta ai pescecani”
“La parete attrezzata”
“Vai a fondo”
Tina si fermò al centro della stanza con una mano puntata in
vita e la fronte corrugata, mentre scannerizzava l’area con
sguardo truce.
“Ma la casa è finita!” si lamentò capricciosa.
“Non è vero”
“Devo andare di sopra?!”
“Ecco, ora cominci a vedere una piccola isola deserta in quel mare d’acqua”
“Sei insopportabile!”
Giulia sghignazzò furbamente.
“Ok, sono vicino al letto” riprese Tina dopo poco.
“Bene, l’acqua comincia ad evaporare”
“L’armadio”
“Acqua”
“Il comò”
“Comincia a fare caldo non credi?!”
Tina alzò gli occhi al cielo, poggiò il cellulare sul piano del comò, dopo aver messo in vivavoce.
“Sono cavoli tuoi adesso, di quello che ci tieni qui dentro. Sto
aprendo i cassetti” avvertì con un velo di minaccia nel
tono.
“Tranquilla, tesoro … i giochini li tengo nel cassetto del
comodino affianco al letto … sono più a portata di
mano” svelò Giulia con tranquillità, sorridendo
sotto i baffi.
“Giulia!” la richiamò Tina imbarazzata.
L’altra trattenne uno sbuffo di risate.
“Dai, apri il terzo cassetto” la invitò conciliante.
“Non è quello dell’intimo, vero?” s’informò Tina cautamente.
“Ma no, scema! Quello è il primo, dai pure un’occhiata se vuoi”
Tina scosse la testa con aria sconfitta, mentre sulle sue labbra nasceva spontaneo un sorrisino divertito.
“Apro il terzo cassetto” disse, proprio mentre compiva
l’azione. Spostò qualche maglia e, finalmente, sul fondo
scorse l’agognato barattolo di nutella.
“E’ qui!” esultò afferrandolo e richiudendo il
cassetto con l’anca facendogli fare un tonfo sordo.
“Potresti evitare di sfasciarmi casa?” la riprese Giulia ironica.
“Vado a fare colazione” trillò la ragazza,
riprendendo il cellulare e portandoselo all’orecchio mentre
scendeva in cucina.
“Uhm … ok. Anche se è quasi ora di pranzo” ridacchiò l’avvocato, prendendola in giro.
“Di chi è stata la brillante idea di organizzare una caccia al tesoro?!” ribatté Tina scimmiottandola.
“La prossima volta ti nascondo le mutande … altro che nutella!” minacciò Giulia per tutta risposta.
“Non oseresti” mormorò un po’ incerta Tina,
ferma immobile accanto al frigo con una mano sospesa a mezz’aria
vicino alla maniglia dello sportello.
“Chi può dirlo” vagheggiò Giulia con tono indifferente.
“Sei una strega” soffiò Tina “E adesso lasciami andare a fare colazione, che sto morendo di fame”
“Risparmia almeno i piedi del tavolo”
“Ma la smetti di prendermi in giro!! Ma che hai stamattina?”
“D’accordo, d’accordo non ti arrabbiare. Ci sentiamo più tardi?”
“Ok”
Tina lasciò passare qualche secondo e poi, prima che la sua
ragazza mettesse giù, prese un profondo respiro e la
chiamò ancora.
“Dimmi” rispose Giulia con calma.
“Ti amo” sussurrò l’altra a mezza voce.
“Non ho capito, scusa” ridacchiò sadicamente l’avvocato.
“Stronza!”
“Ah ecco! Mi pareva strano di aver sentito bene”
Tina sbuffò trattenendo a stento una risatina sconfitta.
“Ciao”
“Ciao, amore”
Tina lasciò casa di Giulia dopo aver finalmente fatto colazione
e aver rimesso in ordine quello che aveva usato. Tornando di sopra a
recuperare la propria borsa, decise di dare una sistemata anche al
letto e al bagno, che la sera precedente aveva lasciato in uno stato
abbastanza indecoroso.
Il resto della giornata lo trascorse tra gli scatoloni del suo armadio,
facendo il cambio di stagione e dividendo tutto ciò che aveva
portato dall’Abbazia, e che necessitava di un lavaggio, da
ciò che invece era pulito e poteva essere riposto.
Il lunedì fu il solo giorno libero che poté permettersi
per riprendersi dalle fatiche dello scavo, martedì, 1 Dicembre,
gironzolava già per i corridoi dell’Università
pronta a rimettersi a lavoro.
Per sua fortuna, il dipartimento di Storia, cui facevano capo gli
studenti e i professori di Archeologia, era proprio a due passi da
Piazza del Campo, quindi abbastanza vicino a casa sua.
Quando entrò in laboratorio, trovò Alessandro già
intento a sistemare alcuni scatoli e cassette di legno colmi di
reperti. Il lavoro d’ufficio l’avrebbero svolto in pochi,
gli altri ragazzi provenivano da altre città e, alla fine dello
scavo, vi avevano fatto ritorno. La stessa Federica era ritornata a
Bari ed Emanuele non sembrava averne sofferto più di tanto.
Né Alessandro né Tina ne furono sorpresi, sapevano tutti
che la ragazza era stato solo un piacevole passatempo per
l’amico. Assieme al loro terzetto ormai collaudato, sebbene
provato dagli ultimi accadimenti che avevano inaridito i rapporti tra
Emanuele e Tina, avrebbero lavorato anche Marco, Stefano, Anna ed
alcuni ragazzi del terzo anno della triennale ai quali era stata data
l’opportunità di fare un laboratorio per aumentare i
propri crediti.
Tina si avvicinò sbadigliando ad Alessandro e si lasciò cadere stancamente su una sedia.
“Ore piccole?” insinuò l’amico, al suo contrario, sorridente e perfettamente lucido.
“Nottataccia” grugnì Tina strofinando gli occhi con
l’indice ed il pollice “Il mio coinquilino ha organizzato
un altro dei suoi party alcolici … hanno smesso alle tre passate
di belare come agnelli al macello”
Alessandro continuò a spostare scatoli da un lato
all’altro dello stanzone. Il laboratorio aveva diverse postazioni
multimediali, dotate di computer stampanti e scanner. Qualche parete
era completamente occupata da armadietti metallici con tanto di
catenaccio, mentre al centro c’erano alcuni tavoli rettangolari
completamente sgombri di qualsiasi attrezzo.
Terminata l’operazione, il ragazzo si fermò davanti a Tina
e si inginocchiò tra le sue gambe per essere alla sua altezza.
“Te l’ho detto mille volte che, quando succede così,
puoi venire a stare da me, non c’è alcun problema”
le scompigliò affettuosamente i capelli “A meno che tu
ormai non abbia un posto migliore dove passare le notti” aggiunse
subito dopo, alzandosi ed allontanandosi con uno scatto
all’indietro per evitare il calcio, che era scattato automatico
dal ginocchio di Tina.
“Idiota!” sbuffò la ragazza.
Alessandro ridacchiò e riprese tranquillamente a svolgere le sue mansioni.
Passarono una decina di minuti e il laboratorio si popolò
lentamente. Quando furono tutti presenti, organizzarono il lavoro
dividendo i compiti equamente e si diedero da fare.
Durante la pausa pranzo, rimasero solo Tina ed Alessandro in
laboratorio approfittandone per discutere di alcune faccende di lavoro.
Tutti gli altri, compreso Emanuele, erano usciti per liberare la mente
almeno un’ora e riabituarsi ai ritmi di lavoro in ufficio.
“Allora” proruppe Alessandro, dopo qualche minuto di
silenzio in cui avevano semplicemente mangiato “Stasera ci
andiamo a fare una birretta tutti insieme?” posò il
tramezzino su un tovagliolo e bevve un sorso d’acqua.
“Uhm … stasera …. non posso” balbettò Tina con la bocca piena.
Alessandro alzò un sopracciglio, non disse nulla e riprese il suo pranzo dandogli un grosso morso.
“Come preferisci” disse dopo aver ingoiato “Pensavo di chiamare anche Giulia”
Tina combatté con un improvviso colpo di tosse che rischiò di farla strozzare.
“Oh, attenta! Tieni, bevi” Alessandro le passò la
bottiglia d’acqua, battendole poi con una mano dietro la schiena.
“Grazie” gracchiò la ragazza bevendo e cercando di riprendersi.
“Tutto ok?” s’informò l’amico tornando a mangiare con tranquillità.
“Sì. Come mai vuoi chiamare anche Giulia?”
“Mah, è da quando venne in Abbazia per festeggiare che non
la vediamo. Visto che ormai siamo diventati amici, mi faceva piacere
vederla … a te no?”
“Uhm … sì, certo. Perché no. Quindi, dove avevi pensato di andare?”
Alessandro la fissò qualche istante in silenzio, con un’espressione scettica in viso.
“Non avevi detto che non potevi stasera?”
“Eh?! Ah già, e vorrà dire che mi libero”
improvvisò Tina, sfuggendo al suo sguardo e concentrandosi sul
suo panino.
“Ok” Alessandro fece spallucce, estrasse il cellulare dalla
tasca dei jeans e compose un numero “Allora la chiamo e glielo
chiedo ora”
Tina si sforzò di non scomporsi ed annuì semplicemente.
Poi ci ripensò e si alzò di scatto dalla sedia.
“Vado un attimo in bagno” affermò lasciando il laboratorio di gran carriera.
Alessandro la guardò uscire, scuotendo la testa divertito, con il telefono poggiato all’orecchio.
“Pronto”
“Ciao Giulia, sono Alessandro”
“Ale, che sorpresa. Come stai?”
“Bene, grazie. Tu? E’ parecchio che non ti si vede in giro”
“Ehm … sì, è vero. Sono stata molto occupata”
“Capisco. Senti, noi avremmo pensato di andare a bere qualcosa
stasera, una cosa tranquilla senza fare tardi. Ti unisci a noi?”
Giulia tossicchiò, prendendo tempo.
“Scusa, ma noi chi?” chiese con circospezione.
“I soliti” rispose lui ridendo “E quando ci separi noi archeologi disperati!”
“Ehm …”
“Puoi portare chi vuoi, eh … magari un’amica per sentirti più a tuo agio”
“Non so, è che stasera avevo già un appuntamento” tentennò l’avvocato.
“Porta anche lei … o lui, ma ne dubito” Alessandro ridacchiò ironico.
Giulia sorrise, ma nervosamente, si sentiva messa all’angolo.
“Avanti, non farti pregare. Anche Tina ci teneva che tu venissi,
non ci vediamo da un sacco di tempo” incalzò Alessandro.
“Sul serio Tina ha insisto perché venissi?” domandò Giulia, non riuscendo a celare un certo stupore.
“Ma sì certo, siete diventate buone amiche ormai” spiegò lui disinvolto.
“Ok, d’accordo, rimanderò
l’appuntamento” l’avvocato sospirò liberandosi
così di un po’ di tensione “Ci vediamo stasera,
chiederò ad una mia amica di accompagnarmi”
“Perfetto!” approvò Alessandro allegro “Alle nove in punto al Red Dragon”
“Bene. A dopo”
“Ciao”
Erano le cinque in punto, quando Tina lasciò
l’Università. Lungo la strada di casa provò a
chiamare Giulia, ma le rispose la segreteria telefonica.
L’avvocato non la richiamò, con suo grande stupore, fino
alla sera. Per questo motivo, Tina camminava piuttosto rigida tra
Alessandro ed Emanuele, non sapendo come doversi comportare quando
avrebbe visto la sua ragazza. Dietro di loro Stefano ed Anna li
seguivano a qualche passo di distanza, chiacchierando fitto. Tina aveva
l’impressione che fosse nato qualcosa tra quei due.
Quando svoltarono l’angolo che portava al Red Dragon, notarono un
piccolo gruppetto di persone all’esterno, alcuni chiacchieravano,
altri fumavano.
“E quella biondina tutta curve, che ci fa lì da
sola?!” vagheggiò malizioso Emanuele, puntando il proprio
sguardo proprio su una ragazza apparentemente sola che dava loro le
spalle.
“Buttati” Alessandro batté una mano sulla spalla dell’amico, incoraggiandolo con un sorriso complice.
Tina si limitò a fissare il profilo della ragazza e, quando
questa si voltò un poco, la riconobbe immediatamente, era
Alessia.
“Manu, aspetta” lo afferrò per un braccio “Non credo che dovresti …”
Ma il ragazzo si liberò gentilmente ma con decisione dalla sua presa.
“Lasciami divertire un po’” le strizzò l’occhio e si voltò per avvicinarsi alla bionda.
“Ciao bellezza, posso farti compagnia?” disse all’orecchio della sconosciuta.
Quella si girò con uno sguardo decisamente scettico ed
osservò Emanuele dalla testa ai piedi. Poi notò alle sue
spalle le figure degli altri che si erano fermati a qualche passo ad
osservare la scena e, tra quei volti divertiti, riconobbe Tina.
“Tina! Che piacere rivederti” trillò sinceramente
contenta scansando Emanuele e sporgendosi verso la ragazza per
abbracciarla “Il troglodita è amico tuo?” le chiese
un attimo dopo indicando alle proprie spalle, senza curarsi che il
soggetto in questione potesse sentirla.
Tina ricambiò un po’ intimidita l’entusiasmo di Alessia.
“Fa piacere anche a me rivederti” si fece un po’ di
lato per permettere anche agli altri di partecipare alla conversazione
“Loro sono Alessandro, Stefano ed Anna. Lei è Alessia,
un’amica di Giulia” poi volse lo sguardo sull’altro
ragazzo, rimasto in disparte “E il troglodita è
Emanuele” chiosò non riuscendo a trattenere una risatina.
“Ma sì, parlate pure di me come se non fossi qui” si
lamentò il diretto interessato con una piccola smorfia.
“Sinceramente Manu, quella frase non ha mai funzionato …
mi domando perché ti ostini ad usarla” intervenne
Alessandro divertito “Ad ogni modo, è un piacere
conoscerti Alessia” terminò riportando lo sguardo sulla
ragazza appena conosciuta.
“Piacere mio, ragazzi” replicò quest’ultima spostando lo sguardo cordiale su tutti gli archeologi.
“E Giulia?” domandò un po’ incerta Tina.
“Cercava un posto per l’auto, dovrebbe essere qui a momenti”
“Ah eccola” Alessandro allungò il collo dietro le
spalle di Emanuele, indicando proprio l’avvocato che avanzava
verso di loro.
Giulia arrivò con passo spedito accanto al gruppetto e si affiancò ad Alessia.
“Scusa se ti ho mollata qui tutto questo tempo, trovare un posto
è stata un’impresa” le mise una mano sulla spalla
mo’ di scusa, poi spostò lo sguardo sugli altri
“Ciao ragazzi, è bello rivedervi”
“Ti trovo in splendida forma” commentò Alessandro osservandola da capo a piedi.
“Grazie. Avete già fatto le presentazioni?” domandò lei rivolta ancora una volta ad Alessia.
“Sì, tranquilla. Ci ha pensato Emanuele a rompere il
ghiaccio” commentò l’amica ironica, ammiccando verso
il ragazzo.
Giulia si voltò proprio verso di lui, gli riservò uno
sguardo duro. Dal canto suo Emanuele corrugò la fronte con aria
impertinente.
“Ciao avvocato, chi non crepa soffocato dal suo ego si rivede, eh”
“Infatti, vedo che sei qui” ribatté Giulia composta come al solito, regalandogli un sorriso al vetriolo.
“Wow, ragazzi … che vi piglia? Siamo qui per divertirci” s’intromise Alessandro leggermente confuso.
Giulia fu la prima a rompere quella battaglia di sguardi taglienti con
Emanuele, riacquistò la sua solita calma e rivolse agli altri un
sorriso di scuse.
“Alessandro ha ragione. Allora, entriamo?” propose con ritrovata allegria.
Tutta la compagnia approvò e si avviò all’ingresso
del locale. Giulia, in coda al gruppetto, approfittò della
confusione vicino all’entrata per tirare una manica a Tina ed
attirare la sua attenzione. Si fermarono un attimo accanto alla porta,
lasciando che gli altri si avviassero.
“Cos’è questa storia? Quando Alessandro mi ha
chiamata non sapevo più che scusa inventarmi per non dirgli che
avevo un appuntamento con te” Giulia alzò gli occhi al
cielo divertita all’idea di quegli attimi di nervosismo.
“Ah, quindi ora mi parli” notò Tina acidamente.
Giulia strabuzzò gli occhi e si sporse un po’ di
più verso di lei per poterle parlare a bassa voce in modo che
nessun altro sentisse i loro discorsi.
“Ma che ti prende?”
“Non mi hai nemmeno salutata!”
“Ho salutato tutti con un ‘ciao’ generale, Tina. Che
pretendevi, che ti prendessi e ti baciassi davanti a tutti?!”
Giulia allargò le braccia con espressione confusa “Sai che
se fosse per me non avrei alcun problema a farlo”
Tina abbassò gli occhi al suolo, con un certo disagio.
“Hai ragione, lo so che l’hai fatto per me. Solo che mi fa
strano mantenere le distanze dopo tutto quello che c’è
stato” ammise in imbarazzo.
Giulia sospirò stancamente e si passò una mano sul viso.
“Non va giù neanche a me, tesoro. Ma la scelta è tua, se vuoi possiamo uscire allo scoperto”
Tina alzò il viso e Giulia le sorrise in attesa.
“Non ancora” pigolò la ragazza tristemente.
“Va bene” acconsentì l’avvocato, celando una punta di delusione dietro un sorriso storto.
“Quindi, dobbiamo comportarci da amiche?”
“Non vedo altra soluzione”
Tina sbuffò frustrata, forse anche combattuta. Si morse un
labbro, agitando una gamba nervosamente e mettendo le mani in tasca.
“Amore, però devi calmarti, altrimenti da questa serata
non ne usciamo vive” intervenne Giulia con tono pacato
“Nessuno si accorgerà di niente, te lo prometto. Ho anche
detto ad Alessia di non fare allusioni o battutine stupide.
Andrà tutto bene, ma tu rilassati” piegò
leggermente il collo per intercettare il suo sguardo nuovamente basso e
lanciarle un’occhiata rassicurante.
“Ok” Tina abbozzò un sorriso ed annuì.
“Possiamo raggiungerli?” azzardò Giulia.
“Sì”
Raggiunsero la comitiva, che proprio in quel momento stava prendendo posto su alcuni divanetti attorno ad un ampio tavolo.
Emanuele finì seduto tra Anna e Alessia, che dall’altro
lato aveva Giulia. Alessandro tra Stefano e Tina, che aveva di fronte
la sua ragazza.
La serata riprese tranquilla. Chiacchieravano e bevevano, spesso era
proprio Alessia a mantenere viva la conversazione con il suo carattere
esuberante.
“E come vi siete conosciute tu e Giulia?” le chiese ad un certo punto Alessandro.
“Ah questa è divertente, dovete proprio sentirla”
ridacchiò Alessia, gettando un’occhiata all’amica,
che si passava una mano sugli occhi con aria sconfitta “Io sono
un’agente immobiliare, sono io che le ho trovato la casa dove
abita ora … dopo sei mesi di ricerche!! Non le andava bene
niente: una era troppo piccola, una troppo grande; una era lontana dal
centro, una troppo in centro; una aveva troppe finestre, una troppo
poche” si fermò un attimo a riprendere fiato.
Gli altri avevano tutti gli occhi puntati su Giulia, che facendo finta di nulla beveva amabilmente la sua birra.
“Sei davvero così orrendamente scassa-palle?” le
chiese in maniera molto diretta Alessandro quasi scandalizzato.
Giulia fece spallucce, limitandosi a sorridere enigmatica.
“Le feci vedere diverse decine di appartamenti” riprese
Alessia “Alla fine, dopo sei mesi, finivamo a prenderci un
caffè dopo ogni visita per cercare di capire cos’altro
ancora di diverso avrei potuto offrirle. Così siamo entrate in
confidenza e siamo diventate amiche” terminò soddisfatta.
“E’ stato l’inizio della mia rovina”
confidò Giulia, portandosi una mano attorno alla bocca fingendo
di rivelare un segreto.
“Ehi!” si ribellò l’amica, tirandole una
gomitata in un fianco “Nemmeno tu sei facile da sopportare, mia
cara. Diciamo che abbiamo imparato a sopportare i nostri difetti”
“Bambolina, ma che difetti può avere una come te!”
s’intromise Emanuele, scoccando ad Alessia un’occhiata
ammiccante.
Quest’ultima alzò un sopracciglio.
“Ma ci sei o ci fai?”
“Dipende. Tu che preferiresti?” continuò quello con lo stesso tono provocatorio.
“No, ma adesso, dimmi seriamente. Almeno una di queste battute ha
mai funzionato veramente?” gli chiese la ragazza con tono
estremamente serio.
Gli altri intanto si godevano la scenetta divertiti. Giulia aveva
approfittato della loro distrazione per mandare un bacio volante a
Tina, che si era messa a ridere silenziosamente.
“No” ammise Emanuele, senza perdere il sorriso
“E’ per questo che continuo a provare, prima o poi una di
queste dovrà pur funzionare” terminò con una grande
dose di autoironia.
“Ok. Ci sei” stabilì Alessia, freddandolo con un sorrisino velenoso.
Era quasi mezzanotte quando decisero di lasciare il pub. Giulia
indugiò decisamente più del dovuto sulla guancia di Tina,
quando la salutò, ma nessuno parve accorgersene.
L’avvocato poi recuperò la sua amica, sottraendola alle
grinfie di Emanuele, che salutò solo con un sorriso tagliente.
Le due ragazze si avviarono alla macchina, mentre gli archeologi
presero la via di casa a piedi.
|