Di asperità elettriche e cupe
s’è composta la campagna,
di rami semi-spogli e torti,
bagnati, la strada.
Umide stille ingombrano l’asfalto
dove più quasi non si ode
il tintinnio ordinato.
Rumore precario,
incerto senso; ma
gli occhi fissano ciò che
non è ancora un vuoto,
e ricordano
di avere visto più lontano e meglio
attraverso la glaciale pioggia.
Sanno
che da qualche parte si nasconde
l’iridescente gioco del tempo.
Così aspetto.
∽ 1 Dicembre 2020
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