Erano appena le 8 del mattino, eppure già faceva caldo.
Lo spiazzo antistante la base era affollato, nonostante l’ora.
Tutti gli Elements erano lì, chi pronto a partire, chi
invece presente per salutare gli amici.
Pierre sbuffò mentre sistemava il borsone nel bagagliaio del
taxi, prima di voltarsi ed avviarsi verso Chloe, anche lei intenta a
sistemare le valigie nella vettura che era stata messa a disposizione
per lei e suo fratello.
- Cavoli! Pensavo che una ragazza si
portasse sempre un milione di cose appresso!
–esclamò Pierre, gettando un’occhiata ai
pochi bagagli, prima di darle una mano a caricare le borse.
La giovane non disse nulla, impegnata non solo nello sforzo fisico ma
anche nel trattenere le lacrime che bruciavano negli occhi, pronte a
scaturire se solo si fosse concessa un attimo di debolezza.
Aveva osservato lungamente Silvia e Reika, rendendosi conto di quanto
coraggio le due impiegassero per non esprimere la loro sofferenza e si
era intestardita a voler fare lo stesso.
Per fierezza... ma anche per non sentirsi inferiore a loro
nell’autocontrollo.
In fondo, anche lei era un Element e doveva essere forte.
Ma ora che la partenza era imminente ed il momento della separazione
era giunto, trovava insopportabile il doversi tenere dentro tutti quei
sentimenti che la soffocavano...
Soprattutto quando osservava di sottecchi Pierre.
Le sembrava che il cuore fosse stretto in una morsa dolorosa, come
d’acciaio, che non le lasciava alcuna tregua.
Non lo avrebbe più rivisto...
Le aree dove vivevano erano veramente troppo lontane e per di
più, Kurt si era premurato di scoraggiarla la sera prima,
assicurandole che se pur si fossero continuati a frequentare, la
distanza avrebbe finito con l’indebolire il loro legame,
così recente ed instabile, e che Pierre, alla fine, sarebbe
tornato ad essere il donnaiolo di sempre, inseguendo bellezze esotiche
che sicuramente non mancavano nel suo paese.
Chloe si era guardata allo specchio, sospirando.
Già... figuriamoci se lui fosse rimasto fedele.
Era passato veramente troppo poco tempo da quando si erano baciati e
nessuno dei due aveva mai confessato all’altro quello che
veramente provava...
Passò le dita sottili sul volto, rimirando i tratti che si
rispecchiavano.
Quella pelle così chiara, quasi alabastrina; i capelli
tenuti sempre legati, impeccabili, di quel particolar colore chiaro,
rarissimo... un azzurro scolorito che virava all’indaco; gli
occhi viola, profondi e a volte fin troppi seri.
Scosse il capo.
No... era inutile farsi illusioni.
Immaginava le altre come donne stupende, dalle forme generose e mature,
dalle chiome scure ed opulente, abbronzate tutto l’anno e
dalla vitalità contagiosa, a cui nessun uomo avrebbe potuto
resistere.
Non c’era voluto molto a Kurt per convincere la sorella a
rassegnarsi ed il ragazzo si compiaceva di quella strategia.
Aveva funzionato!
Adesso non restava che sperare: con il tempo, lei lo avrebbe
dimenticato, forse soffrendoci un poco ma era necessario.
Era pronto a tutto, anche ad assumendosi il ruolo di confidente
consolatore... certamente ipocrita, ma che importava?
La fine giusticava i mezzi, no?
Chloe doveva assolutamente toglierselo dalla testa, quello scapestrato
senza cervello, bravo soltanto a calciar palloni e fare il cascamorto.
Non poteva renderla felice... sarebbero solo stato capace di ferirla e
deluderla e sinceramente, Kurt non intendeva assistere impotente a
quello scempio.
Quando vide Pierre avvicinarsi alla gemella, digrignò i
denti, stringendo i pugni, pronto ad avviarsi verso lo scocciatore, per
allontanarlo senza complimenti, quando una mano si chiuse attorno al
suo braccio.
Una presa decisa ma delicata.
Si voltò, sussultando stupito, e si trovò davanti
Reika.
- Lasciali stare, Kurt... In fondo,
é il loro addio... Permetti che condividano almeno
quest’ultimo momento insieme.
Kurt mugugnò parole incomprensibili, reprimendo il suo
scatto e palesando una smorfia imbronciata.
- Preferirei vederlo il più
lontano possibile da Chloe... –borbottò, scontento.
Reika accentuò il sorriso, mentre si voltava ad osservare i
due in questione e poi, levar un’occhiata carica
d’ironia verso il giovane.
- Non so dire se la tua é
iperprotettività o pura e semplice gelosia...
–affermò, prima di chinarsi a prendere il grosso
zaino, dirigendosi verso una delle macchine che attendevano di partire.
Kurt sgranò gli occhi, restando a bocca aperta.
Avrebbe voluto ribattere, ma Reika si era già allontanata.
Sbuffò, incrociando le braccia al petto, senza riuscire a
rassenerarsi, visibilmente teso ed irritato dalla vicinanza fra la
gemella e Pierre.
Li guardava attentamente, tenendo d’occhio ogni singolo gesto
del calciatore.
Intanto, Pierre e Chloe avevano finito di caricare i bagagli ed ora, si
guardavano negli occhi.
C’era imbarazzo ma anche evidente tristezza negli sguardi che
si concedevano.
Il ragazzo cercò di sdrammatizzare, come al solito.
- Allora, mi raccomando, scrivimi eh? Ci
conto! E ricordati la promessa! Hai detto che saresti venuta a
trovarmi...-poi chinandosi a sussurrarle-... e vedi di rinchiudere tuo
fratello nello sgabuzzino mentre sei da me. Non ho voglia di
festeggiare il Carnevale in anticipo per colpa sua!
Chloe rise, suo malgrado, mentre immaginava facilmente il genere di
scene che potevano benissimo accadere se Kurt avesse deciso di litigare
con Pierre, per colpa sua.
Tornò dolce, mentre gli occhi continuavano a rilucere di
lacrime.
- Non preoccuparti... ti
scriverò tutti i giorni... e se vuoi, ci sentiremo anche via
telefono... –così dicendo, estrasse da una delle
tasche della giacca un bigliettino- Ecco, qui ti ho appuntato i miei
numeri.
- Wow! –esclamò
Pierre, alternando lo sguardo nocciola fra lei ed il pezzetto di carta,
prima d’imbronciarsi- ma sei sicura che non rischio di
capitare su Kurt se ti chiamo? Quello sarebbe capace di sbattermi il
telefono in faccia senza neanche dirti che ho telefonato!
–sbuffò.
Chloe sorrise nuovamente.
- No sta tranquillo... Questo numero
é quello della mia linea privata...così mio
fratello non potrà intercettare le telefonate!
Pierre sospirò, decisamente più sollevato.
- Fiù... allora va bene...
–mormorò, tornando silente.
Attorno a loro fremevano i preparativi, eppure rimasero muti ed
immobili, come se nessuno dei due sapesse bene come salutarsi.
Fu ancora una volta Chloe a spezzare la tensione, lanciandosi ad
abbracciarlo.
Pierre fu sorpreso, ma dopo un istante, non esitò a
ricambiare la stretta, tenendola contro di sé ed
inebriandosi del suo profumo e del suo calore.
- Mi mancherai...
–mormorò lei, con voce incrinata
dall’emozione, mentre stringeva le palpebre per ricacciare
quelle lacrime ormai inevitabili.
Lui le accarezzò la testa, posando un piccolo bacio sui suoi
capelli.
- Anche tu mi mancherai, Chloe... e
prometto di scriverti e di telefonarti ogni volta che ne
sentirò il bisogno...
Quella semplice frase fece irrigidire la giovane, che subito
ripensò a quanto Kurt le aveva detto.
Ma ora no... non voleva pensarci...
Voleva illudersi che lui l’amasse quanto lei lo amava.
Magari questa bugia che si ripeteva l’avrebbe fatta pentire
amaramente un giorno, ma per adesso, non le importava.
Non voleva perdere un solo secondo assieme a lui.
Poco lontano, Silvia stava raggruppando le sue valigie e quelle di Sabi
e Chibiko, che giocavano ad inseguirsi, facendo il giro delle macchine,
strillando gioiose.
L’adolescente le osservò, abbozzando un sorriso.
Quanta energia e quanta gioia, anche in quel giorno che metteva
nuovamente a dura prova gli animi di tutti.
- Allora, hai deciso la destinazione?
Quella voce alle spalle fece voltare Silvia, che rapidamente
incontrò lo sguardo verde di Reika.
Indossava una camicia bianca, leggermente attillata e dei pantaloni
neri, piuttosto ampi.
Un abbigliamento da uomo, se non fosse che le armoniose curve femminili
s’indovinavano facilmente, nonostante la sobrietà
delle linee dei vestiti.
- Sì... ho uno zio che vive
nella Quarta Area Mediterranea... Possiede una grande tenuta, dove
alleva cavalli e coltiva olive ed agrumi, oltre ad un immenso vigneto.
Andremo a stare da lui. Alle bambine farà bene scoprire
altri luoghi, pur restando libere di scorrazzare in campagna.
- Bene... ne sono lieta...
–rispose Reika, abbozzando un tenue sorriso.
- Silvia! Senpai!
La voce di Tsugumi le raggiunse, mentre la ragazza dagli occhialetti si
avvicinava, seguita a ruota da Jun.
Entrambi, avevano deciso di restare alla base, offrendo le loro
conoscenze approfondite nel campo della meccanica,
dell’ingegneria e dell’informatica.
Lo sguardo di Tsugumi si alternava da una all’altra ed erano
toccanti i lacrimoni che minacciavano, facendola sembrare una bambina.
- Ci mancherete da matti!
–esclamò, sincera, mentre cercava supporto e
consenso da Jun.
Il giovane sorrise, posando un braccio attorno alle spalle della
coetanea, per rassicurarla, seppur era visibilmente emozionato anche
lui da quei saluti.
- Dai Tsugumi... non preoccuparti. Ci
scriveremo spesso...–cercò di rinfrancarla Reika.
- Sicuramente! Ed ogni tanto,
approfittatene per venire dalle nostre parti, mi raccomando!
–l’appoggiò Silvia, sfoggiando un
sorriso rassicurante.
Tsugumi tirò rumorosamente sù con il naso, mentre
teneva gli occhi bassi.
- E voi, verrete a trovarci?
–chiese alle due, ingenuamente.
Quella domanda colse Silvia e Reika impreparate, facendo immediatamente
riaffiorare i ricordi legati alla DEAVA ed ai tre amici deceduti.
Jun se ne accorse e cercò di smorzare la tensione.
- Ehm... sì certo Tsugumi...
ma non sarebbe più bello andare noi a scoprire posti nuovi?
Avremo anche delle ottime guide! –esclamò,
tentando di apparire sereno e facendo l’occhiolino alla
ragazza.
Fu uno sguardo carico di gratitudine che ricevette da parte di Silvia e
di Reika, mentre la prima si avvicinava d’un passo.
- Ora é meglio andare, o
arriveremo in ritardo all’aeroporto.
Così dicendo, si protese per cingere Tsugumi e Jun.
Quando abbracciò Reika, questa le sussurrò
all’orecchio:
- Abbi cura di te e dei piccoli...
Silvia annuì.
- E tu non sparire nel nulla, va bene? –disse mentre si
distaccava, accarezzando il braccio dell’amica, prima di
salire nel taxi.
Reika abbracciò a sua volta i due amici rimasti, in un
silenzio perfetto.
Si disciolse dal vincolo, aprendo la portiera e salendo in macchina,
sistemandosi sul sedile posteriore.
Tsugumi si avvicinò al finestrino aperto.
- Senpai... mi mancherai...
–esclamò, mentre le lacrime cominciavano a rigare
il volto dai tratti ancora impregnati dell’infanzia- E questo
lo terrò sempre con me!
Così dicendo, aprì il palmo della destra,
rivelando un piccolo bottone dorato.
Reika si stupì, sgranando gli occhi ed alternando lo sguardo
fra la ragazza e l’oggetto.
- Tsugumi, ma ce l’hai
ancora... –mormorò, incredula.
- Sì Senpai... e non
l’abbandono mai... –rispose Tsugumi, mentre il
sorriso tremulo non riusciva a fermare il pianto.
Reika sorrise, alzando la mano a sfiorare quella dell’amica.
- Sù, smetti di piangere o
finirai con il far esplodere qualcosa! –liberarando una breve
risata. Tornò seria, continuando a guardare negli occhi la
ragazza- Resta vicina a Jun, mi raccomando.
- Sì Senpai Reika... te lo
prometto... –rispose l’altra, con voce spezzata
dall’emozione.
- E cerca di renderti conto che
é innamorato perso di te.
Tsugumi arrossì violentemente, allontanandosi dal finestrino
e nascondendosi la bocca dietro le mani.
Jun... ma come poteva?... non ci aveva mai pensato prima... non se ne
era accorta minimamente che il ragazzo era...
Rimase profondamente turbata ed imbarazzata, senza più
riuscire a spiccicar parola.
Reika sorrise, prima di chinarsi e far cenno all’autista.
- Possiamo andare...
Pierre, Kurt e Chloe, Reika, Silvia e le bambine salirono nelle
rispettive vetture.
Lentamente, la colonna di macchine si avviò lungo la stretta
via che conduceva verso il centro della città.
Le auto sparirono, acquisendo velocità e svoltando nella
prima curva, sigillando così la fine d’un periodo
in cui avevano condiviso alti e bassi, ma che li aveva visti maturare.
Sullo spiazzo, restavano Sophia e Rina, mentre gli altri erano
già rientrati.
La dottoressa sospirò, tenendo intrecciate le braccia al
petto.
Senza bisogno di voltarsi, Rina, che teneva lo sguardo cieco dinnanzi a
sé e l’imperturbabile sorriso, spezzò
il silenzio.
- Anche tu sei convinta che si tratta
davvero d’un addio, Sophia? –le chiese.
- Posso capire perfettamente che molti di
quei ragazzi non torneranno mai più qui... almeno fino a
quando non saranno riusciti ad accettare la perdita dei loro compagni
–ammise la donna, con una punta di tristezza.
Le dispiaceva sinceramente l’idea di non rivedere
più Silvia e gli altri, ma restava fiduciosa: sarebbero
cresciuti armoniosi, arricchiti dall’esperienza unica che
avevano condiviso.
- Non credo che il Comandante avesse
torto, dicendo che il legame fra gli Element é qualcosa che
non si può spezzare... –affermò la
giovane vampira.
Sophia abbassò lo sguardo verde, osservandola per lunghi
istanti, prima d’abbozzare un sorriso e tornare a puntare gli
occhi nel punto in cui le vetture erano svanite.
- Già... anche io ho questa
impressione, Rina...
Così dicendo, le due si mossero, facendo ritorno
all’interno.
Da dietro l’ampia vetrata della mensa, il Comandante Gen Fudo
era rimasto ad osservare i preparativi e la partenza.
Teneva le mani incrociate dietro la schiena e lo sguardo nocciola
seguiva ogni movimento, senza perdere neppur il più
insignificante dei dettagli.
Quando i taxi erano scomparsi dalla visuale, l’uomo aveva
semplice socchiuso le palpebre, avviandosi fuori dalla sala a passo
lento, senza mai aver proferito una singola parola.
Nota
dell'autrice:
Oh, abbiamo ripreso a scrivere con la giusta cadenza... :P
Lo so, la sto
tirando un pò per le lunghe ma vi assicuro che é
necessario.
Diciamo che vi
torturo con l'attesa per farvi più contenti quando
arriverà il clou della situazione.
Sù
sù... siate pazienti! u.u
Buona lettura a
tutti!
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