Stigma di guerra

di Monkey D Anjelika
(/viewuser.php?uid=1053008)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


I tuoi occhi sono seri e freddi.
Scrutano con attenzione il giudice davanti a te.
Non ricambia il tuo sguardo.
È distratto, vuole andarsene da lì.
Accenni un sorriso.
Non ha voglia di svolgere il suo lavoro, magari è un punto a tuo favore.
La sua testa è china, le mani tremano. 
È impaziente, mentre tu sei tranquillo.
Lo sei sempre stato Aleksandar Ilić.
Sapevi che lo Stato e la fortuna sarebbero stati sempre dalla tua parte.
Ne hai commessi di errori, ma non hai mai pagato il conto.
Qualcun'altro ha pagato quel prezzo per te, ma tu non lo sai.
Hanno pagato amaramente in dolore e lacrime.
Però, poi, la legge ti si è rivolta contro e hai passato due anni in un'aula di un tribunale.
Sei stato denunciato da una donna, una testimone protetta, della quale hai abusato sessualmente.
Quando lo hai scoperto, il mondo ti è crollato addosso.
Dopo quasi trent'anni dalla guerra, credevi di essere sfuggito ai tuoi crimini. 
Ma, evidentemente, ti sbagliavi.
Eppure non ti sei arreso.
Hai chiesto tutela al partito serbo della Bosnia e la Serbia ti ha dato il suo appoggio e sei stato affiancato dal miglior avvocato.
Inizialmente volevano condannarti ad otto anni di carcere, ma il tuo avvocato è stato bravo a contrattare.
Sa come essere persuasivo, come convincere chiunque della tua innocenza. 
"Era un periodo di guerra, un periodo difficile per tutti. Ha solo obbedito agli ordini. Ilić non è un criminale." 
Sorridi se ripensi a quelle parole. 
Quel sorriso beffardo non ha mai abbandonato quel volto scuro e segnato dalle rughe.
Siedi composto, sei vestito bene.
Sei elegante.
Vuoi sfruttare il tuo aspetto per convincere che si può giudicare il libro dalla copertina.
Un uomo così calmo, composto  e ben vestito, non può essere un assassino, uno stupratore.
Sei solo un soldato ormai pensionato.
Per i serbi e i serbo-bosniaci sei un eroe di guerra.
Un colpo di tosse ti distrae dai tuoi pensieri.
Il giudice ha deciso il verdetto.
"La corte dichiara Aleksandear Ilić, nato a Banja Luka il 10 gennaio 1954, colpevole di stupro durante la guerra e perciò dovrà pagare un risarcimento di 17000 marchi bosniaci alla vittima e sarà tenuto a conoscere la figlia Aurora Radić, se lei vorrà."
Quando il giudice terminò di pronunciare di pronunciare la sentenza, smettesti di respirare.
Sei stato dichiarato colpevole ma non è quello che ti ha turbato.
In fondo hai vinto tu.
Non passerai otto anni dentro una cella.
Ma la notizia di avere una figlia, ti ha scosso.
Ti ha riportato alla mente il ricordo di quella ragazzina e i suoi grandi occhi spaventati.
Quella ragazzina di cui hai abusato molte volte in quella stanza buia.
Lei urlava, tu ridevi e, nel mentre, una creatura cresceva nel suo ventre.
Poi lei è fuggita, e con lei anche quei ricordi.
Ti sei sentito in colpa per quello che avevi fatto, anche se non l'hai mai ammesso.
Hai preferito dimenticare piuttosto che rimediare.
Ma dovrai farlo adesso, se lei vorrà.
Forse un po' ci speri di conoscerla.
O forse no.
Non è solo tua figlia ma anche l'unico legame con il tuo passato ignobile.
Sospiri.
Hai perso una seconda volta.
Prima avevi perso la ragazza quand'era incinta, poi hai perso una figlia e la possibilità di eliminare le tue colpe.
Nonostante ciò, sei sollevato.
Nessuna cella per te.
Un uomo non può giudicarti.
Ma un giorno lo farà Dio e li perderai per una terza volta, perderai per sempre.
"Non ho più nulla da perdere. Ora sta a te decidere figlia. Io sono qui".
 
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3951000